sabato 31 dicembre 2005

I love you till the end of the world / year / marginal

Marginal Lisboa Cascais

Le feste rispondono al ritmo circadiano del lavoro onesto / riposo in famiglia, per cui chi non rientra / riesce a rientrare in questa vita standard le nega / rifiuta, allo stesso modo del 17enne magro con gli occhiali che alle feste di classe si mette di profilo alla finestra criticando / negando la necessità di piacere proprio per piacere a chi tendenzialmente è a margine, proprio perché sa che non può piacere in maniera standard, ma solo marginalmente.
Perché da quando esiste il mondo tutto è cambiato, ma il bisogno di mangiare dormire scopare pensare è rimasto uguale, e tecnologicamente in queste funzioni che sono primordiali / essenziali non c’è stato né ci sarà mai nessun miglioramento, mangiare al massimo si è arrivati a cuocere, dormire al massimo è arrivato al materasso, scopare al massimo si è arrivati al profilattico o a farlo sul materasso, pensare si è arrivati a scrivere i pensieri, e si scrivono ancora adesso come li scriveva Omero.
Io percorro la strada Marginale lungo il fiume Tago partendo da Praça do Commercio come quando Ulisse secondo Omero fondò Lisbona, la Marginale che attraversa Estoril e chissà quanti fari, la casa di Re Umberto II e la biblioteca di Cascais del Conde de Castro Guimaraes, dove Pessoa aveva fatto domanda per diventare bibliotecario ma non fu preso e allora morì di miseria in una tabaccheria che descrisse nella Tabaccheria, e poi la Marginale prosegue e arriva fino al Cabo da Roca il punto più occidentale d’occidente, ed è un immenso drive-in di gente che si ferma al ciglio della strada a guardare il mare.
Perché dopo essersi consumata a lavorare la gente non sa come passare il tempo, e allora tutto si riduce ad andare a mangiare fuori o andare al cinema o al massimo a scopare, e non c’è nient’altro da fare, oppure leggere una poesia tipo la Tabaccheria di Pessoa che descrive come non ci sia nient’altro da fare che guardarsi passare, e di come tutto quello che è il mondo un tempo non ci sarà più, e però ci saranno altri mondi dove altri esseri simili alla gente faranno cose simili a mangiare dormire scopare pensare scrivere.
E infatti percorrendo la Marginale mi sento come il protagonista delle Particelle Elementari di Houellebecq quando va a vivere in Irlanda, e ho scoperto che qui in Portogallo di Houllebecq non hanno tradotto estensione del dominio della lotta né nessun altro libro, ma solo le Particelle Elementari, perché difatti tutti i libri di Houellebecq sono uguali, e sono uguali a tutti i libri di Pessoa dal libro dell’inquetudine alla Tabaccheria, e a tutti i libri di Leopardi, che poi Pessoa, Houellebecq e Leopardi quando li invitavano alle feste di classe avevano diciassette anni e gli occhiali e si mettevano di profilo alla finestra considerando quanto tutto è un misero gioco di piacere proprio perché sapevano di essere marginali, e così speravano di piacere a chi rimaneva marginale.
Poi ad Houellebecq è riuscito meglio che a Leopardi e Pessoa, ma questo rimane comunque marginale se si contempla solo il fatto che comunque questa presenza che è la nostra essenza è comunque solo passare.
Ed ovviamente tutto quanto detto e scritto corrisponde a questo stesso detto e scritto, come Leopardi fa gli auguri al venditore di almanacchi, e ognuno conoscendo in fondo bene sé stesso, comunque si aspetta sempre qualcosa di meglio e di diverso dal suo futuro, ed eppure non rinuncerebbe mai al proprio passato, per quanto disgraziato sia stato, essendo il non essere stato come il non essere più, e tutto un eterno presente dove quello che è ora è l’unica cosa importante.

