Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggero. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggero. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggero. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggero. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggero. Ma come qual altro? Non vi piacerebbe che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggero. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggero. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggero. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggero. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggero. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggero. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta nè più nè meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggero. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggero. Nè anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggero. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggero. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggero. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggero. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggero. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
lunedì 22 dicembre 2003
mercoledì 17 dicembre 2003
Combal0.1
Dopo il primo post sull'esperienza vissuta al Combal.0, che ha suscitato pareri discordi nei nostri lettori, lo staff di E-blog si pregia di pubblicare un nuovo articolo di Davide Cavagnero sull'argomento.
Buona lettura!
Tutte le coppie citate nell�apologia/recensione del combal.0 seguono in stretto parallelo i modi e i contenuti dell�esperienza fatta a tavola, ingigantiti dal confronto con Scabin. Premetto che se non avessi sentito parlare un depositario di un sapere gastronomico e prettamente pratico, parlare di morale del gusto e ricalibrazione dell�approccio sensoriale al cibo, non mi sarei sentito in dovere di approfondire. Ma tant��.
Il libro su Harry Potter, il fumetto di Pkappa, le opere della Beecroft e l�Anticristo racchiudono altrettante esperienze consonanti e prossime, non solo dal punto di vista temporale, alla cena di sabato. Sono esperimenti che muovono nella stessa direzione concettuale.
I libri sul maghetto sono fiction pura, ma trovarne richiami nella letteratura mitologica mondiale, codificata da millenni, � uno sforzo notevole per addobbarne di ufficialit� i riferimenti culturali, spogliati dal loro status di semplice lampo nell�immaginazione feconda di J. K. Rowling. Dal mercato alla letteratura.
Pkappa � la mercifiazione del talento italiano nelle storie Disney, quasi un insulto all�Accademia Disney italiana che per decenni ha firmato e esportato in tutta Europa il vero spirito della masnada di topi e paperi, ormai smarrito da tempo nel Regno della Fantasia ufficale. Ne risulta quindi uno sforzo simile, ma molto pi� muscolare (perch� controcorrente) e in direzione opposta, a quello su Harry Potter. Dalla letteratura al mercato.
Il dialogo cromatico di Beecroft � ricco di densit�, ma volutamente povero di sfumature e di riferimenti al singolo uomo, messo in mostra o posto di fronte alla mostra, sempre incapace di riconoscersi come uno. Rivoli ha conosciuto i fasti sabaudi, l�abbandono successivo e poi il restauro che, per quanto bello, � tutt�altro che discreto, e rende il castello una vittima del tempo che passa: lentamente per gli stilemi settecenteschi, velocemente per le scelte di restauro, disumanamente veloce per Beecroft. A differenza del Combal, qui si tiene tutto, si va ad affastellare verso la saturazione, dire tutto per non dire quasi pi� niente, avvicinare i tanti per non trovare pi� l�unico. Di mercato, qui, ce n�� pi� d�uno.
Se avessimo dato ascolto agli ultimi fuochi della mente onnivora di Nietzsche, avremmo tolto di mezzo le stratificazioni pacifiste e non istintive della cristianit� occidentale, per abbracciare l�ebbrezza dell�aurea grecit� che racchiude nel suo cuore mitico la spinta Uber tanto cara al baffone tedesco. Basta letteratura, basta mercato.
Le scelte di Scabin muovono in una direzione nuova per le rotte gastronomiche, che risulta ancora difficile da codificare e intuire. Certo, non attraccher�, se condotta con il vento dell�ispirazione e della coerenza, in nessun porto conosciuto. Ma attraccher�, in ogni casa, in questa dimensione, in questo spicchio di societ�. Solo, da un�altra parte �penso- lontanissima. Le distanze per� si colmano a velocit� triplicata da qualche decennio a qualche parte. Prima di imparare l�arte della guerra per resistervi, converr� metter mano agli atlanti e ai testi di geografia (economica, politica, sociologica,�).
Davide Cavagnero
giovedì 11 dicembre 2003
Trash
Labranca sforbicia la formula aurea del trash: intenzione meno risultato ottenuto uguale trash. Esempi: "Nel programma di vendite a domicilio Domenica con Semeraro, il presentatore Walter Carbone cerca di emulare Pippo Baudo, ma non potendo invitare Madonna e dovendo ripiegare su Mario Tessuto, il suo risultato è trash. Nei suoi libri e film Alberto Bevilacqua cerca di emulare certi artisti aulici, ma innestando l’estetismo decadente sulla crapulaggine parmense, il suo risultato è trash". La formula si applica in tutti i campi: la crema alla nocciola Niger imita la Nutella, Dick Drago plagia Dylan Dog, Mariotto Segni posa con la famiglia davanti ai fotografi come Clinton. Calma: a ridere sono capaci tutti, soprattutto chi alza la zampa e fa snobisticamente pipí, territorial pissing intellettuale, si trincera in un Cerchio Magico di Orina Metaforica sgocciolando sghignazzi sulle sottoculture. Labranca ce l'ha con Guido Almansi che fa lo schizzinoso davanti a un picnic di tifosi laziali dipinti a olio da Riccardo Tommasi Ferroni; se la prende con le battute della Gialappa’s Band in Mai dire tv; dimostra come tre minuti di una vecchia canzone di Baglioni surclassino centinaia di pagine dei giovani scrittori italiani.
Il trash sarebbe dunque la forma espressiva delle fasce sociali di recente urbanizzazione, tecnologizzate, mediatizzate e colonizzate culturalmente (insuperabile il capitolo che analizza uno spot africano degli anni Sessanta), ma forse un po’ meno omologate dai cliché di quanto - da Pasolini in poi - siamo abituati a sentirci ripetere. A Labranca non interessa poi tanto imbastire una sociologia della cultura di massa: sta di fatto che il suo saggio invoca massimo rispetto per la paradossale libertà d'espressione presente proprio in questi deprecati atti di travestitismo esistenziale, anche quando indossano i panni della piú scontata icona pop o del solito archetipo sessuale rifritto e aggiornato dai rotocalchi: libertà espressiva che secondo Labranca è il primo dei cinque pilastri del trash insieme a contaminazione, incongruità, massimalismo e emulazione fallita. Il fallimento dell’emulazione è cruciale proprio perché impedisce la produzione di cloni seriali consenzienti, facendo invece fibrillare dall’interno i modelli imposti: i linguisti chiamerebbero effetti di sostrato questi riverberi della lingua colonizzata sulla grammatica della lingua colonizzatrice.
Il trash è una condizione spontanea, inconscia, originaria: percepirlo consapevolmente equivale a sentirsene esiliati. Non rimarrebbe che esibire di tanto in tanto i propri trofei trash in maniera compiaciuta, ludica, con distacco autironico e colto (camp), oppure fare di tutto per espellerne paranoicamente ogni traccia, atteggiandosi a sublimi abitatori di culture epurate e dorate (kitsch). L’articolazione distintiva della triade trash/camp/kitsch è uno degli apporti piú preziosi di questo libro. Ma c'è un’altra via: Labranca istiga a diventare Giovani Salmoni del Trash, a gettarsi nel torrente dei pregiudizi estetici imposti dalla presunzione kitsch: "Dobbiamo essere pronti a risalire questo fiume ribollente di boria e ignoranza, dobbiamo raggiungerne le fonti e renderle aride". I maestri e i compagni di strada si trovano un po’ dappertutto: "Cronaca Vera", Nando Cicero che dirige Franco Franchi in Ku Fu? Dalla Sicilia con furore, Gian Carlo Mangini alias El Cubano vignettista di "Le Ore", Renato Carosone, i 25-35enni che da bambini si sono formati sull'enciclopedia I Quindici...
Tiziano Scarpa
Il trash sarebbe dunque la forma espressiva delle fasce sociali di recente urbanizzazione, tecnologizzate, mediatizzate e colonizzate culturalmente (insuperabile il capitolo che analizza uno spot africano degli anni Sessanta), ma forse un po’ meno omologate dai cliché di quanto - da Pasolini in poi - siamo abituati a sentirci ripetere. A Labranca non interessa poi tanto imbastire una sociologia della cultura di massa: sta di fatto che il suo saggio invoca massimo rispetto per la paradossale libertà d'espressione presente proprio in questi deprecati atti di travestitismo esistenziale, anche quando indossano i panni della piú scontata icona pop o del solito archetipo sessuale rifritto e aggiornato dai rotocalchi: libertà espressiva che secondo Labranca è il primo dei cinque pilastri del trash insieme a contaminazione, incongruità, massimalismo e emulazione fallita. Il fallimento dell’emulazione è cruciale proprio perché impedisce la produzione di cloni seriali consenzienti, facendo invece fibrillare dall’interno i modelli imposti: i linguisti chiamerebbero effetti di sostrato questi riverberi della lingua colonizzata sulla grammatica della lingua colonizzatrice.
Il trash è una condizione spontanea, inconscia, originaria: percepirlo consapevolmente equivale a sentirsene esiliati. Non rimarrebbe che esibire di tanto in tanto i propri trofei trash in maniera compiaciuta, ludica, con distacco autironico e colto (camp), oppure fare di tutto per espellerne paranoicamente ogni traccia, atteggiandosi a sublimi abitatori di culture epurate e dorate (kitsch). L’articolazione distintiva della triade trash/camp/kitsch è uno degli apporti piú preziosi di questo libro. Ma c'è un’altra via: Labranca istiga a diventare Giovani Salmoni del Trash, a gettarsi nel torrente dei pregiudizi estetici imposti dalla presunzione kitsch: "Dobbiamo essere pronti a risalire questo fiume ribollente di boria e ignoranza, dobbiamo raggiungerne le fonti e renderle aride". I maestri e i compagni di strada si trovano un po’ dappertutto: "Cronaca Vera", Nando Cicero che dirige Franco Franchi in Ku Fu? Dalla Sicilia con furore, Gian Carlo Mangini alias El Cubano vignettista di "Le Ore", Renato Carosone, i 25-35enni che da bambini si sono formati sull'enciclopedia I Quindici...
Tiziano Scarpa
domenica 7 dicembre 2003
Sic transit gloria mundi vol. IV
L'ex presidente della Camera dei Deputati, che aveva fatto rimuovere la "Venere dormiente" di Luca Giordano da Montecitorio in quanto ritenuto "quadro discinto", sta ballando il tango su Canale 5 con Kledi Kadiu.
sabato 6 dicembre 2003
Post-moderno
Il termine "post-moderno" designa uno sviluppo tecnologico e scientifico che ha delle ricadute immediate sulla vita quotidiana e sulla politica. La questione decisiva, per me, é questa: per quanto riguarda la scrittura, la pittura, il buon cinema - insomma gli oggetti della nostra creatività -; si può dire che è il sistema che li produce? Le automobili si vede bene che le produce il "sistema", che ci sono uomini che si mettono al servizio della produttività, in modo da conseguire una perfezione sempre maggiore. La stessa cosa si può dire per i missili interstellari o per gli aereoplani. Ma quando si scrive, quando si dipinge, quando si fa musica: si può dire che è il sistema a produrre tutto ciò? C'è una azione del sistema, sia pure inconsapevole e invisibile?
