domenica 30 settembre 2007

ostalgia

trabant adri
Si è aperta a fine luglio alla Neue Nationalgalerie di Berlino la mostra "L’arte in Ddr", solo l’ultima in ordine di tempo tra le sempre più numerose manifestazioni dell’Ostalgia che si è impossessata della Germania unita: ostàlgia (da pronunciare con la g dura, come in "gas") è un neologismo formato da nostalgia e da Osten (che in tedesco vuol dire "est"), ovvero nostalgia per l’epoca in cui c’era la Germania orientale. L’esempio più clamoroso di ostalgia è stato naturalmente il film Goodbye Lenin che ha sbancato i botteghini e che, da febbraio – quando è uscito – a oggi, in Germania è stato visto da 6 milioni di spettatori. Ma già nel 2001, su un tema assai vicino, era uscito Berlin is in Germany di Hannes Stohr, che racconta le peripezie di un cittadino dell’est, imprigionato proprio prima della caduta del Muro di Berlino (novembre 1989) e liberato dieci anni dopo. Dell’anno scorso è invece Halbe Treppe ( l’edizione internazionale è intitolata Grill Point), commedia sentimentale di Andreas Dresen, sulle difficoltà di adattamento al capitalismo degli abitanti di Francoforte sull’Oder.
Naturalmente anche la Tv si è buttata su questo filone: da settembre il canale Rtl trasmetterà una serie sull’ostalgia, animata dalla pattinatrice della Ddr Katarina Witt (due volte olimpionica) in cui saranno ripresi spettacoli, canzoni, e altri aspetti della vita nella Germania orientale.
Ma l’ostalgia è visibile anche nei caffè e nei bar: poiché Goodbye Lenin uscirà in Francia a settembre, il corrispondente di Le Monde a Berlino in un articolo sul tema annovera, tra questi locali, il Kombinat a Berlin Mitte, in cui campeggia una bella stella rossa. In questo rimpianto per il passato confluiscono disparate componenti. Come in ogni epoca della storia, ci sono i nostalgici per vocazione, quelli che sarebbero nostalgici anche dell’inferno ("almeno lì faceva più caldo"). Ci sono i teorici del "come stavamo meglio quando stavamo peggio": genia che prospera anche nella sinistra italiana: in questo caso la variante dell’ostalgia è il rimpianto per la guerra fredda e per un’Unione sovietica che bilanciava lo strapotere Usa. Ci sono i privilegiati dell’ancien régime che hanno perso i loro privilegi e i membri di tutti gli apparati repressivi che hanno perso il loro status e sono stati criminalizzati. Ma in Germania ci sono le decine di migliaia di professori liceali di marxismo che hanno perso non solo il lavoro ma anche la propria specializzazione. E poi ci sono tutti gli scienziati della Germania est penalizzati dalle nuove graduatorie (per esempio sapere l’inglese fa punti per i concorsi universitari, mentre sapere il russo no). Ci sono i nuovi disoccupati, e i nuovi poveri. Ci sono i delusi dal capitalismo: viene in mente la battuta sui due russi che s’incontrano: "La sai la brutta notizia? Tutto quello che ci diceva il Pcus sul comunismo era falso". Risponde l’altro: "Ma c’è una notizia ancora peggiore: tutto quello che ci diceva sul capitalismo era vero".



