mercoledì 31 ottobre 2012

perché i gialli non sono libri

San Giovanni della Croce, il più grande mistico e scrittore del barocco spagnolo, interrompe di colpo le sue due opere principali perché, scriverà poi, lo scopo è la ricerca, è il traguardo è il percorso e quindi non c'è mai vera e propria fine. Sul piano letterario l'esperienza è nella pagina mentre la si legge, non dove questa porti. Ho sempre pensato questo e non credo di avere mai letto un libro "per sapere come va a finire". Semplicemente perché non finisce se non nel preciso momento in cui lo si smette. E nella mia totale indifferenza a gialli e noir ogni volta l'unica cosa che mi viene in mente è : "Be', non sono né un giudice né un avvocato e non mi interessa chi è stato l'assassino. Sarà stato qualcuno, di solito è così". Aldo Nove

martedì 30 ottobre 2012

vittorio grilli

sabato 27 ottobre 2012

amour

amour, haneke

Se c'è una palma d'oro dei film paraculi, allora amour se la merita tutta, dal titolo al product placement dell'evian ai titoli di testa e di coda in silenzio.
Haneke gira il funny games dell'ospizio con il crossover della pianista, e in mezzo a tutta questa malattia non c'è manco un rain man che almeno conta i fiammiferi o un prof delle invasioni barbariche che si fa le canne.
Perchè gli austriaci sono così, è l'anschluss culturale che ha partorito i porno kaviar e oma, un mariano laurenti la fenech sotto la doccia te la vedere a 20 anni, haneke o seidl te la fanno vedere a 100 anni.
Poi appunto haneke è il re dei paraculi, quindi il film andava a cannes e allora trintignant alla riva paralizzata fa cantare sur le pont d'avignon, se il film andava a venezia facevano garibaldi fu ferito.
Insomma, un film di una disonestà intellettuale che al confronto berlusconi che ritorna in politica dopo la condanna è che guevara.

venerdì 26 ottobre 2012

La rivoluzione in Italia

In Italia non si puo' fare la rivoluzione perché ci conosciamo tutti

giovedì 25 ottobre 2012

Gli uomini tendono a rinnegare i partner precedenti, le donne a giustificarli.


Gli uomini tendono a rinnegare i partner precedenti, le donne a giustificarli.

mercoledì 24 ottobre 2012

sibi, danni di piombo & l'intervista

danni di piombo Danni di piombo, premio della critica alla mostra Sibi the Playroom

 Danni di Piombo risponde al duplice criterio del rispetto delle regole del gioco e dell’efficacia comunicativa ed espressiva. Gli autori hanno mostrato ingegno nell’individuare il tema e nell’interpretazione del mezzo espressivo, realizzando un’installazione che si distingue per coerenza ed essenzialità riflettendo su un argomento reale legato alla storia del nostro paese.

  Intervista al collettivo Pauli Accola sulla mostra Sibi the playroom
D.     La mostra Sibi the playroom organizzata da Pauli Accola era in realtà una mostra di Pauli Accola? Il fatto che ogni opera d’arte rientrasse in un pattern prestabilito determina che l’opera d’arte fosse il setup del pattern, come in black mirror della bbc l’artista è colui che mette in scena il ricatto per cui il premier inglese deve fare l’amore con un maiale in diretta tv e quindi l’opera d’arte è la visione collettiva di questa provocazione?
R. La mostra in realtà era di Marc Girardelli, che però non ha mai voluto metterci la faccia. Il parallelo che fai tu è correttissimo. Assolutamente setup. Assolutamente pattern.

D.     Tutte le opere di sibi sono unite da connessioni logiche tra elementi differenti che creano un racconto, una concezione di partenza passatista e ancora figurativa per venire incontro ai fruitori-attori, laddove l’arte astratta oggi rifugge una necessità di senso. Quindi l’artista di domani per voi è una sorte di animatore del villaggio artistico, che convoglia persone e soldi su un progetto, in un processo che trascende l’arte e diventa artification?
R. ♥♥♥

D.  Quale sarà il vostro progetto, e in che direzione volete andare adesso? (a parte i volti scolpiti dei presidenti della repubblica sul monviso?)
R. Il Monviso Project, di cui parli tu, sarà completato per giugno 2013. Quindi prenderemo un' estate di vacanza e punteremo ad allenare una nazionale, dopo la sfortunata esperienza con i club (Pauli Accola è stato esonerato dopo aver perso una coppa di Svizzera con il Neuchatel Xamax, ndr).

lunedì 22 ottobre 2012

il quarto stato di matteo renzi

il quarto stato di matteo renzi

La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Nel quarto stato contemporaneo la prole è sostituita dalle segretarie con l'ipad e le shopper in carta.

Pensate alla reazione dei fiorentini quando Marchionne ha detto che sono il sindaco di una città anonima: hanno detto "Oh noi si è fatto il rinascimento, lui al massimo la Duna".
Matteo Renzi

 

La partecipazione di Renzi alla ruota della fortuna, le citazioni di will smith e muccino "non negateci il diritto di puntare in alto" chiariscono ab imis qual è il riferimento, l'immaginario renziano: lo spurgo ultimo di 30 anni di Mediaset dopo i 40 anni di dc, la riproposizione del presidente operaio con una semplice inversione degli addendi.

domenica 21 ottobre 2012

papi camorrista

dai commenti: IO VEDO UNA CATTIVERIA GRATUITA NEI CONFRONTI SOPRATUTTO DELLA FIGLIA...ALLORA IL PADRE E UN CAMORRISTA NON MERITA AMORE? MERITA ODDIO E DISPREZZO? VOGLIO VEDERE SE ERA VOSTRO PADRE UN CAMMORISTA..UN PADRE SI VUOLE SEMPRE BENE SOPRATUTTO SE QUESTI CERCA DI ESSERTI VICINO E VUOLE IL TUO FUTURO MIGLIORE E SERENO...CI SONO FIGLI DI CAMMORISTI CHE STUDIANO E LAVORANO NORMALMENTE..UN PO SICURO AGEVOLATI..MA FANNO QUESTA VITA PER RENDERE MIGLIORE LA LORO

sabato 20 ottobre 2012

Leccate, leccate. Alla fine qualcosa sulla lingua resta sempre
Ennio Flaiano

venerdì 19 ottobre 2012

la spiegazione + semplice

LA SPIEGAZIONE PIÙ SEMPLICE È QUASI SEMPRE CHE QUALCUNO SI È SBAGLIATO

giovedì 18 ottobre 2012

convegno bambole gonfiabili
Vorrei riprendere la psicanalisi ma mi frena un aspetto che mi dà molto fastidio: troppi analisti sono evasori fiscali
Laura Morante

4 springs depuratore by electrolux

Rubinetto con miscelatore ed impianto sottolavello per microfiltrare, raffreddare e rendere frizzante l’acqua potabile: in parole povere, un prodotto disastroso.
Costo della baracca: 1.500 €.
Risultato: il primo che mi hanno installato faceva rumore come un aereo in un hangar, l'assistenza (pessima) fa storie per cambiarlo, alla fine di fronte all'evidenza di un prodotto rumoroso che non refrigera e non depura l'acqua si decidono a cambiarlo.
Tempo 6 mesi e si rompe l'elettrovalvola carico acqua.
è più il tempo che è rotto che quello che funziona, e ogni volta dai l'appuntamento al tecnico, che non ci capisce mai un tubo.
Da evitare assolutamente.