Di fatto il carattere invasivo dello sviluppo e della logica della produzione penetra addirittura nei laboratori, nelle redazioni, persino nella camera dove lo scrittore lavora per ottenere, alla fine, il prodotto che il sistema saprà smerciare e far circolare.
Credo che la crisi delle cosiddette "avanguardie" derivi dal fatto che il sistema impone questo ordine: "ne abbiamo abbastanza di pittori inguardabili, di scrittori illeggibili, e così via. Dateci dei prodotti decifrabili e spendibili!". Non dimenticherò mai un editore che un giorno mi disse: "senta, noi la pubblichiamo, però ci dia qualcosa di leggibile!". Che cosa voleva dire? Esigeva una merce che potesse essere messa in circolazione sul mercato culturale. Qui subentra la nozione di "industria culturale": il sistema penetra fin nella testa del pittore, del cineasta o dello scrittore per fargli fare ciò di cui il sistema ha bisogno, perché la cultura continui a circolare.
Immaginate Van Gogh davanti alla scelta del giallo o del rosso. Si vede bene che qui c'è un lavoro sul colore, che non è richiesto da nessuno se non dallo stesso Vincent. Ma da dove sorge l'esigenza che ci fa perseverare nello sforzo di pensare, di scrivere o di fare della musica o della pittura o di produrre immagini?
Secondo me noi siamo abitati, senza saperlo, da quella che Lacan chiamava la "cosa", che non è mai soddisfatta. Siamo abitati, nelle produzioni simboliche, dal mercato culturale, dal sistema, da ciò che esige comunicazione e circolazione. Il sistema non è mai soddisfatto dei nostri scambi comunicativi con gli altri: probabilmente non ci domanda niente, ma verso di esso ci sentiamo in debito.
In realtà dovremmo tentare, non direi di esprimere, ma almeno di dare forma a ciò che esso rifiuta. E' un atto di resistenza: e solo questo atto può essere all'origine delle opere culturali, comprese le opere inutili.
Jean-François Lyotard
Di fatto il carattere invasivo dello sviluppo e della logica della produzione penetra addirittura nei laboratori, nelle redazioni, persino nella camera dove lo scrittore lavora per ottenere, alla fine, il prodotto che il sistema saprà smerciare e far circolare.
Credo che la crisi delle cosiddette "avanguardie" derivi dal fatto che il sistema impone questo ordine: "ne abbiamo abbastanza di pittori inguardabili, di scrittori illeggibili, e così via. Dateci dei prodotti decifrabili e spendibili!". Non dimenticherò mai un editore che un giorno mi disse: "senta, noi la pubblichiamo, però ci dia qualcosa di leggibile!". Che cosa voleva dire? Esigeva una merce che potesse essere messa in circolazione sul mercato culturale. Qui subentra la nozione di "industria culturale": il sistema penetra fin nella testa del pittore, del cineasta o dello scrittore per fargli fare ciò di cui il sistema ha bisogno, perché la cultura continui a circolare.
Immaginate Van Gogh davanti alla scelta del giallo o del rosso. Si vede bene che qui c'è un lavoro sul colore, che non è richiesto da nessuno se non dallo stesso Vincent. Ma da dove sorge l'esigenza che ci fa perseverare nello sforzo di pensare, di scrivere o di fare della musica o della pittura o di produrre immagini?
Secondo me noi siamo abitati, senza saperlo, da quella che Lacan chiamava la "cosa", che non è mai soddisfatta. Siamo abitati, nelle produzioni simboliche, dal mercato culturale, dal sistema, da ciò che esige comunicazione e circolazione. Il sistema non è mai soddisfatto dei nostri scambi comunicativi con gli altri: probabilmente non ci domanda niente, ma verso di esso ci sentiamo in debito.
In realtà dovremmo tentare, non direi di esprimere, ma almeno di dare forma a ciò che esso rifiuta. E' un atto di resistenza: e solo questo atto può essere all'origine delle opere culturali, comprese le opere inutili.
Jean-François Lyotard
giovedì 4 dicembre 2003
Complimenti alle tipe Vol. II
Hai una bellissima dentatura. Se fossi un mercante di schiave penso che ti comprerei.
mercoledì 3 dicembre 2003
La commozione di un attimo
E' all’ora di cena cerco sempre con un po’ di nostalgia quel contenitore in metallo che Calvino chiamava pietanziera. Naturalmente non la trovo, perché tutto è cambiato, i proletari che le usavano sono stati decimati e in assenza di domanda anche l’offerta cala. Quindi, in attesa di vedere una collezione completa di pietanziere quadrate, tonde e ovali esposta al MOMA di New York, ho iniziato a cercare un loro sostituto nel neoproletariato. Ho scoperto che in questa evoluzione del proletariato non era il contenitore, ma il contenuto ad avere importanza. Il cibo, cioè, visto come sostentamento non del corpo, ma delle esigenze di eleghanzia.
Ho compiuto la prima ricerca nei ristoranti che a Milano, come ogni altra cosa, hanno prezzi vergognosamente pompati, ma il neoproletario è più che disposto a sacrificare una provvigione o la più grossa fetta del suo salario pur di sentirsi inserito nel mondo che cambia e diventa una cosa sola.
Prima dell’avvento del neoproletariato cibo era sinonimo di casa. Lo stesso Fantozzi, nella coercizione di tutta una giornata di lavoro noioso, trova l’unico sollievo nel pensare al menu che lo attende a casa e annunciatogli dalla moglie sin dal mattino. E al suo ritorno grida liberatorio: “Pina, sono pronti gli spaghetti con il tonno? E’ tutta la giornata che ci penso…”. Come Tigrotto, protagonista di libri francesi per bambini, che in “Tigrotto è in vacanza” rientra da un giro del mondo e sente di essere finalmente tornato nella pace della sua campagna francese solo quando si siede a tavola e “cena tranquillamente davanti al televisore”. Come Marcel Proust che, sotto gli ippocastani di quella stessa campagna francese di Tigrotto, alla tensione e alla tempesta dei sensi provocate dalle lunghe letture di avventure esotiche contrapponeva l’aspettativa domestica e tranquillizzante del “buon pranzo che Françoise stava preparando”.
Nel mondo del neoproletario il cibo deve invece essere qualcosa che porta lontano da casa e i sapori noti lo fanno fuggire rapidamente dal desco familiare. Un’icona del neoproletariato, Max Pezzali (Week End, 1992), è uno dei primi che, al pensiero di dover mangiare “pasta in brodo oppure minestrone, ad andar bene un po’ d’affettato” scappa di casa e va alla ricerca di un tavolo in qualche locale, ma li trova “tutti pieni” della folla di neoproletari gastronomicamente apolidi alla domenica sera.
Il neoproletario è un Proust che non legge e quindi nel cibo sino-giapponese o messicano o indiano trova quella tensione e quella tempesta delle viscere che lo scrittore francese trovava nei libri d’avventure.
Io invece sono un neoproletario e ogni volta che vado al Take Away Cinese Peruviano, di fronte a quell’unione di occhi a mandorla e nasi aztechi mi chiedo quale strano legame vi sia tra Cina e Perù. Una contaminazione reale, nata fuori dalla vacua aspirazione iconografico-pacifista delle ideologie patinate che nutrono l’eleghanzia.
Intorno a me, seduti all’unico tavolo o alla lunga mensola a muro, i Peruviani mangiano menù veramente contaminati di riso alla cantonese e lomo saltato, accompagnano l’arroz cheufa con i wanton e se ne fregano delle speculazioni intellettuali sul melting pot preferendo a questo l’ultimo l’uso concreto del wok. Intanto parlano male dei loro principali nelle imprese di pulizie per le quali lavorano, brindando con bicchieri colmi di Inka Cola, un liquido dolciastro e giallo oro che, come specifica il nome, è di chiara provenienza peruviana. Sotto i neon di questo Take Away ho visto mangiare in fretta allo stesso tavolo un transessuale peruviano già in abiti da lavoro e un ambulante cinese con a fianco il cesto di gadget, entrambi pressati da una notte di lavoro che li attendeva in una città che si finge multirazziale, ma che costringe quelle razze a vivere in zone, con momenti e davanti a cibi ben diversificati. Sul tavolino di fronte alla strana coppia sino-peruviana le vaschette di stagnola che contenevano il cibo non avevano assolutamente quel fascino glam che invece io vi trovavo, vittima della asimmetria neoproletaria che fa vedere l’inesistente quando questo è utile al raggiungimento del pluscool.
[Quando esco dalla rosticceria, anzi take away, come vuole la glamourizzazione neoproletaria, mi sento molto up-to-date, molto baudrillardiano, lyotardiano... Mi sento come il protagonista di uno squallido articolo sui single metropolitani, quelle collazioni di banalità composte da qualche zitella della provincia comasca, fiera di essere arrivata in città e di scrivere per un femminile patinato, una che non sa cos’è il neoproletariato, che ha in casa un intero servizio per il tè che ha comperato in Marocco e se ti invita a cena ti costringe a mangiare un cous cous cucinato malissimo, ascoltando musica etnica, ma evita ogni rapporto con i veri maghrebini ai semafori. Una che vive spinta dalle peggiori aspirazioni all’eleghanzia, che desidera essere una intellettuale, ma che non sarà mai un’intellettuale minimalista, non avendo sviluppato alcun senso critico verso i neopadroni; è solo uno dei tanti ingranaggi della manovalanza editoriale di cui il potere si serve per riempire le riviste tra un inserzionista e l’altro.]
Uscito dal take away camminavo con in mano le vaschette calde e insieme al profumo degli gnocchi di riso aspiravo un aroma di intellettualità, urbanità e multiculturalità.
A casa, togliendo il coperchio alle vaschette, ho anche pensato per un momento agli immigrati che in Rocco e i suoi fratelli piangevano quasi quando un parente appena arrivato a Milano portava loro delle arance dalla loro terra. Pensavo: io non ho terra, non ho un cibo che posso legare alla mia infanzia. Però ho contenitore di cibo che posso legare alla mia infanzia: la pietanziera. E lì, seduto sul divano, mentre guardavo senza capirlo un qualsiasi canale del bouquet satellitare arabo, mi accorsi che la vaschetta di stagnola da cui mangiavo gli gnocchi di riso era metallica e quadrata come le pietanziere usate da mio padre molti anni prima. Il neoproletariato che nasceva dalle ceneri (da un riciclaggio impossibile di metalli) del vecchio proletariato. Il Tesoro ritrovato. La commozione di un attimo.
Tommaso Labranca
Ho compiuto la prima ricerca nei ristoranti che a Milano, come ogni altra cosa, hanno prezzi vergognosamente pompati, ma il neoproletario è più che disposto a sacrificare una provvigione o la più grossa fetta del suo salario pur di sentirsi inserito nel mondo che cambia e diventa una cosa sola.
