domenica 29 dicembre 2013

‎Spero ci sia un inferno per i buoni.
Eugene O'Neill

martedì 17 dicembre 2013

cretini, ricchi & poveri

la differenza tra un cretino povero e un cretino ricco è che il primo è un cretino e il secondo è un ricco

giovedì 12 dicembre 2013

la bellezza é compresione immediata, totale, fragile, illusoria

in un racconto di calvino edmond dantès, il protagonista del conte di montecristo, si trova chiuso nella prigione e ragiona di come uscirne. c'è un altro prigioniero, l'abate faria, ed edmond lo osserva costantemente mentre scava i suoi cuniculi nella fortezza e finisce sempre in un'altra cella. dantès sostiene che mentre faria procede per tentativi ed errori, lui utilizza gli errori di faria per costruire una teoria della fortezza, uno schema astratto che cerca di rendere sempre più perfetto. la tesi di dantès è che immaginare una fortezza perfetta, dalla quale non sia possibile uscire, lo aiuterà ad uscire dalla fortezza reale, perchè dove la reale non coincide con la perfetta, allora lì si annida l'errore della fortezza, che permetterà di vincerla. e se poi la fortezza reale coincidesse con quella ideale, almeno il prigioniero si metterebbe l'anima in pace, perchè sapendo che è perfetta non spererà più di uscire, e questo praticamente equivale ad essere libero. è chiaro il parallelo con i metodi logici (talmente chiaro che il racconto ne soffre, come sempre avviene in calvino, che per mania di essere comprensibile risulta sciapo) ed in particolare con la ricerca di un teorema che dimostra l'impossibilità o l'inesistenza di qualcosa. molte persone volgari non capiscono che lo scienziato (e anche il vero umanista) preferisce scoprire che non può sapere una cosa, piuttosto che restare col dubbio di come saperla. naturalmente con questi metodi si rischia di fare della metafisica, che poi è quello che fa anche calvino. perchè se davvero vogliamo parlare dell'inconoscibile e dell'abisso, bisogna rinunciare alla pretesa di dimostrare alcunchè: e la maniera più facile è l'insensatezza, che è anche la meno interessante, mentre quella più signorile qual è? a mio avviso il vero signore non deve compiacersi né della logica (che è solo un giocattolo) né dell'abisso (che è solo stanchezza) e lasciarsi attraversare dall'intuizione: la comprensione immediata e perfetta di un nesso prima invisibile, raggiunta senza far macchinare il cervello o le mani, senza calcoli nè tentativi: l'intuizione luminosa e apparente che è assieme giuoia e bellezza, è un piacere sconosciutissimo sia ai tecnici che ai teorici, probabilmente è un errore. in questo consiste il fatto estetico: la bellezza é compresione immediata, totale, fragile, illusoria.

martedì 3 dicembre 2013

complesso di edipo

i guadagni dei padri ricadono sui figli

lunedì 2 dicembre 2013

milano fa schifo

Milano è fantastica. L'incanto e il disincanto sono due aspetti della stessa triste realtà. Il provincialismo si manifesta in egual misura in uno qualsiasi dei due stereotipi del cagone medio: adoro la mia città/odio la mia città. Il garantismo non è contemplato in genere: quanto è più accentuato l'aut-aut, tanto una posizione è la derivata dell'altra. In questo senso, Milano offre spunti di estrema delicatezza e poesia. Se il quartiere ce l'hai dentro fin dalla nascita, anche «girando il mondo» si ricercherà sempre e solo il quartiere. L'accattone dell'esistenza, che non trova stimoli dentro di sé, si accanisce contro l'aridità di Milano, senza rendersi conto che è lui, in primis, a essere poco interessante in assoluto. Parimenti, il provinciale ultra-stimolato trova fantasmagorica qualsiasi cazzata sofisticata in apparenza, per darsi un senso e approcciarsi a cose che, nel paese natale, non aveva mai viste. Passare le serate senza argomenti a dire «Milano fa schifo», conservando una perenne aria da habitué, è l'estremo palliativo del fallito imborghesito nell'animo, che ritiene «semplici» le persone affascinate. Senza capire che è la stessa miserabile semplicità, la sua. Credere nella propria sofisticazione, sentirsi in qualche modo versati ad «altro». Questo «altro», nella migliore delle ipotesi, consiste nell'andare a Londra a lavorare in uno studio di grafica o in banca, a Berlino a scassarsi in discoteca, a Barcellona a vivere la movida, a Lisbona a saggiare la saudade. «Vado a stare a Milano», «me ne vado da Milano» suonano allo stesso modo. Una litania esausta, pallida. La classica occasione persa per tacere. Un'autocelebrazione fatta di stupore e complessi. Chi davvero se ne va, lo fa in silenzio. Come il provinciale vede Milano come un centro di cultura, un'occasione per lavorare, un luogo dinamico e creativo, il milanese vede le altre metropoli europee allo stesso identico modo. Lo slancio, la propulsione, è la stessa. Il tizio insoddisfatto che alla domenica va a vedere la partita al bar sport davanti a un bianchino insieme agli amici di sempre, e dentro di sé sbuffa «pezzenti, provinciali... ah ma quando me ne sarò andato a Milano...» è lo stesso milanese che fa le cose per inerzia, trova inutili gli altri e dentro di sé aspira: «pezzenti, provinciali... ah ma quando me ne sarò andato a Londra...». La realtà è come la descrive lo spot del centro moda jolly più: «l'abbigliamento della distinzione». Ogni minima peristalsi sociale è un'affermazione della propria unicità, attraverso l'omologazione. Del resto, è solo dalla normalità che ci si può elevare. Lo straordinario è una branca dell'ordinario, e questo stato di cose è eterno. Il profugo spirituale che scappa o raggiunge Milano si sente in qualche modo straordinario per questa sua supposta conquista d'unicità, d'elevazione dai propri consimili-conterranei. In verità, purtroppo, la stradina ciottolata con il baretto e la bici parcheggiata al palo e la mamma che sbatte le lenzuola dalla finestra, è una trascendenza che riguarda e riguarderà sempre solo la propria autosoggettività, povera in quanto schiava dell'infanzia prolungata «ad perpetuum». Riccardo Mauri, mail@ildeboscio.com

venerdì 29 novembre 2013

Bisogna cogliere il maniacale nella fase in cui va in stress, diventa abulico o finisce in depressione. È a questo punto che bisogna suggerirgli e anzi imporgli la psicoterapia. Se egli invece non ha un crollo psicologico, ma piuttosto eleva la sua sfida col mondo mirando in tal modo a farsi dei nemici e a farsi fare del male, occorre insistere ossessivamente nel segnalargli che egli non solo sta vivendo una fuga esaltata e maniacale da se stesso, priva di equilibrio e di gratificazione, ma sta anche cercandosi una punizione risolutiva, che può talvolta coincidere con la morte.

giovedì 28 novembre 2013

l'esame da alimentarista

recarsi alla sede dell'inps per sbrigare questa noiosa e periodica formalità burocratica, trovare trenta persone a diversi gradi di sbattimento, dentro un'aula in cui si suda. la fila per iscriversi. chi cerca di superare la fila. l'umanità presente è composta da persone di ogni età, censo variegato con prevalenza di sfigati evidenti. molti immigrati. è chiaro da subito che parecchi sono alla ricerca disperata di un lavoro, o simulano la ricerca disperata di un lavoro facendo pigramente la trafila di ciò che va fatto, anche se sono dei tossici debosciati che in realtà se ne fottono. trenta persone. uno alla volta firmiamo e ci sediamo. di vista conosco un paio di persone, come me sono baristi, gente che già lavora e che è lì solo per il rinnovo: per noi sarà solo una piccola rottura di palle. ci viene spiegato che risponderemo a un test a crocette, ci viene spiegato che la risposta giusta è sempre e solo una, come rispondere al test, e ci vengono dati alcuni aiutini, umilianti, ad esempio ci viene spiegato cosa sia la data di scadenza di un prodotto.
il test è composto di una decina di domande, ne cito una solo per spiegare il livello di difficoltà:
dovendo scongelare un prodotto, il luogo giusto in cui farlo è:
a - il terrazzo
b - un lavello pieno di acqua calda
c - il frigorifero
durante il test, un signore dagli occhi piccoli e dall'accento genericamente meridionale, seduto a due posti da me, che ha cercato di copiare ripetutamente senza capire che le domande erano in ordine differente da un foglio all'altro, e perciò io non sapevo che rispondere alla sua richiesta 'dimmi la 3', ha alzato la manina dicendo: 'e se uno non ce l'ha il terrazzo?'. io l'ho guardato immaginando il puzzo del merluzzo del discount che perdeva liquami nell'acqua calda del suo lavello, inorridita. sudore, testa tra le mani, tentativo di sbirciare l'opuscolo in cui erano contenute le preziose risposte. l'hanno segato. con lui più della metà dei presenti. via tutti gli immigrati incapaci di leggere in italiano, via le vecchie operaie e aiuto cuoche e sfogline, che non sanno gestire un test a crocette, via anche gente apparentemente normale, ma evidentemente analfabeta o con dei gravi deficit cognitivi. gli unici senza errori, i già lavoranti baristi: siamo 5 su 30. seguono i ragazzini, quelli che hanno davvero seguito il corso e studiano cercando davvero lavoro: un po' meno di una decina, fanno solo qualche errore, e passano. più della metà dei presenti in quella stanza non passa un test che definirei per mentecatti, pur avendo seguito un corso e studiato. avendo completato in pochi minuti il mio test, sono stata costretta ad assistere allo stillicidio del tentativo di consegna del compito da parte dei disperati che chiaramente avrebbero fallito: gente che cerca di copiare, gente che si dimena. in questa interminabile mezz'ora sono stata completamente disgustata da ciò che ho visto: ho pensato che in realtà stavo assistendo a un espediente per escludere degli stranieri e far fuori dei vecchi, per liberare dei posti di lavoro poco qualificati; poi, ho pensato a quanto non ci rendiamo conto degli abissi di ignoranza che può toccare un italiano adulto, e votante, e che, eppure, ha studiato da qualche parte; poi, ho pensato che era come quando ti fanno la lezione sulla 626: dato che ora conosci i rischi, se succede un casino è colpa tua, poco importa che nel posto in cui lavori su certe cose non ci sia scelta: il tuo titolare compra a basso prezzo merce in scadenza e tu la somministri, ergo se qualcuno sta male la colpa penalmente sarà tua che materialmente hai compiuto l'azione, perchè questo sistema democratico ti ha informato sulle conseguenze di ciò che fai. un'umanità schifosa, divisa in due: chi si prenderà la colpa per le cazzate fatte dai proprietari dei luoghi in cui lavora, e chi non è nemmeno in grado di prendersi una colpa. era tutto così ingiusto, ingiusto, brutto e ingiusto.
così brutto da essere ingiusto. l'aula schifosa, i burocrati, i poveracci in sbattimento per il lavoro, e nessuna poesia.
tranne forse nelle domande:
il lugo in cui è corretto conservare una confezione di uova dopo l'acquisto è:
a - in frigorifero
b - in uno scaffale al caldo
c - sotto la cenere

mercoledì 27 novembre 2013

gli sportivi

va fatta una distinzione tra chi gioca a calcio e chi segue il calcio, che è + o - la distinzione tra chi scopa e chi si fa le seghe

martedì 26 novembre 2013

diventare immortali e poi morire

diventare immortali e poi morire

lunedì 25 novembre 2013

carlo conti

carlo conti

mercoledì 13 novembre 2013

Gianni

Gianni è il nuovo libro de il deboscio. Gianni sono i bei contributi, tutti a colori, fatti col computer e stampati su una bella carta. 200 e passa pagine per capire, approfondire, confrontarsi. Lo apprezzerai di più in una bella casa, dove potrai riceverlo comodamente pagando con carta di credito, in un’unica soluzione. Hai capito? Non fare il pagliaccio, che vai alla Feltrinelli e chiedi Gianni, che poi il commesso barbetta ti guarda male. Gianni lo puoi comprare solo su Visiogeist e costa 18 euro. Ma non è tanto i soldi, è questione che poi ti rimane, e tra 10 anni ancora lo guardi. Gli altri li butti via col trasloco, Gianni lo tieni. Ma vediamo le foto.
Gianni
Visiogeist ed.
18 euro
210X297mm
204 pagine
brossura
carta patinata lucida 170g
ISBN 9788890917011
I edizione: novembre 2013

martedì 12 novembre 2013

indeterminatezza

Tutto quello che è determinato e certo è molto più lungi dall'appagarci di ciò che per la sua incertezza non ci può mai appagare
Giacomo Leopardi, "Zibaldone", ottobre 1822

domenica 10 novembre 2013

pochi soldi, poca cultura, fan crescere le troie come la verdura

sabato 9 novembre 2013

ironia

ironia: pudore della coscienza
leo longanesi

venerdì 8 novembre 2013

plutocrazia

il prezzo è il miglior criterio di giudizio quando non ci possiamo permettere la competenza

giovedì 7 novembre 2013

vincenzo muccioli ci guarda da lassù

non tutti sanno che muccioli morì di aids, contratto mentre trasmetteva oralmente energia rigeneratrice ai tossicodipendenti che cercava di recuperare

mercoledì 6 novembre 2013

vai e vieni

martedì 5 novembre 2013

fede

fede: credere nelle cose che non si possono vedere

lunedì 4 novembre 2013

contadino all'improvviso: fattore sorpresa

domenica 3 novembre 2013

una specie di legame

sabato 2 novembre 2013

Morra

morra spaziale

Morra: gioco politico da praticarsi sui telegiornali. Si compone di tre simboli, la stabilità, le riforme e il benaltro: riforme perde contro benaltro, stabilità perde contro riforme, benaltro perde contro stabilità.

venerdì 1 novembre 2013

edgar alla poe

il mio scrittore preferito è edgar alla poe

mercoledì 30 ottobre 2013

stupidità

Contro la stupidità, neanche gli dei possono lottare
Friedrich von Schiller

dandycappato

lunedì 28 ottobre 2013

gli aforismi dei commercialisti

ARTICOLO QUINTO CHI HA I SOLDI HA VINTO

NON SI FANNO SRL CON SOCI IN NUMERO DISPARI SUPERIORE A 1

FA ANCHE IL CAFFE'?