4 springs rubinetto che perde http://www.electrolux.it/Products/Cottura/Rubinetti/EID60010X

la verità

La verità è un simbolo perseguito da matematici e filosofi. Nei rapporti umani, la bontà e le menzogne valgono più di mille verità
Graham Greene

mercoledì 17 ottobre 2012

ditemi se questo è un uomo

Ditemi se questo è un uomo
che spende 75 euro per comprare le ciambelle nel videogioco dei Simpson
che ha dieci minuti di tempo per farsi una sega e ci mette un’ora per scegliere il video
che scende in piazza ogni giorno ma è solo per far pisciare il cane
che pensa di cambiare le cose firmando petizioni su Facebook
che ha una speranza di vita di 89 anni ma non sa come passare un pomeriggio

Ditemi se questo è un uomo
che si fa di coca solo perché ormai lo fanno tutti
che sogna ogni notte chissà come sarà l’Iphone 6 e poi il 7, saranno pazzeschi
che scarica tonnellate di musica e proprio per questo non sa più cosa ascolta
che però la Minetti è figa questo bisogna dirlo
che vorrebbe suicidarsi ma è troppo uno sbatti

Ditemi se questo è un uomo
che a 35 anni ha visto 11.000 fighe in Rete ma non sa parlare con una donna
che è laureato e valuta opportunità di lavoro a 2 euro all’ora
che non sa più cosa sognare
allora si mette lì
sogna a caso

intercambiabile.

aldo nove

GENESI, 6,6-8

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.

martedì 16 ottobre 2012

buddismo

Buddha era di destra perché non dava la colpa alla società di essere grasso

lunedì 15 ottobre 2012

una serata al pwp

oh non mi veniva mica duro, ti giuro, ho provato di tutto, niente, una figura di merda guarda oh non mi veniva mica duro, ti giuro, ho provato di tutto, niente, una figura di merda guarda

le uscite di sicurezza ai vostri lati le uscite di sicurezza ai vostri lati
  chi è lo stronzo che ha messo la buccia di banana sulla pista? molto simpatici bravi chi è lo stronzo che ha messo la buccia di banana sulla pista? molto simpatici bravi

problemi con la servitù



Beh voglio raccontare dell'ultimo mio motivo di frizione con la servitù. Prima di tutto volevo precisare che tra di noi amici la servitù la chiamiamo "i nostri buoni". Non sto qui a spiegare per quale motivo, penso sia ovvio, il legame con la servitù si salda su principi di solidarietà, onestà ma soprattutto professionalità. Col rispetto di questi tre principi non ci saranno mai problemi di alcun tipo. Purtroppo ieri uno dei miei quattro buoni ha osato ledere il contratto verbale istituito al momento dell'acquisto. E sapete cosa ha fatto? Ha letto la mia Gazzetta, prima ancora che io la sfogliassi. Ma non è finita qua, ha poi osato rimetterla a posto facendo finta di niente. E si che siam tutti fessi che io non vedo che l'ha toccata con le sue mani. Ebbene si, è stato scovato da un mio caro amico che è entrato improvvisamente nel loro stanzino per chiedere dove fosse l'acqua naturale. Me lo ha chiaramente subito riferito, perché l'amicizia si basa anch'essa sull'onestà e sulla sincerità. E, lo ammetto, Rudy, il buono in questione era uno dei miei preferiti e mi sentivo anche triste di essere stato tradito in questo modo. Io comunque ho 25 anni, con la servitù ho cercato sempre di avere un rapporto aperto, li saluto quando entrano nelle mie stanze e gli faccio anche una pacca sulla spalla quando si comportano bene, ok, ma Rudy aveva esagerato e sapendo come vanno queste cose ho dovuto agire. Come si dice, colpiscine uno per educarne cento. E allora davanti a tutti gli altri servi l'ho picchiato con la Gazzetta e gli ho detto di andarsene a trovare un lavoro da qualche altra parte che le referenze non gliele davo nemmeno e figurati i contributi. Devo ammettere che anche io ero particolarmente commosso quando l'ho visto uscirsene a testa bassa con la sua saccoccia con dentro i vestiti. Ecco tutto, dovevo sfogarmi con qualcuno.

domenica 14 ottobre 2012

sibi the playroom - kissbacio

sabato 13 ottobre 2012

Andy Warhol eating a hamburger


martedì 9 ottobre 2012

una vita

Luce
Freddo
Mani
Rumore
Rido
Cos’è?
Mamma, Papà
Ci sono altri bambini
Ciao, io sono
Cade l’acqua ed evapora nella sabbia
Non c’è più luce
È buio
Corro
Sono io
Il suono della mia voce
Il mio volto nello specchio
Sono diverso
Ho voglia di andare
Veloci, veloci
Quando poi sarò
Ciao! Io sono
Maledizione
E adesso come faccio…
Ti amo, io ti amo
Non mi fiderò più
Non c’è niente altro da sapere, semplicemente cose da fare
Sono ironico
Vorrei fermare il tempo stanotte
E' questo l'amore
È tutto qui?
Sono indeciso
Domani, bene
Il giorno più bello della mia vita
Le sue manine
Tutti qui, con me
E’ tutto qui
Non sono stato
Sono stanco, sono solo, ma sono qui
Chi sono queste persone
Dove sono
Freddo
Luce
Ero io

soundtrack:

lunedì 8 ottobre 2012

bisognava insistere

A vent’anni si tenta la poesia, a cinquanta si pensa che bisognava insistere.