Prima dell’avvento del neoproletariato cibo era sinonimo di casa. Lo stesso Fantozzi, nella coercizione di tutta una giornata di lavoro noioso, trova l’unico sollievo nel pensare al menu che lo attende a casa e annunciatogli dalla moglie sin dal mattino. E al suo ritorno grida liberatorio: “Pina, sono pronti gli spaghetti con il tonno? E’ tutta la giornata che ci penso…”. Come Tigrotto, protagonista di libri francesi per bambini, che in “Tigrotto è in vacanza” rientra da un giro del mondo e sente di essere finalmente tornato nella pace della sua campagna francese solo quando si siede a tavola e “cena tranquillamente davanti al televisore”. Come Marcel Proust che, sotto gli ippocastani di quella stessa campagna francese di Tigrotto, alla tensione e alla tempesta dei sensi provocate dalle lunghe letture di avventure esotiche contrapponeva l’aspettativa domestica e tranquillizzante del “buon pranzo che Françoise stava preparando”.
Nel mondo del neoproletario il cibo deve invece essere qualcosa che porta lontano da casa e i sapori noti lo fanno fuggire rapidamente dal desco familiare. Un’icona del neoproletariato, Max Pezzali (Week End, 1992), è uno dei primi che, al pensiero di dover mangiare “pasta in brodo oppure minestrone, ad andar bene un po’ d’affettato” scappa di casa e va alla ricerca di un tavolo in qualche locale, ma li trova “tutti pieni” della folla di neoproletari gastronomicamente apolidi alla domenica sera.
Il neoproletario è un Proust che non legge e quindi nel cibo sino-giapponese o messicano o indiano trova quella tensione e quella tempesta delle viscere che lo scrittore francese trovava nei libri d’avventure.
Io invece sono un neoproletario e ogni volta che vado al Take Away Cinese Peruviano, di fronte a quell’unione di occhi a mandorla e nasi aztechi mi chiedo quale strano legame vi sia tra Cina e Perù. Una contaminazione reale, nata fuori dalla vacua aspirazione iconografico-pacifista delle ideologie patinate che nutrono l’eleghanzia.
Intorno a me, seduti all’unico tavolo o alla lunga mensola a muro, i Peruviani mangiano menù veramente contaminati di riso alla cantonese e lomo saltato, accompagnano l’arroz cheufa con i wanton e se ne fregano delle speculazioni intellettuali sul melting pot preferendo a questo l’ultimo l’uso concreto del wok. Intanto parlano male dei loro principali nelle imprese di pulizie per le quali lavorano, brindando con bicchieri colmi di Inka Cola, un liquido dolciastro e giallo oro che, come specifica il nome, è di chiara provenienza peruviana. Sotto i neon di questo Take Away ho visto mangiare in fretta allo stesso tavolo un transessuale peruviano già in abiti da lavoro e un ambulante cinese con a fianco il cesto di gadget, entrambi pressati da una notte di lavoro che li attendeva in una città che si finge multirazziale, ma che costringe quelle razze a vivere in zone, con momenti e davanti a cibi ben diversificati. Sul tavolino di fronte alla strana coppia sino-peruviana le vaschette di stagnola che contenevano il cibo non avevano assolutamente quel fascino glam che invece io vi trovavo, vittima della asimmetria neoproletaria che fa vedere l’inesistente quando questo è utile al raggiungimento del pluscool.
[Quando esco dalla rosticceria, anzi take away, come vuole la glamourizzazione neoproletaria, mi sento molto up-to-date, molto baudrillardiano, lyotardiano... Mi sento come il protagonista di uno squallido articolo sui single metropolitani, quelle collazioni di banalità composte da qualche zitella della provincia comasca, fiera di essere arrivata in città e di scrivere per un femminile patinato, una che non sa cos’è il neoproletariato, che ha in casa un intero servizio per il tè che ha comperato in Marocco e se ti invita a cena ti costringe a mangiare un cous cous cucinato malissimo, ascoltando musica etnica, ma evita ogni rapporto con i veri maghrebini ai semafori. Una che vive spinta dalle peggiori aspirazioni all’eleghanzia, che desidera essere una intellettuale, ma che non sarà mai un’intellettuale minimalista, non avendo sviluppato alcun senso critico verso i neopadroni; è solo uno dei tanti ingranaggi della manovalanza editoriale di cui il potere si serve per riempire le riviste tra un inserzionista e l’altro.]
Uscito dal take away camminavo con in mano le vaschette calde e insieme al profumo degli gnocchi di riso aspiravo un aroma di intellettualità, urbanità e multiculturalità.
A casa, togliendo il coperchio alle vaschette, ho anche pensato per un momento agli immigrati che in Rocco e i suoi fratelli piangevano quasi quando un parente appena arrivato a Milano portava loro delle arance dalla loro terra. Pensavo: io non ho terra, non ho un cibo che posso legare alla mia infanzia. Però ho contenitore di cibo che posso legare alla mia infanzia: la pietanziera. E lì, seduto sul divano, mentre guardavo senza capirlo un qualsiasi canale del bouquet satellitare arabo, mi accorsi che la vaschetta di stagnola da cui mangiavo gli gnocchi di riso era metallica e quadrata come le pietanziere usate da mio padre molti anni prima. Il neoproletariato che nasceva dalle ceneri (da un riciclaggio impossibile di metalli) del vecchio proletariato. Il Tesoro ritrovato. La commozione di un attimo.
Tommaso Labranca
lunedì 1 dicembre 2003
Adoro vedere i film in lingua straniera, perchè così quando non capisco i dialoghi penso che abbiano detto cose che mi piacerebbe dicessero.
Lo stesso capita con le canzoni, specialmente quelle brasiliane quando non capisco qualche parola.
C'è una canzone di Adriana Calcanhoto (una cantante che adoro perchè ha una voce pulita ed educata, come il suo volto, come le cose che scrive) che si chiama Esquadros, in cui lei si descrive e dice cose bellissime, che io ho un po' stravolto in maniera che mi piacessero:
Io vado per il mondo
divertendo la gente
piangendo al telefono
vedendo il dolore degli altri
dalla finestra della mia stanza
dal finestrino della mia macchina...
Io vedo tutto attraverso una cornice,
io vado per il mondo
e le auto vanno verso dove?
I bambini verso dove corrono?
Perchè canto?
Mi sveglio e non ho nessuno al mio fianco
sabato 22 novembre 2003
Il Deboscio - appunti per la mia tesi di laurea allo Iulm
Rileggono Milano con occhi critici, ma affascinati; semmai un poco rammaricati dal sottile provincialismo che pare non abbandonare la metropoli lombarda. Parlano e attaccano la città dei parvenu gli arrivisti del concetto), dall'arte all'editoria. Sono anonimi e lavorano nell'ombra. E, come avviene nelle grandi metropoli planetarie come Londra, per diffondere il loro verbo attraverso degli adesivi. Basta farsi una passeggiata per milano e non sarà difficile trovarli su fermate del tram, centraline elettriche, pali della luce, cartelloni pubblicitari, vetrine. Semplicemente l'ennesimo avamposto nostrano della street culture ormai sempre più main stream.
Venerdi 7 novembre dalle 23.00 "Freak Like Me". La contraddizione come sistema. La prima serata il Deboscio al Gasoline, evento volutamente mainstream per location e sidestream per utenza per inaugurare una serie di eventi a Milano e su Milano. Il deboscio, progetto già noto sul web, presenta la collezione di t-shirt Highbrow Streetwear e situazioni in video al pubblico suo amico e a chi ancora non frequenta.
Gli autori sono tre universitari milanesi legati da una casuale quasi-omonimia. Il primo è Davide, 23 anni, iscritto al corso di laurea in filosofia; gli altri due si chiamano entrambi David, hanno rispettivamente 22 e 21 anni e studiano psicologia ed economia. In Rete, sostanzialmente, stilano classifiche e sparano sentenze. Per loro stessa ammissione: Il sito è nato un anno fa. A spingerci a crearlo è stata la volontà di dire la nostra su ciò che ci dava fastidio della nostra città, della gente che ci abita e in particolare di alcuni personaggi ricorrenti e ammorbanti che la caratterizzano.
Di loro, oltre alla singolare tripla omonimia, non si sa nulla. Siamo tendenzialmente degli studenti. Abbiamo fatto questo sito perché avevamo due idee da scrivere e ci era sembrato il mezzo più immediato.
Il Deboscio non è un blog, non è un portale, non è neppure un progetto d'arte in rete: ha tutta l'aria invece di essere un manifesto. Una rilettura antipatica e pungente della metropoli contemporanea.
Milano dal punto di vista culturale non è messa male, le cose succedono. Il fatto è che molte di queste ci fanno incazzare. Il peggio del peggio secondo noi? Il critico Alessandro Riva e quello che rappresenta: lo spirito contadino. Anche Angela Vettese e tutti coloro che gravitano attorno al Quartiere Isola.
Non basta. Nel loro mirino anche le cosiddette rivistine. Si chiamano Zero2, Hot ecc. Scimmiottano il londinese Time Out ma scrivono troiate immonde, perché cercano di seguire perennemente cose che sono lontane da loro mille chilometri oppure vogliono fare qualcosa di creativo a tutti i costi con pessimi risultati.
Non solo: dato che anche i debosciati devono vestirsi, si improvvisano persino stilisti. Basta cliccare sulla scritta Highbrow Streetwear per accedere a un catalogo di t-shirt acquistabili online (oltre che nei negozi indicati) al prezzo di 25 euro. Per disegnarle ci ispiriamo a cose che hanno avuto importanza per una determinata generazione.
INTERVISTATORE: Perché i locali fanno così schifo? Perché sono tutti realizzazioni mancate delle misere pretese estetiche che popolano le testoline degli agenti immobiliari?
DEBOSCIO: Non saprei. a me piacciono gli scantinati rimessi a nuovo. però immagino che ognuno ha lo zio il cugino il cognato che arreda, fa, disfa, e allora lo fa lavorare. e poi non lo paga.
INTERVISTATORE: Perché certa gente accetta di buon grado file e umiliazioni davanti ai locali e si spazientisce se fa la fila in posta o se non scatti subito al verde del semaforo?
DEBOSCIO: Perché si vede che gli piace tanto. Per citare ancora una volta Londra, a Milano l'idea è tanta gente=bella festa (piace a tanti). A Londra: poca gente=miglior festa (piace a pochi). E in effetti qui è così. Più gente c'è, più la gente ci va. Poi si creano le code. Non credo cambierà mai. L'italietta...
INTERVISTATORE: Perchè i frequentatori dei locali amano così tanto il lusso e la raffinatezza e poi amano i calciatori tamarri, le veline chiattone, arredano le proprie case alla Stalla Lombarda e leggono deliziati la Bibbia del Burino (Io non ho paura di Ammaniti)?
DEBOSCIO: Contraddizioni che non sono da sanare, a mio parere. Altrimenti si esaurisce l'effetto comico.