Marginal Lisboa Cascais

E c’è il dire tutto questo, che è / sarebbe il compito della Letteratura, che sarebbe appunto la traduzione del pensiero in maniera che possa rimanere, e dovrebbe essere la cosa più alta di tutte le cose.
Che se c’è bisogno di dirlo allora la Letteratura dovrebbe dire questo, e se invece è sottinteso, allora comunque la Letteratura dovrebbe dire questo come lettura per passare il tempo quando si fa il drive-in davanti all’oceano.

venerdì 23 dicembre 2005

Natale 2004, Asti, Piazza San Secondo

Natale in Piazza San Secondo

domenica 18 dicembre 2005

Milano Lisbona

Milano, verso ovest

Aldo Nove la prima volta a Milano, bambino, a vedere la Fiera, l'incanto di una macchina mondiale che sforna meraviglie che non smettono di migliorare, quando sembrava che tutto sarebbe stato più bello per sempre.

Piazza Piemonte

I due grattacieli di Piazza Piemonte, progettati a quattro mani da due studi differenti, come le danze ungheresi di Brahms eseguite dal duo Moneta-Rota, nella città punto di "memoria", capo saldo volumetrico, coronamento dell'asse di via Buonarroti.

Fuksas, Fiera di Milano

Fuksas, Fiera di Milano

Ciò che pretende di essere nuovo è già vecchio -> il giovane amore è già cadavere -> scapigliatura ->
maniera
<- scheletro ferro e vetro <- architettura <- up-to-date <- out-of-time.


Calatrava, Estação do Oriente

Calatrava, Estação do Oriente

Lo scopo della vita è mancato. Sono le due del pomeriggio.
Il Padrone della Tabaccheria s'è affacciato all'entrata ed è rimasto sulla porta. Lui morirà e lascerà l'insegna. A un certo momento morirà anche l'insegna, dopo un po' morirà la strada dov'era stata l'insegna. Morirà poi il pianeta ruotante in cui è avvenuto tutto questo. In altri satelliti di altri sistemi, qualcosa di simile alla gente. Continuerà a vivere sotto cose simili a insegne.
Allora non c'era più niente, ho messo la tutina della Chicco e sono uscito nel nulla più assoluto.


Verso est, Lisbona

sabato 17 dicembre 2005

a baixa

Lisboa, a Baixa

C'è un'ora, c'è un'ora precisa
che un migliaio di persone sta per uscire per strada.
C'è un'ora, vero le sette e mezza del mattino,
che un migliaio di persone sta per uscire per strada.
Siamo nell'anno di grazia del 1946,
a Lisbona, a uscire per strada.
Usciamo? Ma sì, usciamo!
Usciamo: persone tutte uguali, gente-gente, occhi, nasi, bocche,
gente felice, gente infelice,
un banchiere, cassieri disoccupati,
sarti, telefoniste, venditrici,
gli uni con gli altri, gli uni addosso agli altri,
tossendo, sorridendo, aprendo i soprattutto,
passando per i bagni pubblici prima di prendere l'elettrico,
gente in ritardo in relazione al traghetto per Barreiro
che infine ancora là sta, fischiando stridentemente,
gente in lutto, normalmente silenziosa,
ma obbligata a parlare al vicino di fronte
sulla piattaforma veloce dell'elettrico in marcia,
gente educata al seguito di funerali,
e una madre triste che accetta due dolci per la sua bambina.
In un'ora, tutto questo: Lisbona e molto di più.
Umanità cordiale, insomma,
con tutte le conseguenze
di tutto questo,
uscire per strada.

E io?
Io, niente.
Io, io, è chiaro...

