lunedì 24 ottobre 2011

Vittimismo: le dieci regole per farlo bene

Nell’ambito del marketing digitale la next best thing del 2011 è decisamente, come da cronaca di questi giorni, il vittimismo.
Grazie alla globalizzazione delle autostrade digitali si sta diffondendo su scala nazionale quel saper fare che prima era custodito in piccoli operosi distretti, da quello napoletano ai vari campi Rom delle grandi città.
Ecco quindi dieci regole per appropriarsi di questo prodigioso strumento, diventare vittime e prosperare.

1) Amplificare l’offesa. La reazione della vittima è sempre sproporzionata all’azione: se vi feriscono un dito è come se vi avessero amputato il braccio, Vasco Rossi denuncia nonciclopedia per una pagina e loro chiudono tutto il sito, esce il possibile testo di un ddl e wikipedia fa uguale.
2) Essere simpatici, non rispettare le regole. I napoletani sono simpatici perché sanno arrangiarsi, chi segue le regole non ha bisogno di arrangiarsi, di fare la vittima e non è simpatico. Il massimo da questo punto di vista è Berlusconi che racconta le barzellette sulle sue malefatte.
3) Trasformare i propri problemi in problemi di tutti. L’empatia creata attraverso la simpatia è prodromica alla fondamentale collettivizzazione del problema. In questo un maestro era Gianni Agnelli, anche lui gran simpaticone, che con la Fiat ha portato avanti per tanti anni la logica del privatizzare i profitti, statalizzare le perdite.
4) Tenere famiglia. Vittorio de Sica faceva vendere a Sofia Loren sigarette di contrabbando e poi le evitava la galera facendola rimanere incinta, Gianpi Tarantini estorce 20.000 euro al mese per “sfamare le bambine”. Nella maggior parte degli sbocchi professionali vige il familismo amorale, del resto cosa vuoi dirgli? Andate, moltiplicatevi e raccomandate i vostri figli. La famiglia può essere intesa in senso lato: Mediaset corrompe i giudici e poi non vuole pagare il risarcimento a De Benedetti perché potrebbero essere a rischio gli eterni lavoratori e le loro eterne famiglie.
5) Fare debiti. Corollario delle regole precedenti, la logica del debito fa parte di un saper vivere, di un acquisire simpatia, che potrà essere riscosso al momento del bisogno. Il figliol prodigo è uno che sa vivere e quando torna grazie alle sue malefatte ti fa anche servire il vitello grasso.
6) Fare minoranza. Siamo soverchiati, schiacciati dalle minoranze, minoranze che sono in realtà maggioranze schiamazzanti, che affollano tutto dalle strade alle televisioni agli status di facebook pretendendo di essere imbavagliate. L’importante è riuscire a infilarsi nel maggior numero di minoranze possibili.
7) Essere ignoranti. Ignorantia legis non excusat, adiuvat. Ignorare la reale portata delle leggi che si contestano, base dell’aurea regola numero 1.
8) Essere religiosi. La trascendenza della religione è alla base dell’equazione di bilancio per cui “non è colpa di nessuno” su cui si fortifica il vittimismo. Se qualcuno come Padre Livio Fanzaga di Radio Maria, partendo dal candido presupposto che Dio onnisciente non può ignorare che gli partano i terremoti, afferma che invece essi facciano parte del suo disegno, viene subito zittito in base alla regola numero 7 dell’essere ignoranti.
9) Essere maleducati. Il garbo, la discrezione sono nemici da abbattere per la vittima. Del resto, essendo il vittimismo uno strumento di marketing, è chiaro che si basa sulla pubblicità.
10) Non avere pietà. Se si è vittime non ci si può mettere nei panni degli altri, comprenderne le ragioni. Se si prova a farlo, conoscendo le menzogne del vittimismo, si diventa subito automaticamente carnefici. Case study, la questione ebraico-palestinese.

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