BIBLIOGRAFIA (WORK IN PROGRESS)
R. OLIVA, La filosofia del Deboscio è online, Il Corriere della Sera, agosto 2003
AA.VV., Freak Like me, Milano Tonight, 7 novembre 2003
AA.VV., La Milano dell'arte contemporanea e dell'editoria? Ci fa proprio incazzare, Exibart, 16 agosto 2003
T. LABRANCA, Understate, 20 novembre 2003
lunedì 10 novembre 2003
Datago.it prima in classifica
SQUADRA | TOT | CT | CD | V | N | S | GF | GS |
DATAGO.IT | 160 | 160 | 0 | 3 | 0 | 1 | 18 | 11 |
PRIMA RADIO | 150 | 150 | 0 | 3 | 0 | 0 | 14 | 1 |
CARROZ VILLANOVESE | 150 | 150 | 0 | 3 | 0 | 0 | 17 | 7 |
LITOGR GL SPARTAK SD | 144 | 150 | -6 | 3 | 0 | 0 | 17 | 12 |
GLI AMICI DI SAVIO | 140 | 140 | 0 | 2 | 1 | 1 | 20 | 20 |
REAL CANTARANA | 130 | 130 | 0 | 2 | 1 | 0 | 16 | 7 |
AVIS ISOLA | 100 | 100 | 0 | 1 | 1 | 2 | 16 | 17 |
ALPINE MY READER | 100 | 100 | 0 | 1 | 1 | 2 | 12 | 20 |
SIMEONE KYOCERA | 100 | 100 | 0 | 1 | 1 | 2 | 21 | 19 |
OTTICA BELLA | 91 | 100 | -9 | 1 | 1 | 2 | 14 | 18 |
MONTERAINERO CAFE' | 90 | 90 | 0 | 1 | 1 | 1 | 9 | 8 |
ATLETICO CANA' | 80 | 80 | 0 | 1 | 0 | 3 | 9 | 11 |
U.S. ANNONESE | 77 | 80 | -3 | 1 | 0 | 3 | 14 | 17 |
ESSERINI BLAZI | 67 | 70 | -3 | 1 | 0 | 2 | 5 | 16 |
COM.AT | 50 | 50 | 0 | 0 | 1 | 2 | 11 | 15 |
VILLADEATI | 30 | 30 | 0 | 0 | 0 | 3 | 4 | 18 |
sabato 1 novembre 2003
L'Amore e il Lavoro hanno le stesse dinamiche
L'Amore e il Lavoro hanno le stesse dinamiche: riceviamo per quanto diamo in termini di bellezza/intelligenza/capacità lavorativa.
Chi non può dare molto rimane ai margini di ciascuno dei due mercati, negli uffici di collocamento/vicino ai pilastri delle discoteche.
Una volta che si è entrati nel mondo del lavoro/amore, si incomincia a cercare il lavoro/amore perfetto, assoluto, e per cercarlo si cambiano lavori/innamorati.
Il problema in questi casi è che, nella speranza di migliorare/crescere in verticale, ci si sposti in orizzontale, e quindi il nuovo fidanzato/lavoro non sia mai ciò che desideriamo.
Chi non può dare molto rimane ai margini di ciascuno dei due mercati, negli uffici di collocamento/vicino ai pilastri delle discoteche.
Una volta che si è entrati nel mondo del lavoro/amore, si incomincia a cercare il lavoro/amore perfetto, assoluto, e per cercarlo si cambiano lavori/innamorati.
Il problema in questi casi è che, nella speranza di migliorare/crescere in verticale, ci si sposti in orizzontale, e quindi il nuovo fidanzato/lavoro non sia mai ciò che desideriamo.
venerdì 31 ottobre 2003
giovedì 30 ottobre 2003
sabato 25 ottobre 2003
Il vecchio Io
Se dovessi scegliere la mia vecchiaia, vorrei finire come Sean Connery in La Casa Russia, in un bilocale con vista sul porto di Lisbona.
Per� al contrario di Sean Connery, se sapessi che arriva Michelle Pfeiffer + 2 figli a carico al molo, mica andrei a prenderla. (mi pare che la storia fosse cos�, ho visto solo i primi 10 e gli ultimi 5 minuti ambientati a Lisbona, il resto tutto in fast forward)
Sul Deboscio splendida descrizione della timidezza:
...è timido, questo vuol dire che quando entra in confidenza non smette più di dire cazzate diventando molto spiacevole e soprattutto non essendo capito da nessuno.
...è timido, questo vuol dire che quando entra in confidenza non smette più di dire cazzate diventando molto spiacevole e soprattutto non essendo capito da nessuno.
venerdì 24 ottobre 2003
giovedì 23 ottobre 2003
Delirio: Qual è la parola per le cose che non sono sempre uguali a se stesse? Esiste? Sono sicura che ce ne sia una.
Sogno: Cambiamento.
Delirio: Qual è la parola per indicare il momento preciso in cui hai dimenticato cosa si prova ad amare qualcuno che in passato hai amato profondamente?
Sogno: Non esiste.
Delirio: Oh. Pensavo esistesse.
Neil Gaiman, The Sandman
Sogno: Cambiamento.
Delirio: Qual è la parola per indicare il momento preciso in cui hai dimenticato cosa si prova ad amare qualcuno che in passato hai amato profondamente?
Sogno: Non esiste.
Delirio: Oh. Pensavo esistesse.
Neil Gaiman, The Sandman
mercoledì 22 ottobre 2003
lunedì 20 ottobre 2003
Gli anni '80 e la New Economy
La gente � mediocre suo malgrado, vorrebbe elevarsi dalla sua condizione ma non ci prova nemmeno per paura di fallire, invidia chi ce la fa ed � soprattutto spietata con chi ci prova senza per� riuscirci.
Per Icaro che tenta di volare ma ricade a terra non c'� solo il dolore dell'impatto, ma anche l'onta del fallimento che tutti gli buttano addosso.
Questo atteggiamento si nota rispetto alle epoche: gli anni '90 non hanno lasciato niente, ma nessuno ne parla male, nessuno li deride; gli anni '80 e la New Economy invece sono stati invece anni di grande voglia di fare, in cui si � provato davvero a volare, a sperimentare vie nuove, nuove idee, nuovi modi di vestire, nuova musica.
Poi quando quelle epoche sono finite, tutti a deriderli, a chiedersi come si potesse cos� stupidi e illusi, come gli adulti deridono le sciocchezze che fanno i giovani per vendicarsi di non esserlo pi� loro, giovani.
Per Icaro che tenta di volare ma ricade a terra non c'� solo il dolore dell'impatto, ma anche l'onta del fallimento che tutti gli buttano addosso.
Questo atteggiamento si nota rispetto alle epoche: gli anni '90 non hanno lasciato niente, ma nessuno ne parla male, nessuno li deride; gli anni '80 e la New Economy invece sono stati invece anni di grande voglia di fare, in cui si � provato davvero a volare, a sperimentare vie nuove, nuove idee, nuovi modi di vestire, nuova musica.
Poi quando quelle epoche sono finite, tutti a deriderli, a chiedersi come si potesse cos� stupidi e illusi, come gli adulti deridono le sciocchezze che fanno i giovani per vendicarsi di non esserlo pi� loro, giovani.
giovedì 16 ottobre 2003
Dammi due parole: sole, amore
Ciò che sconvolge dell'amore è che, sebbene sempre uguale da sempre in tutto il mondo nel suo sviluppo, è per chi lo vive assolutamente nuovo ogni giorno, proprio come il sole, che è nuovo ogni giorno (Eraclito), anche se non c'è mai niente di nuovo sotto il sole (Ecclesiaste, I, 10).
E come il sole, anche l'amore finisce, esattamente dopo tre anni (F. Beigbeder, L'amore dura tre anni, Feltrinelli, 2003).
Per cui noi viviamo dell'agonia di una stella.
E come il sole, anche l'amore finisce, esattamente dopo tre anni (F. Beigbeder, L'amore dura tre anni, Feltrinelli, 2003).
Per cui noi viviamo dell'agonia di una stella.
Okkupazione a Milano
A Milano persino gli squatter sono deviati.
Okkupano per far cosa? Per mettere su un Internet Caf�!
Cito da Indymedia:
... con l�aiuto di alcuni centri sociali (Malamanera, quello vicino al posto dove lavoro, NdE), una cinquantina di giovani del Net Ecology , �gli hacker buoni�, come si definiscono loro, hanno occupato, al civico 4, un negozio a tre luci del Comune, vuoto da una decina d�anni. �Non � un centro sociale che occupa - spiega Lavinia, tra le attiviste del gruppo - e neppure l�occupazione di una casa. Semplicemente apriremo un Internet Caf�, al servizio della collettivit�. La gente del quartiere, infatti, l�ha presa bene�. Loro, gli sperimentatori dei nuovi usi della tecnologia, hanno preso possesso del negozio �per condividere la ricchezza dell�etere�. �Un punto di accesso alla rete - continua Lavinia - gratuito e libero�. E non serve neppure il cavo, ma solo una scheda (wifi) inserita nel computer: il wireless , ovvero la possibilit� di mettersi in rete senza dover tirare i fili, �per vivere insieme risorse e connessione con decine di persone intorno casa tua, creando una sorta di comunit� virtuale�.
E da domani, polizia permettendo visto che la Digos ha gi� redatto un verbale sull�occupazione abusiva, l� Internet Caf� proporr� corsi di alfabetizzazione alle tecnologie, accanto ai nuovi insegnanti, i reality hackers . �Aiuteremo i cittadini - spiega Lavinia - a pensare e a sperimentare nuove risorse. Li assisteremo a non essere vittime del consumismo, a non spendere centinaia di euro per inseguire il sogno milionario di Microsoft�.
Quella prima okkupazione � stata subito sgomberata, e bello � il commento che ne hanno fatto sul Deboscio: "avete voglia di fare e basta! perch� in pratica siete degli schifi! vi fate sgomberare dopo tre giorni di "occupazione", e gli sbirri chi hanno trovato? tre persone che chiedevano scusa e uscivano da un posto che sembra pi� un negozio che una Casa Occupata!"
Comunque ora gli squatter di Reload sono tornati alla carica, e hanno occupato di nuovo in Via Confalonieri, vediamo cosa vogliono fare questa volta (un Emporio Armani a prezzi politici?).
Okkupano per far cosa? Per mettere su un Internet Caf�!
Cito da Indymedia:
... con l�aiuto di alcuni centri sociali (Malamanera, quello vicino al posto dove lavoro, NdE), una cinquantina di giovani del Net Ecology , �gli hacker buoni�, come si definiscono loro, hanno occupato, al civico 4, un negozio a tre luci del Comune, vuoto da una decina d�anni. �Non � un centro sociale che occupa - spiega Lavinia, tra le attiviste del gruppo - e neppure l�occupazione di una casa. Semplicemente apriremo un Internet Caf�, al servizio della collettivit�. La gente del quartiere, infatti, l�ha presa bene�. Loro, gli sperimentatori dei nuovi usi della tecnologia, hanno preso possesso del negozio �per condividere la ricchezza dell�etere�. �Un punto di accesso alla rete - continua Lavinia - gratuito e libero�. E non serve neppure il cavo, ma solo una scheda (wifi) inserita nel computer: il wireless , ovvero la possibilit� di mettersi in rete senza dover tirare i fili, �per vivere insieme risorse e connessione con decine di persone intorno casa tua, creando una sorta di comunit� virtuale�.
E da domani, polizia permettendo visto che la Digos ha gi� redatto un verbale sull�occupazione abusiva, l� Internet Caf� proporr� corsi di alfabetizzazione alle tecnologie, accanto ai nuovi insegnanti, i reality hackers . �Aiuteremo i cittadini - spiega Lavinia - a pensare e a sperimentare nuove risorse. Li assisteremo a non essere vittime del consumismo, a non spendere centinaia di euro per inseguire il sogno milionario di Microsoft�.