Spot Vodafone RELAX: tutti i segreti di Bruno

Vodafone RELAX - spot tennis



mi immagino i copy della vodafone che stavano contando gli anni x poter tirare fuori un testimonial animale come il mastino napoletano della tim doppiato da amendola

domenica 7 ottobre 2012

Approccio integrale al narcisismo


Approccio integrale al narcisismo
Psicoterapia e meditazione
LAURA BOGGIO GILOT
Il narcisista è un uomo tragico,
guidato da ideali impossibili e da ambizioni che non ama.
La vergogna e l’odio insorgono
quando non sa vivere all’altezza di questo irrealismo
Due sono le fondamentali ragioni per cui lo studio del narcisismo appare di grande rilevanza nella psicoterapia. La prima ragione è che il narcisista rappresenta il perdente per antonomasia e colui al quale è riservato il più grande quoziente di sofferenza inutile e autoprodotta; la seconda ragione è che il narcisismo non è solo una sofferenza mentale in sé, ma anche il fondamento e il cuore di ogni tipo di sofferenza mentale, di cui costituisce il nucleo della distruttività.
La distruttività narcisistica si ritrova sia nelle diverse forme di psicopatologia conclamate da sintomi, sia nelle forme mascherate di psicopatologia, che sono quelle della tossicodipendenza, della devianza sociale e della delinquenza comune, sia nella cosiddetta psicopatologia della normalità, che informa la sofferenza dell’io separato dall’Anima, fatta di egoismo difensivo, paura, vuoto e mancanza di significato della vita.
Per la sua pervasività il narcisismo, più che una psicopatologia a sé stante, può essere considerata una malattia immunitaria della psiche, poiché rappresenta un sostrato di fragilità e di illusorietà su cui attecchiscono con facilità i sintomi clinici.

Fortemente radicato nella società moderna, il narcisismo può essere letto come un inquinamento ecologico della psiche collettiva, che è nutrita da miti socioculturali perniciosi, contrari alla salute mentale e all’evoluzione della coscienza verso forme di vita più creativa, serena e consapevole.
IL CARATTERE NARCISISTICO
Il carattere narcisistico è emblematizzato dal bisogno inappagabile di essere sempre considerato migliore. Associato ad intensa ambizione e a scarsi valori, il carattere narcisistico è polarizzato su miti esteriori di successo, ricchezza, prestigio e su obiettivi superficiali di bellezza e potere.
Sottende il carattere narcisistico l’aspettativa idealistica che tutto debba avvenire come si desidera e si crede giusto secondo prospettive egocentrate. Il rifiuto della frustrazione, la ricerca di conferma sempre e comunque, l’estrema vulnerabilità alle critiche, l’intima insicurezza e l’esterna arroganza e presunzione sono gli aspetti più evidenti del carattere narcisistico.
Dipendente dall’approvazione altrui, e peraltro non libero e condizionato, il narcisista è improntato in maniera onnipotente e irrealistica al controllo e al potere, in nome del quale si dissocia dai propri sentimenti di fragilità e dai bisogni più profondi del proprio essere, vissuti spesso come minaccia per le proprie finalità autoaffermatorie di successo e possesso.
Il fanatico innamoramento di sé, tipico del narcisista, e l’ostinata       negazione dei propri difetti, limiti ed errori, porta al rifiuto del sentimento della colpa reale, all’incapacità di amare, allo sviluppo del cinismo, dell’indifferenza e della manipolazione, nonché a gravi disarmonie nell’equilibrio psicosomatico.
Penetrando nella fenomenologia della sofferenza narcisistica si
                  
può riconoscere che il narcisista rappresenta la tipologia psicologica più separata dalla reale natura del Sé; incarnando un falso sé grandioso e illusorio, il narcisista è per emblema la personalità più lontana dalla conoscenza della sua vera natura, dall’espressione delle proprie potenzialità e dei propri talenti, così come dalla consapevolezza della propria debolezza e dei propri reali bisogni.
A causa della basica non conoscenza di se stesso, il narcisista sceglie, senza saperlo, ciò che è male per sé, prende strade sbagliate, considerandole giuste, fa scelte inopportune, credendo di fare ciò che è utile a sé, e per questa grande illusorietà si trova a raccogliere frutti opposti a ciò che crede di avere seminato, senza dubbio assai lontani da quello che realmente occorre ad ogni essere umano per essere sano, forte e felice.
Intorno al nucleo dell’inconsapevolezza di sé e delle conseguenti scelte di vita e di relazioni sbagliate, si articola un coacervo di esperienze fallimentari che sviluppano nel narcisista un’immagine di sé impoverita, latrice di senso di inferiorità e di vergogna, in contrasto con il modello ideale grandioso che sottende le sue motivazioni, e un’immagine della realtà negativa, troppo potente e minacciosa, che produce paura, avversione e invidia.
La relazione disfunzionale con se stesso e con il mondo costruisce nella mente narcisistica una somma di conflitti (interni ed esterni), complessi (inferiorità e abbandono) ed emozioni dolorose (paura, rabbia, impotenza e vergogna), che lo spingonosempre più ad attività difensive ed a scelte compensatorie di carattere materialistico, estrovertito ed edonistico.
Preda del falso sé, che corre dietro alle lucciole dell’ “avere”, del successo esteriore e dell’acclamazione altrui, il narcisista sperimenta la drammatica rinuncia alla conoscenza della bontà e della dignità intrinseca alla natura umana, rappresentando per antonomasia un’esistenza apparentemente socializzata ma intimamente solitaria e priva di valori, in cui il terrore della morte, della vecchiaia e della malattia si sviluppano col passare del tempo accanto ad un vuoto di autostima e di sfiducia nella vita.
Va sottolineato che se la direzione del narcisismo è guidata dal principio del piacere, il suo effetto, viceversa, è legato all’istinto di morte: come sottolinea il mito di Narciso, questi, fanaticamente attratto dalla sua immagine riflessa nell’acqua, muore cadendovi dentro. Il tema della morte è emblematico degli effetti dell’inconsapevolezza egocentrica, che produce azioni in contrasto con la vera natura del Sé e con i veri bisogni e valori dell’esistenza, estraniando la coscienza dalle necessità evolutive e da quelle certezze che si trovano solo nel cuore di ogni essere umano.
GRADI DI STRUTTURAZIONE NARCISISTICA
Le conoscenze della psicoterapia insegnano che il narcisismo si presenta come un disturbo della strutturazione della personalità che è generato da una patologia del super-io, ovvero dalla disfunzionalità, sino all’assenza completa, di quella struttura fondamentale della mente che impone i limiti morali, le regole e le normative realistiche. E’ attraverso questo opus direttivo del super-io che l’io regola l’assolutezza del piacere, evoca il senso di colpa in caso di danno reale e spinge alla riparazione, mantenendo in tal modo l’autostima. In assenza di un super-io ben strutturato si realizza una carenza del senso del dovere e del senso morale, un abuso del principio del piacere ai danni del principio della realtà, con una conseguente assenza di capacità autocritica e di visione realistica delle cose, che è necessariamente fonte di un rapporto disfunzionale con la realtà e con il prossimo. Da questo rapporto disfunzionale si genera il senso di inadeguatezza che indebolisce l’autostima e il rapporto con la vita.