E poi c’è un generale sentimento d’umiliazione: i tedeschi orientali (gli Ossi) vengono trattati dagli occidentali con la stessa considerazione che i leghisti di Umberto Bossi hanno per i "terroni". La Germania est è diventata la "questione meridionale tedesca" con una straordinaria somiglianza negli stereotipi. Gli Ossi sarebbero pigri, furbastri, burocratici, sempre in attesa della manna statale, privi di spirito d’iniziativa. Da 14 anni gli Ossi si sentono fare ogni giorno dai Wessi una lezione di civismo, di imprenditorialità, di moralità. Per i Wessi invece l’ostalgia è il piacere per un folklore desueto, assomiglia alla passione dei padani per la commedia napoletana, e la Trabant è l’equivalente metallico del carretto siciliano.
Questa nostalgia è particolarmente vistosa in Germania, ma – in gradi diversi – si manifesta in tutti i paesi dell’ex blocco sovietico. In ogni paese vi è una ragione specifica. In Polonia per esempio, adesso si sparla dei preti come sotto il comunismo si denigravano i commissari del popolo (cioè sempre per allusioni e a bassa voce). In Russia il crollo della produzione, dell’economia, del livello di vita e anche della speranza di vita (tra il 1991 e il 1994 la durata della vita media dei maschi russi diminuì di 6 anni!) abbellirono il ricordo del passato (che d’altronde appare sempre più roseo di quel che fu in realtà).
Ma il rimpianto del comunismo è un fenomeno complesso su cui si studia da parecchi anni. Nel 1996 si tenne una memorabile conferenza a Bellagio. Nel 2001, nella New York del dopo 11 settembre, girellando per una libreria Barnes and Noble, inciampai in un volumone dal titolo che mi affascinò: The Future of Nostalgia (pp. XIX, 404, Basic Books, 2001) della slavista russa, oggi professoressa ad Harvard, Svetlana Boym. Alla fine di questa primavera è uscito per i tipi di Bruno Mondadori un volume collettivo, Nostalgia. Saggi sul rimpianto del comunismo (pp. 290, € 24,00), la cui prima parte è una versione molto abbreviata del saggio di Boym (mi piaceva di più il titolo inglese) che ha il pregio di discutere in generale questa strana categoria della modernità e di tracciarne una breve storia: il primo "manifesto della nostalgia" è redatto nel ‘400 dal primo poeta maledetto moderno, François Villon: "Mais où sont les neiges d’antan…?" ("Dove sono le nevi d’un tempo che l’aprile ha disciolto?").
Intanto il termine stesso è un neologismo pseudo-greco – da due parole elleniche, nostos, ritorno a casa, e algos, dolore – che fu coniato nel 1688 dal medico svizzero Johannes Hofer per descrivere una precisa malattia: "la tristezza ingenerata dall’ardente brama di tornare a casa". In realtà la nostalgia assunse subito un significato più vasto e poté coesistere, senza sovrapporsi, con i termini specifici che le varie lingue hanno per designare il rimpianto del proprio paese, mal du pays in Francia, Heimweh in Germania, mal de corazon in Spagna. Per Hofer, chi soffriva di nostalgia aveva "rappresentazioni distorte", perdeva contatto con la realtà, assumeva un aspetto esanime e allampanato, confondeva eventi reali e immaginari, passati e presenti, sentiva voci e vedeva fantasmi. Il ritorno diventava un’ossessione. La nostalgia era perciò una vera e propria malattia, con tratti in comune con l’ipocondria e la melancolia. Di diverso c’era che la nostalgia era non solo una sindrome privata, ma anche un morbo pubblico. "Nel 1733 l’esercito russo cadde vittima della nostalgia appena entrò in territorio tedesco e la situazione divenne così seria che il generale fu costretto a escogitare una cura radicale per debellare il virus nostalgico. Minacciò che il "primo che si fosse ammalato, sarebbe stato sepolto vivo"". A fine ‘700 la nostalgia era diventata "un’epidemia pubblica" (nella stessa costellazione di sentimenti, dilaga nella stessa epoca la passione per le rovine). Addirittura, "le autopsie che furono eseguite sui soldati francesi morti nella proverbiale neve russa durante la disastrosa ritirata della Grande Armata napoleonica rivelarono che molti di loro presentavano infiammazioni cerebrali caratteristiche della nostalgia".