MARIO CESARINY, Louvor e simplificação de Alvaro de Campos, Nobilíssima visão

venerdì 16 dicembre 2005

Michel Houellebecq, la letteratura

Come il liberalismo economico incontrollato, e per ragioni analoghe, così il liberalismo sessuale produce fenomeni di depauperamento assoluto. Taluni fanno l'amore ogni giorno; altri lo fanno cinque o sei volte in tutta la vita, oppure mai. Taluni fanno l'amore con decine di donne; altri con nessuna. E' ciò che viene chiamato "legge del mercato". In un sistema economico dove il licenziamento sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare un posto. In un sistema sessuale dove l'adulterio sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare il proprio compagno di talamo. In situazione economica perfettamente liberale, c'è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c'è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine. Il liberalismo economico è l'estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Altrettanto, il liberalismo sessuale è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Le imprese si disputano alcuni giovani laureati; le femmine si disputano alcuni giovani maschi; i maschi si disputano alcune giovani femmine.

Estensione del dominio della lotta è il primo romanzo scritto da Michel Houellebecq, dove viene esposto l’argomento che poi tornerà in tutti i suoi altri libri, la consapevolezza dell’infelicità del genere umano come dato di fatto strutturale evidenziato dalla scienza, un pessimismo cosmico con un’unica via di uscita apparente costituita dal sesso.
Ma come la fisica sociale di Comte delinea il metodo per comprendere la vita e quindi ci impone di analizzare la vita stessa dell’autore per comprenderne il metodo, e come le ragioni del pessimismo cosmico di Leopardi erano tutte contenute nel microcosmo della sua vita, si consideri che Michel Levy, nato il 26 febbraio 1958, venne affidato all’età di 6 anni alla nonna paterna (da cui prese il cognome come pseudonimo) in quanto i genitori si disinteressavano della sua esistenza.
Nel 1978 muore la nonna, nel 1980 ottiene la laurea in agraria e sposa la sorella di un suo collega; comincia allora per lui un periodo di disoccupazione.
Nel 1981 nasce suo figlio Etienne, e divorzia; una depressione lo conduce spesso in clinica psichiatrica.
Nel 1991 entra all’Assemblea Nazionale come segretario amministrativo e pubblica il suo Metodo per restare vivi e una raccolta di poesie.
Nel 1994 pubblica Estensione del dominio della lotta, nel 1999 le Particelle Elementari, nel 2000 Piattaforma.
In Estensione del dominio della lotta definisce la sessualità un sistema di gerarchia sociale (per cui il lavoro e l’amore hanno le stesse dinamiche), descrivendo gli effetti della liberalizzazione del mercato del sesso in occidente a seguito dell'emancipazione femminile, con conseguenze descritte poi in Piattaforma dei viaggi turistici a scopo sessuale, in cui l’uomo per superare la condizione di liberalismo vigente in occidente che lo esclude dall’accoppiamento deve andare laddove il semplice potere economico è uno strumento di riequilibrazione dei partner (si pensi all’apartheid che permetteva ai boeri di sopravvivere in Sudafrica, o al fatto che nella concezione comunista la famiglia costituisse una cella di società, per cui le donne dell’est europeo si ritrovano divorziate a 25 anni con figli, perchè sempre vincolate prioritariamente alla ricerca di un compagno, mentre le occidentali emancipate dall’apartheid e senza vincoli matrimoniali, possono permettersi di scegliere).
Ma come l’universo di Leopardi era Leopardi stesso, e il concetto di cosmo di ogni uomo si ferma alla punta del proprio naso, la letteratura di Houellebecq come tutte le letterature è la discarica dei propri malesseri, il letterato pietrifica le proprie sconfitte nella pagina e ne fa un monumento per richiamare attenzione, perchè più o meno inconsciamente spera che così riuscirà ad ottenere ciò che desidera, sotto forma d’amore (volontà di piacere), prestigio sociale (volontà di potere), riconoscimento per continuare a vivere scrivendo (volontà di senso).