NARCISISMO DELL’IO
 SEPARATO DALL’ANIMA

·         Super-io conformistico
·         Inconsapevolezza del Sé e chiusura nell’io storico
·         Fattori non etici egoistici: orgoglio, avidità, volontà dipotenza
·         Vuoto spirituale – aridità affettiva
·          Paura della morte e fuga nell’esteriorità



NARCISISMO
NEVROTICO

·         Super-io contenente residuati idealizzanti e onnipotenti
·         Difese secondarie (rimozione e razionalizzazione)
·         Differenziazione sé-oggetto
·         Paura, odio, invidia, rabbia, vergogna…sotto controllo
·          Comportamenti sociali adattati ma conflittuali



NARCISISMO
BORDERLINE

·         Assenza di super-io e aspettative idealistiche e onnipotenti
·         Difese primarie di scissione (idealizzazione primitiva, identificazione proiettiva, ecc.)
·         Indifferenziazione sé-oggetto
·         Paura, odio, invidia, rabbia, vergogna…fuori controllo
·          Comportamento sociale disadattato

Non guidato da un super-io realistico e da un corrispondente adattamento ai limiti della realtà, privo in altre parole della guida di quel “genitore interno” che educa e protegge con retto rigore, il mondo del narcisista è fondamentalmente egoista, infantile e abitato dalla pretesa eccessiva verso gli altri e verso se stesso, dalla cui frustrazione originano i sentimenti di rabbia e odio a cui il narcisista oppone difese diverse, che lo portano ad esistere in una dimensione sempre più alienata e compensatoria di soddisfazioni mancate.
Centrata su aspettative che non possono trovare conferma e su una visione falsa e idealizzata della realtà, l’immagine che il narcisista ha di se stesso è deludente, così come lo è il mondo che lo circonda. È naturale che la vergogna di se stesso, la paura del mondo e la rabbia verso di esso siano le emozioni che fanno da corollario alla patologia narcisistica.
Integrando le prospettive della psicoterapia con la sapienza meditativa, l’approccio integrale, derivante da Ken Wilber, consente di studiare il narcisismo nella cornice di riferimento evolutiva che riconosce questo disturbo della personalità come il risultato di una cattiva metabolizzazione delle esperienze nelle diverse fasi dello sviluppo, dallo stadio pre-egoico a quello transegoico-transpersonale.
Il narcisismo borderline, descritto nella tradizione psicoanalitica, è relativo ad un disturbo dello sviluppo nella fase di separazione/individuazione (precedente quindi la strutturazione del super-io).
Il narcisismo nevrotico deriva da una cattiva metabolizzazione della struttura tripartita (super-io, es, io), a causa di un super-io che non ha dissolto i residuati idealizzanti ed è portatore di richieste onnipotenti e irrealizzabili.
Nel narcisismo dell’io separato dall’Anima, il super-io è strutturato realisticamente, ma la personalità è troppo identificata con
credenze, morale e valori conformistici che si cementano sui falsi miti dell’età moderna (successo, ricchezza e prestigio), opponendosi di per sé a ciò che è necessario per la realizzazione del Sé.
Quest’ultima patologia narcisistica, meno riconosciuta ma più pervasiva delle prime, è essenziata da egoismo e da inconsapevolezza, che impedisce il riconoscimento del significato e del compito connesso all’esistenza, determinando la separazione della vita individuale dalla realtà universale a cui è collegata.
Questo stato dell’ego scisso dalla vita universale, immerso nell’illusione della caducità della vita, si manifesta con un complesso di attaccamenti al proprio corpo, ai propri averi, ai propri credi e ai propri pensieri, attaccamenti che si sviluppano come difesa dalla paura, che sperimenta il senso dell’identità incapsulata nel corpo ed esistente in un mondo senza significato.
La terapia integrale del narcisismo richiede la diagnosi evolutiva, per riconoscere il grado del narcisismo e quali sono le strutture patologiche della mente che devono essere trasformate.
È bene ricordare che l’eventuale sintomatologia (fobica, depressiva, ossessiva, ecc.) presente nei conflitti narcisistici non va soffocata e affrontata in sé e per sé, ma tenuta presente e valorizzata come l’espressione del disturbo strutturale, con la consapevolezza che il sintomo non potrà essere risolto se non cambierà la strutturazione mentale.
Il risanamento narcisistico richiede di procedere dalla strutturazione più bassa, e quindi richiede come prima tappa la costruzione di un buon super-io.  Questo obiettivo è comune ad ogni tipo di psicoterapia: diverso per l’approccio integrale è il fine della psicoterapia e ciò che veramente significa superare il narcisismo.
Mentre la psicoterapia ordinaria, nell’affrontare il narcisismo, vuole liberare il paziente dalla sofferenza che lo opprime (paura, 
odio, vergogna, rabbia), e per questo usa strumenti di rinforzo dell’io e di occultamento del male che l’io non può sopportare, la psicoterapia integrale si rivolge alla trasformazione di più profonde strutture disfunzionali della mente narcisistica, che consistono nell’inconsapevolezza ontologica e nei fattori egoistici, tra i quali l’orgoglio, l’avidità e la volontà di potenza.
Mentre la psicoterapia ordinaria troppo spesso sviluppa l’egocentrismo, ignorando i danni del vuoto spirituale, la psicoterapia integrale vede nella trasformazione delle motivazioni egocentriche e nelle scelte spirituali di vita e di valori la liberazione da veleni di base della mente, che costruiscono una sofferenza inutile e impediscono una guarigione duratura.
Nella prospettiva integrale la guarigione richiede non solo la liberazione dalla sofferenza clinica, ma l’espansione della coscienza alle fonti di bellezza, verità e bontà presenti nell’animo umano e, attraverso questo, la riappropriazione di un senso universalistico della vita, garante di significato e certezze.
CENNI DI TRATTAMENTO TERAPEUTICO DEL NARCISISMO
L’approccio integrale alla terapia del narcisismo contempla l’utilizzazione delle conoscenze psicoterapiche e delle pratiche di consapevolezza e trasformazione appartenenti alle tradizioni meditative.
Poiché il narcisismo nelle forme borderline e nevrotiche si radica nell’infanzia e nella relazione genitori-bambino, occorre penetrare nella sfera personale antica della vita infantile e nella qualità delle relazioni genitoriali interiorizzate. Fondamentali per questo obiettivo sono le conoscenze della psicoanalisi, in particolare le teorie delle relazioni oggettuali, e infine le pratiche introspettive analitiche, che aiutano a far emergere il passato storico del paziente.
Kernberg sottolinea come l’investigazione delle relazioni ogget­tuali interiorizzate, ovvero delle vicissitudini dei rapporti genitoriali e interpersonali che sono divenute parte della psiche, nonché l’esame dello sviluppo delle relazioni affettive, rappresentino le componenti fondamentali dell’approccio terapeutico ai disturbi della personalità narcisistico-borderline.
Nell’approccio integrale, accanto all’investigazione introspettiva psicoanalitica, di particolare utilità ci sembra l’uso di alcune tecniche meditative di consapevolezza corporea, che facilitano l’integrazione dei vissuti emotivi e affettivi. La dinamicaaffettiva è infatti strettamente correlata all’esperienza corporea e sensoriale: gli affetti comprendono sempre una componente soggettiva cognitiva e un’esperienza soggettiva fisica ed emotiva di natura piacevole o spiacevole, con fenomeni di scarico neurovegetativi che hanno a che fare con l’attivazione psicomotoria e la comunicazione nel corpo.
Semplici pratiche di movimento libero, o di catarsi corporea, associate a più precise tecniche meditative di attenzione selettiva al corpo ed alle sue sensazioni, sviluppano una maggiore possibilità di consapevolezza sensoriale ed emotiva, facilitando la possibilità di differenziazione e di autoriflessione che collabora all’integrazione di emozioni rimosse, contribuendo ad un senso dell’identità più concreto e unificato.
Per affrontare il narcisismo nevrotico è fondamentale il lavoro sulla struttura tripartita (super-io, es, io), che nell’approccio integrale può essere visto come conflitto tra tre subpersonalità: il Bambino, il Genitore e il Mediatore interno.
Il risanamento della struttura tripartita narcisistica richiede che si abbia una nozione chiara della maturità psicologica a questo livello dello sviluppo, e delle forme di pensiero ad essa connesse.

