in un racconto di calvino edmond dantès, il protagonista del conte di montecristo, si trova chiuso nella prigione e ragiona di come uscirne. c'è un altro prigioniero, l'abate faria, ed edmond lo osserva costantemente mentre scava i suoi cuniculi nella fortezza e finisce sempre in un'altra cella. dantès sostiene che mentre faria procede per tentativi ed errori, lui utilizza gli errori di faria per costruire una teoria della fortezza, uno schema astratto che cerca di rendere sempre più perfetto. la tesi di dantès è che immaginare una fortezza perfetta, dalla quale non sia possibile uscire, lo aiuterà ad uscire dalla fortezza reale, perchè dove la reale non coincide con la perfetta, allora lì si annida l'errore della fortezza, che permetterà di vincerla.
e se poi la fortezza reale coincidesse con quella ideale, almeno il prigioniero si metterebbe l'anima in pace, perchè sapendo che è perfetta non spererà più di uscire, e questo praticamente equivale ad essere libero.
è chiaro il parallelo con i metodi logici (talmente chiaro che il racconto ne soffre, come sempre avviene in calvino, che per mania di essere comprensibile risulta sciapo) ed in particolare con la ricerca di un teorema che dimostra l'impossibilità o l'inesistenza di qualcosa.
molte persone volgari non capiscono che lo scienziato (e anche il vero umanista) preferisce scoprire che non può sapere una cosa, piuttosto che restare col dubbio di come saperla.
naturalmente con questi metodi si rischia di fare della metafisica, che poi è quello che fa anche calvino. perchè se davvero vogliamo parlare dell'inconoscibile e dell'abisso, bisogna rinunciare alla pretesa di dimostrare alcunchè: e la maniera più facile è l'insensatezza, che è anche la meno interessante, mentre quella più signorile qual è?
a mio avviso il vero signore non deve compiacersi né della logica (che è solo un giocattolo) né dell'abisso (che è solo stanchezza) e lasciarsi attraversare dall'intuizione: la comprensione immediata e perfetta di un nesso prima invisibile, raggiunta senza far macchinare il cervello o le mani, senza calcoli nè tentativi: l'intuizione luminosa e apparente che è assieme giuoia e bellezza, è un piacere sconosciutissimo sia ai tecnici che ai teorici, probabilmente è un errore.
in questo consiste il fatto estetico: la bellezza é compresione immediata, totale, fragile, illusoria.
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