Il 15 Luglio 2013 è stata pubblicata la biografia del frontman dei Ministry Al Jourgensen, Ministry: the Lost Gospels According to Al Jourgensen, autorizzata dallo stesso, storie su decenni di abuso indiscriminato di eroina, totale dissolutezza e rock’n’roll insano sono sgorgate come sangue dalle ulcere perforate che stavano quasi per ammazzarlo, qualche anno fa (è con questo sciatto incidente che comincia il libro).
I lettori possono deliziarsi con storie di groupie che fanno sesso con Doberman, di Jourgensen che droga Trent Reznor e gli rasa testa e sopracciglio, che insegue i Metallica dal suo camerino a pantaloni abbassati, che si spinge su per il culo oggetti a caso dai vassoi per poi ributtarsi in mezzo alle rock star, e che umilia Fred Durst in studio, convincendolo a ubriacarsi, spogliarsi e indossare il cappello di Al cantando un pezzo violento che voleva far suonare come i Ministry. E siamo solo all’inizio.
In quanto autore del libro, avevo materiale più che sufficiente su cui lavorare. Non appena sono tornato dalle due settimane sui campi di Jourgensen a El Paso, dove ho fatto le interviste, sapevo di avere tra le mani una storia che avrebbe fatto sembrare The Dirt dei Motley Crue una cazzo di favola per bambini. In effetti molti criticii hanno nominato The Dirt nelle loro recensioni, e capiamo bene perché. L’altro giorno qualcuno mi ha chiesto un mio parere e ho risposto: “È tipo The Dirt ma con meno figa e più roba.”
Scrivere il libro è stato una bomba, e il modo in cui ho ottenuto il permesso di scrivere le memorie di Jourgensen è stata anche quella un’ impresa, ma tutto ciò è egregiamente narrato nell’introduzione di “The Lost Gospels”, quindi non voglio tirarmela troppo. Ma se volete apprendere notizie malate sul vecchio El Duce, frontman della rock band The Mentors, scoprire cose che non avreste mai voluto sapere su Gibby Haynes, vocalist dei Butthole Surfers e su quello dei Dead Kennedys Jello Biafra, scoprire perché Jourgensen si sia scopato una disabile in carrozzina, non lo troverete su The Dirt. Eppure ci sono anche cose che non troverete nel libro dei Ministry, per via di limitazioni di spazio, di tempo e necessità di un certo flow stilistico. Così per quelli che bramano più malanno e demenza, ecco degli spezzoni esclusivi approvati dallo stesso Jourgensen di Ministry: the Lost Gospels According to Al Jourgensen.
Solo Perché uno Struzzo è Piegato…
Durante il Houses of The Molé Tour, ero a Berlino con il nostro tecnico delle tastiere, era notte fonda ed eravamo strafatti di LSD. Decidemmo di andare allo Zoo, ma ovviamente era chiuso. Così scavalcammo il cancello e una volta giù c’era un buio della madonna. Nessuna luce accesa, nessun dipendente, non c’erano neanche guardie in giro. Ma noi camminammo lo stesso fino all’area degli struzzi e Justin balzò di là dal recinto e si avviò diretto verso uno struzzo che aveva la testa infilata nel lerciume. Aveva il culo bello ritto. A un certo punto Justin si abbassa i pantaloni e comincia a scoparsi questo struzzo. Senza dire nitne, andò lì e lo fece. E io, “Ma che cazzo?!?”. Allo struzzo stava ovviamente sulle palle che qualcuno stesse facendo questo mentre lui aveva la testa infilata nello schifo e non poteva guardare. Sono animali davvero pericolosi e ti possono sventrare con gli artigli, se ti attaccano. Be’ questo struzzo attaccò Justin e io dovetti aiutarlo a riscavalcare il recinto. Anche se ero sotto acidi non mi piaceva molto l’idea di essere sviscerato. E questo era uno struzzo col cazzo girato. Stava beccando e graffiando Justin. Alla fine però è riuscito a salvarsi il culo. Aveva un po’ di beccate e ferite in tutta le gambe. Ma chi può dare torto allo struzzo. Il vero problema era che non penso fosse stato uno struzzo femmina. Penso che Justin avesse semplicemente infilato il cazzo nel culo di uno struzzo maschio, facendolo incazzare di brutto. Fummo comunque capaci di scavalcare nuovamente il recinto e levarci dalle palle.
Diamo fuoco a St. Louis
Una volta, a metà anni Novanta, io e Mikey [Scaccia, defunto chitarrista dei Ministry, ndt] stavamo guidando un furgone U-Haul da 24 piedi, diretti a Chicago a prendere dei master di alcune nostre registrazione. Siamo arrivati lì tranquillamente, abbiamo preso i nastri, e siamo rimasti un paio di giorni a Chicago a devastarci prima di tornare a casa. Ci dividevamo la guida, ed eravamo entrambi fattissimi, ma riuscimmo ad arrivare senza incidenti fino a St. Louis, finché Mikey non si avviò verso un distributore per fare il pieno finendo rovinosamente addosso alla prima pompa. Questa a un certo punto esplose, e ci fu un incendio. C’era benzina ovunque così ho detto “Oh, andiamo via dal cazzo!” Lui pigiò il piede sull’acceleratore e schizzammo via. Eravamo stati a tanto così dal finire grigliati. Così, dallo specchietto retrovisore, abbiamo visto tutte quelle fiamme innalzarsi dietro di noi, mentre ce ne stavamo andando. Praticamente ha fatto saltare in aria il distributore, ma noi avevamo ancora bisogno di carburante. Arrancammo fino al distributore successivo, feci sedere Mikey nel sedile del passeggero e accostai dolcemente di fianco alla pompa.