Nella struttura tripartita sana, la capacità di controllare gli impulsi considerati inaccettabili, la possibilità di accettare i propri errori con il desiderio di risanarli, il porsi di fronte alle proprie colpe e alle proprie debolezze senza perdere l’autostima, ma volendo riparare, determina la capacità di autocritica, di retto rimorso e di responsabilità verso le proprie azioni, nonché la possibilità di pagare i propri errori e le proprie colpe senza sentirsene annientati.
Questi elementi sani del comportamento mentale sono fondamentali per lo sviluppo futuro dell’identità e fanno capo a una buona strutturazione del super-io.
Nella misura in cui la normativa superegoica si sposta verso l’insensatezza dell’ipermoralismo o dell’idealismo onnipotente, si produrrà un bambino sofferente e un mediatore che troverà sempre più difficile la sua opera di transizione tra le richieste interne e quelle della realtà esterna.
Questa disfunzione del comportamento interno porta a disfunzionali relazioni interpersonali che impediscono l’adattamento.
Il disturbo del super-io, in altre parole, produce diverse fasce di sofferenza che possono essere viste come conflitti tra subpersonalità. Nella psicoterapia integrale vanno affrontate le sofferenze del bambino vittima, la sofferenza aggressiva del genitore e quella del mediatore difensivo diviso tra genitore e bambino, nelle componenti relazionali che si riferiscono alla percezione, all’affettività, al pensiero e al comportamento:
v la sofferenza emotiva del bambino vittima (paura, rabbia, impotenza, vergogna, invidia, gelosia);
v la sofferenza aggressiva del genitore onnipotente (intolleranza, ipercriticismo…);
la sofferenza del mediatore difensivo (diviso tra il genitore e il bambino).

Grande attenzione va data alla comprensione delle aspettative narcisistiche idealiste e onnipotenti ed al superamento delle difese che si ergono contro il pericolo delle cariche distruttive dovute alla sofferenza reattiva del bambino interiore.
L’osservazione attenta della relazione genitore-bambino svela l’operato difensivo del mediatore, che cerca di occultare gli aspetti che acuiscono il conflitto tra i due, alleandosi con il genitore o il bambino e rimuovendo i fattori dell’aggressività, della debolezza e dei limiti produttori di paura e di vergogna.
È il vittimismo, quale sentimento di essere trattato ingiustamente, che va posto in primo piano, come la voce del bambino interiore in risposta alla pretesa onnipotente del genitore.
L’autorappresentazione di se stesso vittima e carnefice, quale risultato dell’agire interrelato delle subpersonalità del bambino e del genitore, dovrà cedere il posto a una più matura autorappresentazione, che riconoscerà questa dualità interna da una più unificata e sapiente posizione. Dovrà, in altre parole, svilupparsi un nuovo centro di coscienza che, invece di occultare, accolga l’imperfezione e i limiti e, con essa, la frustrazione inevitabile che la vita dà, e medi, secondo principi realistici, le richieste morali, quelle pulsionali e quelle della realtà.
I conflitti narcisistici sono impregnati di egoismo e non sono risolubili senza una trasformazione delle motivazioni verso la vita e del pensiero che guida l’azione: prima tra di esse è l’importanza personale esagerata, da cui è generata l’aspettativa irrealistica di come dovremmo essere, di come dovremmo trattare il mondo e di come dovremmo essere trattati dal mondo.
Il risanamento della struttura tripartita richiede un’elaborazione emotiva, attraverso pratiche che implicano il lavoro con il corpo, ed un’elaborazione cognitiva, che riconosca il modo di pensare
disfunzionale e gli atteggiamenti idealistici e onnipotenti che lo preparano e lo sottendono. Nel narcisismo le emozioni di impotenza, rabbia, risentimento, vergogna, invidia e odio sono il risultato di un pensiero disfunzionale che non contempla la capacità di accettare i propri limiti e di assumersi le implicazioni di questa accettazione, che richiede di accettare la disconferma altrui.
Occorre sapere qual è il retto modo di pensare che precede l’agire: senza la consapevolezza di ciò che è bene e di ciò che è sano le componenti emotive diventano drammatiche. La rabbia e il senso illusorio di essere non capiti e maltrattati, tipici del narcisista, non possono essere affrontati in se stessi se non si comprende che essi sono la risposta a un non retto pensare, ovvero al pensiero di chi in realtà cerca nel mondo solo uno specchio che accetti indiscriminatamente il proprio modo di essere.
La psicoanalisi parla di disillusione ottimale, quale prassi terapeutica che sposta l’ambizione narcisistica su scopi realistici (questo segue il passaggio da una patologia nevrotica a un narcisismo “normale” che non lede l’adattamento alla realtà). Come vedremo, la prospettiva integrale include questa disillusione ottimale ma mira a più profonde trasformazioni, perché ha come finalità anche il superamento del narcisismo dell’io separato dall’Anima, ovvero quello della cosiddetta psicopatologia della normalità.
D’accordo con le teorie psicoanalitiche, l’approccio integrale affronta l’ingiunzione irrealistica e grandiosa del genitore e le reazioni del bambino interiore, nonché la natura dei meccanismi difensivi, ma affronta anche le origini non etiche del narcisismo che fanno capo ai fattori egoistici dell’avidità, dell’orgoglio e della volontà di potenza.
Occorre tener presente che la genesi del narcisismo è sì nel bisogno di assoluta stima, conferma e successo che si radicano in un
vissuto primario infantile di una ferita di amore, ma è anche fondato su fattori del carattere di base che rappresentano un terreno fertile per lo sviluppo dell’egoismo, il padre del narcisismo.
Riappropriarsi delle proprie ferite d’amore è uno scopo della psicoterapia, ma affrontare l’egoismo e coltivare qualità spirituali è un mezzo imprescindibile della integrale guarigione narcisistica.
Lavoro psicologico e lavoro spirituale dovranno incontrarsi per una vera soluzione di questa sofferenza paralizzante la salute mentale e lo sviluppo autorealizzativo.
In questo contesto, le valenze narcisistiche e non etiche della personalità vanno sempre tenute presenti e fatte riconoscere al paziente. Nel trattamento della struttura narcisistica è necessario rivisitare e trasformare gli atteggiamenti mentali di criticismo e intolleranza e rivalutare il pensiero positivo e benevolente, ma anche maturare l’accettazione degli altri e la capacità di donare.
I fattori non etici del carattere narcisistico: arroganza, superbia, presunzione andranno riconosciuti come radici del conflitto della struttura tripartita, concause della rigidità e della chiusura ostile che produce sofferenza mentale, nonché della fragilità e della fondamentale incapacità di amare.
È necessario riconoscere come gli atteggiamenti narcisistici infantili costruiscono l’opposto di ciò che cercano e ispessiscono la percezione irrealistica di se stessi e del mondo. Esempio:
la richiesta onnipotente costruisce il sentimento d’impotenza;
la pretesa di essere sempre accettati costruisce l’incapacità di asserire opinioni e dissenso per paura del giudizio altrui;
la paura della propria assertività crea l’incapacità di difendersi dall’aggressività altrui;

