martedì 28 febbraio 2006

Il nuovo sito di Tommaso Labranca

C’era l’inaugurazione della mostra stasera. Io avevo trafugato l’invito a Sky e ci ero andato sotto la pioggia, pensando di trovarvi vips e intellettuali. Invece c’erano Cani & Porci, soprattutto porci, attratti dalle promesse vaginali che aleggiano intorno al nome di Helmut Newton. Una massa enorme di persone: l’organizzazione doveva aver invitato tutta la città. E nessuno che fosse minimamente famoso. Davanti c’era una signora sosia di Inge Feltrinelli. Milano è piena di pseudoInge Feltrinelli: signore di una certa età, ma dall’aria giovanile, con lo sguardo angolare in cui zigomi e taglio degli occhi convergono. Dietro avevo due ragazze un po’ attempate che parlavano di sistemi SAP e conversioni aziendali. A fianco due coppiette calabresi che si lamentavano “si vede che siamo in Italia, nessuno sta in coda, dove sono le transenne”, il tutto spintonando i vicini come nel pogo più feroce. Sembrava di essere all’ingresso di una festa in un locale aperto da due giorni e quindi ancora minimamente trendy. Dentro era tutto nero e fucsia, un allestimento davvero bello, con le foto grandi e illuminate (forse era un po’ difficile leggere i titoli). Le foto migliori mi sembravano quelle del genere Sex. Quelle del genere Landscapes, be’… insomma… avrebbe potuto farle chiunque. Riprese dall’aereo, vedute appositamente sfuocate. Invece le foto delle dominatrici, i nudi, gli amplessi iperstilizzati quelli erano solo ed esclusivamente Helmut Newton. Sembrava davvero di essere tornati indietro agli anni Novanta. Tornavano in mente “Sex” di Madonna e i video di George Michael con le top model. Ma anche il pubblico era da vernissage anni Novanta, con gli occhialoni dalle montature pesanti e gli abitini neri delle donne. Madonna tornava anche nella colonna sonora diffusa nei locali della mostra. Anche George Michael tornava, ma sicuramente me ne sono accorto solo io: tra le foto esposte ce n’era una che rappresentava la Sun Tower di Montecarlo, un edificio di oltre 15 piani dove sono state girate alcune scene del video di “Careless Whisper”. Ero emozionato come se avessi scoperto un Leonardo grattando un angolo di tappezzeria nella sala d’aspetto di un notaio.
Insomma, una mostra da non perdere, da vedere magari con il walkman, un po’ come tutte le mostre, così da non sentire i commenti di vecchie viaggiatrici e giovani artisti. La foto più bella: Monica Bellucci con un kleenex sulle labbra e il rossetto che viene assorbito dalla carta.
Un artista può essere considerato un genio, una figura di primo piano quando lega il suo nome a un immaginario, ma anche quando diffonde quell’immaginario presso chi magari non ne conosce il nome. Lynndie England, la soldatessa stronza che ad Abu Ghraib si è fatta fotografare con un prigioniero nudo al guinzaglio, magari non conosceva nemmeno il nome di Helmut Newton, ma pur nella sua bassa ignoranza si sarà sicuramente rifatte a qualche foto sexy-ferina intravista sui giornali e, ispirandosi all’immaginario di un genio ignaro, si sarà sentita dominatrix per un giorno, una specie di Naomi con la cellulite.

lunedì 27 febbraio 2006

Quando mi disse che bisognava fare un partito chiesi: "Come si fa?". E lui: "Mah, non so, vedi tu, in Publitalia ci sono mille persone…". Io andai in Publitalia e ne scelsi 27.
Poi inventò il nome Forza Italia. Quando ce lo comunicò noi restammo perplessi. C'erano altri nomi. Tanti. Forza Italia ci sembrava troppo calcistico. Ma lui è sempre davanti a tutti. Insieme a Guido Dall'Oglio ha scritto anche l'inno di Forza Italia. Il colore azzurro l'ha inventato lui.
Anche lo slogan: "L'Italia è il Paese che amo". Anche il kit del candidato.