La nostalgia sarebbe dunque solo un’altra di quelle "malattie transitorie" di cui parla il filosofo Ian Hacking, che vengono diagnosticate in certi luoghi per un certo periodo e poi scompaiono. Oggi, dice Boym, la nostalgia è una sindrome medica solo in Israele (non per caso, si potrebbe aggiungere). C’era però in questa concezione medica della nostalgia un risvolto sanitario che ci appare balzano – ma non più dell’idea che la depressione sia debellabile col Prozac – e cioè che la nostalgia fosse curabile. Ma mano mano che l’ideologia del progresso si diffondeva e predominava, la nostalgia non era più una sindrome individuale, ma diventava un vero e proprio mal du siècle.
Il proprio del progresso è di relegare il passato nell’irripetibilità: poiché noi siamo progrediti rispetto a esso, non potremo più vivere ed essere come eravamo allora. Il desiderio del ritorno al passato diventa un desiderio impossibile perché il passato non potrà mai ripresentarsi come era. L’esito più esasperato di questo procedimento è riscontrabile nel titolo dell’autobiografia dell’attrice (e compagna di Yves Montand) Simone Signoret, La nostalgie n’est plus ce qu’elle était ("La nostalgia non è più quella di una volta).
Da malattia debellabile a male incurabile, la nostalgia è il marchio indelebile ogni percezione del moderno. Anzi, poiché ogni presente è destinato a fulmineamente divenire passato, il secondo romanticismo elabora una nuova forma di nostalgia: la nostalgia del presente. Ognuno guarda l’istante attuale come quel labile momento che sta per sprofondare in un irrepetibile passato. Charles Baudelaire lo esprime benissimo nella poesia La Passante (prevedibilmente citata da Svetlana Boym), in cui egli guarda una passante che incrocia per mai più rivederla, con già la nostalgia di un amore che avrebbe potuto essere e non sarà, la nostalgia di un amore virtuale.
Sempre nell’800, quando Los Angeles era un avamposto spagnolo, Chicago era ancora un paesello, e New York era una piccola cittadina comparata a Londra o Parigi, un promotore immobiliare di Saint Louis prediceva che "dalle frenetiche città della Costa Pacifica, pellegrini sentimentali giungeranno là dove ora sono Boston, Filadelfia e New York e contempleranno lunari, con malinconia, le tracce delle Atene, delle Babele e delle Cartagine dell’emisfero occidentale" (ancora le rovine, solo che in questo brano sono "ruderi posteri"). Qui siamo addirittura in una situazione di nostalgia del futuro, di vivere il presente in uno stato di futuro anteriore.
Dalla nostalgia del paese natio e del passato, siamo passati alla nostalgia del presente, e poi alla nostalgia del possibile, e poi alla nostalgia del futuro. Cioè alla nostalgia come sentimento intransitivo, che non si riferisce a nulla di specifico, che non ha neanche una specifica ragione di essere, ma soffonde di malinconia l’intera percezione interiore del nostro esistere: cosa è lo spleen se non una nostalgia intransitiva? Se la nostalgia permea tutta la nostra percezione, vuol dire che ci sentiamo costantemente estraniati, spaesati: "la società moderna appare come un paese straniero, la vita pubblica un’emigrazione dall’idillio familiare, l’esistenza urbana un esilio permanente" (Boym).
Infine c’è una nostalgia anche di ciò che non è mai esistito, come esprime in modo fantastico una poesia di Giorgio Caproni, intitolata "Ritorno" – nel nostro contesto diremmo nostos – che Boym cita alla fine del suo libro inglese (nella versione italiana manca tutta la parte su come influisce l’informatica sulla nostalgia):
"Sono tornato là / dove non ero mai stato. /Nulla, da come non fu, è mutato. /Sul tavolo (sull’incerato / a quadretti) ammezzato / ho ritrovato il bicchiere mai riempito. Tutto / è ancora rimasto quale / mai l’avevo lasciato."
È probabile che la nostalgia del comunismo appartenga, almeno in parte, a questo rimpianto di quel che non fu.