IL COMMERCIALISTA E' IL MIGLIOR AMICO DELL'UOMO

IL COMMERCIALISTA E' COME IL CONFESSORE

ECONOMIA DAVANTI, COMMERCIO DIETRO

NON BISOGNA FARE DIRITTO DELL'ECONOMIA, MA ECONOMIA DEL DIRITTO


sabato 26 ottobre 2013

il futuro

Se non è realizzabile, è il futuro

giovedì 24 ottobre 2013

iris canta the crying game

lapalisse

lapalisse era una persona talmente prevedibile che se avesse progettato un palazzo lo avrebbe chiamato lepalasse

mercoledì 23 ottobre 2013

quando grillo diceva che oggi saremmo stati in bancarotta

martedì 22 ottobre 2013

quando c'era montanelli le minorenni arrivavano in orario

lunedì 21 ottobre 2013

la democrazia


La democrazia è l'adorazione degli sciacalli da parte dei somari
 Henry Mencken

sabato 19 ottobre 2013

english are they human

english are they human

venerdì 18 ottobre 2013

non pensare mai a come spendere di meno, ma a come guadagnare di più

giovedì 17 ottobre 2013

il figlio dell'uomo

il figlio dell'uomo

mercoledì 16 ottobre 2013

obama pwns hawking

Obama pwns Hawking

lunedì 14 ottobre 2013

Lorenzo Albrighi


Che tempo che fa - Renato Brunetta e Fabio Fazio discutono sui compensi ...


domenica 13 ottobre 2013

contromiracolo di padre pio

contromiracolo di padre pio

sabato 12 ottobre 2013

chi ha i soldi è bello dentro

chi ha i soldi è bello dentro

venerdì 11 ottobre 2013

il guaio di quelli che si fanno da soli

IL GUAIO DI QUELLI CHE SI FANNO DA SOLI È CHE PENSANO DI AVERCELA FATTA PIU' GRAZIE ALLE UMILIAZIONI, CHE ALLE PROPRIE CAPACITA' QUANDO LA GENTE RACCONTA DI COME è ARRIVATA PREFERISCE RACCONTARTI DI QUANDO HA INIZIATO A GIRARE COL CARRETTO O A VENDERE LE ROBE DAL BAGAGLIAIO DELLA MACCHINA, NON PONE MAI L'ACCENTO SULLA GRANDE IDEA CHE HA AVUTO
 IO CREDO CHE ALL'IDEA DI SUCCESSO SIA LEGATA UNA GRANDE SUPERSTIZIONE DI FONDO: SE MI UMILIO CE LA FARO'. COME A PENSARE CHE IL DIO DEL SUCCESSO ESIGA DEI SACRIFICI, CHé ALTRIMENTI IL SUCCESSO NON TE LO CONCEDE.
MA HO PARLATO TROPPO RAGA, ADESSO TORNO A FARMI IL CULO E A LAVORARE PER GLI ITALIANI. QUESTO è UN GRANDE PAESE E IL MADE IN ITALY è ANCORA UNA RISORSA, NELLA QUALE PUO' E DEVE ESPRIMERSI L'ECCELLENZA DELLA PICCOLA E MEDIA IMPRESA. NOI ANDIAMO AVANTI GIORNO PER GIORNO E SUL TERRITORIO. PER LA GENTE. BUON LAVORO!

giovedì 10 ottobre 2013

Life is a game. Money is how we keep score

mercoledì 9 ottobre 2013

100% PRESI BENE @ CORFU' SUMMER EVENT 2013


COSA E' IDEOLOGIA Diego Fusaro

nesbiff ci spiega la vita

raga vi fate mille seghe da paura sulle tipe, la regola è la danno a chi la chiede, se dicono no è no se è si è si, se è ni è no, se sapete per certo che non chiavano in giro, non chiaveranno in giro ne tantomeno con tipi insicuri / un po cosi(al max col tipo figo dichiaratamente bad guy), le tipe cool chiavano, le tipe sfigate e/o borghesi tipiche non chiavano, se non chiavano è cmq brutto segno perche se chiavano chiavano male e dicono tanti no a letto, che se allora dovevo farmi una sega me la facevo meglio a casa. ciao kiss buona fortuna

martedì 8 ottobre 2013


L'uomo davvero libero è colui che sa rifiutare un invito a cena senza fornire pretesti.
Jules Renard

mattia mor non ha imparato niente da berlusconi?


 siamo sicuri che mattia mor non ha imparato niente da berlusconi?

lunedì 7 ottobre 2013

i bambini gli ubriachi e i leggins dicono sempre la verità

sabato 5 ottobre 2013

mario balotelli

Eravamo a Kazan, per la Champions League, ed io avevo tutti i miei attaccanti infortunati: non avevo Milito, non avevo Eto’o, e Mario si era beccato un cartellino giallo al 42’ o 43’ del primo tempo, così quando siamo rientrati negli spogliatoi avrò speso circa 14 minuti su 15 a parlare solo con lui, dicendogli: ‘Mario, non posso sostituirti, non ho cambi, non ho attaccanti in panchina… non toccare nessuno, gioca solo con la palla, quando la perdi non avere reazioni, se qualcuno ti provoca, non reagire, se ti fanno dei falli, non reagire. Mario, per favore…’ Minuto 46: cartellino rosso.
(Josè Mourinho su Mario Balotelli)

venerdì 4 ottobre 2013

sintesi della vita

la sintesi mirabile della vita, la tensione e lo spreco di forze che fa brillare inutilmente questo sistema solare.

giovedì 3 ottobre 2013

cretino per caso

Non c'è niente di più pericoloso di un cretino che ha ragione per caso.

mercoledì 2 ottobre 2013

mirko rosa compro oro e dò lavoro

mirko rosa

la grande raccolta di tutti quelli che avevano detto che berlusconi non avrebbe votato la fiducia a letta

martedì 1 ottobre 2013

autunno caldo, con erri de luca

autunno caldo con erri de luca
by ildeboscio

e poi si lamentano che le stuprano

so you want to be

lunedì 30 settembre 2013

beppe grillo irrompe in rai

"Appena entrato Grillo mi ha dato il volantino e l'ho letto e già nel titolo parlava dell'ingerenza dei partiti sulla Rai, io mi sono detto subito d'accordo. Aggiungendo però che anche la sua presenza a Viale Mazzini a mio avviso si poteva considerare tale. A questo punto c'è stato un vivace scambio di idee, perché Grillo ha detto che lui non si ritiene come gli altri partiti e si è risentito dell'identificazione. 'Forse lei non sarà tale, ma i membri del parlamento che la accompagnano...?', ho replicato''.

sibi in via farini 2

sibinviafarini2 from JamaicaInRoma on Vimeo.

sabato 28 settembre 2013

decadence can be an end in itself

decadence can be an end in itself

venerdì 27 settembre 2013

jurere, floripa

Olívias na TV - Sensualizando com o açougueiro


[T04.EP07] OLÍVIAS NA TV: Parodiando Marisa Monte, Olívias fazem música ...


Olívias na TV | The Olívias - Magra

cosa scrivere quando si tocca qualcuno parcheggiando

Ciao
mi chiamo Giacomo,
ti ho urtato la macchina e mi hanno visto quindi sto facendo finta di scriverti i miei dati.
Scusa.
Giacomo

giovedì 26 settembre 2013

formentera

cmq alla fine formentera è ok, no albergoni, no villaggi vacanze, no vialoni con negozi che vendono calamite per frighi a forma di paella. l'unica piaga son quelli con la faccia da revisore deloitte che si sentono avventurieri perchè girano con la pashmina. ho visto gente con la camicia col monogramma e la pashmina annodata. io in compenso ci ho messo poche ore a trovare un pusher e questo mi ha aiutato a guardarli con sereno distacco.

mercoledì 25 settembre 2013

andate a scaricare la frutta da internet

tutti questi giovani che si lamentano che non c'è lavoro andassero a scaricare la frutta da internet

martedì 24 settembre 2013

la moda

A noi la moda non interessa perché è una roba che comprano i provinciali, fatta da analfabeti e commentata su riviste scritte da subumani che vengono da paesi che senti nominare per la prima volta quando la caldaia fa morire intossicato qualcuno dei suoi abitanti.

lunedì 23 settembre 2013

la biografia dei ministry

Il 15 Luglio 2013 è stata pubblicata la biografia del frontman dei Ministry Al Jourgensen, Ministry: the Lost Gospels According to Al Jourgensen, autorizzata dallo stesso, storie su decenni di abuso indiscriminato di eroina, totale dissolutezza e rock’n’roll insano sono sgorgate come sangue dalle ulcere perforate che stavano quasi per ammazzarlo, qualche anno fa (è con questo sciatto incidente che comincia il libro).
 
I lettori possono deliziarsi con storie di groupie che fanno sesso con Doberman, di Jourgensen che droga Trent Reznor e gli rasa testa e sopracciglio, che insegue i Metallica dal suo camerino a pantaloni abbassati, che si spinge su per il culo oggetti a caso dai vassoi per poi ributtarsi in mezzo alle rock star, e che umilia Fred Durst in studio, convincendolo a ubriacarsi, spogliarsi e indossare il cappello di Al cantando un pezzo violento che voleva far suonare come i Ministry. E siamo solo all’inizio.
 
In quanto autore del libro, avevo materiale più che sufficiente su cui lavorare. Non appena sono tornato dalle due settimane sui campi di Jourgensen a El Paso, dove ho fatto le interviste, sapevo di avere tra le mani una storia che avrebbe fatto sembrare The Dirt dei Motley Crue una cazzo di favola per bambini. In effetti molti criticii hanno nominato The Dirt nelle loro recensioni, e capiamo bene perché. L’altro giorno qualcuno mi ha chiesto un mio parere e ho risposto: “È tipo The Dirt ma con meno figa e più roba.”
 
Scrivere il libro è stato una bomba, e il modo in cui ho ottenuto il permesso di scrivere le memorie di Jourgensen è stata anche quella un’ impresa, ma tutto ciò è egregiamente narrato nell’introduzione di “The Lost Gospels”, quindi non voglio tirarmela troppo. Ma se volete apprendere notizie malate sul vecchio El Duce, frontman della rock band The Mentors, scoprire cose che non avreste mai voluto sapere su Gibby Haynes, vocalist dei Butthole Surfers e su quello dei Dead Kennedys Jello Biafra, scoprire perché Jourgensen si sia scopato una disabile in carrozzina, non lo troverete su The Dirt. Eppure ci sono anche cose che non troverete nel libro dei Ministry, per via di limitazioni di spazio, di tempo e necessità di un certo flow stilistico. Così per quelli che bramano più malanno e demenza, ecco degli spezzoni esclusivi approvati dallo stesso Jourgensen di Ministry: the Lost Gospels According to Al Jourgensen.
 
Solo Perché uno Struzzo è Piegato…
Durante il Houses of The Molé Tour, ero a Berlino con il nostro tecnico delle tastiere, era notte fonda ed eravamo strafatti di LSD. Decidemmo di andare allo Zoo, ma ovviamente era chiuso. Così scavalcammo il cancello e una volta giù c’era un buio della madonna. Nessuna luce accesa, nessun dipendente, non c’erano neanche guardie in giro. Ma noi camminammo lo stesso fino all’area degli struzzi e Justin balzò di là dal recinto e si avviò diretto verso uno struzzo che aveva la testa infilata nel lerciume. Aveva il culo bello ritto. A un certo punto Justin si abbassa i pantaloni e comincia a scoparsi questo struzzo. Senza dire nitne, andò lì e lo fece. E io, “Ma che cazzo?!?”. Allo struzzo stava ovviamente sulle palle che qualcuno stesse facendo questo mentre lui aveva la testa infilata nello schifo e non poteva guardare. Sono animali davvero pericolosi e ti possono sventrare con gli artigli, se ti attaccano. Be’ questo struzzo attaccò Justin e io dovetti aiutarlo a riscavalcare il recinto. Anche se ero sotto acidi non mi piaceva molto l’idea di essere sviscerato. E  questo era uno struzzo col cazzo girato. Stava beccando e graffiando Justin. Alla fine però è riuscito a salvarsi il culo. Aveva un po’ di beccate e ferite in tutta le gambe. Ma chi può dare torto allo struzzo. Il vero problema era che non penso fosse stato uno struzzo femmina. Penso che Justin avesse semplicemente infilato il cazzo nel culo di uno struzzo maschio, facendolo incazzare di brutto. Fummo comunque capaci di scavalcare nuovamente il recinto e levarci dalle palle.
 