Quella prima okkupazione � stata subito sgomberata, e bello � il commento che ne hanno fatto sul Deboscio: "avete voglia di fare e basta! perch� in pratica siete degli schifi! vi fate sgomberare dopo tre giorni di "occupazione", e gli sbirri chi hanno trovato? tre persone che chiedevano scusa e uscivano da un posto che sembra pi� un negozio che una Casa Occupata!"
Comunque ora gli squatter di Reload sono tornati alla carica, e hanno occupato di nuovo in Via Confalonieri, vediamo cosa vogliono fare questa volta (un Emporio Armani a prezzi politici?).
venerdì 10 ottobre 2003
Ingegneria del futuro
se io torno indietro e modfico la storia, non ho nessun motivo, nel futuro, di intraprendere quel viaggio. esempio: nel 2800 io decido di tornare indietro nel tempo e uccidere la mamma di hitler. se ci riesco hitler non e' mai nato e quindo io nel 2800 non so manco chi sia. quindi perche' dovrebbe venirmi in mente di tornare indietro e uccidere sua madre? conclusione: se il viaggio nel tempo e' possibile, allora la storia non e' alterabile, se no si crea un paradosso irrisolvibile.
Robsom su Gnu economy
Robsom su Gnu economy
giovedì 9 ottobre 2003
mercoledì 8 ottobre 2003
Paolo Gay
Tra le tanti passioni che condivido con pochi uomini e molte donne, una di queste è Paolo Gay, il Dylan Dog astigiano.
Ecco tre ricordi di Paolo per imparare ad amarlo.
1) Paolo Gay che si presenta a un dibattito sul cinema a Palazzo Nuovo come autore di "O me la dai o scendi".
2) Paolo Gay che ad un esame, alla domanda "su che testo ha studiato" risponde "non mi ricordo, quello con la copertina gialla" e poi prende 30.
3) Paolo Gay che, un sabato di agosto di un anno che c'era il raduno mondiale della gioventù cattolica, dopo squallida partita 4 contro 4 a porte piccole al Salera, chiosa: "comunque meglio qui che a Roma a fare il coro da stadio GIOVANNI PAOLO! GIOVANNI PAOLO!".
Ecco tre ricordi di Paolo per imparare ad amarlo.
1) Paolo Gay che si presenta a un dibattito sul cinema a Palazzo Nuovo come autore di "O me la dai o scendi".
2) Paolo Gay che ad un esame, alla domanda "su che testo ha studiato" risponde "non mi ricordo, quello con la copertina gialla" e poi prende 30.
3) Paolo Gay che, un sabato di agosto di un anno che c'era il raduno mondiale della gioventù cattolica, dopo squallida partita 4 contro 4 a porte piccole al Salera, chiosa: "comunque meglio qui che a Roma a fare il coro da stadio GIOVANNI PAOLO! GIOVANNI PAOLO!".
domenica 5 ottobre 2003
giovedì 2 ottobre 2003
mercoledì 1 ottobre 2003
martedì 30 settembre 2003
La Borsa della Vita
Nella Vita valgono le stesse regole che valgono per la Borsa: comprare ai minimi e vendere ai massimi, iscriversi al Fascio nel '21 e passare ai partigiani nel '43, bakkagliare una tipa quando si sente sola e mollarla il 13 febbraio...
lunedì 29 settembre 2003
Io ho la memoria lunga: i discorsi di Umberto Bossi
Adoro i discorsi di Umberto Bossi: il suo stile dazed and confused, le sue metafore ardite, la sua capacità di passare dal '68 al Concilio Vaticano II in una frase, unendo tutto e tutti nel suo afflato oratorio, lo rendono assolutamente unico.
Non sono ironico: non ho mai votato Lega, non mi vedo a una festa della Padania a fare amicizia con chi la vota, ma è l'unico partito per cui abbia pensato meno male che c'è la Lega, e comunque a Milano il 99% delle persone dovrebbe votare Lega per legittima difesa.
Comunque, ecco qui un medley di discorsi di Bossi fatti dopo la caduta del primo governo Berlusconi, remixato da Marco Travaglio e apparso sul numero di aprile 2001 di MicroMega.
Io ho la memoria lunga. Ma chi e' Berlusconi?
Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del vecchio regime. E' il piu' efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la lega faceva cadere il regime, lui stava per il Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui e' il tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre?
Berlusconi e' bollito. E' un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio asservito all'Ulivo, segue anche lui l'esercito di Franceshiello dietro il caporale D'Alema con la sua trombetta.
Lui e' la bistecca e la Lega il pestacarne.
Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E' un Kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi e' il capocomico del teatrino della politica. Un Peron della mutua. E' molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista e' una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio.
Berlusconi e' l'uomo della mafia. E' un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord. La Fininvest e' nata da Cosa Nostra. C'e' qualche differenza fra noi e Berlusconi: lui purtroppo e' un mafioso. Il problema e' che al Nord la gente e' ancora divisa tra chi sa che Berlusconi e' un mafioso e chi non lo sa ancora. Ma il Nord lo caccera' via, di Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi e' riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra.
Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto in Italia e c'era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le holding. Come potra' mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord sono morti decine migliaia di ragazzi che ora gridano da sottoterra?
Quel brutto mafioso guadagna soldi con l'eroina e la cocaina. Il mafioso di Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par condicio e' troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra politica e omerta' criminale e fenomeni di riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano.
Forza Italia e' stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord.
Berlusconi ha fatto cio' che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammi'. Molte ricchezze sono vergognose, perche' vengono da decine di migliaia di morti. Non E' vero che "pecunia non olet". C'e' denaro buono che ha odore di sudore, e c'e' denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore.
Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una societa' per azioni.
Ma chi si crede di essere: Nembo Kid?
Ma vi pare possibile che uno possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello parla, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non e' ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte.
Bisogna che Berlusconi-Berlusca-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c'e' villa, non c'e' regalo, non c'e' ammiccamento che mi possa far cambiare strada. Berluscoso deve sapere che dalle nostre parti la gente e' pronta a fargli un culo cos�: bastano due secondi, e dovra' scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all'inglese e scaraventano tutto nel Lambro.
Berlusconi, come presidente del Consiglio e' stato un dramma. Quando e' in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perche' lui con le televisioni fa il lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione.
Bisogna portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalita' gravissima, da Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte del mondo. E' ora di mettere fina a questa vergogna. Se lo votate, quello vi porta via anche i paracarri. Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perche' sara' pure un figlio di buona donna, ma e' il loro figlio di buona donna e per questo lo tengono in piedi.
Ma il poveretto di Arcore sente il bidone forzitalista e polista, il partito degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, piduista come l'arcorista e' sempre stato un problema di "Cosa Sua" o "Cosa Nostra". Ma attento, Berlusconi: ne' mafia, ne' P2, ne' America riusciranno a distruggere la nostra societa'. E lui alla fine avra' un piccolo posto all'inferno, perche' quello li' non se lo pigliano nemmeno in purgatorio. Perche' e' Berlusconi che dovra' sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo con Berlusconi, E' la storia che litiga con lui.
Non sono ironico: non ho mai votato Lega, non mi vedo a una festa della Padania a fare amicizia con chi la vota, ma è l'unico partito per cui abbia pensato meno male che c'è la Lega, e comunque a Milano il 99% delle persone dovrebbe votare Lega per legittima difesa.
Comunque, ecco qui un medley di discorsi di Bossi fatti dopo la caduta del primo governo Berlusconi, remixato da Marco Travaglio e apparso sul numero di aprile 2001 di MicroMega.
Io ho la memoria lunga. Ma chi e' Berlusconi?
Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del vecchio regime. E' il piu' efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la lega faceva cadere il regime, lui stava per il Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui e' il tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre?
Berlusconi e' bollito. E' un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio asservito all'Ulivo, segue anche lui l'esercito di Franceshiello dietro il caporale D'Alema con la sua trombetta.
Lui e' la bistecca e la Lega il pestacarne.
Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E' un Kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi e' il capocomico del teatrino della politica. Un Peron della mutua. E' molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista e' una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio.
Berlusconi e' l'uomo della mafia. E' un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord. La Fininvest e' nata da Cosa Nostra. C'e' qualche differenza fra noi e Berlusconi: lui purtroppo e' un mafioso. Il problema e' che al Nord la gente e' ancora divisa tra chi sa che Berlusconi e' un mafioso e chi non lo sa ancora. Ma il Nord lo caccera' via, di Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi e' riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra.
Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto in Italia e c'era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le holding. Come potra' mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord sono morti decine migliaia di ragazzi che ora gridano da sottoterra?
Quel brutto mafioso guadagna soldi con l'eroina e la cocaina. Il mafioso di Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par condicio e' troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra politica e omerta' criminale e fenomeni di riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano.
Forza Italia e' stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord.
Berlusconi ha fatto cio' che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammi'. Molte ricchezze sono vergognose, perche' vengono da decine di migliaia di morti. Non E' vero che "pecunia non olet". C'e' denaro buono che ha odore di sudore, e c'e' denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore.
Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una societa' per azioni.
Ma chi si crede di essere: Nembo Kid?
Ma vi pare possibile che uno possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello parla, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non e' ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte.
Bisogna che Berlusconi-Berlusca-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c'e' villa, non c'e' regalo, non c'e' ammiccamento che mi possa far cambiare strada. Berluscoso deve sapere che dalle nostre parti la gente e' pronta a fargli un culo cos�: bastano due secondi, e dovra' scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all'inglese e scaraventano tutto nel Lambro.
Berlusconi, come presidente del Consiglio e' stato un dramma. Quando e' in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perche' lui con le televisioni fa il lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione.
Bisogna portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalita' gravissima, da Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte del mondo. E' ora di mettere fina a questa vergogna. Se lo votate, quello vi porta via anche i paracarri. Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perche' sara' pure un figlio di buona donna, ma e' il loro figlio di buona donna e per questo lo tengono in piedi.
Ma il poveretto di Arcore sente il bidone forzitalista e polista, il partito degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, piduista come l'arcorista e' sempre stato un problema di "Cosa Sua" o "Cosa Nostra". Ma attento, Berlusconi: ne' mafia, ne' P2, ne' America riusciranno a distruggere la nostra societa'. E lui alla fine avra' un piccolo posto all'inferno, perche' quello li' non se lo pigliano nemmeno in purgatorio. Perche' e' Berlusconi che dovra' sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo con Berlusconi, E' la storia che litiga con lui.
martedì 23 settembre 2003
La gentilezza come base della democrazia
C'è qualcosa che va oltre la democrazia, ed è la gentilezza
Daisaku Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto. Esperia Edizioni, Vol. 1, Milano, 1999.
Daisaku Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto. Esperia Edizioni, Vol. 1, Milano, 1999.
domenica 21 settembre 2003
Quante vite avrei voluto
C'è un momento, negli addii, che anche se ancora insieme, si è già distanti.
E così, da Malpensa a Milano, e poi a Milano, e poi tornando ad Asti, è un periodo che sento sempre questa canzone:
Avrei voluto avere tanti figli
e accompagnarli tutti a scuola
e poi vederli crescere
dentro una grande famiglia sola...
Avrei voluto avere
tutte quelle donne che ho desiderato
e ricoprirle di attenzioni
da lasciarle senza fiato...