l’incapacità di riconoscere i propri errori e le colpe reali porta alla confusione tra bene e male;
l’incapacità di assumersi la responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni porta al fallimento dell’intenzionalità;
l’incapacità di accettare che altri siano preferiti e migliori di se stessi perché si vuole essere il migliore porta a incertezza e fallacità.
Nella psicoterapia della struttura tripartita vanno affrontati anche i miti distruttivi che si formano nelle pieghe del pensiero narcisistico.
I miti distruttivi sono caratterizzati da assunzioni inconsce e da coazioni a ripetere modalità distruttive, che si manifestano in comportamenti ripetitivi intessuti di un simbolismo carico di istinto di morte. Ogni mito distruttivo è incarnato da una specifica maschera e da un’ombra che corrisponde a ciò che la maschera vela.
Narciso (è il mito vanaglorioso di chi vive la vita in funzione di appropriazione, che cela l’egoismo che uccide).
Icaro (è il mito dell’onnipotenza, che cela il rifiuto del limite).
Prometeo (è il mito della volontà di potenza, che cela l’orgoglio).
Lucifero (è il mito della modalità disobbediente e traditrice, che cela l’avidità e l’invidia verso l’autorità).
Il vincitore (è il mito di colui che vuole sempre essere il migliore, che cela il  rifiuto del fallimento).
L’angelo del focolare (è il mito dell’obbedienza cieca all’autorità, che cela la paura).
La vittima (è il mito di colui che è sempre permeato di sconfitte, che cela l’incapacità di essere grato).

Concludendo questa breve panoramica dell’approccio integrale al narcisismo, in particolare al narcisismo nevrotico, voglio sottolineare che, per sviluppare la consapevolezza delle componenti narcisistiche, di grande utilità è la pratica meditativa Vedanta di autosservazione, che allena ad osservare nel qui ed ora il soggetto sperimentatore della realtà, ed il pensiero che usa per giudicare la realtà. Questa esplorazione pone facilmente in contatto con le subpersonalità.
L’osservazione della natura del pensiero porta a riconoscere i danni del pensiero violento o limitato o pregiudiziale ed a favorirne la trasformazione.
Lo sviluppo di un pensiero portatore di verità rieduca l’orgoglio di appartenere a se stesso e l’avidità di beni transitori, verso forme più garanti e sicure di esistenza.
È ancora il pensiero purificato dalla visione spirituale ciò che rivoluziona gli atteggiamenti narcisistici apportatori di dolore, verso atteggiamenti apportatori di serenità e di ottimismo.
Accanto alla pratica meditativa di autosservazione è di grande utilità la pratica meditativa, insegnata nella tradizione Yoga-Vedanta, dell’evocazione del sentimento positivo, che coltiva qualità come il perdono, la comprensione, l’accettazione e l’umiltà.
Queste pratiche spirituali rappresentano la migliore terapia del comportamento grandioso e orgoglioso del super-io disfunzionale, smontano la pretesa onnipotente e la richiesta idealistica che si fa a se stessi e agli altri, sviluppando aspettative più realistiche che contribuiscono all’accettazione dei propri limiti, della propria incompiutezza e quindi di quella altrui.
L’atteggiamento spirituale che accetta il coraggio di esistere in un mondo imperfetto e vuole comprendere e perdonare gli errori
propri e altrui aiuta a non reagire con rabbia alla frustrazione, superando così la sofferenza narcisistica più dolorosa.
Nella pratica spirituale, di grande utilità è la lettura dei testi sapienziali, come la Bhagavad-Gita, gli Yoga-Sutra di Patanjali, commentati da Raphael, che aiuta a disidentificarsi dal limitato e debole senso dell’io ordinario e dall’autorappresentazione egocentrata, acquistando speranza e fiducia nelle potenzialità del Sé, che è parte indivisa della vita universale.
La visione spirituale del Sé come anima immortale, abitatrice della vita universale che è incarnata con un compito e uno scopo, dà significato a quei limiti ed a quei fallimenti ineluttabili nella vita di ogni essere umano, che il narcisista non sopporta, aiutandolo a comprendere che la sofferenza che si incontra nella vita non è una sterile sconfitta che sviluppa disistima, ma un’opportunità di trasformazione, crescita e conoscenza.
Se il narcisista capirà il senso spirituale della vita e il suo radicamento nella vita universale, se potrà accettare la sofferenza come opportunità di crescita, potrà ridurre la sua basica insicurezza e sviluppare un senso di responsabilità verso la vita che mitigherà le sue pretese onnipotenti, i suoi terrori e i suoi odi.
CENNI SUL RAPPORTO TERAPEUTA-PAZIENTE
Nella psicoterapia integrale, cruciale per la soluzione dei conflitti narcisistici e delle aspettative irrealistiche che li sottendono è il rapporto terapeuta-paziente. Il lavoro con il paziente narcisista richiede non solo una relazione terapeutica profonda ed empatica, ma anche una reale modalità attiva da parte del terapeuta, rivolta a favorire il riconoscimento degli oggetti narcisistici, tale da consentire il ripristino del principio della realtà sull’idealizzazione narcisistica.
Nella relazione terapeutica, l’intervento del terapeuta facilita 
l’elaborazione dell’aspetto cognitivo delle relazioni affettive, che riflette sempre il rapporto tra una rappresentazione di sé ed una dell’oggetto. Inoltre, la personalità matura del terapeuta potrà favorirne i processi di interiorizzazione e identificazione con una figura genitoriale positiva, che consenta la costruzione del super-io sano.
Il lavoro con il paziente narcisista richiede molta centralità e pazienza. Nel transfert che lega il paziente al terapeuta, si manifestano i vissuti delle pulsioni sessuali e aggressive, dalle reazioni iniziali di attaccamento come affetto di base, alla rabbia, all’odio come stato affettivo reattivo alle aspettative deluse, proiettate nel setting terapeutico. A queste si aggiunge l’invidia conscia o inconscia, che si sviluppa facilmente verso il terapeuta, e che è particolarmente perniciosa nel borderline.
Nel trattare i disturbi narcisistici va privilegiata una situazione terapeutica forte, attenta ed amorevole, e un rapporto terapeutico con uno psicoterapeuta maturo, libero da valenze narcisistiche.
Quanto più il terapeuta è capace di accettare e di essere in pace con i suoi limiti, con un’attiva responsabilità volta alla loro trasformazione, tanto più sarà capace di accogliere i limiti del paziente ed esserne valido specchio.
Quanto più il terapeuta avrà trasceso la vulnerabilità, la rabbia e le difese narcisistiche, tanto più potrà venire in contatto con la rabbia narcisistica del paziente e comprenderne le difese. Quanto più egli incarnerà un modello realistico e accettante il bene e il male, tanto più potrà favorire un nuovo modello da introiettare, che favorirà lo sviluppo di un super-io con richieste morali giuste.
Lo psicoterapeuta ideale è quel meditante progredito che, ben oltre il disordine dei disturbi narcisistici, cosciente dei limiti e delle potenzialità, è allineato al Sé, da cui riceve guida e nutrimento.
Se lo psicoterapeuta può incarnare il Sé piuttosto che l’io, egli apparirà come un centro di discriminazione, armonia e saggezza  amorevole, di per sé altamente trasformatorio.
Non va dimenticato che il Sé, come centro e totalità della psiche, è capace di conciliare gli opposti: esso non solo è la sorgente delle forze superiori dell’interiorità, ma è anche l’organo di accettazione per eccellenza.
Alleandosi con il Sé, lo psicoterapeuta dovrà trasmettere la natura dell’accettazione, non come passiva acquiescenza alla negatività e agli errori del paziente (che significherebbe un’iperindulgenza, priva di discriminazione e sottomessa al male), ma come capacità di riconoscere errori e negatività ed assumersene umilmente la responsabilità, onde dare avvio a un processo di trasformazione centrato sulla volontà di bene e sull’affermazione della dignità della propria vita.
L’atteggiamento di vera accettazione, così spesso confusa con l’iperindulgenza, richiede e porta seco il sentimento di responsabile e riparatoria considerazione per il male e per il danno inferto a se stessi e agli altri.
Uno psicoterapeuta efficiente non sarà mai critico e svalutativo, ma neanche iperindulgente: come il Virgilio dantesco, guiderà il paziente nel suo “inferno” narcisistico e gli farà riconoscere i suoi fantasmi e i suoi mostri, così come i suoi talenti e le sue qualità, rimanendo in ogni caso centrato in un cuore lucido e compassionevole, capace di un’intenzionalità volta alla liberazione dal male, che non potrebbe realizzarsi senza la fiducia nelle forze buone del Sé e nella sua costante opera di risanamento e illuminante influsso.




RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Boggio Gilot L., Crescere oltre l’io, Cittadella editrice, Assisi 1997
Boggio Gilot L., Il narcisismo nevrotico, Dispense di insegnamenti tenuti all’AIPT
Boggio Gilot L., Il narcisismo borderline, Dispense di insegnamenti tenuti all’AIPT
Kernberg O., Sindromi marginali e narcisismo patologico, Boringhieri, Torino 1989
Kohut H., Narcisismo e analisi del sé, Boringhieri, Torino 1976
Lowen A., Il narcisismoedizioni Feltrinelli, Milano 1985
McWilliams N., La diagnosi psicoanaliticaedizioni Astrolabio, Roma 1999
Raphael, Tu sei quelloAsram Vidya, Roma 1982
Raphael, Al di là del dubbioAsram Vidya, Roma 1987
Raphael, Scienza dell’amoreAsram Vidya, Roma 1996

nessuno può essere ridotti ai suoi errori
bettino craxi

sabato 6 ottobre 2012

Alberto Sordi - Il Vedovo

Il mondo è una commedia per quelli che pensano e una tragedia per quelli che sentono
Horace Walpole 

piramide del sistema capitalista

piramide del sistema capitalista

venerdì 5 ottobre 2012

Iban il terribile

giovedì 4 ottobre 2012

Love is your fear - Vinny Piana - DEBAUCHED remix

sgarbi: anche gesù è stato condannato


mercoledì 3 ottobre 2012

Grom: tutti i segreti e i difetti del finto gelato artigianale preparato con metodi industriali. Il problema degli additivi


“Grom: il gelato industriale che diventa artigianale”. Era il titolo di un articolo pubblicato due mesi fa su Il fatto alimentare che ha creato un certo rumore. Il quesito era abbastanza semplice: come ha fatto un'industria con centinaia di dipendenti a diventare la rappresentante del gelato artigianale italiano nel mondo? Qual è il segreto? Il marketing? La pubblicità? Forse tutto ciò, affiancato dalla mancanza di una definizione precisa su cosa si intende per gelato artigianale, e dalla scarsa capacità delle associazioni di categoria di contrapporsi ad un'azienda molto abile nella comunicazione.

Ma questi sono discorsi teorici. A dispetto di ogni logica il gelato di Grom è vissuto nell’immaginario dei consumatori come un vero cono artigianale anche se non è vero. Lo sostengono anche i due manager che gestiscono l’azienda piemontese che parlano sempre di “gelato come una volta”, senza altre precisazioni.

A questo punto bisogna spiegare perché il cono di Grom non è un prodotto artigianale e neppure un di eccellenza come molti pensano.

- La caratteristica principale del cono artigianale è di essere preparato fresco ogni giorno nel laboratorio annesso al punto vendita. Il gelato di Grom viene elaborato in un centro unico di produzione a Mappano di Caselle (TO) in Piemonte, ed è pensato per essere consumato dopo diversi giorni di stoccaggio. La miscela viene infatti pastorizzata, poi congelata e trasferita nei punti vendita, per essere mantecata prima di finire nel pozzetto del banco frigorifero. Il processo industriale è perfetto ma i diversi passaggi ne compromettono inevitabilmente la struttura.

