mercoledì 2 giugno 2010

calzini in treno

Terroni, alternativi, punkabbestia, punkabbestia light, nudi-nel-mondo, scambisti, artisti, crucchi, semplici, naturisti, drogati, drogati polemici. Ecco la fauna da treno che – per essere sobri - macellerei sistematicamente per sfamare i famigerati del Malawi. Non tutti, sia chiaro, ma solo quelli che nei treni si tolgono le scarpe e restano in calzini. Quei calzini di merda, quei piedi di merda, appoggiati su quei sedili di merda, con la merda, per la merda. Vogliono stare comodi. Ma mi chiedo: come può la comodità prescindere da un battito a riposo basso? No perchè qualsiasi individuo minimamente decente, senza scarpe su un regionale, sarebbe agitato e si sentirebbe in imbarazzo. E come fanno loro a non imbarazzarsi? Come fanno a farlo? La risposta è semplice: lo fanno! Se dovessero cagare su un palco montato in piazza San Jacopo, con una telecamera puntata sul buco del culo che trasmette in mondovisione, ci impiegherebbero due secondi netti a partorire i propri stronzi. Dati alla mano: un terzo di loro ha scopato in tre almeno una volta, la metà è stata in un campo nudista, tutti - ma proprio tutti - non hanno il biglietto. E quando il controllore li sgama, questi candidi di merda lo trattano come un fratello che capirà. Pissing & love! Ma falliscono ogni volta, per fortuna. E allora fanno i vituperati, i disadattati, i puri che ancora credono nell’amicizia dei bigliettai e che siamo fatti d’energia. Eterni rilassati, li vorrei morti. Il controllore è lì e loro restano coi loro calzini variopinti di quelli antisdrucciolo di merda, che vanno di moda, così tenerosi-sbarbo-patatosi. E poi a casa nudi in veranda a fare l’amore sul parquet mentre fuori c’è la rivoluzione. Siamo hippy, siamo merda, siamo la troia di tua madre. Sempre con quei calzini, perchè se no scivolano sul parquet e si frantumano la chiostra dei denti contro l’angolo del caminetto in granito schiantassero.

Io in treno sono tutt’altro. Rincagnato, costipato, teso come una corda di violino. Incassato in un posto, di gesso, nei ranghi. Mai rilassato! Guai! Sempre attento a non toccare coi piedi quelli di chi è davanti a me. Perchè se tocchi i piedi di una donna poi magari pensa che ci provi. E se è un uomo pensa che sei frocio. Se invece ti alzi per prendere cose dallo zaino i casi sono due: drogato o terrorista. In treno devo avere il biglietto pronto perchè ho paura di fare figure col controllore. Non voglio percepire nella sua voce quello scarto fra il rispetto e l’“eccone un altro!”. Però non lo tengo visibile, perchè altrimenti ho paura che i drogati me lo rubano. Lo controllo di continuo, in tasca, da fuori. E ho sempre paura che la gente pensi che mi stia facendo una sega.

Loro coi calzini arcobaleno e il libro di Osho, io con la tachicardia e i sudori freddi.

Che dite? Meglio loro?

Meglio io, meglio io


Lo Sgargabonzi