sabato 29 settembre 2007

Io la conoscevo bene: Paola Chiaromonte



Gente che per essere qualcuno e apparire è disposta a tutto. Per farsi fotografare, farsi ammirare, far parlare di sè, finire sui giornali, cosa c'è di meglio di una bella festa pronta a trasformarsi in un bordellone gigante?
Una fanciulla, neppure ubriaca, si è fatta fotografare sul water, pardon, chiamiamo le cose col loro nome, sulla tazza del cesso, seduta e con le mutandine calate.




Saranno famose". E se lo dice l'obiettivo di Bruno Oliviero, alias "il fotografo delle dive", c'è da crederci. Ci hanno creduto le dodici modelle che hanno posato per lui nel calendario 2004 sotto il titolo, per l'appunto, "Saranno famose".
E allora cominciamo a ricordare i nomi di quelle che promettono di essere le famose di un prossimo futuro: Paola Chiaromonte, 23enne, napoletana, una passione che si divide tra teatro e sport.



Napoletana verace, Paola appare come una bellezza mediterranea intrigante e maliziosa. Un carattere dolce ed una
grande voglia di emergere nel mondo dello spettacolo. Vive tra Roma e Napoli e ha più volte dimostrato il suo talento in varie partecipazioni come attrice per alcune importanti Fiction.
Credi seriamente nelle tue capacità artistiche?
Ho piena fiducia nella mia scelta di intraprendere la carriera artistica e per questo frequentando una scuola di recitazione ritengo di aver affinato il mio bagaglio di conoscenze a riguardo ed il mio modo di recitare. Amo molto leggere testi di autore di un certo livello, a mio parere utile per crescere come artista.
Quali sono stati i tuoi ultimi lavori.
Ho partecipato interpretando un ruolo molto carino ad “Orgoglio” poi sono entrata nel cast di “Gente di mare 2”. Ultimamente mi sono cimentata in un cortometraggio per la regia di Giorgio Serafini che andrà su Internet. Spero al più presto di poter interpretare sempre più ruoli da protagonista. Ho fatto tanto teatro, è per me una grande passione e tutte queste esperienze insieme mi daranno quanto prima la possibilità di farmi notare.
Progetti futuri.
Dovrei iniziare la lavorazione di una Fiction a Settembre, ma per scaramanzia non ne voglio parlare.
Hai un “Lui” e come deve essere per te l’uomo ideale.
Attualmente sono single. Non amo molto i “bellocci” che se la tirano e preferisco l’uomo generoso, rispettoso ed intelligente, anche se meno bello!
Quale attrice ed attore preferisci tra i tanti artisti italiani.
Sicuramente la bravissima Giovanna Mezzogiorno e come attore Stefano Accorsi. Ritengo siano proprio “belli e bravi”,
come si dice!
Cosa ti aspetti dal futuro.
Che improvvisamente qualche regista si accorga che sono brava a recitare, e mi metta alla prova in un ruolo importante. Mi appello al detto sempre in uso: “provare per credere”.

Settembre 2008
http://www.viviroma.tv/upload/1229466015.pdf





Intervista a Paola Chiaromonte
Pratichi qualche sport?
Si, il nuoto e mi piacciono molto le arti marziali.
Che cos’hai dentro di te di napoletano?
Sicuramente la positività, la filosofia di vivere alla giornata e di prendere quello che ti viene, e come tutti i napoletani sono molto socievole.
L’amore che cos’è per te?
È la prima cosa, l’essenza della vita. Che sia l’amore per un’amica, per un figlio, per la famiglia o per un uomo.
Qual è la cosa che ritieni più bella del tuo viso e del tuo corpo?
Indubbiamente l’espressione dei miei occhi mi affascina molto, ed il fondoschiena che non è niente male!
Che tipo di film ti piacerebbe interpretare?
Sento di non avere nessun problema ad interpretare vari ruoli perché cerco sempre di immedesimarmi nella parte che interpreto.
Che carattere hai?
Allegro, volubile ma determinato.
Qual è il tuo uomo ideale?
L’intelligente, l’ironico, ma non il possessivo.
Sei gelosa?
Un po’, da buona napoletana, però lo nascondo bene perché capisco che non è costruttivo esserlo.
Cos’è per te la seduzione?
Un gioco di sguardi, qualcosa che o ce l’hai dentro oppure non la potrai mai acquisire.
E tu ce l’hai?
Ma, gli altri mi dicono che vedono in me questa seduzione, ma io mi ritengo una ragazza normale.
Ti piace fare la corte ad un uomo o essere corteggiata?
Mi piace farmi corteggiare e farmi sedurre.
Cos’è per te il sesso?
Dopo il mangiare è la prima cosa che mi piace fare, è un connubio che ognuno di noi dovrebbe avere.
Che lavoro stai facendo?
Una parte nella fiction “Gente di mare 2”.