Quante vite avrei voluto,
quante vite avrei vissuto.
Quante alternative
per chi vive in una vita sola,
quante prospettive
per potersi innamorare ancora
di altre vite,
con altre vite...
Avrei potuto stare un po' più a lungo
con mia madre e con gli amici...
E poi girare il mondo
e vivere il presente...
e non fermarmi mai.
Quanti libri non ho letto...
quante cose
non verranno mai...
E' un'avventura meravigliosa
la mia vita,
però c'è sempre un'altra vita possibile
nella vita.
Enrico Ruggeri, Quante vite avrei voluto
E così, da Malpensa a Milano, e poi a Milano, e poi tornando ad Asti, è un periodo che sento sempre questa canzone:
Avrei voluto avere tanti figli
e accompagnarli tutti a scuola
e poi vederli crescere
dentro una grande famiglia sola...
Avrei voluto avere
tutte quelle donne che ho desiderato
e ricoprirle di attenzioni
da lasciarle senza fiato...
Quante vite avrei voluto,
quante vite avrei vissuto.
Quante alternative
per chi vive in una vita sola,
quante prospettive
per potersi innamorare ancora
di altre vite,
con altre vite...
Avrei potuto stare un po' più a lungo
con mia madre e con gli amici...
E poi girare il mondo
e vivere il presente...
e non fermarmi mai.
Quanti libri non ho letto...
quante cose
non verranno mai...
E' un'avventura meravigliosa
la mia vita,
però c'è sempre un'altra vita possibile
nella vita.
Enrico Ruggeri, Quante vite avrei voluto
sabato 20 settembre 2003
Ti vuoi mettere con me? si/no
In seconda media mi sono messo con Valentina, le avevo scritto una lettera al computer con scritto "Ti vuoi mettere con me?" e con sotto due caselle da sbarrare, sì / no. Lei ha scartato l'onesta lettera sul suo banco, durante il primo intervallo della mattinata. Si è messa quasi a piangere. La guardo di nascosto dal corridoio. Ha crocettato il sì.
venerdì 19 settembre 2003
Cose da non fare al primo appuntamento
Portarsi dietro la propria tesi di laurea e leggerle le parti più interessanti
mercoledì 10 settembre 2003
domenica 7 settembre 2003
Il mondo è di chi nasce per conquistarlo e non di chi sogna che puo' conquistarlo
Antonio era un condottiero romano perfettamente efficace. Sai l'animo di soldato stolido e concreto? Poi e' andato in Egitto ed ha conosciuto Cleopatra.
Cleopatra era una donna incredibilmente colta e intelligente e dotata in molti campi. Ha fatto scoprire ad Antonio una dimensione della vita che neanche si immaginava. L'Oriente, la musica, l'arte, l'astronomia e l'astrologia, la biblioteca di Alessandria. Antonio ha cominciato a leggere e a studiar le stelle e a comporre poesie e suonare l'oud e a fumare l'hashish, e' cambiato. E' diventato uno spirito illuminato, poco alla volta. E a quel punto e' arrivato Ottaviano con il suo esercito romano privo di luce e di femminilita', e ha distrutto l'esercito di Antonio e Cleopatra in due minuti.
Andrea De Carlo tramite Cose che dimentico
Il mondo è di chi nasce per conquistarlo e non di chi sogna che può conquistarlo, anche se abbia ragione.
Fernando Pessoa, La Tabaccheria
Cleopatra era una donna incredibilmente colta e intelligente e dotata in molti campi. Ha fatto scoprire ad Antonio una dimensione della vita che neanche si immaginava. L'Oriente, la musica, l'arte, l'astronomia e l'astrologia, la biblioteca di Alessandria. Antonio ha cominciato a leggere e a studiar le stelle e a comporre poesie e suonare l'oud e a fumare l'hashish, e' cambiato. E' diventato uno spirito illuminato, poco alla volta. E a quel punto e' arrivato Ottaviano con il suo esercito romano privo di luce e di femminilita', e ha distrutto l'esercito di Antonio e Cleopatra in due minuti.
Andrea De Carlo tramite Cose che dimentico
Il mondo è di chi nasce per conquistarlo e non di chi sogna che può conquistarlo, anche se abbia ragione.
Fernando Pessoa, La Tabaccheria
mercoledì 13 agosto 2003
Sic transit gloria mundi
Quando saremo vecchi, dai pensionati dove ci hanno messo i nostri figli, chiameremo gli addetti dei call center, e loro saranno i nostri amici.
martedì 12 agosto 2003
Intervista a Marco Dimitri
Intervistatore:Chi pensi vincerà le prossime elezioni?
Marco Dimitri:E' una domanda da porre a Cosa Nostra, noi siamo solo i Bambini di Satana.
Intervistatore:Quali sono i tuoi hobby,oltre ovviamente a decapitare teste di piccoli neonati?
Marco Dimitri: Anche degli adulti se capita hahaha! I computers, il sesso, la fotografia, sputare in faccia a Otelma.
Intervistatore:Scrivi una frase da lasciare ai posteri:
Marco Dimitri: A che ti serve la filosofia se poi non scopi?
Intervistatore:ti interessa l'opinione della gente comune ,che dall'alto della loro ignoranza ,vi definiscono ,pur senza conoscervi,che siete dei pazzi,dei pedofili,degli assassini e quanto di più orribile ci possa essere?
Marco Dimitri:Sono i cervelli alla "novella 2000" quelli che attingono le loro informazioni dal parrucchiere o dalla vicina di casa o da qualsiasi squallido rotocalco o spettacolo televisivo, sono quelli che credono che Stranamore sia tutto un programma vero e credibile, quelli che di giorno si mostrano come socievoli e caritatevoli e la sera acclamano la pena di morte davanti al telegiornale. Si vedono poi i risultati, a 30 anni sono già li che vagano con pancetta e occhialini trainando il carrozzino della spesa lungo le strade e fermandosi a vicenda per raccontare ogni sorta di disgrazia il cui epicentro è per forza un ospedale...
Marco Dimitri:E' una domanda da porre a Cosa Nostra, noi siamo solo i Bambini di Satana.
Intervistatore:Quali sono i tuoi hobby,oltre ovviamente a decapitare teste di piccoli neonati?
Marco Dimitri: Anche degli adulti se capita hahaha! I computers, il sesso, la fotografia, sputare in faccia a Otelma.
Intervistatore:Scrivi una frase da lasciare ai posteri:
Marco Dimitri: A che ti serve la filosofia se poi non scopi?
Intervistatore:ti interessa l'opinione della gente comune ,che dall'alto della loro ignoranza ,vi definiscono ,pur senza conoscervi,che siete dei pazzi,dei pedofili,degli assassini e quanto di più orribile ci possa essere?
Marco Dimitri:Sono i cervelli alla "novella 2000" quelli che attingono le loro informazioni dal parrucchiere o dalla vicina di casa o da qualsiasi squallido rotocalco o spettacolo televisivo, sono quelli che credono che Stranamore sia tutto un programma vero e credibile, quelli che di giorno si mostrano come socievoli e caritatevoli e la sera acclamano la pena di morte davanti al telegiornale. Si vedono poi i risultati, a 30 anni sono già li che vagano con pancetta e occhialini trainando il carrozzino della spesa lungo le strade e fermandosi a vicenda per raccontare ogni sorta di disgrazia il cui epicentro è per forza un ospedale...
lunedì 11 agosto 2003
dezerto su la stampa
Su La Stampa del 7 agosto, thanks to CfC, come frase del giorno è stata pubblicata la mia Non conviene criticare chi ci assomiglia, si corre il rischio di criticare se stessi. Ecco perchè non parlo mai male di Einstein.
domenica 10 agosto 2003
marianna
Alla fine quello che mi piace davvero fare è enucleare premesse di programma:
diventare felice --> diventando ricca --> scrivendo uno o più libri di successo interplanetario --> viaggiando per trovare spunti e realizzare descrizioni veritiere E comprando una macchina da scrivere --> chiedendo a un amico che l'ha già comprata al medesimo scopo quale modello consiglierebbe --> recuperando il recapito dell'amico in questione --> recuperando una vecchia agenda in cui presumo sia contenuto il recapito dell'amico in questione --> andando a Ferrara perchè la vecchia agenda dovrebbe trovarsi in un cassetto in un appartamento in uno stabile sito in Ferrara, appunto.
diventare felice --> diventando ricca --> scrivendo uno o più libri di successo interplanetario --> viaggiando per trovare spunti e realizzare descrizioni veritiere E comprando una macchina da scrivere --> chiedendo a un amico che l'ha già comprata al medesimo scopo quale modello consiglierebbe --> recuperando il recapito dell'amico in questione --> recuperando una vecchia agenda in cui presumo sia contenuto il recapito dell'amico in questione --> andando a Ferrara perchè la vecchia agenda dovrebbe trovarsi in un cassetto in un appartamento in uno stabile sito in Ferrara, appunto.
giovedì 7 agosto 2003
perchè lavoro
Lavoro perchè ho delle cose da finire. Domani un appuntamento, dopodomani nessuno, e infatti sto a casa che è sabato. Lavoro perchè mi hanno assunto. Diversamente, non avrei potuto. Entro in aziende dove mi aspettano e mi ricevono. Fossi respinto ai cancelli, tornerei indietro, affatto dispiaciuto. Guido perchè trovo sempre almeno una tangenziale da percorrere, possibilmente nell'orario di punta. Non ci fossero strade, non potrei muovermi per raggiungere i clienti...nè trovarne di nuovi...
...I vestiti si comperano perchè il lavoro lo richiede. In realtà nel mio lavoro si comincia prima dell'assunzione: si comperano i vestiti che il lavoro richiederà e si comincia a lavorare per pagarli. I vestiti si usurano non appena si è finito di pagarli. Si ricomperano, e si ricomincia.
...I vestiti si comperano perchè il lavoro lo richiede. In realtà nel mio lavoro si comincia prima dell'assunzione: si comperano i vestiti che il lavoro richiederà e si comincia a lavorare per pagarli. I vestiti si usurano non appena si è finito di pagarli. Si ricomperano, e si ricomincia.
Il Futuro
Ho sempre sostenuto che il punto d'arrivo dell'umanita' sia una società dove c'e' talmente tanta abbondanza di beni materiali che nessuno ne vorrebbe rivendicare la proprieta' esclusiva.
Immagino che, tra diecimila o quindicimila anni, tutti i beni saranno prodotti dalle macchine (robot ecc.) , che provvederanno anche autonomamente alla loro manuntenzione.
E a costruire altre macchine produttrici.
L'abbondanza di energia, reperita con scoperte a noi oggi sconosciute, farebbe il resto. Cosi' uno, ad esempio, prende un automobile che trova in strada, la usa per andare in un posto, e poi la "libera" di nuovo, senza problemi.
E cosi' per tutti gli altri beni di consumo che, vista l'abbondanza assoluta, non avranno praticamente alcun valore reale, se non quello strettamente collegato all'uso che se ne deve fare in quel preciso istante. Finito l'uso, liberi tutti.
Visto che gli oggetti saranno "liberi", è chiaro che anche i reati contro la proprietà (furti, rapine ecc.) scompariranno, rendendo superflua l'esistenza delle forze di Polizia.