mercoledì 14 dicembre 2005

la cena del downtown

Alla cena del downtown sono invitati i clienti che frequentano la palestra col personal trainer.
ci sono un sacco di burini, l'età media è 35 anni ma ci sono anche tanti cinquantenni.
Tutti quelli che incontri nudi nello spogliatoio li rivedi in discoteca.
prima si mangia e si beve poi si balla.
In palestra se ne parla già un mese prima e tutti promettono che faranno la gara a chi beve di più.
I discorsi son gli stessi che si fanno in palestra, tutti raccontano che si son fatti una strafiga, che son pieni di donne (uno l'altra volta mi ha raccontato che a formentera s'è fatto la fabiani).
Si parla delle proprie macchine, di calcio e poi ci si prova con le clienti più in voga per poi vantarsene il giorno dopo.

martedì 13 dicembre 2005

Il 10 giugno 1981 Romano Prodi fu chiamato a testimoniare davanti alla Commissione Moro perché aveva dichiarato di aver partecipato per gioco, il 2 aprile 1978, ad una seduta spiritica in una casa di campagna di alcuni amici. Prodi raccontò agli inquirenti che nel corso della seduta, il piattino utilizzato avrebbe "composto" la parola "Gradoli": Aldo Moro, rapito 17 giorni prima, il 16 marzo 1978, era al momento tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse, e Prodi ritenne di poter segnalare che potesse trovarsi nel paese di Gradoli, sul lago di Bolsena, vicino Viterbo.

Ecco le parole di Prodi, dai verbali della testimonianza:

«Era un giorno di pioggia, facevamo il gioco del piattino, termine che conosco poco perché era la prima volta che vedevo cose del genere. Uscirono Bolsena, Viterbo e Gradoli. Nessuno ci ha badato: poi in un atlante abbiamo visto che esiste il paese di Gradoli. Abbiamo chiesto se qualcuno sapeva qualcosa e visto che nessuno ne sapeva niente, ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa. Se non ci fosse stato quel nome sulla carta geografica, oppure se fosse stata Mantova o New York, nessuno avrebbe riferito. Il fatto è che il nome era sconosciuto e allora ho riferito immediatamente».
Il professor Prodi, in seguito alla seduta, si recò a Roma, solo due giorni dopo, il 4 aprile, per trasmettere l'indicazione ad Umberto Cavina, capo ufficio stampa dell'on. Benigno Zaccagnini.

L'informazione fu ritenuta attendibile, al punto che quattro giorni dopo, il 6 aprile, la questura di Viterbo, su ordine del Viminale, organizzò un blitz armato nel borgo medievale di Gradoli alla ricerca della prigione di Moro. Tuttavia, fu trascurata un'altra indicazione che la moglie dell'onorevole Moro avrebbe ripetutamente fornito, relativa all'esistenza a Roma di una "via Gradoli". Fallito il blitz conseguente alla seduta spiritica, il 18 aprile i vigili del fuoco, a causa di una perdita d'acqua, scoprirono a Roma, in via Gradoli 96, un covo delle Brigate Rosse da poco abbandonato, che si sarebbe rivelato come la base operativa del capo della colonna romana delle BR, Mario Moretti, il quale aveva preso parte all'agguato di via Fani.

Il caso è stato riaperto nel 1998 dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi, al fine di chiarire le motivazioni che avrebbero portato su un'altra pista le ricerche della prigione di Moro ed escludere che l'utilizzo del nome "Gradoli" fosse stato un modo per informare le stesse Brigate Rosse dell'avvicinamento delle forze di polizia all'omonima via, sita nei pressi della via Cassia di Roma. Il professor Prodi non si rese disponibile per essere ascoltato dalla Commissione parlamentare, contrariamente a Mario Baldassarri ed Alberto Clò (ministro dell'Industria nel governo Dini e proprietario della casa di campagna), entrambi presenti alla seduta spiritica.