Viviroma aprile 2007
http://www.viviroma.tv/upload/1229459288.pdf

angela fiore mare

giovedì 27 settembre 2007

avrei voluto indossare la mia natura oggi prima di uscire, solo che la donna a ore non aveva finito di stirarla

martedì 25 settembre 2007

25.10.2007

mercoledì 19 settembre 2007

katahomo spot



katahomo.com

martedì 18 settembre 2007

ricordando luciano

Così Federico Moccia commemora sul settimanale Gente scomparsa di Luciano Pavarotti.
“Sarà stato il 2000 quando, per fare una sorpresa alla mia ragazza, l’ho caricata un pomeriggio in macchina e siamo partiti alla volta di Modena. Non le ho detto dove andavamo, ma la mia meta era arrivare al “Pavarotti & Friends” per assistere al concerto di George Michael”.


non è un caso se è il + grande scrittore italiano

lunedì 17 settembre 2007

sono tutti beppe grillo con i reati degli altri

domenica 16 settembre 2007

ci piace macho

mercoledì 12 settembre 2007

intervista a ildeboscio

Come nasce il progetto 'il Deboscio'? Per scherzo, da un gruppo di amici? Chi c'è dietro al Deboscio?
Non è che nasca per scherzo. Parte da me e David. Nasce come stato d'animo e poi come sito.
Il Deboscio è il disincanto, per dirla con me. Quanto di più lontano ci sia dall'entusiasmo banale da liceone, ah, comunque ci chiamiamo Davide, David, David e Riccardo. Siamo dunque, in 4.

Chi è che vi sta sulle palle? Su chi ironizzate?
Personaggi geograficamente milanesi ma accomunati da uno squallore comune: la povertà intesa come categoria dello spirito.

Perchè il successo è andato anche oltre Milano?
Forse perchè in Italia Milano e le sue non-dinamiche sono guardate con interesse. Non capisco perchè, poi.

Cosa volete fare da grandi?
Musica, produzioni video, società immobiliare, un film.

Le vostre t-shirt hanno avuto grande successo. Lancerete una linea per l'inverno? Avete in mente di creare una linea di abbigliamento?
Sì l'idea c'è ma non abbiamo voglia. Il Deboscio è lasciare tutto al momento sbagliato.

La t-shirt di Abatantuono è forse quella che ha fatto più scalpore. Lui cosa dice, non vi ha chiesto i diritti? Gliene avete regalata una?
Abbiamo chiesto se potevamo pagargli i diritti ma lui non ci ha mai dato una risposta. Comunque non la produciamo più. Ormai erano tre anni che era in giro e l'hanno copiata tutti. Oggi la fanno un po' tutti in giro. La trovi anche sulle bancarelle. E allora non ha più senso.

Ho visto che una vostra nuova maglietta riproduce l'immagine di Gesù. Vi siete ispirati alla linea di Teenage Millionaire?
Sì, indubbiamente. ma la loro a me non piace per un cazzo. In effetti non mi piace quel tipo di grafica post tutto. Poi la parole homeboy mi fa incazzare. Sono per una blasfemia più fertile, sono per l'helvetica bold dritto, quando ci vuole. O per il verdana bold leggibile, ma soprattutto per il franklin gothic black. Sono per gli anni '90. Minimale insomma. Che cazzo, sono magliette.

http://www.bella.li/int05-01.php

la poverata del secolo

martedì 11 settembre 2007

Cerco di evitare di dire cose intelligenti, correrei il rischio di non capirle

lunedì 10 settembre 2007

Solo un superficiale non giudica le persone per il loro aspetto esteriore

sabato 8 settembre 2007

G R I L L O D V X
M E A L V X

giovedì 6 settembre 2007

«Gigi con Luciano nel paradiso degli artisti

ROMA (6 settembre) - Folla davanti alla chiesa degli Artisti di piazza del Popolo per l'addio a Gigi Sabani, stroncato da un infarto martedì sera. La cerimonia funebre è iniziata con mezz'ora di anticipo sul previsto. Accompagnato dall'applauso di alcune centinaia di persone e dal grido «Se n'è annato er mejo», il feretro è stato portato nella chiesa poco dopo le dieci. «Gigi sarebbe contento di vedere che al suo funerale c'è tanta gente. Le persone non l'hanno mai dimenticato», dice Mara Venier. Tra i primi ad arrivare Gianni Minoli, il maestro Mazza, il musicista Demo Morselli. Tante le corone, tra queste, quella del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo e del sindaco Walter Veltroni.