Marcello Dell'Utri

perchè le svedesi sono bionde

I capelli biondi e gli occhi chiari comparvero tra gli umani millenni fa (non solo nel Vecchio Continente), come anomalia genetica. Ma la loro diffusione massiccia tra le popolazioni del nord Europa risale, secondo lo studio in questione, alla fine dell’Era Glaciale, 10-11mila anni fa. In quel periodo le avverse condizioni di temperatura facevano sì che le popolazioni delle aree più fredde si alimentassero di sola carne, non potendo raccogliere frutta e verdura, inesistenti a causa della rigidità climatica. Così, gli individui maschi dovevano avventurarsi in cacce spesso pericolose, mentre le femmine rimanevano nei villaggi (rifugi relativamente sicuri) occupandosi di altro, come la cura dei figli e la fabbricazione di abiti; nelle aree calde del pianeta, invece, le donne potevano essere impegnate anche nella raccolta di frutti e vegetali vari, esponendosi anch’esse a rischi mortali. Nelle suddette condizioni di «disparità», in Europa la mortalità tra i maschi era infinitamente maggiore e a ogni uomo corrispondeva un numero notevolmente superiore di donne. Così, le donne nord ed esteuropee dovevano letteralmente contendersi i pochi uomini a disposizione, e questi ultimi avevano l’imbarazzo della scelta. E, vista la repentina diffusione del capello biondo, evidentemente preferivano fecondare donne dai capelli e dagli occhi chiari, favorendo la trasmissione dei geni che causano tale «anomalia». A sostegno della ragionevolezza «scientifica» di questa predilezione, gli autori dello studio, invocano altre ricerche, che indicano nei capelli biondi un segnale di alto livello di estrogeni, e quindi di una maggiore fertilità.

domenica 26 febbraio 2006

- Il curling ti piace?
- Ma no dai, con i due che spazzano. Si gioca al pala-ghiaccio ma è uno sport da filippini
- Il curling è la rivincita olimpica delle donne delle pulizie, con quell'aura di gioco scandinavo così affascinante: irresistibile.
- E quella scema della Silvstedt che sciava: a pulire il ghiaccio!

sabato 25 febbraio 2006

http://www.kataweb.it/utility/pop_up/espresso_grafici2/frameset.html

Sia chiaro fin dall’inizio: non troveremo né un fine per la nazione né la nostra personale soddisfazione nella mera continuazione del progresso economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base del mib30, né i successi nazionali sulla base del prodotto interno lordo.
Perché il prodotto interno lordo comprende l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle stragi del sabato sera.
Mette nel conto le serrature delle porte Dierre con cui ci chiudiamo in casa, e le prigioni per coloro che le scardinano.
Il prodotto interno lordo comprende la distruzione degli abeti e la morte della valle di Susa.
Il prodotto nazionale lordo si gonfia con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte nelle nostre città; e benché non diminuisca a causa dei danni che le rivolte provocano, aumenta però quando si ricostruiscono i gratosoglio sulle loro ceneri.
E se il prodotto nazionale lordo comprende tutto questo, molte cose non sono state calcolate.
Non tiene conto dello stato di salute dei nostri figli, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro giochi.
E’ indifferente alla decenza delle nostre fabbriche e insieme alla sicurezza delle nostre strade. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri matrimoni, l’intelligenza delle nostre discussioni o l’onestà dei nostri dipendenti pubblici. Non tiene conto né della giustizia dei nostri tribunali, né della giustezza dei rapporti tra noi.
Il prodotto interno lordo non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né le nostre conoscenze, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita valevole di essere vissuta.
E può dirci tutto sull'Italia, eccetto se siamo orgogliosi di essere italiani.

venerdì 24 febbraio 2006

One fatta da Mary J. Blige spakka davvero

Is it getting better
or do you feel the same
will it make it easier on you, now
you got someone to blame

you say, one love, one life
when it's one need in the night
one love, we get to share it
it leaves you baby if you don't care for it

did I disappoint you
or leave a bad taste in your mouth
you act like you never had love
and you want me to go without

well, it's too late tonight
to drag the past out into the light
we're one but we're not the same
we get to carry each other, carry each other

have you come here for forgiveness
have you come to raise the dead
have you come here to play Jesus
to the lepers in your head

did I ask too much, more than a lot
you gave me nothing now it's all I got
we're one but we're not the same
well, we hurt each other then we do it again