Diamo fuoco a St. Louis
Una volta, a metà anni Novanta, io e Mikey [Scaccia, defunto chitarrista dei Ministry, ndt] stavamo guidando un furgone U-Haul da 24 piedi, diretti a Chicago a prendere dei master di alcune nostre registrazione. Siamo arrivati lì tranquillamente, abbiamo preso i nastri, e siamo rimasti un paio di giorni a Chicago a devastarci prima di tornare a casa. Ci dividevamo la guida, ed eravamo entrambi fattissimi, ma riuscimmo ad arrivare senza incidenti fino a St. Louis, finché  Mikey non si avviò verso un distributore per fare il pieno finendo rovinosamente addosso alla prima pompa. Questa a un certo punto esplose, e ci fu un incendio. C’era benzina ovunque così ho detto “Oh, andiamo via dal cazzo!” Lui pigiò il piede sull’acceleratore e schizzammo via. Eravamo stati a tanto così dal finire grigliati. Così, dallo specchietto retrovisore, abbiamo visto tutte quelle fiamme innalzarsi dietro di noi, mentre ce ne stavamo andando. Praticamente ha fatto saltare in aria il distributore, ma noi avevamo ancora bisogno di carburante. Arrancammo fino al distributore successivo, feci sedere Mikey nel sedile del passeggero e accostai dolcemente di fianco alla pompa.
 
Una festa in costume per Lemmy
Ho incontrato Lemmy un bel po’ di volte, ma questa è stata letteralmente una delle cinque esperienze più fighe del mondo. Dopo il concerto dei Motörhead ad Austin, nel 1995, risalgo sull’autobus e vedo Wurzel [l’ultimo chitarrista dei Mötorhead, Micheal Wurzel Burston] e gli altri. Allora chiedo, “Dov’è Lemmy?” E loro mi indicano il retro del bus. Busso. Nessuna risposta. Apro quella cazzo di porta e mi trovo Lemmy in divisa da Gestapo che sculaccia una tizia nuda con un frustino. Lei godeva. Mi scuso e chiudo la porta. Sono entrato lì dentro con un solo fine, cioè offrirgli della coca. Ne avevo un po’ con me, e pensavo che magari ne voleva un po’ pure lui, così sono tornato dal resto della band e ho detto “Be’, pare che Lemmy sia occupato, tutta questa coca è per voi.” E loro “Vaffanculo!” dandomi del poser, e hanno tirato fuori una busta gigante di meth! Per loro la coca era merda da femminucce.
 
 
 
 
Mr. Lifto, grande avventuriero
Ci sono dei reality ora, sulla gente che ingoia merda e che si riempie il corpo di piercing. Ho frequentato quel mondo grazzie ai Genitortures e al Jim Rose Circus Sideshow, da metà degli anni Ottanta. Jim è letteralmente la reincarnazione di PT Barnum, credetemi. Mr. Lifto era un tipo, nel circo di Jim, che sollevava blocchi di cemento da catene attaccate ai piercing che aveva sul cazzo, era abbastanza incredibile. Abitava a sei isolati da me e avev delle abitudini sessuali davvero strane. Rimorchiava delle ragazze e chiedeva loro di pisciargli e cagargli addosso, sotto la doccia, mentre lui si segava. Dopo che lui si era svuotato le palle, queste ragazze uscivano e facevano sesso con me, ed era fantastico perché erano ben felici che non chiedessi loro di fare robe strane.
 
Faccio il maiale sul web
Sono un po’ come William Burroughs, per certi versi. Lui teneva la testa ficcata nella sabbia, come uno struzzo. Ha sempre vissuto nel suo mondo. Quando sono andato a trovarlo per la prima volta a Kansas City, non sapeva chi fosse il presidente, non sapeva cosa stava succedendo al Congresso, non gli importava niente di niente. Tutto quello che voleva era bucarsi e parlare dei procioni che gli mangiavano le petunie. È così che mi sono sentito per diverso tempo, nei confronti di Internet: non volevo saperne. Non avevo un indirizzo mail e non me ne fregava di Facemerda, la mia conoscenza della tecnologia si fermava alla mia TV a schermo gigante. Poi mia moglie Angie mi ha convinto dell’importanza di essere attivi nel magico mondo della Rete, perché c’erano tipo milioni di fan dei Ministry a cui interessava sapere cosa pensavo, e dovevo pur essere rintracciabile su qualche social media. Quindi mi ha comprato un iPad, e mi sono fatto trascinare urlante nell’era digitale. Ovviamente ci ho trovato un sacco di robe spassose, tra cui siti sulle teorie cospirazioniste, alieni, attività paranormali di sta minchia e tanto buon porno. La prima volte che mi sono conness, il mio ingegnere di studio Sammy mi fece: “Oh, fra un minuto starai già guardando un porno.” E io “Vaffanculo. Prendo un botto di canali TV che danno porno. Non mi serve internet per questo.” E lui “Si, vedremo.” Così mi sono dedicato ad altre cose, poi ha prevalso la curiosità e ho deciso così di andare a scoprire di cosa cazzo si trattava, imbattendomi in siti che mi hanno decisamente arrapato. C’erano un sacco di belle gnocche, ma ogni sito che trovavo aveva il costo d’accesso di un dollaro e dovevo iscrivermi. Mi sentivo uno stupratore a farlo. Poi ho trovato questo sito chiamato Granny Porn che era completamente gratis. Ho cominciato a guardarmi queste vecchie e flosce signore, con le tette che arrivavano alle caviglie, che si scopavano questi vecchietti grinzosi e imbottiti di Viagra appena prima di cominciare le riprese. È stato davvero un dramma segarsi, mi sono dovuto concentrare di brutto. Ma è stato anche tutto quello che sono riuscito a trovare di gratuito il primo mese con Internet, perché su Google venivano fuori solo siti che volevano spillarmi soldi. Qualche tempo dopo, un amico mi parlò di un nuovo sito con gente normale che scopava, e ora mi sparo segoni aggratis tutto il tempo. Dite quello che volete su internet come paradiso dell’informazione, grande punto di riferimento e risorsa per venire a conoscenza delle cagate che i media non trasmettono ufficialmente, ma parliamone: il vero scopo dell’avere internet è raccattare fighe o distruggersi di seghe. E dato che ora sono sposato e non ho voglia di buttarmi sull’infedeltà, mi rimane solo una scelta. Ecco perché amo il web, posso entrare e segarmi sei volte al giorno. È mio sacrosanto diritto, masturbazione ed erba dovrebbero essere entrambe legali per tutti.

NOAH Short Short Cuts Canada Festival 2013


sabato 21 settembre 2013

ceretto

venerdì 20 settembre 2013

etica del pregiudizio come economia del tempo

la ragazza che sbocca

mercoledì 18 settembre 2013

fantasie e proteine

Siamo fatti di uno strano mélange di acidi nucleici e ricordi, di fantasie e proteine, di cellule e parole.
Francois Jacob

martedì 17 settembre 2013

Gli spot telco in tailandia



Mi piace immaginarla con Christian de Sica e Belen per la Tim

INSTAGRAM NELLA VITA REALE

lunedì 16 settembre 2013

saviano re dei gonzi

domenica 15 settembre 2013

il palio non è più pericoloso delle corse in pista

LE PATOLOGIE TRAUMATICHE DEL CAVALLO: CORSE REGOLARI E PALII A CONFRONTO
 (seguire il link per scaricare la relazione comprensiva di tabelle).

 Le competizioni equestri hanno storia antichissima: in tempo di pace i cavalieri si allenavano lungamente per poi cimentarsi in tenzoni, anche mortali per loro ed i propri i cavalli, per dimostrare le proprie capacità equestri, di combattenti e di uomini sprezzanti il pericolo. Il popolo poteva godere di questi spettacoli, anche cruenti, come momento di contatto con quei potenti che spesso li soverchiavano tutto l'anno, godendo delle loro vittorie o delle loro sconfitte. I cavalieri appartenevano tutti alla nobiltà, la casta dominante, od agli alti ranghi militari e solo a questi era consentito gareggiare. Le giostre equestri, nate nel medioevo, cominciarono a portare il popolo tutto a partecipare sempre meno marginalmente alla competizione: i rioni e le contrade di paesi vicini o anche di una stessa città erano i protagonisti della tenzone e sempre più il popolo si sentiva coinvolto, diventando parte attiva ed attore della festa. I Palii affondano le proprie radici nel medioevo e con alterne vicende e fortune sono giunti fino a nO L Nel corso degli ultimi 20 anni le cosiddette corse cittadine o rievocazioni storiche, o come vengono definite dalla recente ordinanza ministeriale, meglio conosciuta come "Ordinanza Martini", "manifestazioni popolari pubbliche o private nelle quali vengono impiegati equidi, al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati" hanno avuto un notevole risalto, tanto da creare un importante interesse nell'opinione pubblica. Occorre precisare che per corse regolari si intendono le corse o le manifestazioni ippiche ed equestri che rientrano in regolamenti di associazioni riconosciute quali UNIRE, FEI, FISE, ecc., mentre per corse non regolari si intendono quelle al di fuori da tali circuiti: per nessun motivo, come qualcuno ha scritto " .. nell'ambito di queste gare l'esistenza di un sottobosco di personaggi malavitosi coinvolti nella somministrazione di sostanze dopanti ai cavalli o nell'organizzazione di scommesse clandestine.. ", debbono essere confuse con le corse clandestini che sono un atto delittuoso e criminale. Come detto in precedenza, di pari passo con il divulgarsi di queste manifestazioni è aumentata la coscienza relativamente al benessere degli animali utilizzati e le coscienze animaliste ed una buona parte della opinione pubblica ha iniziato, a torto o a ragione, ad individuare in queste competizioni, e quindi a denunciare pubblicamente, situazione di maltrattamento, di crudeltà, di pratica illegali di trattamenti (doping), di pericolosità verso gli animali utilizzati; i dati riportati circa gli incidenti ed i cavalli morti sono la ciliegina finale di sicuro impatto mediatico. Le associazioni animaliste da anni denunciano che i Palii, in generale, sono «crudeli» e pericolosi per cavalli, fantini e spettatori. Secondo la Lav (Lega Anti Vivisezione), dal 1970 a oggi 48 cavalli sono morti in seguito alla corsa e dal 1970 al 2006 si è avuta la soppressione di circa l ,3 cavalli a manifestazione. Alla luce di queste affermazioni, al fine di confennarle o smentirle, risulta interessante affrontare l'argomento da un punto di vista epidemiologico e porre a confronto l 'insorgenza e l'entità di "eventi catastrofici" che si verificano nelle corse ufficiali e nelle manifestazioni storiche. Va detto infatti che, nonostante le corse dei cavalli, tutte, rappresentino da sempre un'attrattiva dal fascino indiscusso, caratterizzate da un'elevata spettacolarità e da un elevato impatto socioeconomico, non bisogna dimenticare la elevata incidenza di infortuni. Gli incidenti che si verificano durante le competizioni o durante l'allenamento rappresentano un oggetto di discussione riguardo il benessere del cavallo; negli ultimi anni, il mondo scientifico ha cominciato ad analizzare le lesioni ortopediche "professionali" del cavallo sportivo partendo da un'ottica preventiva, con lo scopo di ridurre le perdite economiche e di migliorare la sicurezza e il benessere del cavallo da corsa.

Materiali e metodi
 Lo studio, dopo un'attenta ricerca bibliografica relativa alla epidemiologia degli incidenti catastrofici descritti dal mondo scientifico internazionale, specie nelle corse di galoppo, ha preso in considerazione gli incidenti accorsi nelle manifestazioni storico cittadine negli ultimi vent' anni. Le manifestazioni storiche sono state suddivise in base alla loro tipologia in Palio, inteso come competizione nella quale si usano cavalli cavalcati a pelo (in antico anche scossi) che deve il suo nome al premio al vincitore (una pezza di panno di fine raso/seta) e Giostra o Quintana intendendo invece tutte quelle manifestazioni con la lancia dove i cavalieri corrono l'uno contro l'altro od anche da soli cercando di colpire una figura in legno o in ferro o infilare degli anelli (Quintana è la strada del quartiere dei cavalieri nell'accampamento militare romano sulla quale i cavalieri si allenavano). Tale distinzione risulta assolutamente importante per quanto riguarda la dinamica della competizione e la possibilità che si verifichino eventi catastrofici. Tra i Palii sono stati raccolti i dati delle manifestazioni che si svolgono a Siena, Legnano, Ferrara e Asti, mentre per le Giostre sono state considerate Faenza, Sulmona e Foligno. Il periodo considerato copre un intervallo di vent'anni (1990 - 2009). Per ogni manifestazione sono stati considerati i cavalli partecipanti sia alle prove ufficiali che alla corsa propria e gli eventi traumatici accaduti. Il numero dei soggetti e gli incidenti accaduti sono dapprima stati sommati al fine di poter essere messi a confronto con gli altri dati raccolti per altre competizioni in Italia e nel mondo e successivamente sono stati analizzate manifestazione per manifestazione per studiare in modo più specifico gli eventi e ricercare le eventuali cause o fattori di rischio. Per due manifestazioni, Siena e Foligno, i dati sono stati ulterionnente suddivisi in decenni (per Siena sono stati raccolti i dati degli ultimi 40 anni) con lo scopo di mettere in evidenza eventuali variazioni della percentuale di incidenti con le modifiche apportate ai regolamenti di gara. Tale analisi ci permette di vedere gli eventuali risultati dopo modifica dei fattori di rischio.