lunedì 12 dicembre 2005

-10 a lisbona

Parque Eduardo VII

C'è un punto, un punto esatto di Lisbona, nel Parque Eduardo VII, da cui tutta la città è una grande nave che galleggia sull'oceano, e in quel momento si è il nostromo destinato a farle attraversare l'Atlantico, mentre il Marchese di Pombal davanti a noi sembra il capitano che indica la rotta; scendendo verso il basso, la prua, Praça do Comércio, chiusa sul quarto lato dal cais das colunas che degrada verso il mare.
Josè Cardoso Pires, Lisbona, Diario di Bordo

sabato 10 dicembre 2005

un altro inverno di guerra

Carlo Carrà, Sintesi futurista della guerra, 1914

In Portogallo, i vecchi in coda fuori dagli ambulatori e dai pensionati per i poveri, gli storpi che chiedevano la carità, gli angolani senza gambe che si trascinavano per le strade.
A Milano, i poveri di tutte le razze radunati al Mc Donald's, i vecchi zoppi che facevano ancora il portiere d'albergo o i posteggiatori nelle notti fredde davanti a qualche ristorante, i 16enni apprendisti maltrattati dai padroni, i praticanti e gli stagisti costretti a dire sempre sì senza nessuna prospettiva per il giorno dopo.
Gli inverni di guerra sono sempre così, oggi come il 1943, anche se non sparano nelle strade e non bombardano di notte.
La guerra è nei rapporti di lavoro, nei rapporti d'amore, negli affitti delle case, nelle campagne elettorali, nei parcheggi delle auto, nelle stazioni dei treni.
Il cinismo di guardare le cose come sono e ricondurre tutto a un razionale quantificabile è compassione ed altruismo, in una realtà ben più feroce che costringe tutti a un concreto chiagn' e fott' perchè, come scriveva Isaac Bashevic Singer della sua condizione di ebreo durante la seconda guerra mondiale in Nemici - Storia di un amore, per sopravvivere bisognava trasgredire la legge, perchè tutte le leggi ti condannavano a morte, e noi volevamo vivere.
In guerra la sopravvivenza richiede prevaricazione, e chiunque voglia fare scelte etiche, per questo semplice fatto, è un eroe, come il partigiano Johnny.
Pertanto il tentativo di riportare uno scambio di reciprocità, di dare un razionale etico ai principi cristiani del non fare agli altri quello che gli altri non vorresti facessero a te, è la traduzione del sogno di una forma più evoluta di democrazia basata sulla gentilezza.
La guerra è ovunque per una serie di aspettative insoddisfatte e insoddisfacibili che sono connaturate alla vita: l'idea stessa di avere figli è da incoscienti, e infatti gli incoscienti sono quelli che hanno più figli.
Se si calcolasse bene, non si farebbe nulla, perchè la vita è un investimento in perdita, che dal microcosmo si spiega all'universo che si espande, questa enorme forza richiesta che da nulla è ripagata.
Le metropoli, il capitalismo, le forme di governo, il mondo intero, sono strutture che si sono create prima di essere pensate, sistemi burocratici complessi senza ragione che alimentano la propria inadeguatezza.
Dall'insensatezza dell'espansione cellulare del big-bang il razionale del comportamento irrazionale del mendicante senza gambe che si trascina a mendicare per trascinare la sua esistenza dolorosa.
La legittimità di ogni guerra, di ogni prevaricazione, sta nell'investimento sbagliato e perduto che ognuno deve legittimare / colmare: è dubitabile che una vita alla Berlusconi valga la pena di essere vissuta, piena com'è comunque di compromessi, di sacrifici, di prevaricazioni, di menzogne, di comportamenti scorretti, ed è comunque una delle migliori possibili.
Allora è giusto riconoscere che tutti sono legittimati, per la loro condizione di disperazione, a chiagnere e fottere, che tutti coloro che possono chiagnono e fottono, e il mendicante senza gambe non lo fa solo perchè non può alzare la testa al di sopra del proprio stato, ma se potesse anch'egli sarebbe disonesto e scorretto, come la vita impone.
Allora l'assenza di pietà, la consapevolezza del nemico in quanto tale, questa è la vera forma di comunismo che tutti affratella nella condizione umana.

