lunedì 24 ottobre 2005

Il fascino seduttivo, quando lo è, della vittoria, impresa, conquista, sta proprio nella sublimazione del confine tra involontarietà e velleitarietà, spropositato conato al meglio, accettazione passiva dell’evento e ricerca affannosamente propositiva dell’affermazione.
Quando le due cose si fondono, fluidificano fino ad essere indistinguibili, la vittoria diviene fascinosa (in sé) e affascinante (per sé).


Sushi&Champagne

domenica 23 ottobre 2005

ROMA

A Roma salutavo gli amici. Dove vai? Vado in Perù. Ma che sei matto?
Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle...
Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione...
Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti...
Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini...
Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Romacaput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell'Università di Roma, quella Roma sempre con il sole – estate e inverno – quella Roma che è meglio di Milano...
Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella Roma del "core de Roma"...
Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de’ Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei "che c’hai una sigaretta?", "imprestami cento lire", quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio!

...e poi ce so' tornato!


Remo Remotti

venerdì 21 ottobre 2005

The Creatrix

The Creatrix - Marc Ryden

giovedì 20 ottobre 2005

Un vecchio consulente, ormai trasparente

Perchè sono trasparente come l'acqua, e tutto come l'acqua mi è trasparente.
Perchè l'acqua va dove le pare e niente la può fermare, oppure prende la forma che le si vuole dare.
Perchè tutto segue il suo corso, e l'acqua ha una sua memoria.

Infatti, dopo un anno, un anno esatto, torno dove avevo conosciuto quel vecchio consulente.
Tutto era/è già chiaro, come lo è sempre da sempre, l'eterno, le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei, ecc. ecc.
E come fanno le persone, come cadono le persone in depressione, in fondo per sopravvalutazione, del non accorgersi che in fondo siamo comunque niente, mi raccontano che iniziò a non dormire più, i tranquillanti, appunto la depressione, poi appunto come fanno le persone con le persone, lo affiancarono, lo sostituirono, lo trasferirono, a Milano, giusto per sfondarlo definitivamente, e così alla fine è andato in pensione.
Cosa resta? Resta quel che si era detto, la memoria dell'acqua.

Un vecchio consulente

Splendore inconsumato
di tutto l'universo Fiat,
punto fermo del sud Piemonte,
terra desolata.
Qualcuno ci lancia sul progetto,
training on the job:
anche quello di un povero consulente
che nel tempo stesso
apre gli occhi rabbrividendo
al pc,
che gli ghigna attorno,
Erp, e-business suite.
Un vecchio consulente,
anche la sua coscienza
getta sull'applicativo
dolori e sofferenza.
Gli occhi che gli dolgono,
la moglie pazza,
e quanto gliene viene
dal fatto che è un dirigente
e fattura per la società.
Un giorno amò
ora si fa il back-up,
sognando il re che sarebbe stato.
Mentre il pensiero di te,
si unisce a quel che penso.
E i cicli del mondo si susseguono.
Issami su corde per vie canoniche
ascendendo e discendendo.
Non fate crescere niente
su questa terra.

Soundtrack: Battiato, Un vecchio cameriere

mercoledì 19 ottobre 2005

Giuliano Ferrara: - I raeliani dicono cose ridicole
Michel Houellebecq: - Non mi pare che gli alieni siano più ridicoli della gente che muore e torna in vita