Risultati
La prima fase di uno studio epidemiologico, nel contesto degli infortuni durante le corse, è rappresentata da un 'analisi delle lesioni e della loro incidenza nella popolazione studiata. Da tali studi emerge che le principali cause di mancata partecipazione alle gare dei Purosangue hanno evidenziato come prima responsabile la zoppia, seguita dai problemi respiratori: dal 53% all' 82% dei cavalli ha manifestato zoppia di gradi diversi durante una stagione e nel 20% dei casi la zoppia ha impedito la partecipazione alle gare., mentre dall' 11% al 20,5% è la percentuale di problemi respiratori.

 Situazione in Italia
Le infonnazioni relative alla situazione italiana sono scarse, incomplete e frammentarie ed è molto difficoltoso reperire dati ufficiali relativi ai traumi gravi che subiscono i cavalli durante le corse regolari; poco o niente poi si sa sul recupero o meno dei cavalli una volta allontanati dall'ippodromo. L'UNIRE aveva iniziato, qualche anno fa, una indagine sugli infortuni avvenuti in pista, ma ben presto rinunciò alla raccolta, in quanto i dati, che venivano comunicati dai vari commissari delle corse, erano assolutamente insufficienti, incompleti e non rispondenti alle necessità di una banca dati. L'unico lavoro reperito relativamente alla situazione in Italia è di De Iuliis et al. (2005). Il lavoro analizza il numero e le tipologie di incidenti avvenuti negli ippodromi italiani, sia di trotto che di galoppo, in un periodo di tempo compreso tra aprile 2003 e marzo 2004. I cavalli coinvolti nelle corse regolari, trotto e galoppo, nel periodo di tempo considerato sono circa 207.000. Il numero di cavalli infortunati gravemente nelle corse di galoppo è di 175 su 51.073 partenti (percentuale di infortuni sul totale dei cavalli impegnati è dello 0,34%), di cui 29 furono immediatamente sottoposti ad eutanasia (percentuale di morti sul totale dei cavalli 0,054%). Nel trotto i numeri non sono molto differenti, il numero di cavalli infortunati è di 506 su un totale di 156.183 partenti (percentuale di infortuni sul totale dei cavalli impegnati è dello 0,32%), di cui 3 furono immediatamente soppressi (percentuale di morti sul totale dei cavalli 0,002%). E' da sottolineare il fatto che non si sa nulla circa lo stato dei cavalli infortunatisi in pista e non immediatamente abbattuti, ma riportati nelle scuderie di provenienza. Alcuni di loro sono ritornati a correre, altri non hanno più corso, e di questi non si è venuti a conoscenza del loro destino. Inoltre, non si è a conoscenza degli infortuni avvenuti in allenamento: eventuali traumi subiti dai cavalli nel lavoro preparatorio non sono assolutamente né documentati né pubblicati. Il lavoro di De Iuliis et al. (2005) prende anche in considerazione le cause degli infortuni: fratture, lussazioni, rotture tendinee e/o legamentose, problemi cardiovascolari e respiratori sono le maggiori cause di morte. Relativamente alle fratture, secondo De Iuliis et al., il 66,6% riguarda gli arti (57,5% la porzione distale, mentre il 9,1% la porzione prossimale), il 6,1% riguarda la colonna vertebrale e il 3% coinvolge il bacino.

Manifestazioni storiche
 L'obiettivo fmale degli epidemiologi è quello di identificare fattori di rischio che siano associati a questi eventi e che, una volta modificati, possano ridurre la probabilità che gli infortuni stessi si verifichino (Parkin 2005). Molti dei fattori di rischio che sono stati identificati non sono modificabili e c'è la possibilità che alcuni non siano effettivamente legati da un rapporto causale con l'evento patologico. Ad esempio, il sesso del cavallo è stato spesso identificato come fattore di rischio per lesioni. Tuttavia non è realistico aspettarsi che venga impedito ad un cavallo di correre perché maschio o femmina, con lo scopo di ridurre il rischio di lesione.
I fattori di rischio modificabili hanno un valore maggiore rispetto a quelli non modificabili, se si considera l'obiettivo finale della prevenzione/riduzione delle lesioni (Parkin, 2008).
E' possibile classificare i fattori di rischio in diverse categorie:
• relativi al cavallo (conformazione, pareggio e ferratura, fenomeno della fatica, sesso, età, effetto "prima gara", patologie pre-esistenti)
• relativi all'allenamento (intensità dell'esercizio, ripresa dell'allenamento dopo un periodo di riposo)
• relativi alla gara (tipo di corsa, lunghezza della gara, numero di partecipanti, categoria della gara)
• relativi al terreno di gara e di allenamento.
Fattori di rischio relativi al cavallo:
la CONFORMAZIONE di un cavallo deve essere considerata come uno dei fattori più importanti per la salute degli arti, in grado di condizionare la lunghezza della carriera agonistica di un cavallo.
L'ETA' del cavallo da corsa è sempre stata considerata un importante fattore di rischio, presente in tutti i modelli analitici.
Il rischio generale di lesioni che interessano l'apparato muscolo-scheletrico aumenta con l'aumentare dell'età del cavallo, sia che si considerino le corse in piano, sia le corse ad ostacoli (Williams et al., 2001). Lo studio di Perkins et al. (2005) ha rilevato un leggero aumento del rischio di lesioni catastrofiche nel periodo che va dai 2 ai 4 anni di età, seguito poi da un aumento molto più significativo del rischio dopo che i cavalli hanno raggiunto i 5 anni (Perkins et al., 2005). Considerando le lesioni che coinvolgono le strutture teno-desmiche, uno studio recente ha evidenziato che il rischio di tendinite del tendine flessore superficiale delle falangi aumenta di circa 2 volte nei cavalli di 3 anni e di 2,88 volte in quelli di 5 anni, rispetto al rischio nei 2 anni; il rischio di desmite del legamento sospensore del nodello, invece, aumenta di 2 volte nei cavalli di 3 e 4 anni, mentre è stato registrato un aumento di 5,07 nei cavalli che hanno raggiunto i 5 anni (Kasashima et al.,2004). Di conseguenza, risulta difficile attribuire una relazione causale diretta tra età e lesioni dell'apparato muscolo-scheletrico (Perkins et al., 2005a). È quindi più opportuno considerare che una combinazione di danni dovuti ali' età, all'esercizio e alla diminuita capacità adattativa di alcune strutture contribuisce ad aumentare il rischio di infortuni nel galoppatore (Lam, Parkin et al.,2007).
Dati ottenuti da diversi studi sostengono l 'ipotesi che i cavalli che gareggiano per la prima volta in un NUOVO TIPO DI GARA o che comunque stanno affrontando il loro primo anno di gare, si trovano in una condizione di rischio superiore, soprattutto per quanto riguarda gli incidenti catastrofici (Henley et al., 2006, Parkin et al., 2004d). Dopo il primo anno di gare, il rischio si riduce, ma, in seguito, aumenta dopo 5 anni. Fattori di rischio relativi all' allenamento: l'allenamento è un fattore di rischio modificabile e, proprio per questo, riveste un'importanza fondamentale. I dati ottenuti dagli studi epidemiologici, e dal mondo scientifico in generale, possono trovare applicazione concreta e diretta nella identificazione di nuovi programmi di allenamento volti a ridurre il rischio di infortuni nel Purosangue da corsa. Molti studi hanno analizzato in modo dettagliato due aspetti d eli' allenamento che sembrano essere altamente correlati con il rischio di infortuni: l'intensità dell'esercizio e la ripresa dell'attività dopo un periodo di riposo (lay-up peri od). Fattori di rischio relativi alla gara: è stata rilevata una correlazione tra maggior numero di partecipanti ad una corsa e aumentata probabilità di frattura. Per ogni cavallo aggiunto nella gara, è stato calcolato un incremento della probabilità di frattura di l, l volte. Parkin et al. (2004b) hanno dimostrato che passando da una gara con 7 partecipanti ad una con 13, il rischio di frattura è aumentato di l ,8 (l, 16) volte. L'aumento del rischio può essere spiegato dal maggior livello di competitività e dalla maggiore probabilità di interazioni tra i cavalli. Tuttavia, anche in questo caso come per la lunghezza della gara, bisogna considerare che un maggior numero di partecipanti risulta anche in un maggior numero di soggetti esposti al rischio: di conseguenza, la correlazione potrebbe non essere significativa. Diversi studi hanno preso in considerazione anche la categoria della gara come possibile fattore di rischio. Nel mondo delle corse un numero ristretto di gare è riservato ai fantini dilettanti o a quei fantini che non hanno ancora ricevuto la licenza di professionisti. Parkin et al. (2004c) ha evidenziato che in corse come queste, in cui i fantini professionisti non possono partecipare, il rischio di lesione della porzione distale degli arti è 3 volte superiore rispetto al rischio rilevato nelle corse riservate ai professionisti. Chiaramente, i fantini dilettanti hanno minore esperienza ed è quindi probabile che abbiano minore capacità di riconoscere un problema nel cavallo che stanno montando. Un fantino professionista, invece, avendo più esperienza, dovrebbe anche avere maggiore sensibilità riguardo il movimento del cavallo; di conseguenza, ha maggiori probabilità di riconoscere i primi segni di sofferenza del cavallo. La scelta di ritirare dalla corsa un cavallo che, molto probabilmente, non è in una condizione fisica ottimale, può prevenire una possibile incidente catastrofico (Parkin et al., 2004c.) Fattori di rischio relativi al terreno Il terreno di lavoro rappresenta tutt'oggi un'importante area di ricerca, in ogni specialità equestre. Dalle caratteristiche del terreno dipendono molti fattori: il rischio di infortuni, la qualità della prestazione e il buon svolgimento della competizione. Il terreno sul quale gareggiano e si allenano i cavalli è da considerare un fattore di rischio modificabile e, proprio per questo, riveste grande importanza. In base alle condizioni della superficie, il fondo può essere classificato nel seguente modo: veloce (superficie molto dura); buono (superficie dura); morbido/allentato; lento (superficie molto umida, condizionata dalla pioggia); pesante (superficie con molta acqua) (Anon, 2006). Nella disciplina del galoppo i fondi possono essere in erba, in sabbia e "all weather" (materiale sintetico che resiste ad ogni condizione meteorologica e che richiede ridotte operazioni di mantenimento). Da uno studio condotto da Boden et al. (2007) è emerso che le condizioni del terreno sono un importante fattore di rischio: il rischio di infortunio aumenta in presenza di terreni più duri. Questi rilevamenti concordano con altri studi precedenti: Bailey et al. (1998), Williams et al. (2001) hanno infatti dimostrato un'aumentata probabilità di lesioni muscolo-scheletriche su terreni con minor contenuto d'acqua, classificati come veloci. Allo stesso modo, Parkin et al. (2004 b,c) afferma che, se comparata ad una su terreno pesante e morbido, in una gara che si svolga su un terreno da veloce a molto veloce (con superficie molto dura) ci sarà un rischio 2,6 volte maggiore di assistere ad una frattura e, in particolare, un rischio 5 volte superiore di evidenziare una frattura del condilo laterale dell'osso metacarpale III. Secondo recenti studi volti alla tutela del cavallo e a garantire il massimo livello tecnico, la tipologia del terreno in sabbia si differenzia tra un campo gara e un campo di allenamento. Il terreno di allenamento, in termini di consistenza, deve essere più comodo, e ammortizzante, adatto ad un lavoro prolungato e che non sforzi le articolazioni. Il terreno di gara, invece, deve essere elastico, compatto e rispondente, adatto ad una prestazione breve e in grado di garantire una buona presa e un facile stacco da terra. Rispetto a un terreno di lavoro, l'orma lasciata dal cavallo sul terreno di gara è meno profonda. Palio di Siena e Giostra della Quintana di Foligno Considerando gli ultimi 40 anni del Palio di Siena e suddividendo i dati in decenni si nota una significativa riduzione degli incidenti catastrofici che passano da 2,62 % del decennio 1980 - 89 allo 0,53% del periodo 2000 - 2009.
Queste significative variazioni sono sostanzialmente legate all' individuazione di dtereminati fattori di rischio e relative loro modifiche, come ad esempio: 1988: istituzione delle pre - visite volontarie 1992: regolamentazione delle prove "di notte" 1994: pre - visite obbligatorie 1998: sostituzioni delle vecchie protezioni nelle curve con materassi a deformazione progressiva 2000: istituzione dell' Albo dei cavalli da Palio 2001: esclusione dei PSI dalla corsa e sostituzione con i mezzosangue Relativamente alla Quintana di Foligno la significativa diminuzione degli incidenti catastrofi è legata alla istituzione nel 2000 della Commissione veterinaria e alle modifiche importanti della pista con la realizzazione di curve paraboliche e terreno in sabbia.

