martedì 28 giugno 2005

La bellezza è una forma di genio... più alta, invero, del genio, e non abbisogna di spiegazioni. È uno dei grandi fatti del mondo, come la luce del sole, o la primavera, o il riflesso nell'acqua cupa di quella conchiglia d'argento che chiamiamo luna. Non può essere discussa. Ha diritto divino di sovranità. Rende príncipi coloro che la posseggono.
Oscar Wilde

domenica 26 giugno 2005

La leva calcistica del '74

Quello che conta è avere ancora un altro calcio di inizio

Alla fine quello che conta non è vincere o perdere, giocare bene o giocare male.
Quello che conta è rimanere in serie A anche se la squadra retrocede, non finire in tribuna o in panchina, e quando la punta ti va via, mentre si avvicina alla porta, pregare che non segni.
E avere tu una punta o una moglie o un suocero che ti trascina avanti, un centrocampista o un dipendente che ti tiene a galla, indovinare quel tiro in porta con effetto da 30 metri alla laba, fare come il ferro, impegnarsi in allenamento per guadagnare una maglia da titolare, il sabato andare in disco, la domenica fare schifo, ma tanto poi in allenamento riguadagni la maglia.
Oppure non conta niente di tutto questo, non contano i cross, non contano le scivolate, ma solo i ricordi: i ricordi dei ragazzi del Parco Biberach, che poi accendi la tv e i lanci già perfetti di Paro adesso sono in serie A nel Siena, oppure bianchi che stava in porta che ora commenta Toro-Perugia dal Delle Alpi per Tele Nova, oppure tu che domani c'è la semifinale del torneo aziendale.
Oppure la rovesciata del Lomba quella volta che abbiamo vinto il torneo di Portacomaro, quando la società sportiva F.lli Ingrao Impermeabilizzazioni invece che ingaggiare tre brasiliani aveva ingaggiato tre sintu, oppure ascoltare O Fortuna prima della finale a Castiglione, la vaselina che spunta dal borsone del bino e le solite battute da spogliatoio, i racconti delle partite sulla spiaggia a San Sebastian, una vita che gioco con Nico e riuscire ancora a litigare come Sandra e Raimondo, e telefonargli da Parma per sapere come è andata o lui che mi manda i ritagli del giornale con le partite a Lisbona, quella volta che giocammo il torneo di Grazzano incontrando tutte le squadre sulla strada da Asti a Casale, e la sera che perdemmo la finale lo schianto in macchina, contro un albero che adesso non c'è +.
Questo post è come una mia azione: ho riconquistato palla con le unghie e con i denti, e ora non so a chi darla, alzo la testa, c'è il Laba, la passo a lui, Laba concludi tu.
Nostalgia da 2 soldi.
Grande Laba.
Fino a che saremo almeno 5, nonostante le donne, i figli, il lavoro, le distorsioni, gli stiramenti, le ferite, le gambe che fanno male, andremo avanti: che altro si potrebbe fare?

Dai raga, saliamo!!! Credici, credici! Oh, scala sul 9...Ehi 2, che cazzo spingi? Ma va, va, sburambuca.... Taglia in mezzo! Oh, posso tirarla io questa?

sabato 25 giugno 2005

La tendenza di vantarsi di qualche cosa è inversamente proporzionale alla possibilità di farla

venerdì 24 giugno 2005

Panino Giusto

panino giusto

le amiche che ridono sempre e non hanno niente da dire.
l'insalata sanremo e il valtellina.
le mamme con le figlie.
la copia stanca di sè.
i single e i consulenti.

impiegati

i divorziati la sera che hanno la figlia.
il tiramisu con due cucchiai.
la terza uscita disimpegnata per farti vedere che ormai siamo in confidenza.

anche gli angeli mangiano panini

la tipa appariscente che sta con il padre ricco e scherza con il figlio figo.
l'insopprimibile bisogno di distinguersi ordinando il solito.

c'è questo albergo di new york dove la camera costa 25.000$, che uno che conosco mi ha detto...

i raccontatori di aneddoti di persone mai conosciute che scadono nel gigantismo.
ma soprattutto,
la splendida alterigia, l'elegante trascinamento, la lenta grazia, la sublime indolenza,
della cameriera asiatica.

asyan angel

mercoledì 22 giugno 2005

ci sono opinioni e ci sono risposte esatte

Sì la vita è tutto un quiz
E noi giochiamo
E rigiochiamo

È che noi non c’arrendiamo
Fino a quando non vinciamo

Sì la vita è tutto un quiz

E se indovini quante emozioni
Perchè è col quiz che ci danno i milioni
Evviva le televisioni!