giovedì 13 ottobre 2005

produci consuma crepa reloaded

Come se il produci-consuma-crepa, come se le sovrastrutture fossero qualcosa che opprimono l'uomo essendo altro da lui, e invece non fossero in realtà la sua natura stessa, e come se qualunque ribelle non fosse un conformista cui non piace la gente per piacere a certa gente.
Come se la quotazione in borsa di un'azienda non fosse la nostra vita quotidiana, di hype e speranze, di sopravvalutazioni e comunicati trionfalistici e crisi e fallimenti, come il ciclo di vita di un prodotto non fosse il ciclo di vita di una persona, e una persona un prodotto, su cui investire a fondo perduto nella giovinezza, gestire fino al massimo splendore nell'età adulta, e poi trarre il profitto che è giusto nella vecchiaia, poi abbandonare alla morte per prendergli ciò che aveva e investire in figli nipoti e nuove speranze.
Come se il Candido di Voltaire non dicesse davvero che viviamo nel migliore dei mondi possibili, dove nelle case belle ci sono le persone belle con le cose belle gli angoli non sono consumati e le mani sono curate con dita delicate e capelli biondi pettinati, gli amori belli della gioventù bella rispetto agli amori a microonde dopo cene col microonde in case sgaruppate con gli angoli smusssati con i piatti sporchi che si accumulano in un vecchio lavabo dove gocciola un vecchio lavandino tenuto insieme da una vecchia valvola recuperata in un vecchio negozio, è tutto è sbagliato e sono cose che non funzionano e ripararne una non serve, come se risolto un problema non tornassero tutti gli altri che lo avevano generato, come se non capitasse che per risolverne uno se ne creano sempre altri, per cui il ragazzo ciccione escluso da tutto cercherà alla fine una ragazza cicciona esclusa da tutto per moltiplicare i propri problemi in figli ciccioni esclusi da tutto.
Come se ogni cosa avesse più chiavi di lettura, e non fosse esattamente com'è nel momento in cui è, per cui telecom oggi vale 7 e domani vale 10, perché davvero oggi valeva 7 e domani vale 10, come se davvero quello che fai o quello che sogni non valesse da un giorno all'altro 7 invece che 10, e in fondo valesse più per quanto lo sognavi che per quanto valesse, ma il sogno è l'opzione reale che è implicita in ogni giorno che vuoi sperare, per cui quel giorno perduto vale sempre meno, a meno che si avveri quella speranza sempre più perduta, che poi è la natura dell'invecchiare, il costo-opportunità del tempo e il valore della vita.
Come se queste cose ci fosse bisogno di scriverle o pensarle, e non fossero già così ogni giorno, come è il Sole ogni giorno, a parte il bisogno di negarle, l'educazione che è la convenzione di non dirle, fingere/illudere di essere sempre un po di + / sempre un po' di - per la vergogna di essere esattamente quello che siamo, l'esaltazione che è l'autocommiserazione, il sentirsi speciali per sentirsi uguali, abbattere le sovrastrutture per crearne nuove personali, nuove in realtà uguali a quelle precedenti, perchè siamo sempre noi, ovunque siamo, sempre.

Soundtrack: Nyman, Time Lapse

martedì 11 ottobre 2005

La vuoi una poesia su Genova?

Genova, Genova,
con i tuoi colori e le tue luci
mi hai stupito e confuso,
l'odore del porto e il sole
mi hanno stupito,
Genova, Genova,
città dai mille contrasti
perchè i vicoli sono bui e malfrequentati,
ma in collina ci sono delle abitazioni unifamiliari molto pregiate,
Genova, Genova,
sono stato all'acquario bello e lungo da visitare
e poi via, una focaccia molto buona che sa di olio di oliva e un bicchiere di vino bianco,
Genova, Genova,
la zuppa di pesce tipica del luogo è molto buona
soprattutto se mangiata in locali tipici e dal prezzo contenuto,
Genova, Genova,
il porto ha cambiato faccia da quando ci ha messo le mani il grande architetto Renzo Piano,
che Repubblica delle Donne dice che è il migliore architetto del mondo e secondo me ha ragione,
Genova, Genova,
passeggiare nei vicoli e scorgere le cimase mi fa sembrare di stare nei versi di Montale
di cui ho letto Ossi di seppia e l'ho trovato molto evocativo,
Genova, Genova,
e mi piace anche che sembra di essere nelle canzoni di De Andrè
di cui ho il cofanetto acquistato in nice price,
Genova, Genova,
sei una città davvero particolare e speciale dalle luci e le ombre
una città addirittura di labirinti!!!
Genova, Genova,
ci sono stato solo un pomeriggio con il mio amico Franco che fa il meccanico
ma mi è bastato uno sguardo per conoscerti approfonditamente e capire molte cose
Genova, Genova,
adesso torno nella più grigia Bergamo che forse non ha il tuo fascino da lupo di mare
ma la sento casa mia perchè qui gioco senza problemi a biglie per strada,
Genova, Genova,
per fortuna in autostrada c'era sciopero e non abbiamo pagato il pedaggio
così abbiamo potuto con i soldi avanzati mangiare una pizza e un birrino piccolo,
Genova, Genova,
mi sei piaciuta molto,
Ciao cara Genova, mi mancherai, ma la settimana prossima vado al Minitalia che è anche più vicino.

lunedì 10 ottobre 2005

Loser Shop

Napoleone non faceva che esprimere, in modo chiaro e preciso, quell'intima sensazione e brama di una vita più piena, che i deboli mortali sentono, ma devono forzatamente dissimulare.