Conclusioni
 I dati raccolti ci permettono di affennare inconfutabilmente che in tutte le competizioni sportive in cui si fa uso di cavalli esiste il rischio di incidenti catastrofici. Quello che è risultato interessante è verificare che la percentuale di tali incidenti che accadono nelle corse storiche non si discosta di molto da quanto succede nel mondo delle corse cosidette regolari. E' importante ribadire che, pur non negando la pericolosità delle corse non regolari, sarebbe interessante che il benessere dei cavalli fosse un valore in sé e fosse valutato allo stesso modo nelle gare ufficili e si cercasse di essere meno emotivi sparando dove capita, magari proprio dove, in rapporto alla difficoltà della prestazione, si mettono in atto molte più misure preventive. Nell'ultimo decennio si è evidenziata una crescente attenzione per le "patologie professionali" nei cavalli atleti. La vera sfida, oggi, risulta essere l'implementazione dei programmi di prevenzione. L'identificazione delle lesioni, la valutazione della loro incidenza, l'identificazione di fattori di rischio e la comprensione dei meccanismi patogenetici sono le premesse fondamentali per la prevenzione delle lesioni ortopediche e per aumentare la sicurezza e il benessere del cavallo da corsa. Una stretta collaborazione tra proprietari, allevatori, fantini, veterinari, epidemiologi e responsabili dei regolamenti si rende necessaria nel fornire molte informazioni riguardo i fattori di rischio associati. È stato ampiamente dimostrato che molte delle lesioni che si verificano nei cavalli da corsa non sono il risultato di eventi accidentali casuali, ma l'esito di un processo patologico cronico, spesso associato ad un'usura eccessiva delle strutture corporee. Diversi studi epidemiologici hanno identificato la presenza di PATOLOGIE PRE-ESISTENTI come fattori di rischio importanti per diverse tipologie di infortunio nel cavallo da corsa (Cohen et al.,1997; Stover SM and Murray A, 2008). È quindi possibile affermare che una precoce identificazione di lesioni subcliniche e un adeguato monitoraggio delle condizioni di salute del cavallo sono aspetti di importanza fondamentale per la prevenzione di ulteriori danni.

venerdì 13 settembre 2013

teoria del fastidio contiguo

 la teoria della fastidio contiguo comporta che se si elimina tutto quello che ti sta vicino e ti dà fastidio, alla fine ti ritroverai accanto cose lontanissime che ti danno molto fastidio

giovedì 12 settembre 2013

la salma di padre pio arriva a pietralcina

la salma di padre pio arriva a pietralcina

mercoledì 11 settembre 2013

aguirre furia di dio

Qualche giorno dopo uno degli uomini viene ucciso da un dardo avvelenato, ma il nemico resta invisibile nella giungla. Più avanti due indios si avvicinano con una canoa alla zattera; credono che gli spagnoli siano i “figli del sole” annunciati da una profezia. Il frate offre loro una Bibbia, dicendo che contiene la parola di Dio. La reazione dell'indio (dice che il libro non parla) fa infuriare gli spagnoli e i due vengono uccisi. Questo è il commento del frate: « Convertire questi selvaggi è davvero un compito arduo. »

martedì 10 settembre 2013

penso positivo

jovanotti per me è la dimostrazione di quello che diceva goebbels, che una menzogna ripetuta un milione di volte diventa verità

lunedì 9 settembre 2013

i tifosi sono persone interessanti e colte



Quando sono stato occupante di un centro sociale

Quando sono stato occupante di un centro sociale si è subito creata una profonda cesura tra come immaginavo un centro sociale e come l'ho trovato in realtà. La mia idea era di calore, lo immaginavo come un posto pieno di umanità, accogliente, qualcosa tipo "people under the law of love" e invece c'era sempre moltissima durezza e aggressività. Ogni riunione si trasformava in un dibattito dai toni violenti in cui tutti erano contro tutti: gli anarchici contro i comunisti, i comunisti contro i comunisti, gli anarchici individualisti contro gli anarchici "socialisti". Un inferno. E poi una cosa che non capivo era perché voler essere sciatti a tutti i costi, come se la sciatteria, la sporcizia, fosse sintomo di ribellione anti borghese. La mia idea era invece di creare un posto bello, accogliente, dimostrare amore e cura verso quel luogo che era nostro, mi sembrava importante. Un'altra cosa che mi colpiva negativamente è che c'era sempre molta freddezza nei confronti dei nuovi visitatori, come se si volessero snobbare o peggio considerare degli intrusi, il che per un centro sociale è il massimo del minimo. Comunque, io ci andavo tutti i giorni ma sempre più spesso, tornando a casa, mi chiedevo: perché ci vai? Doveva essere una cosa bella, avrei dovuto respirare un senso di comunità e invece ne uscivo sempre carico di tensione e angoscia.
Un ricordo: stavo cercando di organizzare una piccola biblioteca sociale e avevo pensato di dedicarla a Pasolini, quindi appesi fuori dalla porta un piccolo cartello con il suo nome. Passa uno e fa: "Minchia, togli quel cazzo di cartello, Pasolini era un poliziotto di merda amico dei poliziotti di merda". Trauma.
Altro ricordo: tra gli occupanti c'era una ragazza che si chiamava Serena. Ecco, lei rispondeva esattamente al mio ideale di sinistra. Dolce, disponibile con gli altri, sorridente, piena di amore, di gioia di vivere ma anche ironica, non smielata, non fricchettona in maniera deleteria. Un giorno in una situazione di tensione, lei cercò di intervenire per placare gli animi. Uno, molto anarco-macho (di quelli che mettono una tacca sul bastone per ogni testa di poliziotto spaccata) le fa: "zitta, borghese di merda". Lei scoppia in lacrime, singhiozzando: "borghese perché? Perché ho una famiglia? Dei sentimenti?".
Essere di sinistra può essere una cosa davvero difficile, amici.

domenica 8 settembre 2013

L'uomo perdona e dimentica, la donna perdona solamente.
Philippe Gerfaut

sabato 7 settembre 2013

Darth Vader alle Sagre di Asti 2013

venerdì 6 settembre 2013

ozio miseria lavoro ricchezza

ozio miseria lavoro ricchezza

giovedì 5 settembre 2013

non ho tempo di spiegare, salta in macchina

non abbiamo tempo di spiegare, salta in macchina

mercoledì 4 settembre 2013

niente da fare fuori

niente da fare fuori

martedì 3 settembre 2013

oktoberfest

I shall play you the song of my people
a monaco è usanza tipica dare la mancia. è un'abitudine così comune che all'oktoberfest, anche per il casino, non si sta mai a chiedere il resto. le cameriere si lamentano spesso degli italiani che rompono tanto ma non lasciano mai la mancia ma a volte sono proprio stronze. l'anno scorso ho trovato 50€ sotto il tavolo, la cameriera si è lanciata come un bue pazzo su di lui, gli ha letteralmente strappato di mano i 50€ dicendo che tutto quello che si trova per terra appartiene alle cameriere. i camerieri lavorano 'in proprio'. loro pagano una birra, chessò, 8 euro per dire e te la vendono a te a 9,40. quindi il loro incasso è quell'1,40€ di differenza più le mance. è un sistema molto furbo perchè in questo modo le cameriere sono costrette a sgambettare e se rovesciano boccali son tutti tutti cazzacci loro. Praticamente stiamo parlando di una serie di capannoni disposti su un prato dove ad un certo punto suona la banda ed il prezzo della birra (si può scegliere solo la lager) viene rincarato tramite un sistema mafioso: birra rincarata a parte, questa descrizione si adatta alla perfezione al 1° campo di Birkenau.

lunedì 2 settembre 2013

black mirror

black mirror

mercoledì 28 agosto 2013

La cocciutaggine, le "palle", il radicalismo, il non guardare in faccia nessuno

La cocciutaggine, le "palle", il radicalismo, il non guardare in faccia nessuno: tutte doti amate dai narratori e dalla destra.

martedì 27 agosto 2013

countries invaded by england

nazioni invase dagli inglesi

lunedì 26 agosto 2013

il popolo è minorenne, repressione è civiltà

domenica 25 agosto 2013

quello che non si considera è che la vita continua anche quando sta per finire

venerdì 23 agosto 2013

pronto soccorso omeopatico

giovedì 22 agosto 2013

le pubblicità dei titoli di borsa su facebook mi fanno morire

le pubblicità dei titoli di borsa su internet mi fanno morire

mercoledì 21 agosto 2013

fusilli di kamut stracotti con pesto alla genovese in vaschetta barilla senza sale

ieri con amico del lago cattato su due tedesche in disco sfigata: tempo di cattamento 30 secondi. le portiamo a vedere la galleria di tornanti dove è morto lo stuntman con l'aston nel penultimo james bond che chiaramente faccio ai 190 ubriaco in drift con queste che urlavano e il cd di hotline miami che ruggeva. poi le facciamo vedere un posto con vista della madonna (in realtà banalissima) ma che fa bagnare le dementi tedesche e andiamo a occupare suite in hotel di nostro amico perché queste volevano che la facessimo un tipico piatto italiano. cuciniamo fusilli di kamut stracotti con pesto alla genovese in vaschetta barilla senza sale: una vera merda. intanto le facciamo bere vino come due mucche. jacuzzi in 4 e poi su uno dei matrimoniali giant size viene fuori che sono lesbiche e iniziano a limonare, io metto su mezzanine dei massive attack e le attacchiamo ai lati in modalità sandwich. queste divertitissime, iniziamo a sditare a caso io la mia e anche l'altra e il mio amico viceversa poi iniziamo a trombarle e io picchiettavo carichissimo perché era appena partita inertia creeps. poi prendo la mia e la porto in altra stanza con altro matrimoniale lei nel frattempo faceva la timida e si era tirata su gli shorts le dico che è un gesto davvero unpolite e ritrombo, ho cummato dall'inguine alle tette come un toro perché era una settimana che non scopavo, anche lei alla visione del quantitativo di sborra addosso basita mi dice "how it's possibile, you've got so much..." le dico che la andró a trovare a berlino (sì nel duemilaecredici) e ci addormentiamo, come sempre in questi casi mi compiaccio a essere molto dolce dopo aver sborrato perché penso che se lo meritino no? dopo due minuti che ci dormo abbracciato poi mi disgusto, mi stacco e mi allontano tanto da non sentire il suo odore o i rumori del suo respiro. 4 ore dopo avevamo appuntamento con nostri amici quindi sveglio il mio amico e troviamo simpatico lasciarle li a piedi a 20 km dal loro hotel

martedì 20 agosto 2013

L’offesa è più grave e diffamante se fatta da un laureato



Il grado di istruzione scolastica è sì fonte di cultura e apprendimento ma, da un altro punto di vista, anche di una maggiore consapevolezza delle proprie azioni. Ecco perché una frase a contenuto diffamatorio, se pronunciata da un laureato, risulta essere più grave sotto l’aspetto squisitamente penalistico! Ad affermare tale principio di diritto sono stati i giudici della Corte di Cassazione, che si sono recentemente espressi su un’insolita vicenda processuale, destinata a far discutere per l’inaspettata sentenza. ( così Cass. ,Quinta Sezione Penale, sentenza 11660 del 27 marzo 2012)