Per semplificare possiamo paragonare il cono artigianale ad un piatto di spaghetti preparati al momento al ristorante, mentre quello di Grom a un piatto di spaghetti (confezionato con materie prime eccellenti e venduto ad un prezzo elevato) ottenuto riscaldando un precotto surgelato.

- Grom dichiara di non usare additivi per differenziarsi dalle gelaterie artigianali, ma si tratta di un modo per farsi pubblicità, sfruttando la scarsa conoscenza della gente e l'emotività dei consumatori che quando si parla di additivi entrano in fibrillazione. In realtà il gelato di Grom contiene l’E410, un additivo conosciuto con il nome di farina di semi di carrube. Si tratta di una sostanza necessaria per addensare, utilizzata anche nelle gelaterie artigianali insieme ad altri come carragenine o farina di semi di guar, derivati da piante o arbusti.

In commercio si trova anche gelato senza addensanti, il caso tipico è quello di Haagen-Dazs che per compensare l’assenza e rendere il prodotto morbido, utilizza una quantità esagerata di grassi (circa 25%) per cui alla fine il gelato ha quasi la consistenza di un panetto di burro.

Nei gusti alla crema di Grom non ci sono i mono e digliceridi degli acidi grassi alimentari, ovvero gli emulsionanti, additivi presenti in tutti i prodotti alimentari industriali per amalgamare la materia grassa (contenuta nella panna, nel latte e nel burro...) con l’acqua degli altri ingredienti. È vero che una volta non si usavano questi additivi ma tra gli ingredienti della miscela c'erano sempre le uova, che svolgevano la stessa funzione attraverso le lecitine presenti nel tuorlo.
Secondo alcuni la necessità di uniformare la produzione nei punti vendita sparsi nel mondo, rende inutile la presenza di emulsionanti perché non cambierebbe la struttura del gelato, che si presenta comunque rugoso e dall'aspetto poco invitante. L'abilità dell'azienda è stata quella di presentare in chiave marketing l’assenza di questi additivi come testimonianza di un modo di lavorare artigianale di altri tempi.

Secondo altri l'assenza di emulsionanti è una scelta sbagliata perché nella miscela si formano più facilmente cristalli di ghiaccio e il gelato alla fine risulta duro e poco spatolabile sulla cialda, con un esito deludente. Da qui deriva probabilmente la scelta di non utilizzare nel banco frigorifero le vaschette ma il pozzetto, che evoca il gelato di una volta. In realtà questi contenitori diventano un atto dovuto per nascondere i difetti estetici di un prodotto “ricongelato” privo di morbidezza come invece si percepisce nel cono artigianale di giornata.

La scelta di non usare emulsionanti comporta un super lavoro da parte degli addetti al banco. Prima di spatolare il gelato sulla cialda, bisogna ammorbidire la miscela eccessivamente compatta, facendo una seconda mantecatura manuale. Il giochino porta via tempo e nell'orario di punta si forma sempre la coda fuori dai negozi. Certo si tratta di un elemento negativo che però viene interpretato dai clienti come un fattore necessario per poter mangiare il mitico cono firmato Grom.

Oggi molte gelaterie artigianali per accontentare i clienti desiderosi di consumare prodotti senza additivi hanno ridotto la quantità di addensanti o li hanno sostituiti con altri ingredienti che li contengono come fa Stefino a Bologna utilizzando l'amido di kuzu. Per quanto riguarda gli emulsionanti la sostituzione è più difficile, c'è chi usa latte in polvere arricchito con proteine; il sistema funziona ma per mantecare la miscela occorre un micronizzatore che permette di ottenere un gelato mantenendo la morbidezza e l’aspetto vellutato.

La conclusione è forse scontata ma non banale. Grom è un ottimo esempio di imprenditoria italiana nel mondo, ma la qualità del cono non è un modello di eccellenza e non regge il confronto con le tante gelaterie artigianali ormai presenti in molte località. Qualche mese fa in un'intervista a Radio 24 sostenevo che se fossimo a scuola Grom meriterebbe un voto di poco superiore al 7, altre gelaterie sarebbero sotto, ma come in tutte le classi c’è pure un gruppo di allievi che arriverebbero tranquillamente a 9. Io frequento queste gelaterie.

Roberto La Pira

La risposta di Grom

Egregio dott. La Pira,
Ho letto con molta attenzione il suo articolo in merito alla nostra attività di produttori di gelato. Non scendo nel merito delle sue opinioni personali circa la qualità del gelato – opinioni che rispetto -, ma desidero fare alcune precisazioni a beneficio dei vostri lettori.
A differenza di quanto lei afferma, il processo che prevede la produzione della miscela nel nostro laboratorio centralizzato di Mappano e la successiva mantecazione in gelateria, non compromette assolutamente la struttura del gelato. Non è questa la sede per specificare tutti i fattori che in realtà vanno a definire tale struttura, ma desidero invitarla fin da ora a visitare una nostra gelateria, in modo che lei stesso possa correggere quanto ha scritto.
Trovo del tutto fuori luogo il paragone con il piatto di spaghetti 

precotti e la prego di considerare che la sequenza di produzione della miscela liquida, relativa conservazione a temperatura controllata e successiva mantecazione è comune ad ogni gelateria italiana.

A differenza di quanto lei scrive, inoltre, Grom non dichiara di non usare additivi in generale, ma afferma chiaramente di non utilizzare additivi chimici: la farina di semi di carrube è infatti ottenuta grazie alla macinazione dei semi – appunto - contenuti nelle stesse carrube: un processo meccanico che si differenzia nettamente dai processi ben più aggressivi con i quali normalmente si producono gli additivi comunemente utilizzati nel gelato, come le carragenine o la gomma di guar, che lei stesso cita.
Il desiderio di non utilizzare 

emulsionanti è, inoltre, legato alla volontà di produrre un gelato che sia il più naturale possibile. E l’assenza di emulsionanti non ha alcuna relazione con la formazione di cristalli di ghiaccio, ma incide solo sulla quantità di aria incorporata nel gelato durante il processo di mantecazione.

La scelta dell’utilizzo del banco con il pozzetto è, desidero specificarlo, di natura tecnica: in questo modo il freddo viene trasmesso al gelato grazie al liquido contenuto nello stesso bancone e non grazie alla ventilazione di aria, come avviene nel caso dei gelati contenuti in vetrina. Il primo è un modo più “delicato e gentile” di ottenere la temperatura di -12° alla quale normalmente il gelato viene servito.

Sarà un piacere per me, in occasione della sua eventuale visita in gelateria, fare insieme a lei una degustazione “cieca”,confrontando il gelato di Grom con quello delle sue gelaterie preferite. Sarà certamente un’occasione per imparare e per migliorare ulteriormente la qualità del nostro prodotto. In attesa di incontrarla in uno dei nostri negozi, la ringrazio per avermi concesso questo spazio e ringrazio i lettori per l’attenzione.

Guido Martinetti