giovedì 8 settembre 2011

la mostra del cinema di venezia secondo marco giusti

Ottavo giorno di Mostra. Ormai non se ne puo' piu'. Anche le sale scoppiano. La proiezione del film "sorpresa" cinese, "Ren Shan Ren Hai" di Gu Xiaboai, e' stata funestata da una serie di colpi di fumo che hanno fatto uscire il pubblico di corsa.
Grande momento, si sono svegliate anche le due critiche ciccionissime che avevo di fianco, ma niente paura. I piu' sono andati a mangiare, gli altri sono rimasti amando il film, ma non capendo assolutamente il finale, che vedeva una resa di conti in miniera con tutti gli attori sporchi di carbone assolutamente irriconoscibili. Chi ha ucciso chi? Boh?
Subito dopo partiva la proiezione del film sulla fine del mondo di Abel Ferrara, "4:44 Last Day on Earth" con Willem Dafoe e Shanyn Leigh, donna di Ferrara, poco espressiva, ma gran sedere giustamente sempre inquadrato. Poverissimo, si svolge tutto nell'appartamento newyorkese dei due, con apparizioni di star del cinema di Ferrara che appaiono via Skype (c'e' anche Anita Pallenberg) e i blues di Francis Kuipers.
I fan di Ferrara si scatenano, in fondo il suo e' quasi sempre grande cinema, controllo totale del set e degli attori, delle riprese, del montaggio. Curato con i suoi collaboratori di sempre. Commovente, di una miseria totale per budget e cast, ma di una inventiva totale. Una cosa che non sempre si vede ai festival.
La mattina dopo tutti pronti alle 9 per il film di Cristina Comencini, "Quando la notte", tratto dal suo romanzo, interpretato da Claudia Pandolfi e Filippo Timi. Dopo quaranta minuti della Pandolfi in giro per le montagne piemontesi come da Film Commission Piemonte, ormai stremata dal pianto del suo figlioletto, pronta per una fiction sulla Franzoni e un'apparizione a Porta a Porta, l'entrata in scena di Filippo Timi come suo tenebroso padrone di casa e guida alpina, partivano i fischi della sala.
E purtroppo crescevano con lo scatenarsi della storia d'odio e amore fra i due, con battute non proprio riuscite. Alla fine sono partiti i fischi piu' clamorosi di tutta la Mostra. Diciamo che non e' un film riuscito. E, con tutta probabilita', non andava portato a Venezia, e ancor meno piazzato in concorso. Non c'e' solo la brutta figura, ma rischia di uccidere il talento di uno dei nostri miglior attori giovani, forse il migliore in assoluto, cioe' Filippo Timi, accolto malamente gia' in "Ruggine".
Ormai, quando il pubblico lo vede apparire con l'occhio a palla e il vocione tenebroso partono le risate. Urge che faccia subito un film comico, un horror demenziale, basta con ruoli da sadico o tenebroso da cinema d'autore. Salviamo il soldato Timi. Ovvio che domani, quando arrivera' "L'ultimo terrestre" di Gipi, piccolissmo film di fantascienza pisano, sgradevole, povero, ma lucido e ben costruito, si gridera' al piccolo capolavoro.
Intanto, sappiamo dai soffietti del "Corriere", Elisabetta Sgarbi si divide a Venezia fra le sue due professioni, regista la mattina ed editor la sera. Ha pure incontrato Cronenberg per metterlo tra i suoi autori Bompiani. Magari le puo' insegnare qualcosa.

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