Aspetta e spera
Che poi s’avvera
Teniamo alta la nosta bandiera

Siam tutti quanti felici e contenti
Noi siamo un popolo di concorrenti

E alla conquista del quiz partiremo
Bisogna vincere
E vinceremo!

martedì 21 giugno 2005

Biglietti da Visita

Da piccolo, quando mi capitava di guardare cartoni animati stile Vultus V, Daitarn III o simili, rimanevo puntualmente strabiliato dalle manovre aeree che si eseguivano per intimidire il nemico. La formazione aerea, come si osserva guardando un qualsiasi filmato delle frecce tricolori, di addestramento al volo militare (o, per i più poveri, Top Gun), è rappresentativa delle intenzioni, bellicose o pacifiche, dei piloti della formazione.
Esiste un parallelo, quanto mai curioso, tra la volontà segnaletica di una formazione aerea e quella della disposizione, su un tavolo rigorosamente di cristallo, nel silenzio catartico di una sala da riunioni, dei biglietti da visita dei partecipanti.
Esiste un linguaggio, sia verbale che non, fatto di piccoli gesti, idiosincrasie e simbolismi, attraverso il quale si esprimono i raiders finanziari. Il raider qui non è inteso necessariamente come lo squalo à la Gordon Gekko, che si macchia di scalate ostili e quant'altro. Piuttosto si fa riferimento alla parte acquirente nell'ambito di una qualsiasi negoziazione di compravendita di società, quote o partecipazioni. Tra le controparti quindi, sicuramente quella più aggressiva.
Di questo linguaggio, emblema per eccellenza è il biglietto da visita, e l'uso più o meno violento, che se ne fa. Il rettangolo di cartoncino (sulle varietà del quale si potrebbe scrivere un trattato), con i dati ed il titolo del padroncino assume e s'impregna di un significato tale da assurgere allo stato di emblema della persona stessa. Al punto da diventare esso stesso l'oggetto contundente, l'arma da taglio, da fuoco o viceversa lo scudo attraverso il quale si manifestano le intenzioni del rappresentato.
In American Psycho, apprendere che i biglietti da visita dei colleghi sono incisi su un cartoncino più raffinato, e sono dotati addirittura di filigrana, causa a Bateman un'ondata di nausea e un senso di invidia profonda. Una sconfitta morale, emotiva e soprattutto simbolica, in un ambiente in cui il rappresentante scavalca di regola il rappresentato. Non è necessario considerare una maschera simile, il cui impatto sull'ambiente circostante altro non è che un collage di rappresentazioni artificiali della sua identità, per notare che alcuni elementi di questo modo di esprimersi esistono nel mondo reale.
Un tavolo di cristallo, quasi a tenere separate le contrapposte milizie, divide la sala delle riunioni. Dai due lati, i luogotenenti scrutano le espressioni facciali degli avversari quasi a voler captare un minimo segnale di tensione nervosa. La negoziazione si protrae ormai da ore. Ma ecco che, quasi a voler sferrare un attacco decisivo, il generale dell'offensiva, il potenziale acquirente, rilancia l'offerta. I biglietti da visita della milizia si dispongono, quasi animati da una propria volontà, a V, come farebbe una flotta di F16 in volo su Bagdad. La difesa risponde serrando le fila, e dispone i biglietti da visita, compatti e in file parallele, a mò di scudo, quasi a voler neutralizzare l'attacco. La spunteranno quelli con la filigrana e il lettering in Helvetica.
Al nuovo arrivato, il biglietto da visita si nega sempre e comunque non si concede prima che sia trascorso un periodo tra i 6 e i 12 mesi. È necessario che questi si affermi, prima che la sua identità sia riconosciuta e certificata dal biglietto. Prima che all'aperitivo nel lounge bar low end residential fescion di turno possa far scivolare il suo biglietto con nonchalance sul bancone ammiccando a qualche strappona stralunata.
Concedere il biglietto da visita allo stagista/tirocinante corrisponde a prestare l'A6 al figlio rintronato 19 enne: "Ok, divertiti, ma non ti montare la testa".
Il biglietto da visita è, di per sé un secondo battesimo. Considerato che del primo te ne freghi, perché tutti vi hanno diritto, l'investitura col biglietto da visita è la nascita, la venuta al mondo in un mondo che non è, l'attestato di esistenza. Di carta come il castello sul quale il povero costruisce la propria bildung: una lieve brezza e viene giú.
David Abravanel

venerdì 10 giugno 2005

C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti
Henry Ford
Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.

Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.

Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.

Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.

Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.

La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.


Fernando Pessoa

mercoledì 8 giugno 2005

Frequentazioni povere

quello che perde gli amici alla fine è la differenza di livello.
Ci si conosce perché si è + o - allo stesso livello, il livello cambia e ci si perde.
Non sono i litigi, i litigi vengono per la differenza: si rileva la differenza, la si estremizza per vedere se l'amicizia resiste, l'amicizia finisce.
Come quando i fidanzati capiscono che le cose cambiano, si estremizzano i comportamenti, il filo si spezza.
Del resto, se uno va al Club Med con i suoi amici Morfeo, Mancini, Nesta & Maldini, non puo' isciversi al torneo di calcetto con loro.
Per questo Deslauriers nell'Educazione Sentimentale a tratti desiderava il fallimento di Frederic, perché altrimenti sarebbe stato di livello troppo elevato rispetto al suo e non sarebbero + stati amici.
E difatti chi vince la lotteria divorzia.

I fenomeni di aggregazione tra individui, risentono degli stereotipi culturali più grezzi e dozzinali. Le categorie che stanno alla base di una scelta di frequentazione, si possono in linea di principio ricondurre all'idea di "somiglianza", in ogni sua forma. Dall'asilo a salire, fino alla pensione, l'individuo cerca la condivisione nel simile. Fin qui nulla di strano.

E' nel rapporto col dissimile che si annida la povertà animalesca presente in ogni relazione umana. Il rapporto col dissimile è sempre implosivo, teso, insincero.
...
La somiglianza si va a ricercare in tanti aspetti: lo status sociale fino alle medie (frequentazioni imposte), la coolness fino alle superiori, l'affinità intellettuale, abitudinaria o etica a partire dall'età universitaria; a seguire: la condivisione del proprio mestiere in età di formazione professionale; ancora lo status sociale in età adulta e più che adulta.

Non è interessante notare le categorie che stanno alla base della ricerca del simile; per quanto stereotipate in modo molto rigido e infantile, rientrano ancora nella norma, nella prassi abituale pressochè per chiunque. E' invece estremamente interessante notare come si manifesta il rapporto col dissimile, con l'altro.

Alla base dell'idea di diversità, c'è soltanto una cosa: disprezzo. Disprezzo gonfio, acceso, quasi tormentato. Tra ricchi e indigenti sarà sempre difficile la stima reciproca basata solo sull'estetica interpersonale.
...
Quello con la musica mi sembra un parallelo interessante: molti hanno un genere prediletto. (Si consideri il momento, più o meno lungo, tra un cambio di gusti e l'altro.) Allora c'è chi ascolta solo classica, ritenendolo il genere più bello, al di sopra di tutti gli altri. Pare strano, a chi piace la classica, che ad altri possa non piacere. Alla superiorità di un genere, viene associata la superiorità della categoria di ascoltatori. La classica piace solo a gente di un certo livello come me, gli altri che adorano altri generi sono individui banali e privi di interesse. Lo stesso discorso si applica ovviamente a ciascun genere. C'è il punk, la house, la techno, l'hip hop, la new age... Ogni genere veicola il seme dell'intolleranza, in quanto ogni genere corrisponde ad uno stereotipo umano, che a volte, a seconda delle circostanze, può influire sulle nostre frequentazioni.

Ho parlato di musica, perchè all'interno dei generi si possono riconoscere facilmente delle tipologie umane molto comuni e basilari: dal borghese al punkabbestia, passando per l'artista, il critical mass, il fighetto ecc.

La diffidenza con cui ci si scruta tra categorie umane, è foriera di una considerazione molto amara: ognuno ha le sue categorie, i suoi metri di giudizio.
Ognuno ha i suoi fantasmi.
Ognuno ha i suoi poveri.

E, ancora oltre: ognuno ha una sua categoria di "sfigato", dalla quale è ovviamente escluso.
Nessuna, dico nessuna di queste categorie è "libera", come giudizio, come attribuzione. Il pupazzo vede solo pupazzi. Al pupazzo è comunque salvata l'autostima, sempre e comunque, la sicurezza dell'appartenenza.

Questo è alla base dell'associazionismo di basso livello: CL, il Rotary, la P2, i centri sociali.

Riccardo Mauri