Pippo Baudo: «Con Luciano nel paradiso degli artisti». «Mi auguro e mi illudo che ci sia un paradiso degli artisti dove potrai incontrare colleghi che se ne sono andati prima di te, proprio stamattina si è aggiunto un altro artista, un grande tenore, Luciano Pavarotti, che ha lasciato un grande vuoto dietro a sé».Queste le applaudite parole di Pippo Baudo nel salutare il collega e amico Gigi. Dopo l'omaggio al tenore, il ricordo di Baudo è tornato a Sabani «che rimarrà nei nostri cuori per la sua classe e soprattutto per il suo sorriso anche se vittima di un meccanismo perverso che lo ha coinvolto». Prima dell'omelia altri due amici di Sabani hanno salutato «l'uomo allegro e divertente scomparso, ingiustamente, troppo presto». Tra i banchi accanto ai familiari, personaggi dello spettacolo come Ela Weber, Carmen Russo, Enzo Paolo Turchi, Massimo Lopez, Valerio Merola, Giancarlo Magalli, Pippo Baudo, Manuela Aureli, Tiberio Timperi. Presenti anche la vicesindaco di Roma, Maria Pia Garavaglia, gli assessori comunali e provinciali alla Cultura, Silvio di Francia e Vincenzo Vita, e il leader de La Destra, Francesco Storace.

La sorella: auguro a tutti un fratello come il mio. «Era grande, era bravo, ho sempre augurato a tutti gli esseri umani di avere un fratello come il mio - ha detto commossa la sorella di Sbani, Isabella, che ha parlato dall'altare dopo l'omelia. Mi è morto tra le braccia in 5 minuti: è stata un'ingiustizia». Isabella ha ringraziato tutti gli amici presenti in chiesa, «volti noti che, quando Gigi ne ha avuto bisogno, lo hanno chiamato, aiutato. Altri non lo hanno fatto, non so perché, anzi si che lo so: perché mio fratello era il più bravo di tutti». Un fragoroso applauso ha accompagnato queste parole. Isabella, infine, ha parlato delle sofferenze lavorative di Gigi «che soffriva perché non gli avevano dato la conduzione di un programma. Adesso lo farà in paradiso insieme a Pavarotti e a tanti altri artisti che sono con lui».

L'amico sacerdote: ora imiterà la voce del Padre Eterno. «Ha imitato tante voci: ora continua a imitare la voce del Padre Eterno - ha detto padre Santino Spartà, amico di Gigi Sabani, quando è arrivato in chiesa - Non gli dico addio, ma arrivederci: con lui ci rivedremo per ridere ancora insieme».
E don Santino ha ripetuto il concetto anche durante la messa: «Hai imitato molte voci della gente dello spettacolo. Io spero tanto che tu adesso continuerai a imitare una voce ineffabile e misericordiosa: la voce del Padre Eterno. E chissà quante risate potrete farvi nel regno dell'eternità. Una volta ti ho chiesto se pregavi Dio - ha proseguito il sacerdote - e tu mi hai risposto: Credo in Dio fermamente e prego però alla mia maniera. Ho pregato in un periodo brutto della mia vita. La preghiera migliore è parlare con Dio, secondo me, senza retorica. Non sono venuto a dirti addio, ma arrivederci in un regno al di sopra dello spazio e del tempo».

