Nella florida Germania si suicidano il doppio che in Italia, mentre nella disastrata Grecia poco più della metà: parliamo di tasso percentuale, ovviamente. In Giappone si ammazzano quasi quattro volte più che da noi, in Russia sei volte, mentre in Azerbaijan – terra di autoritarismi e corruzioni – non si ammazza quasi nessuno. In Italia nel prospero 1987 si toglievano la vita più di 4mila persone l’anno, mentre oggi, con la crisi, meno di 3mila. In Friuli i suicidi sono da sempre il quadruplo che in Campania, e la loro quasi totalità avviene tra domenica e martedì con picchi stagionali che sono a maggio e a ottobre. Potremmo continuare: tanto per chiarire che attribuire i suicidi a precisi generi di causalità (tipo, appunto, alla crisi economica) è una forzatura immonda che spesso viene favorita da chi mira, giocando coi dati, a trovare eco su giornali. Gli unici suicidi in sicuro aumento e di chiara attribuzione, nel regno dell’insondabile, sono quelli in carcere: ma in prima pagina non ci vanno. Ci sarebbe un altro dato certo, a dire il vero: è dimostrato che le notizie sui suicidi, pubblicate dai giornali, possono favorire emulazioni e quindi altrui suicidi. Lo ricordino certi colleghi e soprattutto lo ricordi chi in questo periodo sbatte i cadaveri ai piedi dell’avversario politico.
filippo facci
filippo facci
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