mercoledì 23 novembre 2005

Houellebecq & La Possibilità di un'Isola

Michel Houellebecq è uno scrittore nella cui visione del mondo e dell’uomo si fondono abbastanza bizzarramente Schopenhauer e il Positivismo, la consapevolezza dell’infelicità del genere umano come dato di fatto strutturale e biologico e l’idea che la scienza possa essere lo strumento per evadere da questa condizione.
Un pessimismo cosmico con via d’uscita – apparente.
I personaggi di Houellebecq vivono come ogni forma animale nel tormento dei desideri (la Wille di Schopenhauer che spinge il mondo a perpetuarsi), il sesso rappresenta per loro l’unica possibilità affrancamento, per quanto effimero.

NelLa Possibilità di un'Isola, Daniel1, un francese di mezza età cinico e depresso attraversa il mondo con fastidio crescente e, dopo le pause senza illusioni di un paio di storie d’amore, lo scopre deserto e privo di interesse. Ma c’è un via d’uscita, una porta aperta sulla fantascienza: il francese depresso di mezza età scopre una setta (nel libro sono chiamati elohimiti, ma sono tali e quali ai raeliani) che è impegnata in un gigantesco programma di ricerca indirizzato alla ri-creazione di individui umani a partire dalle strutture del DNA. Quella immortalità che le altre religioni offrono al prezzo del rispetto di norme morali, gli elohimiti la offrono senza contropartite morali e in forma sensibile: è la vita eterna, ma la vita dei sensi così come la conosciamo adesso. E questo è solo il primo passo degli studi elohimiti. Il secondo – e, come ci informano i capitoli scritti da Daniel24 e Daniel25 duemila anni dopo il loro predecessore Daniel1, ci vorranno secoli – è costruire una nuova razza, i neoumani, privi di quei tratti biologici e psicologici che costringevano gli umani a vivere nel dolore: primo tra tutti il desiderio, di sesso, di potere, si soldi etc. I cloni atarassici vivono in unità abitative separate e collegate da una rete informatica, in un mondo devastato da un conflitto nucleare e da cataclismi naturali. E, nella loro esistenza tranquilla e priva di grosse delusioni (non hanno grossi desideri), hanno come compito di scrivere il commento al racconto di vita del loro predecessore. Così Daniel24 e Daniel25 vengono a conoscenza della vita del capostipite Daniel1 e ne commentano gli episodi in appositi capitoli. Ma naturalmente leggere delle disgrazie dei loro predecessori, delle loro esistenze convulse, delle loro passioni rovinose, fa sì che i cloni a poco a poco si stanchino del loro nirvana tecnologico e routinario. Avvengono delle defezioni. Alcuni scelgono di lasciare la quiete delle loro superprotette unità abitative per affrontare i rischi del mondo esterno, abitato da tribù di selvaggi postumani feroci e primitive. Così fa l’ultimo discendente del nostro Daniel1, che si avventura per una Spagna devastata in compagnia del suo fido cane Fox vagando privo di una meta finché non raggiunge quello che un tempo si chiamava mare. E questo – una bella nuotata - è l’epilogo del libro.
Ernesto Aloia, Maltese Narrazioni

3 commenti:

maurizio marchioni ha detto...

Grazie del consiglio.ciao

Anonimo ha detto...

vivere nel tormento dei desideri -il sesso rappresenta l’unica possibilità di affrancamento, per quanto effimero-

direi che il secondo è un ottimo diversivo per non lamentasrsi del primo

Anonimo ha detto...

Ho letto anche il tuo commento, molto accurato, ma non mi è stato sufficiente a riprendere la lettura di "La possibilità di un'isola " Mi ha come paralizzato l'abbisso del suo nichilismo, forse molto difficilmente redimibile dall'ultima verità e dall'ultima speranza: l'amore, in cui tutto è facile e in cui " tutto è dato nell'attimo ."
Temo che neppure l'isola dell'amore, in mezzo al tempo,potrà salvare i protagonisti
( anche se fossimo noi!
Perchè sono ( siamo ) svuotati dell'essere: questo temo.
E allora, che fare?

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