Un medico romano si era reso colpevole di avere inviato una e-mail a circa 2500 persone, nella quale comunicava che un proprio collega di studio “non operava più nello studio medico, da lui guidato, in quanto lo stesso era stato allontanato per non dequalificare lo studio e perchè si voleva salvaguardare la qualità delle prestazioni professionali che lo studio poteva offrire”.
Dalla e-mail era scaturita una denuncia per “diffamazione” depositata ai carabinieri, per l’appunto, dal collega, estromesso dallo studio medico, che non aveva condiviso il comportamento consistito nell’invio del massiccio numero di e-mail ai suoi ex pazienti dello studio.
Il medico, autore della mail, era stato condannato in primo e in secondo grado dal Tribunale e, successivamente, dalla Corte d’Appello di Roma , per il reato punito dall’articolo 595 Codice penale secondo cui “commette il reato di diffamazione chi offende l’altrui reputazione in assenza della persona offesa. In questo caso la pena è della reclusione fino ad un anno e della multa fino a euro 1032.91”. Pertanto aveva deciso di rivolgersi alla Suprema Corte per l’annullamento della sentenza di condanna.
Ma, a nulla è valso il ricorso in Cassazione. Il medico “diffamatore” infatti, aveva chiesto l’intervento degli ermellini per dimostrare che la sua e-mail non aveva alcun intento denigratorio, nei confronti del collega, ma era volta semplicemente ad informare i pazienti del fatto che quel medico non era più operativo nello studio medico da lui diretto.
La Quinta Sezione Penale del “Palazzaccio”, nella sentenza 11660, ha,invece, evidenziato come “in presenza di espressioni socialmente denigratorie, specie se formulate da persone di elevato livello culturale, quale certamente è fino a prova contraria un laureato, deve ritenersi che l’agente sia pienamente consapevole della portata offensiva delle stesse e nessuna particolare indagine appare necessaria per accertare, in assenza di concreti elementi di segno contrario, la mancanza di consapevolezza di tale offensività e intenzionalità della condotta”.
In sintesi, per i laureati è più difficile difendersi dall’accusa di diffamazione perché, quando un laureato pronuncia frasi offensive nei confronti di qualcuno, sa bene quello che dice, proprio in virtù del livello culturale personale raggiunto tramite gli studi universitari!
Adesso resta da chiarire –conclude l’avv. Eugenio Gargiulo – se un “non-laureato” possa, invece, addurre a sua discolpa, proprio la minore preparazione culturale come scusante in casi simili!!!
Foggia, 4 aprile 2012 avv. Eugenio Gargiulo


lunedì 19 agosto 2013

a live feelings - indiana jonestown massacre @ asti

alivefeelings.mov from JamaicaInRoma on Vimeo.

vacanze slow life

se avessi modo passerei almeno un mesetto in una città che non conosco, tipo ad esempio trieste o genova, ma in definitiva anche roma o venezia, visto che ci sono stato sempre per brevi periodi, o ravenna, ma anche boh, anche un'altra, una qualsiasi città tanto sono quasi tutte antiche. starei lì non da turista ma come lavoratore a mezza giornata, andrebbe bene qualsiasi lavoro che non richieda nessuna concentrazione tipo per esempio fare le fotocopie o insegnare, o spazzare a terra. poi me ne andrei a passeggio o frequenterei qualche bar di vecchi, conquistandomi poco a poco la fiducia dei locali e raccontando storie false tipo che sono stato in galera o che fuggo da qualche amore disperante. poi dopo un mese gli direi che me ne devo andare perchè la polizia è sulle mie tracce e/o intendo suicidarmi. in questo modo sarebbe un diversivo anche per loro.

domenica 18 agosto 2013

è successo ad asti

è successo ad asti

sabato 17 agosto 2013

come le classi sociali spendono i loro soldi

come le classi sociali spendono i loro soldi

venerdì 16 agosto 2013

al mare con le cose

giovedì 15 agosto 2013

estate

estate

mercoledì 14 agosto 2013

spiaggia

spiaggia artificiale

martedì 13 agosto 2013

una giornata da stronzo a roma

lunedì 12 agosto 2013

i dolori del giovane banker

Sono abituato ad uscire con inculatori e oggi mi e capitata cena con borghesi. Qui non sto cosi simpatico come ai player. Dico: che buono, c'è la carne di cavallo, la amo. E una sciuretta di merda: nooo io faccio dressing non puoi mangiare il cavallo, che orrore disumano! E io tranquillo alla cameriera: scusa come si chiama il cavallo che sto per mangiare? E lei esterrefatta: ma non lo so?b!? Io: ok, non lo mangerò, perché mi piace solo quando conosco il nome del cavallo che mangio. La sciuretta disgustata voleva uccidermi. Si è alzata. Io grassa risata come quella dei russi. Poi racconto un po' di robe. C'era solo uno figlio di player con quote al billio e in qualche ristorante troiame che rideva di gusto e mi fa: dovresti conoscere mio padre. E io: si l'ho conosciuto con gli inculatori e giù tutti a ridere. Poi qui dicono: è terribile chi sboccia in discoteca. Io: si lo diceva anche un mio amico perché il papi non gli dava i soldi poi appena ha aperto il rubinetto ha cominciato a trombare come un caimano e gli piaceva. Niente alla fine i nobili decaduti un po' cosi i figli dei player quotati molto divertiti. Ora vado a ballare.

domenica 11 agosto 2013

statistiche

La statistica è come un bikini: ciò che rivela è suggestivo, ma ciò che nasconde è vitale

sabato 10 agosto 2013

quando si va in vacanza non si deve badare a spese, piuttosto faccio il mutuo ma mi voglio divertire

è una questione di economie di scala, un ricco che va in vacanza con gli altri ricchi spende meno che andare in vacanza con i poveri, e viceversa. il ricco che va in vacanza a marina di chioggia spende il doppio del rumeno che ci va, perchè non ha i meccanismi della povertà. e il povero che va al bilionaire spende + del ricco, perché non ha i meccanismi della ricchezza.

Bocelli vestito di nero al white party di Fawaz Gruosi

 

prova costume

il colmo per un ragioniere condannato per falso in bilancio è avere una moglie falsa in bilancia

venerdì 9 agosto 2013

razzi elogia il rispetto delle istituzioni in corea del nord

la questione meridionale

obesità in meridione

lady gaga in the abramovic method

giovedì 8 agosto 2013

pa(s)olini

mercoledì 7 agosto 2013

naufragare mi è dolce in questo mare


Era stanca di fare la "Padrona".
 "Mi stress", disse.

martedì 6 agosto 2013

nostalgia di isernia

lunedì 5 agosto 2013

siamo in vacanza ci vogliamo divertire si vive una volta sola





 senza mai dimenticare Sasà di Mykonos

zizek

Il desiderio e' una ferita della realtà I fiori sono delle troie, si lasciano impollinare da tutti

sabato 3 agosto 2013

2 cose da dire a silvio berlusconi



venerdì 2 agosto 2013

cose che capitano

transcesso

giovedì 1 agosto 2013

pattern di personalità

pattern di personalità

mercoledì 31 luglio 2013

LUCIO QUARANTOTTO - E SE QUESTA FOSSE L'ULTIMA

Oggi, un anno fa, moriva Lucio Quarantotto.

Immanuel Casto - Zero carboidrati

Gigi d'Agostino - L'amour toujours on church organ

martedì 30 luglio 2013

femminismo e corano

Gli uomini sono superiori alle donne perché Dio li ha prescelti. E se non vi obbediscono ammonitele, evitatele nel talamo, chiudetele nelle loro stanze e picchiatele
Corano, Sura IV, 24

Lorenzo delli Priscoli - Zio Pietro

lunedì 29 luglio 2013

b/n

certe persone approfondiscono in chiave negativa solo le cose che avevano beceramente condiviso fino a 15 minuti prima

giovedì 25 luglio 2013

stereotipi in europa

stereotipi in europa

mercoledì 24 luglio 2013

La morfina è stata inventata per permettere ai dottori di dormire 
Sacha Guitry

martedì 23 luglio 2013

basta migliorare una persona per rovinarla
oscar wilde

lunedì 22 luglio 2013

ho inseguito amore e successo tutta la vita, e ora mi fa male la milza

prima si insegue l'amore, poi si insegue il successo, e poi, infine, l'unica volta che ci si riesce, si inseguono i nipotini

domenica 21 luglio 2013

immaginazione produzione


venerdì 19 luglio 2013

i racconti del nonno vol. II

Non ho mai avuto problemi a definirmi un uomo di destra. Combattiamo il luogo comune che la destra abbia generato il fascismo e il nazismo. E' vero, certo, ma non è che anche i comunisti siano tanto innocentini, vedi ad esempio quanti ne hanno fatti fuori Stalin e Crushov (le famose "purghe"). Mi chiedo: com'è che nessuno si ricorda mai dei gulash? Lungi da me sostenere che Mussolini non abbia commesso degli errori. A dire il vero per me ne ha commesso uno solo: allearsi con Hitler. Ma resta il miglior stratega che abbiamo mai avuto nel nostro paese (non a caso ha vinto tutto), dopo Saragat. E non dimentichiamoci che ha fatto anche cose buone, come le bonifiche dell'Agro Pontino, le leggi razziali, i fez da Balilla e ha riaperto le case di tolleranza zero. La sinistra di oggi invece non ha un programma politico contro i graffitari, perché esiste solo per l'odio nei confronti di Berlusconi, il pittoresco Paolo Berlusconi, che però io dico: Berlusconi è già ricco di suo - si dice che addirittura viaggi su un'Audi! - perché mai dovrebbe rubare? E se anche fosse, preferisco uno stato comandato da una persona disonesta ma brillante che da una onesta ma grigia, o peggio ancora da Mariotto Segni. Vedi per esempio ai tempi di Craxi, che rubavano tutti ma almeno lo stato stava bene e quando c'era lui i treni arrivavano in orario. Bettino Craxi fu condannato in cassazione perché rubava le coperte a letto. La Magistratura, buoni quelli! Perché se è vero che tutti sono uguali davanti alla legge, è altresì vero che alcuni sono più uguali degli altri, certi sono più altri degli uguali e i restanti sono diversi da alcuni dei certi. Ma se ci fosse veramente la crisi, non vedresti tanta gente andare a divertirsi negli Autogrill. Senza contare la cifra spaventosa di 4000 ebrei (quattromila!) trucidati nei campi di concentramento: e lo stato italiano dov'è? Che fa? Gli ebrei trucidati sono tutti uguali, attaccati alla poltrona e d'accordo solo quando devono aumentarsi lo stipendio. Prima o poi gli ebrei trucidati ci faranno pagare anche l'aria che respiriamo. In Svizzera ti danno trent'anni di carcere se butti una carta per terra, da noi invece. Intanto Pertini resta ad oggi il miglior presidente che abbiamo avuto e Vittorio Sgarbi è innanzitutto una persona molto preparata. Ieri ho visto Giovanni Spadolini balenare al largo dei bastioni di Orione. I comunisti mangiano i vampiri. Dove si fermano i camionisti, lì si mangia bene!

sgargabonzi.wordpress.com

e sappiate che dell'immenso gori è uscito proprio adesso il libro bellissimo:
 Alessandro Gori, Le Avventure di Gunther Brodolini



giovedì 18 luglio 2013

The real monty phyton: Machismo na Marcha das Vadias em Brasília.MP4


sgarbeide


mercoledì 17 luglio 2013

Andava detto

BEST FESTIVAL X

OZORA
http://www.flickriver.com/photos/tags/ozora/interesting/

UNIVERSO PARALELLO

SZIGET

UNSOUND CRACOVIA

DARGEN D'AMICO || BOCCIOFILI con FEDEZ e MISTICO

martedì 16 luglio 2013

nicholas cage va alla grande

cage alla grande

lunedì 15 luglio 2013

il corpo della donna

Il corpo della donna ha sete delle parole di un uomo
Thomas Blachman

venerdì 12 luglio 2013

opporsi ai trend peggiori del proprio milieu

opporsi ai trend peggiori del proprio milieu  porta a fare il giro e a ritrovarsi vicini a ciò che e' ancora peggio.

