I mali endemici di un certo cinema italiano, dialoghi invasi da sociologismi di grana grossa, sottolineature didascaliche a ogni svolta di plot, recitazione caricata, simbolismi sparsi, lo spiraglio di facili consolazioni dietro l’angolo, falso cinismo. Non cerca né trova la poesia delle piccole cose, anzi nella quotidianità dei film a noleggio la sera dopo cena, dei weekend organizzati, dei reiterati giochi di società al pub ogni sabato sera, dei pranzi domenicali intravede a tratti, attraverso la lente della passione, l’horror vacui.
Michele Favara
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