you say love is a temple, love a higher law
love is a temple, love the higher law
you ask me to enter but then you make me crawl
and I can't be holding on to what you got
when all you got is hurt

one love, one blood
one life, you got to do what you should
one life, with each other
sisters, brothers
one life, but we're not the same

mercoledì 22 febbraio 2006

Aussie Nct #4







martedì 21 febbraio 2006

Cogito ergo sfigo

Pensare è da sfigati

giovedì 9 febbraio 2006

martedì 7 febbraio 2006

le vignette sataniche

by Mauoshi

by Mauoshi

by Mauoshi

by Mauoshi

sabato 4 febbraio 2006

Orpheu

Fernando Pessoa con il numero due di Orpheu

Eu não sou eu nem sou o outro,
Sou qualquer coisa de intermédio:
Pilar da ponte de tédio
Que vai de mim para o Outro.

Io non sono io e neppure l'altro
sono qualcosa di intermedio:
pilastro del ponte della noia
che da me va verso l'Altro.

Orpheu numero 2

Gli unici due numeri di Orpheu vennero pubblicati 91 anni fa.
Io li ho comprati 2 anni fa, e anche oggi aprendone le pagine travolge sempre presente la vertigine futurista che univa Fernando Pessoa, Mario de Sá-Carneiro e Guilherme de Santa-Rita, i tre fondatori.


Fernando Pessoa

Mario de Sá-Carneiro

Santa-Rita Pintor

Mi prende a poco a poco il delirio delle cose marittime,
mi penetrano fisicamente il molo e la sua atmosfera,
lo sciabordare del Tago mi assale i sensi,
e comincio a sognare, comincio ad avvolgermi nel sogno delle acque,
le cinghie di trasmissione cominciano a farmi presa sull’anima
e l’accelerazione del volano mi scuote nettamente.
Mi chiamano le acque,
mi chiamano i mari.
Mi chiamano, levando una voce corporea, le lontananze,
sono tutte le epoche marittime sentite nel passato, che chiamano.
All’improvviso qualcuno agita come in uno staccio quest’ora doppia
e, mescolata, la polvere delle due realtà cade
sulle mie mani piene di disegni di porti
con grandi velieri che partono e non pensano a tornare.

Santa-Rita Pintor, Cabeça
Il primo giorno della metro a Torino

venerdì 3 febbraio 2006

Ogni volta che ti dicono che dovresti fermarti, ascoltare il silenzio, guardarti dentro, tu pensi a Woody Allen, a quando faceva film come Crimini e Misfatti e non come Match Point. Al motivo per cui fa Match point. Lo hai letto in una vecchia intervista: "Entro in ascensore e se vado al sesto piano ho bisogno di un giornale da leggere per non restare solo con i miei pensieri in quello spazio di tempo. Cammino per Central Park e debbo avere in mente cazzate tipo il casting del mio prossimo film, la scena finale, le luci che ci voglio mettere. E che cosa importa se il film non è buono, se non è neppure decente? Debbo farlo, debbo pensare a quello. Sennò? Sennò mi guardo intorno e vedo tutta questa gente, il giocatore di baseball, la modella, la bambina figlia del gelataio, il fondamentalista islamico e penso che fra ottant'anni nessuno esisterà più, che il mondo è come un cesso, ogni tanto viene tirata una catena e tutti gli stronzi scompaiono. Sono l'unico ad accorgersene? Mi devo fermare, guardarmi dentro e specchiarmi nel nulla che sono io, che siamo tutti, che è tutto? Scusate, ma preferisco fare un brutto film"

giovedì 2 febbraio 2006

Mamma, sono giovane. Quando uscirò da qui ci saranno nuove tecnologie. Mi farò mettere in testa un chip e tornerò ad avere vent’anni come oggi. La chirurgia estetica farà il resto.

il futuro o è tremendo o è salvifico, non è mai quel che è, l'effetto di un'evoluzione, ma arriva all'improvviso, da solo: non si sa quello che ci servirebbe, ma si confida che il futuro da solo capirà cosa darci.
Queste convinzioni sono quelle che permettono di sopportare il giogo cantando, unendosi il lotto alle otto e la messa alle dieci nel sostegno e nella consolazione.