giovedì 11 luglio 2013

la sposa nel metrò

la sposa nel metrò

mercoledì 10 luglio 2013

L'amore ai tempi del capitalismo

di Barbara Carnevali
[Questo articolo recensisce il saggio della sociologa israeliana Eva Illouz, Perché l’amore fa soffrire, pubblicato originariamente in tedesco (Warum Liebe weh tut, 2011), tradotto in inglese e francese, e atteso in edizione italiana per il Mulino. In Germania il libro è stato un caso editoriale; nei paesi di lingua inglese ha suscitato un lungo dibattito. Il 4 gennaio 2013, “Le parole e le cose” ha pubblicato una videointervista all’autrice].
L’amore come patologia sociale
Da alcuni anni Eva Illouz ha intrapreso un affascinante programma di ricerca dedicato alle forme con cui modernità ha plasmato la vita affettiva[1]. Il suo ultimo libro affronta il problema più delicato e avvincente, il rapporto tra eros e capitalismo, chiedendosi quale sia lo specifico modo di soffrire per amore che caratterizza la cultura contemporanea.
Si tratta, in primo luogo, di relativizzare fenomeni solo apparentemente universali[2]. La  sofferenza amorosa sembra senza tempo, e la letteratura sarebbe pronta a dimostrarlo. Ma il senso da attribuirle è condizionato dai quadri ideologici e istituzionali che strutturano le diverse forme di vita, e può addirittura invertirsi nel passaggio da un contesto all’altro. Il dolore che fu esaltato dal cristianesimo e dal romanticismo è diventato vergognoso al tempo del capitalismo. Per la mentalità terapeutica e concorrenziale che ispira i nostri costumi, contraddicendo i valori romantici ancora latenti nella cultura pop, lo struggimento del desiderio inappagato che il codice stilnovistico celebrava come prova di grandezza interiore è un sintomo di scarsa salute emotiva e l’indice di un fallimento, di una svalutazione dell’io.
L’approccio della sociologia storica sfocia quindi nella denuncia delle strutture sociali che condizionano la vita affettiva, distorcendola. L’indagine si iscrive in quella linea del pensiero critico che si fa carico di diagnosticare le cosiddette “patologie del sociale”, e che a sua volta è erede del progetto illuministico di secolarizzazione della teodicea[3]. Tale progetto consiste nello spiegare la sofferenza umana spostandone l’origine dal cielo alla terra, nel attribuire il male non al volere di Dio o al peccato di Adamo, ma alla responsabilità sociale collettiva che permette a una forma storica di civiltà di creare e perpetuare istituzioni ingiuste. Anche per il mal d’amore, in altre parole, vale il principio “la colpa è della società”:
Così come era audace, alla fine del diciannovesimo secolo, affermare che la povertà non era il frutto di scarsa moralità o di una debolezza del carattere, ma il risultato di un sistema di sfruttamento economico, è diventato ora urgente affermare che i fallimenti delle nostre vite private non sono, – o non sono solo – il risultato di psiche vacillanti, ma che le vicissitudini e le infelicità della nostra vita amorosa sono il prodotto delle nostre istituzioni […] di cui deve essere trovata l’origine nell’insieme delle tensioni e delle contraddizioni sociali e culturali che strutturano ormai l’io e le identità moderne.
L’idea di una patologia sociale dell’amore non è nuova; risale a Rousseau, se non addirittura a Sant’Agostino. Ma solo in tempi recenti è diventata parte di un programma di ricerca. La sfera emotiva sembra infatti sfuggire alla presa del sociologo per la sua natura psichica, soggettiva e squisitamente privata. La modernità tende a pensare le emozioni e ad affrontarne i risvolti patologici nei termini dell’io: non manca di pratiche terapeutiche, ma i suoi modelli dominanti, dal self-help alla psicanalisi, trattano la sofferenza amorosa solo come un problema psicologico: come una scelta razionale e cosciente, o come il prodotto di schemi inconsci di origine familiare, secondo la versione della vulgata psicoanalitica[4]. Dal punto di vista della sociologia critica questo modo di pensare è una robinsonata, l’equivalente del mito liberista in economia: scarica tutta la responsabilità sul soggetto, e non riconosce nelle emozioni dei fenomeni sociali a tutti gli effetti. La vita emotiva non inizia e non finisce nell’io, ma è strutturata una grammatica di valori, istituzioni e quadri culturali che trascende gli individui irretendoli in un tessuto di forze da cui non possono svincolarsi solo con la loro buona volontà. La grammatica dell’amore moderno è il capitalismo, e il capitalismo ha la caratteristica di creare contraddizioni immanenti. Su queste contraddizioni deve fissarsi la critica.
La grande trasformazione amorosa. Dal paradigma di Jane Austen al paradigma dell’autenticità
Sono due i mutamenti essenziali in cui consiste quella che Eva Illouz definisce la “grande trasformazione” dell’amore moderno, parafrasando e riadattando la celebre tesi di Karl Polanyi sulla nascita dell’economia capitalistica: il nuovo equilibrio tra amore e stima sociale, che ha esposto l’individuo al rischio della lotta per il riconoscimento; e la nascita del libero mercato sessuale (per opposizione al mercato chiuso che vigeva prima, perché pur sempre di mercato matrimoniale si trattava), che ha instaurato una nuova variabile della disuguaglianza e inedite forme di dominio.
Per cogliere questi mutamenti, Illouz usa la tecnica degli idealtipi. È più facile cogliere la specificità del paradigma in cui viviamo se lo confrontiamo con un altro paradigma, quello descritto nei romanzi di Jane Austen, che presenta il giusto equilibrio tra vicinanza e distanza: si tratta di un modello moderno, retto come il nostro dai valori dell’individualismo e dell’amore elettivo (i matrimoni non sono combinati, ma sono il frutto di una scelta consapevole), ma che presenta differenze molto significative per il modo in cui la ricerca del partner si modula nella realtà: una diversa costellazione di istituzioni e valori modifica sensibilmente sia l’ecologia che l’architettura della scelta amorosa.
Il paradigma austeniano ruota intorno alla nozione di carattere e a un’etica delle virtù pubbliche (o della “chiarezza morale”), un sistema di valori condiviso esplicitamente da tutta la comunità che permette di valutare il comportamento individuale secondo parametri oggettivi. La relazione affettiva tra due persone nasce e si sviluppa nella modalità ritualizzata del “fare la corte” davanti agli occhi di un pubblico, il cui giudizio interviene come fondamentale entità mediatrice. Questa struttura condiziona fortemente il fenomeno del riconoscimento e sul rapporto che esso intrattiene con l’amore: i protagonisti di un romanzo di Jane Austen non ricavano il senso del loro valore direttamente dallo sguardo dell’innamorato, come farebbero invece due amanti dei nostri giorni; lo ottengono in primo luogo dalle fonti stabili della loro classe o del loro genere di appartenenza, i cui criteri cercano di armonizzare con l’architettura della loro scelta. Il merito non coincide tanto con le qualità e i talenti individuali quanto con la capacità virtuosa di conformarsi a un codice etico: comportarsi da gentiluomo, rispettare la parola data, una promessa, un impegno. Ne consegue che il valore di una persona può essere percepito come del tutto indipendente da quello che le attribuisce il suo pretendente, e che un rifiuto o un abbandono non pregiudica la stima di cui una persona gode all’interno della comunità. Intrappolandolo all’interno delle sue norme, in altre parole, la società tradizionale preserva l’io dall’esposizione della ferita narcisistica. Il contrario di ciò che avviene nel paradigma contemporaneo moderno, dove a essere coinvolta è l’essenza stessa dell’io, e il riconoscimento amoroso si indirizza alla parte più intima e singolare dell’individuo: «l’amore diventa così un aspetto della dinamica delle disuguaglianze morali, le ineguaglianze nella percezione del proprio valore».
Un’altra differenza che separa il paradigma contemporaneo da quello di Jane Austen è quella tra la natura ontologica o performativa delle emozioni. Nel nostro “regime di autenticità”, i sentimenti sono concepiti come entità reali e date che precedono le relazioni affettive, esistendo indipendentemente da esse e condizionandone la possibilità e l’esito. L’amore c’è o non c’è all’interno della psiche individuale; prima di mettersi insieme o di lasciarsi, due persone devono cercare di capire cosa “provano davvero” l’una per l’altra. Questo scrutinio interiore – che abbia la forma dell’analisi o dell’epifania, del colpo di fulmine o della disillusione graduale – precede di diritto il loro impegno nel rapporto reciproco. L’emozione guida l’azione, e il rapporto è autentico nella misura in cui corrisponde alla qualità reale dei sentimenti che lo informano. All’interno del regime performativo caratteristico delle società tradizionali[5], al contrario, i sentimenti tendono a essere concomitanti o addirittura successivi agli atti e ai rituali amorosi: sono un effetto, non la causa delle relazioni. Una donna si innamora durante la corte che riceve, e così il pretendente risponde ai suoi segni di interesse aumentando l’intensità e ufficialità del suo impegno di fronte alla comunità. La richiesta di matrimonio è l’atto che esemplifica questo complesso meccanismo di feedback: è la condizione di possibilità del sentimento, più che la sua funzione o il suo prodotto. L’azione guida l’emozione: come veniva ripetuto alle nostre nonne esitanti, «sposalo, e poi imparerai a volergli bene».
Ora, Illouz sostiene provocatoriamente che questa convenzionalità, insincera e soffocante per la nostra sensibilità, presenta degli indubbi vantaggi per l’individuo. Rispetto all’ethos dell’autenticità, il regime performativo garantisce un maggiore controllo sull’economia emotiva. Fornendo moduli di comportamento prevedibili e facilmente interpretabili perché fondati su una grammatica pubblica, permette al singolo di calibrare il suo coinvolgimento della relazione, e di proteggersi dal rischio dell’insuccesso e del rifiuto. Non c’è nulla da “analizzare”, in termini psicologici e psicanalitici, dietro un gesto, come una visita fatta o mancata, il cui significato è chiaro a tutti. E quando tra il gesto e il suo significato si crea uno iato, come in quelle situazioni romanzesche in cui il corteggiatore si rivela un poco di buono, la comunità interviene in soccorso formulando il suo giudizio di condanna e garantendo all’individuo ingannato il suo riconoscimento sociale: l’abbandono non umilia, e può addirittura rafforzare la stima di sé. È un altro esempio della dialettica in cui incorre la modernità: l’emancipazione dell’individuo dai vincoli comunitari lo rende più libero e autonomo, ma proprio per questo anche molto più fragile ed esposto al dolore.
L’amore sul libero mercato: l’estensione del dominio della lotta
Ma il fenomeno in cui questa contraddizione si manifesta nel modo più distruttivo è quello cui è dedicato il capitolo più cupo dell’analisi di Illouz, e in cui trova tutto il suo senso la metafora della grande trasformazione capitalistica. La rivoluzione sessuale ha portato a compimento il processo avviato dalla mobilità sociale, liberando definitivamente gli individui dai vincoli di classe, genere, etnia, età che regolavano il sistema dell’accoppiamento. La ricerca di un partner non si svolge più all’interno di sfere delimitate con rigore, normate da codici e pesanti interdetti, ma, grazie anche alle possibilità aperte dalla tecnologia e dai media, si estende all’intero universo dei possibili. Anche i criteri della scelta individuale si sono arricchiti: alla conservazione dello status e del patrimonio, che sopravvive ovviamente anche nello stadio capitalistico, si è affiancato il gusto personale, che dà sempre più spazio alla ricerca di affinità idiosincratiche, all’attrazione fisica e soprattutto al sex appeal, che rappresenta la novità più significativa rispetto al vecchio paradigma. Si può trovare una perfetta illustrazione di questa nuova architettura del desiderio nei siti di incontri in internet, in cui l’utente seleziona le qualità desiderate – sesso, età, bellezza, professione, hobbies – e viene messo in contatto dal motore di ricerca con ogni potenziale partner del globo.
Ma che cos’è questa relazione universale che connette soggetti astratti, svincolati da qualsiasi quadro di riferimento, sulla base di presunte preferenze individuali, se non ciò che l’economia definisce mercato? Thomas Hobbes, assistendo allo stadio iniziale di questa trasformazione in cui molti hanno identificato l’essenza stessa della modernità, l’aveva descritta come un endemico stato di concorrenza universale, la guerra di tutti contro tutti; con la lucidità consueta, aveva formulato le conseguenze sul piano del valore individuale: «Il valore, o Prezzo di un uomo, è, come in tutte le altre cose, il suo prezzo… non è perciò una cosa assoluta, ma dipende dal bisogno e dal giudizio altrui»[6]. È la legge del desiderio di desiderio, dell’identificazione ultima tra valore individuale e status, dell’”io valgo in quanto tu mi vuoi”. Come ha mostrato René Girard, questo principio può applicarsi anche all’amore, ma a condizione di identificarne riduttivamente la promessa di riconoscimento con il prestigio sociale[7]. Fondendosi con l’amor proprio e con l’onore, il desiderio amoroso moderno diventa allora un dispositivo di convalida dello status: una sottile astuzia del narcisismo per far salire il prezzo dell’io e guadagnare punti nella sfrenata corsa dell’”economia della stima”.
Ma solo in seguito alla liberazione sessuale, che ha abbattuto le ultime barriere che proteggevano eros dal mercato, radicandolo in un reticolo di norme etiche e legali, la grande trasformazione ha invaso le emozioni. L’amore è diventato a pieno titolo un campo della concorrenza capitalistica. Paradossalmente, è stato il Sessantotto a realizzare l’incubo del cinismo economico, secondo la geniale intuizione di Houellebecq:
Il liberalismo economico è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi sociali. Ugualmente, il liberalismo sessuale è l’estensione del dominio della lotta a tutte le età della vita e a tutte le classi sociali… L’individuo moderno è (così) pronto a prendere posto in un sistema di scambi generalizzati nel quale è divenuto possibile attribuirgli, in maniera univoca, un valore di scambio[8].
L’analisi di Illouz, che non cita Houellebecq[9], prende avvio da questo stesso evento. Sul mercato l’amore diventa merce, dotata di valore di scambio e destinata a creare relazioni di dominio. Qui interviene il momento critico della sociologia, come chiarisce questa dichiarazione programmatica che parafrasa ironicamente il Capitale:
Il mio scopo è trattare l’amore come Marx trattò le merci: si tratterà di mostrare che l’amore è il prodotto di rapporti sociali concreti, e che l’amore circola su un mercato fatto da attori in situazioni di concorrenza, e ineguali; e di sostenere che certe persone dispongono, rispetto ad altre, di una più grande capacità di definire le condizioni in cui sono amate.
I rapporti di dominio strutturanti il campo sessuale sono analoghi a quelli che si instaurano in ogni forma di mercato. Vi sono capitalisti sessuali, che accumulano conquiste come conferme del proprio status. E vi sono proletari sessuali, quelli che il vernacolo italiano chiamerebbe molto opportunamente gli “sfigati”, ossia coloro il cui destino di perdenti si manifesta anzitutto nell’insuccesso erotico[10]. Il suo intimo nesso con il riconoscimento fa dell’amore una incarnazioni più potenti e più subdole (anche perché denegate dalla retorica sentimentale) del dominio simbolico teorizzato da Pierre Bourdieu: un dominio, certo, che è sempre esistito, e che in fondo è implicito nel concetto stesso di seduzione; ma che in regime capitalistico assume una inedita forma cumulativa. Esiste infatti un capitale erotico, consistente di trofei, conquiste, segni di apprezzamento estetico e di desiderabilità: quello esibito dalle modelle l’Oréal quando commentano compiaciute “io valgo”, e contenuto nei cosmetici che promettono di preservare e incrementare il “capital beauté”[11]. Valorizzando qualità naturali che sono in parte indipendenti dalle risorse materiali, il capitale erotico ha la caratteristica di essere indipendente dal capitale economico. Houellebecq ha formulato il principio: «Certi guadagnano su entrambi i tavoli; altri, su entrambi perdono»; «sul piano economico, Raphaël Tisserand appartiene al clan dei vincitori; sul piano sessuale, a quello dei vinti»[12]. Ma benché indipendenti, le due forme di capitale sono transitive. Il che permette al capitalista erotico e a quello economico di mercanteggiare e stipulare un contratto soddisfacente per entrambi: come il Presidente e l’Olgettina, e come la coppia maledetta protagonista dell’ultimo romanzo di Walter Siti, Resistere non serve a niente, formata dalla velina e dal trader. Quando invece non c’è contratto, c’è solo la prevaricazione oscena, incarnata magnificamente dal Don Giovanni “executive” di Haneke: capitalista di tutti i capitali, che vince in scioltezza su qualsiasi campo[13].
Il sesso debole
Non è questa tuttavia la chiave di lettura proposta da Illouz, che interpreta l’opposizione tra dominanti e dominati in una sua originale prospettiva femminista, individuando il soggetto debole del capitalismo amoroso in una specifica categoria sociale: le donne della classe media che hanno deciso di investire nella famiglia e nei figli. A farle soccombere sul mercato sessuale è il loro peculiare rapporto con il tempo, quella diversa misurazione dell’esistenza che volgarmente chiamiamo orologio biologico. Spaventate all’idea di perdere la fertilità, tendono ad accelerare i ritmi della relazione e ad assumere una posizione masochistica nella delicata negoziazione tra autonomia e dipendenza; suscitano e allo stesso subiscono la “fobia per l’impegno” che rappresenta la complementare reazione degli uomini. Per loro il rapporto tra Sesso e Tempo si pone con ritmi più lenti, suggerendo che il campo dei possibili sia sempre infinitamente aperto:
Il campo sessuale è dominato dagli uomini, che possono restarci più a lungo e che dispongono di una scelta più vasta … La loro reticenza a stabilire legami di lunga durata ne è una conseguenza.
Gli uomini sono avvantaggiati sul mercato sessuale: investono meno delle donne nel riconoscimento affettivo perché hanno altre e più importanti conferme del loro status, dal lavoro e dal successo economico; non sono biologicamente e culturalmente definiti dalla riproduzione; e sono favoriti dalle norme sociali del sex appeal, che esaltano soprattutto la giovinezza femminile. Più in generale, riprendendo temi più classici della critica femminista, Illouz riconosce una delle principali contraddizioni del regime del capitalismo amoroso nel fatto che le donne restano il bersaglio dell’industria culturale, che le costringe a trarre la percezione del proprio valore dal desiderio altrui, riproponendo sotto la maschera libertaria lo schema secolare del dominio maschile. È ancora la dialettica dell’emancipazione: la gabbia che imprigionava le donne in un controllo paternalistico le proteggeva dal trasformarsi in merci destinate a svalutarsi velocemente, e a perdere la stima di sé insieme al proprio capitale sessuale:
Le donne eterosessuali della classe media non sono mai state così sovrane sul loro corpo e le loro emozioni; eppure subiscono da parte degli uomini un dominio affettivo senza precedenti.
Sono tesi discutibili, perché aggiornano vecchi miti (il maschio predatore e irresponsabile, la femmina che cerca di incastrarlo) e perché ignorano alcune delle più vistose trasformazioni simboliche della nostra cultura: l’assunzione da parte di molte donne di un modello di sessualità virile, la crescente feticizzazione del corpo maschile nell’immaginario pubblico, la moltiplicazione e la crescente visibilità sociale di coppie in cui il partner femminile è più anziano e autorevole. Dal punto di vista di Illouz, tuttavia, questi fenomeni sono eccezioni elitarie, e non testimoniano alcuna trasformazione reale nella vita quotidiana dell’umanità media che è il solo legittimo oggetto della sociologia critica. Ma più ancora delle statistiche, a essere persuasive sono le testimonianze dei soggetti sofferenti. Illouz colleziona interviste, lettere alla posta del cuore dei grandi quotidiani, discussioni sui blog, brani dai manuali di self-help e dalle guide al dating, commentandoli con la stessa sensibilità con cui interpreta le trame di matrimonio dei romanzi ottocenteschi. Ne emerge un doloroso ritratto di donna vinta dal mercato sessuale, a metà strada tra un’eroina romantica e Bridget Jones.
Nostalgia ed emancipazione
A questi dilemmi non seguono soluzioni. L’unica raccomandazione esplicita di Illouz è quella di coltivare l’intensità emotiva per compensare la razionalizzazione crescente (un capitolo meno originale del libro, che riprende i temi di Intimità fredde, è dedicato allo smorzarsi delle passioni nel cinismo, nell’ironia e nella disillusione). Per il resto, l’analisi si limita a svelare la dialettica dell’individualismo senza temere di infrangere molti tabù progressisti, nella convinzione che le conquiste della modernità siano comunque irrinunciabili. Per difendersi dai malintesi, nell’epilogo del libro, Illouz difende accoratamente l’importanza dei valori moderni: l’uguaglianza tra i sessi, l’autonomia, la libertà degli stili di vita, la legittimità del piacere. E ricorda come, nelle società del passato, la venerazione accordata alle donne (e solo a certe donne[14]) fosse anche il risarcimento simbolico della loro dipendenza materiale e legale. Queste precisazioni non bilanciano però l’impressione che, quasi suo malgrado e proprio in forza della sua finezza, il libro trasmetta una nostalgia malinconica: il bilancio non rende piena giustizia a ciò che la rivoluzione sessuale ha fatto per l’emancipazione di tutti. Del resto, contro la tentazione di rivivere l’amore di ieri, basterebbe pensare che i romanzi di Jane Austen si interrompono sempre sulle soglie di un matrimonio, dopo di cui l’idea di “chiarezza morale” cede il passo a un’inquietante spazio nero. Questo silenzio segnala un limite importante del modello di sociologia comparata costruito da Illouz, che diventa ingannevole nel momento in cui imposta il confronto tra i due paradigmi in modo retrospettivo e asimmetrico: privilegiando il peso della libera scelta rispetto a quello del legame coatto, le mortificazioni del rifiuto e dell’abbandono a scapito di quelle dell’unione e della fedeltà imposta in modo diseguale, finisce per occultare il vero focolaio della sofferenza amorosa premoderna. Nell’Ottocento l’amore faceva meno male alle ragazze in età da marito che alle mogli infelici come Emma Bovary e Anna Karenina.
Ma il libro di Eva Illouz è bello proprio perché disturba, e perché non scioglie tutti i dubbi, sollevando anzi nuovi interrogativi. Leggerlo è un vero piacere intellettuale, misto di quel senso di potenziamento e di sollievo che, secondo l’etica spinozista, si accompagna alla conoscenza adeguata delle passioni umane. Forse un naturalista come Spinoza avrebbe sorriso davanti al progetto di risolvere gli affetti in un progetto di patologia sociale, ma la fiducia nel potere di emancipazione del sapere resta la stessa. Comprendere come esperienze private, di cui ci credevamo individualmente responsabili, facciano parte di un complesso sistema delle cause di cui siamo solo gli attori finiti e parziali, ci mortifica nella nostra pretesa ingenua di autodeterminazione, ma contribuisce a liberarci in un modo più profondo.