L'amore è il male. Codesto turbamento che vi rapisce, codesta serietà e codesto silenzio sono una meditazione del genio della specie. L'adolescente pronto a morire per colei che ama e il cui fiero sguardo non ha che lampi di generosità; la vergine che avanza circonfusa della sua grazia come di un'aurora rivestita di bellezza che fa mormorare tra loro come cicale i vecchi e cadere in ginocchio chiunque abbia un cuore umano, sono due macchine nelle mani di questo genio imperioso. Esso non ha che un pensiero, un pensiero positivo e senza poesia: la durata del genere umano.
Ammirate, se volete, i suoi procedimenti; ma non dimenticate che esso non pensa che a colmare vuoti, a riparare brecce, a mantenere l'equilibrio tra le provviste e la spesa, a tenere sempre abbondantemente popolata la stalla in cui il dolore e la morte recluteranno le loro vittime.

Schopenhauer non ebbe madre, né moglie, né figli, né famiglia, né patria. Fu assolutamente solo, senza neppure un amico; e tra uno e nessuno si stende l'infinito.

Gli bastarono due camere presso una pensione, e là visse gli ultimi trent'anni della sua vita, senz'altra compagnia che quella di un cane, prendeva i suoi pasti generalmente al Ristorante Inglese.

Schopenhauer sfogava i suoi istinti sessuali frequentando le case di piacere, a conferma della sua concezione pessimistica che la procreazione sia un male, in quanto mette al mondo uomini destinati all'infelicità.

L'attacco della scienza contro la teologia, l'accusa dei socialisti contro la miseria e la guerra, l'importanza biologica nella lotta per l'esistenza, tutti questi fattori aiutarono a elevare finalmente Schopenhauer alla fama.
Era ancora in tempo per poter gioire della sua popolarità: leggeva con avidità tutti gli articoli che apparivano su di lui; chiedeva che gli mandassero qualunque brano di commento stampato, offrendo di pagare le spese postali. Così il grande pessimista divenne, nei suoi ultimi anni, quasi ottimista: suonava assiduamente il flauto e ringraziava il tempo di averlo liberato dagli ardori della gioventù.

mercoledì 5 ottobre 2005

INOLVIDABLE PRESENCIA

Ernesto Che Guevara
Per preservare il processo rivoluzionario dalla sclerosi, ogni stato di equilibrio, appena raggiunto, è da destabilizzare per raggiungerne un altro, a uno stadio superiore.
Creare due, tre, molti Vietnam.

lunedì 3 ottobre 2005

1 W33K 1N M1L4N

coming back home

Michel Houellebecq & Elisabetta Sgarbi

John Richmond

Ori Richmond

domenica 2 ottobre 2005

Agosto

Perchè poi i moti umani e i sentimenti sono precisi e sempre uguali, apparentemente liberi ma rigidamente vincolati.
In discoteca da solo, lo sfigato che non ha amici, e il figo che già le tipe aspettano.
Tutti gli altri non se lo possono permettere, devono andarci con la kumpa, che non sono abbastanza fighi ma non vogliono sembrare così sfigati, le 2 code della gaussiana.
Così, lo sfigato senza prospettive rimane a casa d'agosto, oppure chi si può permettere di andare in vacanza sempre, perchè fa quello che vuole: gli altri devono andare in vacanza, perchè non tutti si possono permettere di non fare le vacanze.
Ad Agosto finisce l'anno e si tirano le somme: i vecchi si suicidano, il Gatti uccide gli zii perchè lo conoscono e, seppur senza fargli notare nulla, sono testimoni silenziosi del suo fallimento.
Ad Agosto si abbandonano i vecchi (cani) e a settembre se ne avranno nuovi; a settembre ci sarà nuovo anno scolastico, nuovo campionato, avremo nuovi lavori vicini a nuovi amori.
Chi sa già che non sarà amato, rimane a casa in anticipo, l'autoesclusione dell'escluso, e cerca di trovare una via alternativa alla felicità dei +, una via alternativa che in realtà mira a nient'altro che a quella stessa felicità così comune e banale che disprezza: nerd/crumb che scrive romanzi x dimostrare quanto è + degno di essere amato del capitano della squadra di football, da dedicare alla + bella delle ragazze pon-pon, e quindi al contrario di tutto quanto finge di pensare e x cui motiva il suo scrivere romanzi, si riconosce nel medesimo value set di valori del capitano.
Andare in vacanza ad agosto perchè non si può fare diversamente; sposarsi e avere figli perchè è giusto farlo, perchè questo è il template di vita che la società ha preparato, nel migliore dei mondi possibili.
Chi si discosta dalla strada tracciata della vita modellata, attraverso vie più impervie su sentieri di montagna, spinto dalla voglia di arrivare più lontano come rivalsa, ma in realtà con il rischio morire di freddo congelati lungo la traversata, perchè chi è figo è figo ovunque, e non c'è città o società, e chi è sfigato è sfigato ovunque.

soundtrack: Bliss, Sleep Will Come