E poiché le guerre si fanno per i soldi, e i soldi servono a comprare beni di consumo, non potrà che esserci pace permanente. Nessun esercito, né soldati né armi, forse � proprio l'isola che non c'e'.
Anarchia, non dettata da un sistema politico imposto, ma come processo naturale e inevitabile.
Affascinante. L'umanità verrebbe scollegata dal sistema di valori legato alla ricchezza materiale ed ai beni di consumo. L'intelligenza, l'altruismo saranno considerati i valori più importanti, e sorpasseranno alla grande il valore del successo in carriera e dell'affermazione economica.
Paul Olden
Immagino che, tra diecimila o quindicimila anni, tutti i beni saranno prodotti dalle macchine (robot ecc.) , che provvederanno anche autonomamente alla loro manuntenzione.
E a costruire altre macchine produttrici.
L'abbondanza di energia, reperita con scoperte a noi oggi sconosciute, farebbe il resto. Cosi' uno, ad esempio, prende un automobile che trova in strada, la usa per andare in un posto, e poi la "libera" di nuovo, senza problemi.
E cosi' per tutti gli altri beni di consumo che, vista l'abbondanza assoluta, non avranno praticamente alcun valore reale, se non quello strettamente collegato all'uso che se ne deve fare in quel preciso istante. Finito l'uso, liberi tutti.
Visto che gli oggetti saranno "liberi", è chiaro che anche i reati contro la proprietà (furti, rapine ecc.) scompariranno, rendendo superflua l'esistenza delle forze di Polizia.
E poiché le guerre si fanno per i soldi, e i soldi servono a comprare beni di consumo, non potrà che esserci pace permanente. Nessun esercito, né soldati né armi, forse � proprio l'isola che non c'e'.
Anarchia, non dettata da un sistema politico imposto, ma come processo naturale e inevitabile.
Affascinante. L'umanità verrebbe scollegata dal sistema di valori legato alla ricchezza materiale ed ai beni di consumo. L'intelligenza, l'altruismo saranno considerati i valori più importanti, e sorpasseranno alla grande il valore del successo in carriera e dell'affermazione economica.
Paul Olden
mercoledì 6 agosto 2003
L'arte del fumo negli occhi
Citare l'Arte della Guerra di Sun Tzu è per i manager quello che il pacchetto di marlboro dentro la manica arrotolata della maglietta è per i bulli.
lunedì 4 agosto 2003
Minatori
Procediamo nella vita come minatori in una galleria: abbiamo un piccola torcia in testa che illumina a malapena quello che abbiamo immediatamente davanti, e quello che abbiamo lasciato alle nostre spalle è affidato ai nostri ricordi.
La galleria può venire giù da un momento all'altro.
La galleria può venire giù da un momento all'altro.
sabato 12 luglio 2003
intervista a Sergio Cammariere
1. Blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah Sanremo?
Guarda, blah blah blah. Blah blah blah, blah, blah timido e schivo. E invece, blah blah blah blah.
2. Una sorpresa. Blah blah. Blah. Blah blah blah blah blah Tenco o Conte?
Beh, blah blah blah blah blah, blah blah blah anagramma. Blah blah blah blah blah Ciampi. Blah blah blah blah della Repubblica.
Guarda, blah blah blah. Blah blah blah, blah, blah timido e schivo. E invece, blah blah blah blah.
2. Una sorpresa. Blah blah. Blah. Blah blah blah blah blah Tenco o Conte?
Beh, blah blah blah blah blah, blah blah blah anagramma. Blah blah blah blah blah Ciampi. Blah blah blah blah della Repubblica.
martedì 17 giugno 2003
Ogni tanto leggo i titoli delle tesi di persone che si sono laureate nella mia facoltà, e mi chiedo se abbiano senso: Ricerche sul clan gentilizio e sulle strutture monogamiche nel diritto romano arcaico; Radici religiose e laiche della "ignoranza" nel diritto penale statuale; Il plagio nel diritto penale romano, La taberna, l'insula e l'horreum come luoghi di esercizio della negotiatio nella riflessione giurisprudenziale classica...
La mia tesi di laurea sul Processo Microsoft invece iniziava così:
...
Il capitano Achab nel corso della sua esistenza letteraria fu tormentato non solo dalla balena Moby Dick, ma anche dall'impossibilità di essere veramente libero nei suoi acquisti una volta tornato sulla terraferma: infatti era obbligato dai commercianti a comprare sempre un paio di scarpe, sebbene a causa della sua menomazione gliene servisse solo una.
L'obbligo di dover comprare insieme la scarpa destra e la scarpa sinistra può servire per introdurre la spiegazione di cosa sia un tying-contract, il contratto legante definibile anche come prestazione supplementare o gemellata.
Acquistando una scarpa sinistra, si è obbligati a comprare insieme la scarpa destra, e anche le stringhe.
Questi abbinamenti non costituiscono però una fattispecie di tying-contract, poichè le scarpe formano un insieme indissociabile e non possono essere separate senza perderne la funzionalità; inoltre il commercializzare le stringhe separatamente dalle scarpe comporterebbe un costo sociale superiore a quello derivante da una vendita unitaria , che peraltro sfavorisce una piccola minoranza come il capitano Achab.
Il tying-contract si configura invece quando i due beni siano slegati, in quanto di differente natura, e il costo sociale della vendita gemellata sia superiore all'effettivo vantaggio che se ne trae: costituirebbe pertanto un tying-contract l'obbligo di comprare delle calze unitamente alle scarpe, poichè i due beni non sono funzionalmente legati, ed inoltre sarebbero sfavorite le persone che desiderano indossare le scarpe senza calze .
I tying-contracts, che sotto un profilo puramente efficientistico potrebbero essere considerati mezzi leciti volti al miglioramento della distribuzione, sono invece stati valutati come pratiche illecite sia dalla legislazione antitrust americana che da quella comunitaria.
Il fatto che io, come milioni di miei colleghi studenti, abbia scritto questa tesi utilizzando un determinato programma di videoscrittura all'interno di un determinato sistema operativo , e digitando su una tastiera in cui la disposizione delle lettere avrebbe potuto essere ergonomicamente migliore dell'ormai standardizzato Qwerty , potrebbe essere stato determinato dal prevalere di comportamenti anticoncorrenziali non sanzionati che hanno portato al successo prodotti che non erano i migliori disponibili sul mercato.
Nell'economia attuale, la regolamentazione dei tying-contracts non influisce solo sul successo di un prodotto o di un'industria, ma si ripercuote sull'evoluzione dello sviluppo e nella quotidianità delle persone : in questa prospettiva si comprende il valore, anche sociale, di una corretta analisi delle prestazioni gemellate.
La mia tesi di laurea sul Processo Microsoft invece iniziava così:
...
Il capitano Achab nel corso della sua esistenza letteraria fu tormentato non solo dalla balena Moby Dick, ma anche dall'impossibilità di essere veramente libero nei suoi acquisti una volta tornato sulla terraferma: infatti era obbligato dai commercianti a comprare sempre un paio di scarpe, sebbene a causa della sua menomazione gliene servisse solo una.
L'obbligo di dover comprare insieme la scarpa destra e la scarpa sinistra può servire per introdurre la spiegazione di cosa sia un tying-contract, il contratto legante definibile anche come prestazione supplementare o gemellata.
Acquistando una scarpa sinistra, si è obbligati a comprare insieme la scarpa destra, e anche le stringhe.
Questi abbinamenti non costituiscono però una fattispecie di tying-contract, poichè le scarpe formano un insieme indissociabile e non possono essere separate senza perderne la funzionalità; inoltre il commercializzare le stringhe separatamente dalle scarpe comporterebbe un costo sociale superiore a quello derivante da una vendita unitaria , che peraltro sfavorisce una piccola minoranza come il capitano Achab.
Il tying-contract si configura invece quando i due beni siano slegati, in quanto di differente natura, e il costo sociale della vendita gemellata sia superiore all'effettivo vantaggio che se ne trae: costituirebbe pertanto un tying-contract l'obbligo di comprare delle calze unitamente alle scarpe, poichè i due beni non sono funzionalmente legati, ed inoltre sarebbero sfavorite le persone che desiderano indossare le scarpe senza calze .
I tying-contracts, che sotto un profilo puramente efficientistico potrebbero essere considerati mezzi leciti volti al miglioramento della distribuzione, sono invece stati valutati come pratiche illecite sia dalla legislazione antitrust americana che da quella comunitaria.
Il fatto che io, come milioni di miei colleghi studenti, abbia scritto questa tesi utilizzando un determinato programma di videoscrittura all'interno di un determinato sistema operativo , e digitando su una tastiera in cui la disposizione delle lettere avrebbe potuto essere ergonomicamente migliore dell'ormai standardizzato Qwerty , potrebbe essere stato determinato dal prevalere di comportamenti anticoncorrenziali non sanzionati che hanno portato al successo prodotti che non erano i migliori disponibili sul mercato.
Nell'economia attuale, la regolamentazione dei tying-contracts non influisce solo sul successo di un prodotto o di un'industria, ma si ripercuote sull'evoluzione dello sviluppo e nella quotidianità delle persone : in questa prospettiva si comprende il valore, anche sociale, di una corretta analisi delle prestazioni gemellate.
lunedì 16 giugno 2003
mercoledì 4 giugno 2003
Caro agli Dei è colui che muore giovane, diceva Menandro (ma era davvero Menandro? dei poeti greci mi sono rimasti gli insegnamenti ma non i nomi).
Un altro aneddoto ellenistico racconta che una madre, orgogliosa dei due figli ammirati da tutti per coraggio e devozione alla famiglia, chiese a Zeus che concedesse loro il meglio che un essere umano possa avere, e che Zeus per accogliere il desiderio della madre li facesse morire la notte stessa nel sonno, ancora giovani e nel fiore degli anni, la miglior sorte che possa toccare agli umani.
Un altro aneddoto ellenistico racconta che una madre, orgogliosa dei due figli ammirati da tutti per coraggio e devozione alla famiglia, chiese a Zeus che concedesse loro il meglio che un essere umano possa avere, e che Zeus per accogliere il desiderio della madre li facesse morire la notte stessa nel sonno, ancora giovani e nel fiore degli anni, la miglior sorte che possa toccare agli umani.
martedì 3 giugno 2003
domenica 1 giugno 2003
lunedì 26 maggio 2003
"...piuttosto di sposarmi mi farei prete...sì, ho tre figli...al grande, Carlo, 14 anni, mi sono riavvicinato dopo la morte della madre Patrizia Brenner. Vive a Milano, con un mio attendente. Le altre, piccoline, sono Alda e Evelina. L'una avuta da una ragazza straniera che mi ha ringraziato di averle donato il mio dna perchè il marito non poteva; e l'altra da una torinese che, dopo aver parlato coi suoi si è tenuta la bimba. Quando le capitava più di avere un figlio da Sgarbi?...io con le donne -compresa la mia fidanzata...ho un rapporto di non/disturbo. Io sono il più alto teorizzatore di un femminismo compiuto: la massima responsabilità della donna è fare da sola..."
Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi
domenica 25 maggio 2003
Pensaci bene, Cesare, ti stanno fregando.
Ti faranno fare la galera. Tu in galera e loro a riderti dietro.