Il ricordo degli amici. «Mi ha insegnato tante cose, ho lavorato con lui. Sorrideva sempre, anche quando le cose andavano storte» ha detto la showgirl Ela Weber. Christian De Sica: «Pavarotti non l'ho conosciuto, ma Gigi sì: una persona meravigliosa e un grande artista». Mara Venier: «Gigi sarebbe contento di vedere che al suo funerale c'è tanta gente. Le persone non l'hanno mai dimenticato». Tullio Solenghi: «Si perde un altro grande, questa è la vita. Ha aiutato la comicità italiana: una persona genuina e dai sani valori, quei valori che si stanno un po' perdendo». Sandro Curzi: «Abbiamo mangiato un piatto di pasta alle vongole una settimana fa, la notizia della sua morte mi ha sconvolto. Aveva superato con grande fierezza brutti momenti nella sua vita e aveva grandi idee». Silvio Di Francia, assessore capitolino alla Cultura: «Un grande artista dello spettacolo. Una persona elegante e non invasiva, amata dal popolo, come si vede oggi».

Un cartello: Gigi, è solo un'imitazione, vero?. Questa la scritta, su un cartello di piccolissime dimensioni, sostenuto da Giuseppe, un signore che ha partecipato alle esequie di Gigi Sabani: «Mi ricordo delle belle risate in famiglia - ha detto - Un personaggio di cui si sentirà la mancanza».

Il malore. Il re degli imitatori si è spento a casa della sorella al Prenestino a Roma, dove si trovava a cena. Colto da malore, è stato chiamato il 118 ma i soccorsi sono stati inutili. A ottobre avrebbe compiuto 55 anni.

La salma cremata a Porta a Porta. La salma di Gigi Sabani, al termine del funerale, è stata trasportata negli studi di Porta a Porta, dove tra qualche giorno verrà cremata, nel corso di una puntata commemorativa del talk-show di Bruno Vespa.

martedì 4 settembre 2007

shoko tendo

作品紹介 メディア掲載 メディア掲載 日記 日記 書籍・グッズ販売 書籍・グッズ販売 お問い合わせ お問い合わせ. Copyright(C)2006 shoko-tendo.com All Rights Reserved.
Yakuza Moon: Memoirs of a Gangster's Daughter (Hardcover)
by Shoko Tendo (Author), Louise Heal (Translator)
Key Phrases: tattoo master, pachinko parlor, love hotel, Shoko Tendo, New Year
shoko tendo
Shoko Tendo ha un tatuaggio che dal polso sale sul costato, su tutta la schiena, fino alla spalla sinistra raffigurante una cortigiana dell'era Muromachi con un coltello tra i denti.
取材とお墓参り
今日は午前中から昨日に引き続きマリクレールの取材と撮影。
撮影もかねて両親のお墓参りにも行って来ました。
すぐ近くに遠山の金さんのお墓もあるので、お参りして来ました。
うちの父は生前、金さんが大好きでよく観ていました。
金さんの墓前で、当時を懐かしく思い出しつつ、両手の手の平で包み込むように
お墓に触れてから、しっかりと両手を合わせました。
最近、よく思うのです。
この世の中には偶然というものはなくて全てが必然であるのだと。
小さい頃、私は自分が大人になって、こんなふうに東京で独りで暮らすようになるなんて想像したこともありませんでした。
そして金さんの墓前で手を合わせている自分の姿も・・・・・。
また色んな人たちとの出会いもそう。偶然なんかではなく、出会うべきして出会って
いるのだと思うのです。
そうして人との輪が広がり繋がっていく。本当に幸せなことです。
明日も朝から取材と撮影なので本日はこのへんで・・・・・・。
ひとつ、ひとつの出会いに感謝しつつ、おやすみなさい。
shoko tendo
Shoko Tendo - the daughter of yakuza boss Hiroyasu Tendo - shows her tattoos, including a large one on her left shoulder of Jigoku Dayu, a famous courtesan from the Muromachi era.
Shoko Tendo è la figlia di un boss della yakuza giapponese.
Shoko Tendo viene ceduta agli uomini con i quali il padre era in qualche modo in debito.
A 19 anni è stata quasi uccisa in una di queste camere d'hotel.
shoko tendo
天藤湘子blog - livedoor Blog(ブログ)天藤湘子blog. 天藤湘子ウェブサイトhttp://www.shoko-tendo.com/ .... Shoko. 天藤湘子(てんどうしょうこ) 作家・ライター 1968年、大阪生まれ