[1] In Italia è stato tradotto solo Intimità fredde, Milano, Feltrinelli, 2007.
[2] Sotto questo aspetto la ricerca di Eva Illouz ricorda la storia della sensibilità praticata da Günther Anders, che affrontava i sentimenti come «universali contingenti» (Amare, ieri, Torino, Bollati Boringhieri, 2004).
[3] In particolare alla scuola neofrancofortese di Axel Honneth, cui si deve il programma sulle patologie del riconoscimento. La formula “secolarizzazione della teodicea” è stata coniata da Ernst Cassirer a proposito del pensiero sociale di Rousseau. Grazie a questa svolta, la teoria sociale può assumere una portata politica: riconoscendo cause storico-sociali dietro a guerre, disuguaglianze, schiavitù, oppressione, povertà, e persino catastrofi solo parzialmente “naturali”, come epidemie, terremoti e disastri ecologici, dischiude per la prassi umana un margine di intervento molto più ampio.
[4] Illouz riconosce che la posizione di Freud a proposito della responsabilità personale non è riducibile a questa caricatura, e alla fine del libro ringrazia la sorella psicanalista per le discussioni che hanno arricchito la sua riflessione. Ciononostante, la polemica contro “psicanalizzazione” della sofferenza amorosa resta uno dei temi principali del suo libro. L’approccio sociologico con cui Illouz affronta il fenomeno dell’amore è molto vicino a quello che la scuola francese di Alain Ehrenberg ha applicato alla depressione, alle dipendenze, e al culto della performance, anche nel rilevare le contraddizioni implicite nell’individualismo moderno.
[5] La distinzione, va ricordato, è solo idealtipica. Relazioni performative sopravvivono anche in regime di autenticità, e sono implicite, di fatto, in ogni atto legale, dal matrimonio all’unione civile.
[6]  Thomas Hobbes, Leviathan, cap. X.
[7] Questo è il significato profondo dell’equazione tra amore e snobismo, che Girard sviluppa in Menzogna romantica e verità romanzesca. Non si tratta di una semplice idiosincrasia proustiana, ma di una descrizione efficace di come l’amore moderno sia diventato una delle esperienze primarie di valorizzazione dell’io.
[8] Michel Houellebecq, Estensione del dominio della lotta.
[9] L’assenza è tanto più sorprendente in un libro che esalta il valore sociologico della letteratura, e che potrebbe trovare nelle Particelle elementari il perfetto corrispettivo idealtipico dell’universo amoroso di Jane Austen. Nell’eventualità che il silenzio non dipenda da un pregiudizio ideologico, la coincidenza tra i due pensieri è ancora più interessante.
[10] L’etimologia popolare spiega alla lettera il concetto di “sfiga”, come la condizione di chi è privato del sesso femminile.
[11] http://www.lorealparis.ca/histoire.aspx. Nella versione originale francese il motto è “je le vaux bien”, ossia “lo valgo”, “me lo merito” (l’investimento, la cura, la spesa per il prodotto). La casa produttrice lo vanta come una dichiarazione di autostima e di indipendenza femminile. In realtà, semplificando il messaggio, la traduzione italiana ne ha fatto emergere il sottinteso hobbesiano e girardiano: “io valgo perché tu (che mi guardi) mi desideri”. Tra i tanti esempi di marketing centrato sul concetto di capitale estetico: http://www.yvesrocher.fr/control/category/~category_id=B1318.
[12] Michel Houellebecq, Estensione del dominio della lotta.
[13] http://www.youtube.com/watch?v=yHaDhyklDUI. Don Giovanni, regia di Michael Haneke, direzione musicale di Philippe Jordan, con Peter Mattei. Lo spettacolo rappresentato nella primavera del 2012 all’Opéra Bastille (ambientato nel mondo della finanza, su uno sfondo che ricorda le hall dei grandi alberghi, e in cui Zerlina e Masetto lavorano come addetti alle pulizie) riprendeva un allestimento del 2006, anteriore quindi al caso Strauss-Kahn.
[14] Il discorso di Illouz è esplicitamente limitato alle classi medio-alte occidentali.


3 Commenti

  1. Grazie. Molto interessante e vero, verificabile in quelle società ancora in fase di modernizzazione, ma non più tradizionali.
  2. Bellissimo articolo, grazie. Quando esce la traduzione italiana del libro di Eva Illouz?
  3. Nel mercato dell’amore, le donne sono gli attori deboli non soltanto perché il loro orologio biologico e i canoni estetici le costringono a mettersi in coppia entro la comparsa delle prime rughe, ma anche perché il sistema simbolico dominante identifica il successo di un’esistenza femminile soprattutto con la riuscita sentimentale. Quella amorosa nel senso tradizionale (la costruzione della famiglia) è una partita che, diversamente dagli uomini, le donne non possono mettere in secondo piano, se non vogliono passare per isteriche, frustrate, frigide o sfigate. Quindi a me sembra che il problema non sia soltanto che le donne dispongono di meno tempo per scegliere un partner, ma anche che sono più dipendenti dal mercato e dalle sue regole: la donna che non si vende ( quella che “non se la prende nessuno”, come si dice) è fallita, l’uomo che non si vende può ancora passare per eccentrico. Quindi questo tipo di sofferenza amorosa femminile è anche conseguenza della persistente esclusione delle donne dalla vita pubblica: piazzate a tempo pieno (o quasi) sul mercato amoroso e incapaci di trasformarne le regole, ne restano certamente gli attori deboli.