Che cazzo di amici. Io fossi in te li fregherei tutti, tanto non si meritano niente.
Racconta tutto ai giudici, vuota il sacco e vaffanculo, crepi Sansone e tutti i filistei.
Soprattutto Silvio, che ti aveva fatto tante promesse. "Stai tranquillo, ci penso io", diceva sempre.
Tranquillo un cazzo, adesso tu stai nella merda e lui se ne va a Bruxelles a fare il buffone.
Ascolta il mio consiglio, Cesare, racconta tutto ai magistrati. Si, anche quella cosa lì, sai di cosa parlo, digli anche quella.
Vedrai, ci sarà da ridere.
Five Topics to avoid
Five Topics to avoid:
5 - Talking about work.
4 - Talking about projects on which you have never worked.
3 - Talking about how messy the directory structure is.
2 - Talking about some project manager working in another site you've never heard of.
1- Talking about some MIS guy you've never heard of, working in another site and that anyway has left the company months before you arrived.
5 - Talking about work.
4 - Talking about projects on which you have never worked.
3 - Talking about how messy the directory structure is.
2 - Talking about some project manager working in another site you've never heard of.
1- Talking about some MIS guy you've never heard of, working in another site and that anyway has left the company months before you arrived.
venerdì 16 maggio 2003
Gigi Meroni = Gesù
La storia di Gigi Meroni, calciatore del Torino morto investito nel 1967, è per molti aspetti confrontabile con quella di Gesù Cristo, a partire dai segnali premonitori della sua venuta (il pilota dell'aereo che si schianta su Superga che si chiama Meroni, un'analogia con la missione annunciatrice di Giovanni Battista), la morte prematura causata da un suo seguace che diventerà presidente del Torino (e sulla casualità dell'investimento ci sarebbe molto da indagare, molto più plausibile che Romero fosse talmente ossessionato dalla figura Meroni da averlo inconsciamente voluto investire; il fatto che poi sia diventato Presidente del Torino nella tassonomia degli apostoli di Gigi lo farebbe assurgere a un mix di Giuda/Pietro), Nestor Combin che sulla sua tomba giura di segnare tre gol alla Juve che effettivamente segna, facendo perdere lo scudetto ai bianconeri (il primo miracolo del Meronesimo), con tanto del giovane che esordisce con la maglia numero 7 e segna il quarto gol (un equivalente apostolico di Giovanni, che compare per la prima volta nella narrazione evangelica quando Cristo viene portato via dall'orto dei Getsemani).
Nulla vieta di pensare che tali fatti veri possano nel tempo essere nel tempo integrati con altri fatti verosimili e poi leggendari, come probabilmente è successo con la religione cattolica, che ha anch'essa una forte componente sportiva nelle sue origini, il martirio dei primi cristiani nell'arena, quindi comune al Meronesimo, visto che i calciatori sono i gladiatori dei nostri tempi.
Probabilmente tra duemila anni il Meronesimo potrebbe essere la religione più diffusa sulla Terra, e il fatto che queste mie parole possono sembrare ridicole, le fa accogliere in maniera non diversa da come erano considerati i capisaldi della religione cristiana dai pagani dell'epoca che ne venivano a conoscenza.
Nulla vieta di pensare che tali fatti veri possano nel tempo essere nel tempo integrati con altri fatti verosimili e poi leggendari, come probabilmente è successo con la religione cattolica, che ha anch'essa una forte componente sportiva nelle sue origini, il martirio dei primi cristiani nell'arena, quindi comune al Meronesimo, visto che i calciatori sono i gladiatori dei nostri tempi.
Probabilmente tra duemila anni il Meronesimo potrebbe essere la religione più diffusa sulla Terra, e il fatto che queste mie parole possono sembrare ridicole, le fa accogliere in maniera non diversa da come erano considerati i capisaldi della religione cristiana dai pagani dell'epoca che ne venivano a conoscenza.
sabato 3 maggio 2003
sabato 19 aprile 2003
venerdì 11 aprile 2003
Il costo opportunità della nostra vita
Il costo opportunità della nostra vita già vissuta è il valore della vita che avremmo potuto scegliere ma a cui abbiamo rinunciato: è il bilancio che a volte ci conferma nelle nostre scelte passate, ma che altre volte ci porta a qualche rimpianto.
Analogamente il costo opportunità della nostra vita futura è il valore della vita a cui oggi decidiamo di rinunciare, sperando che la vita scelta per il futuro sia migliore (della vita non scelta)
...
La risorsa più scarsa rispetto alla quale vi è una continua scelta nell'arco di vita di ogni persona è il tempo: il tempo è irreversibile e in questo senso ogni ora, ogni giornata hanno sempre e comunque un costo opportunità.
Il concetto di costo opportunità, normalmente interpretato come concetto statico, e in realtà anche un concetto dinamico.
( LUIGI CAMPIGLIO, Tredici idee per ragionare di economia, Il Mulino, p. 83)
Analogamente il costo opportunità della nostra vita futura è il valore della vita a cui oggi decidiamo di rinunciare, sperando che la vita scelta per il futuro sia migliore (della vita non scelta)
...
La risorsa più scarsa rispetto alla quale vi è una continua scelta nell'arco di vita di ogni persona è il tempo: il tempo è irreversibile e in questo senso ogni ora, ogni giornata hanno sempre e comunque un costo opportunità.
Il concetto di costo opportunità, normalmente interpretato come concetto statico, e in realtà anche un concetto dinamico.
( LUIGI CAMPIGLIO, Tredici idee per ragionare di economia, Il Mulino, p. 83)
giovedì 10 aprile 2003
Culture differenti che hanno gli stessi valori possono però adottare criteri di spiegazione profondamente diversi tali da creare incomprensioni e disagi. Alla fine della seconda guerra mondiale, la presenza di soldati americani in Gran Bretagna fece nascere molte storie d'amore tra loro e le ragazze inglesi.
Un fatto però apparentemente inspiegabile incuriosì gli psicologi sociali: gli statunitensi consideravano le inglesi di facili costumi e le ragazze britanniche dicevano altrettanto dei loro pretendenti.
La spiegazione dipendeva da un diverso ordine nella scala del corteggiamento dei due gruppi. In entrambe le culture vi sono una trentina di passi comportamentali che separano il primo contatto visivo dal rapporto sessuale, ma la sequenza non è uguale. Nella scala americana il bacio si trova ai primi posti, in quella inglese tra gli ultimi. Di conseguenza, mentre per un soldato americano era del tutto naturale cercare un bacio fin dall'inizio del corteggiamento, per la ragazza inglese quel gesto rappresentava un punto di non ritorno. In quel momento doveva decidere se andarsene via o prepararsi al rapporto fisico. Dal punto di vista della donna, l'uomo, mettendola subito con le spalle al muro, aveva corso troppo. Dal punto di vista del soldato, la disponibilità della ragazza significava correre troppo.
( SIMINI, La comprensione reciproca, Milano, Angeli, 1997, p. 20, citato in ALLIEVI, "Quando le convinzioni personali diventano limitazioni")
Un fatto però apparentemente inspiegabile incuriosì gli psicologi sociali: gli statunitensi consideravano le inglesi di facili costumi e le ragazze britanniche dicevano altrettanto dei loro pretendenti.
La spiegazione dipendeva da un diverso ordine nella scala del corteggiamento dei due gruppi. In entrambe le culture vi sono una trentina di passi comportamentali che separano il primo contatto visivo dal rapporto sessuale, ma la sequenza non è uguale. Nella scala americana il bacio si trova ai primi posti, in quella inglese tra gli ultimi. Di conseguenza, mentre per un soldato americano era del tutto naturale cercare un bacio fin dall'inizio del corteggiamento, per la ragazza inglese quel gesto rappresentava un punto di non ritorno. In quel momento doveva decidere se andarsene via o prepararsi al rapporto fisico. Dal punto di vista della donna, l'uomo, mettendola subito con le spalle al muro, aveva corso troppo. Dal punto di vista del soldato, la disponibilità della ragazza significava correre troppo.
( SIMINI, La comprensione reciproca, Milano, Angeli, 1997, p. 20, citato in ALLIEVI, "Quando le convinzioni personali diventano limitazioni")
venerdì 4 aprile 2003
Il Provigil è una pasticca per modificare il ritmo veglia-sonno: si puo' rimanere svegli per quaranta ore consecutive, e quando si va a letto si dormono le solite ore, non di piu'. Interessa anche all'esercito: i test eseguiti sui piloti di elicotteri hanno dimostrato che dopo quaranta ore di volo erano ancora perfettamente efficienti.
Provigil fu autorizzato dalla Fda nel 1999 per curare una malattia abbastanza rara, la narcolessia (attacchi di sonno improvvisi e irresistibili). Funziona per i narcolessici e funziona anche per chi, sanissimo, ha bisogno o voglia di stare sveglio. Lo assumono ormai migliaia di persone tra manager, programmatori di software, agenti di Borsa, studenti sotto esame, camionisti, giovani che possono permettersi di trascorrere tutta la notte in discoteca e la mattina andare al lavoro senza problemi.
Lo produce Cephalon, un laboratorio della Pennsylvania, che spera in un successo simile a quello del Viagra. Nel 2000 il suo fatturato raggiunse i 70 milioni di dollari, nel 2001 raddoppio' e quest'anno potrebbe superare i 200 milioni. Ma il Provigil sara' davvero la medicina contro il sonno? Non e' detto, pero' a differenza della caffeina contenuta nel caffe' e nel te' non rende nervosi, ne' eccita o da' dipendenza come le amfetamine. L'unico effetto collaterale puo' essere un leggero mal di testa.
Tuttavia, molti medici mettono in guardia dal suo uso, anche perche' non e' del tutto chiaro come funzioni il suo principio attivo Modafinil. Probabilmente non intacca il sistema nervoso centrale e agisce solo sulla zona cerebrale che regola il ritmo sonno-veglia.
Provigil fu autorizzato dalla Fda nel 1999 per curare una malattia abbastanza rara, la narcolessia (attacchi di sonno improvvisi e irresistibili). Funziona per i narcolessici e funziona anche per chi, sanissimo, ha bisogno o voglia di stare sveglio. Lo assumono ormai migliaia di persone tra manager, programmatori di software, agenti di Borsa, studenti sotto esame, camionisti, giovani che possono permettersi di trascorrere tutta la notte in discoteca e la mattina andare al lavoro senza problemi.
Lo produce Cephalon, un laboratorio della Pennsylvania, che spera in un successo simile a quello del Viagra. Nel 2000 il suo fatturato raggiunse i 70 milioni di dollari, nel 2001 raddoppio' e quest'anno potrebbe superare i 200 milioni. Ma il Provigil sara' davvero la medicina contro il sonno? Non e' detto, pero' a differenza della caffeina contenuta nel caffe' e nel te' non rende nervosi, ne' eccita o da' dipendenza come le amfetamine. L'unico effetto collaterale puo' essere un leggero mal di testa.
Tuttavia, molti medici mettono in guardia dal suo uso, anche perche' non e' del tutto chiaro come funzioni il suo principio attivo Modafinil. Probabilmente non intacca il sistema nervoso centrale e agisce solo sulla zona cerebrale che regola il ritmo sonno-veglia.
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