venerdì 8 luglio 2005

Interrail

Attraversare lo spazio eccita il tempo. è così che il viaggio riproduce l'esperienza sessuale. la progettualità del viaggio è temporalità squisitamente soggettiva, espansione indefinitiva, emendata di ogni impurità di gretta consistenza. lì rimane però infruibile. la proiezione concreta del viaggio lo rende eccitante. lo strofinio tra spazio e tempo, la continuata frizione, l'attrito tra la ruvidità a grani grossi della realtà e la liquidità densa del progetto temporale, trova nel raggiungimento della meta una coincidenza oggettiva, un corrispettivo del coito. squarciare l'imene sapziale mi eccita. perchè è ogni volta di nuovo vergine. la penetrazione del tempo nello spazio ha il suo orgasmo nella soddisfazione della nuova partenza, dell'arrivo come possibilità di successivo inizio. la seduzione della ripetizione. il fiato lungo e alto del post-orgasmo è la consapevolezza della contemporaneità puntuale della soddisfazione di un tempo che è nostro con uno spazio che abbiamo fatto nostro. è per questo che seppure analogo del rapporto sessuale il viaggio ha un che di bicontatto onanista, della soddisfazione masturbatoria resupina, eminentemente privata, intima. come le scatole del trasloco.

tratto dal tema di maturità di Sushi & Champagne

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