Una festa in costume per Lemmy
Ho incontrato Lemmy un bel po’ di volte, ma questa è stata letteralmente una delle cinque esperienze più fighe del mondo. Dopo il concerto dei Motörhead ad Austin, nel 1995, risalgo sull’autobus e vedo Wurzel [l’ultimo chitarrista dei Mötorhead, Micheal Wurzel Burston] e gli altri. Allora chiedo, “Dov’è Lemmy?” E loro mi indicano il retro del bus. Busso. Nessuna risposta. Apro quella cazzo di porta e mi trovo Lemmy in divisa da Gestapo che sculaccia una tizia nuda con un frustino. Lei godeva. Mi scuso e chiudo la porta. Sono entrato lì dentro con un solo fine, cioè offrirgli della coca. Ne avevo un po’ con me, e pensavo che magari ne voleva un po’ pure lui, così sono tornato dal resto della band e ho detto “Be’, pare che Lemmy sia occupato, tutta questa coca è per voi.” E loro “Vaffanculo!” dandomi del poser, e hanno tirato fuori una busta gigante di meth! Per loro la coca era merda da femminucce.
Mr. Lifto, grande avventuriero
Ci sono dei reality ora, sulla gente che ingoia merda e che si riempie il corpo di piercing. Ho frequentato quel mondo grazzie ai Genitortures e al Jim Rose Circus Sideshow, da metà degli anni Ottanta. Jim è letteralmente la reincarnazione di PT Barnum, credetemi. Mr. Lifto era un tipo, nel circo di Jim, che sollevava blocchi di cemento da catene attaccate ai piercing che aveva sul cazzo, era abbastanza incredibile. Abitava a sei isolati da me e avev delle abitudini sessuali davvero strane. Rimorchiava delle ragazze e chiedeva loro di pisciargli e cagargli addosso, sotto la doccia, mentre lui si segava. Dopo che lui si era svuotato le palle, queste ragazze uscivano e facevano sesso con me, ed era fantastico perché erano ben felici che non chiedessi loro di fare robe strane.
Faccio il maiale sul web
Sono un po’ come William Burroughs, per certi versi. Lui teneva la testa ficcata nella sabbia, come uno struzzo. Ha sempre vissuto nel suo mondo. Quando sono andato a trovarlo per la prima volta a Kansas City, non sapeva chi fosse il presidente, non sapeva cosa stava succedendo al Congresso, non gli importava niente di niente. Tutto quello che voleva era bucarsi e parlare dei procioni che gli mangiavano le petunie. È così che mi sono sentito per diverso tempo, nei confronti di Internet: non volevo saperne. Non avevo un indirizzo mail e non me ne fregava di Facemerda, la mia conoscenza della tecnologia si fermava alla mia TV a schermo gigante. Poi mia moglie Angie mi ha convinto dell’importanza di essere attivi nel magico mondo della Rete, perché c’erano tipo milioni di fan dei Ministry a cui interessava sapere cosa pensavo, e dovevo pur essere rintracciabile su qualche social media. Quindi mi ha comprato un iPad, e mi sono fatto trascinare urlante nell’era digitale. Ovviamente ci ho trovato un sacco di robe spassose, tra cui siti sulle teorie cospirazioniste, alieni, attività paranormali di sta minchia e tanto buon porno. La prima volte che mi sono conness, il mio ingegnere di studio Sammy mi fece: “Oh, fra un minuto starai già guardando un porno.” E io “Vaffanculo. Prendo un botto di canali TV che danno porno. Non mi serve internet per questo.” E lui “Si, vedremo.” Così mi sono dedicato ad altre cose, poi ha prevalso la curiosità e ho deciso così di andare a scoprire di cosa cazzo si trattava, imbattendomi in siti che mi hanno decisamente arrapato. C’erano un sacco di belle gnocche, ma ogni sito che trovavo aveva il costo d’accesso di un dollaro e dovevo iscrivermi. Mi sentivo uno stupratore a farlo. Poi ho trovato questo sito chiamato Granny Porn che era completamente gratis. Ho cominciato a guardarmi queste vecchie e flosce signore, con le tette che arrivavano alle caviglie, che si scopavano questi vecchietti grinzosi e imbottiti di Viagra appena prima di cominciare le riprese. È stato davvero un dramma segarsi, mi sono dovuto concentrare di brutto. Ma è stato anche tutto quello che sono riuscito a trovare di gratuito il primo mese con Internet, perché su Google venivano fuori solo siti che volevano spillarmi soldi. Qualche tempo dopo, un amico mi parlò di un nuovo sito con gente normale che scopava, e ora mi sparo segoni aggratis tutto il tempo. Dite quello che volete su internet come paradiso dell’informazione, grande punto di riferimento e risorsa per venire a conoscenza delle cagate che i media non trasmettono ufficialmente, ma parliamone: il vero scopo dell’avere internet è raccattare fighe o distruggersi di seghe. E dato che ora sono sposato e non ho voglia di buttarmi sull’infedeltà, mi rimane solo una scelta. Ecco perché amo il web, posso entrare e segarmi sei volte al giorno. È mio sacrosanto diritto, masturbazione ed erba dovrebbero essere entrambe legali per tutti.
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