venerdì 9 dicembre 2005

-14 a lisbona

Terreiro do Paço

giovedì 8 dicembre 2005

La verità non viene nuda al mondo, ma per segni e simboli.
L'esistenza è un gioco a somma zero, dove alla fine gioie e dispiaceri si elidono a vicenda e tutto viene reso alla natura insieme all' acqua e al carbonio.
Nel serbatoio dell auto, la metamorfosi di antichi esseri viventi: fiori, piante, animali.

mercoledì 7 dicembre 2005

Il Mondo come volontà di potenza, com’è e non come rappresentazione

Ognuno è un wannabe, e Marilù Manzini lo è + di tutti:
"Io non chiedo permesso", il romanzo in cui descrive la generazione Xanax, i figli di papà, con auto fuori serie, ville con serre e piscine, vestiti firmati. La mondanità li avvolge, li esalta, li sterilizza. Sono giovani, belli e ricchi. Anestetizzati dalla noia, assordati dalla musica. I sogni infantili distrutti da un disincanto osceno. Gli psicofarmaci sono un'altra delle tante vie di fuga, come la droga e le esperienze forti. Forse siamo una generazione di fuggitivi, o forse siamo solo una generazione di persone troppo sensibili. Per ogni fuga c'è sempre un perché a monte.

Ognuno si sente diverso, unico e speciale, ognuno si sente degno di essere amato, specialmente verso sera; le ragazze sui siti si descrivono invariabilmente un po’ pazze, mentre chiunque scriva si sente invariabilmente un genio, infatti Marilù Manzini ricopia sul suo sito, sottolineando che è qualcosa che fa bene alla testa, di chi ha deciso di fare dell'Arte il suo primo respiro, il seguente brano di John Lennon:
quando avevo circa 12 anni dicevo di continuo: "Devo proprio essere un genio". Ma nessuno se ne accorgeva. Le possibilità erano due: o ero un genio o un pazzo. Siccome nessuno mi ha rinchiuso di conseguenza ero un genio, che poi è una forma di pazzia e tutti siamo un pò matti. Esiste poi davvero il genio. E che cosa significa? Che cazzo è? Io sono un genio. E se il genio non esistesse, me ne frego. Ma quando ero ragazzino, mentre scrivevo poesie e dipingevo, ci pensavo. Non sono diventato qualcuno quando iBeatles hanno sfondato, sono stato così tutta la mia vita. Il genio implica anche dolore. Le persone come me sono coscienti del proprio genio. Ho sempre pensato di esserlo: perché nessuno si era accorto di me? A scuola non si rendevano conto che ero più intelligente di chiunque altro? Allora anche gli insegnanti sono stupidi? O forse tutti avevano informazioni da trasmettermi, di cui non avevo bisogno? Non mi sono reso conto di essere un genio durante il periodo con i Beatles. Lì mi sono perso, come se fossi stato al liceo. Mi ricordo che dicevo spesso a mia zia: "Hai buttato via le mie poesie, cazzo, te ne pentirai quando sarò famoso!". Non lo'ho mai perdonata per non avermi trattato come un genio quando ero un ragazzino! Per me era ovvio! Perché non mi hanno mandato alla scuola d'arte? Perchè diavolo mi costringevano a essere uno scalzacane come loro? Sono sempre stato diverso! Perché nessuno se ne rendeva conto? Un paio d'insegnanti s'erano accorti di me e mi avevano incoraggiato a esprimermi. Ma per la gran parte del tempo cercavano ostinatamente di convincermi a diventare un dentista o un professore del cazzo! E non datemi dei voti come fossi il migliore in matematica o il numero uno in inglese, perché non lo sono mai stato. Semplicemente giudicatemi per quello che sono e per quello che esce dalla mia bocca, e per il mio lavoro:non datemi voti in classe! Mi sono appena laureato all'università del mondo dello spettacolo o come diavolo si chiama...Se avessi la capacità di essere qualcosa di diverso da quello che sono, lo farei. Non è divertente essere un artista. E' come scrivere: una tortura. Ho letto di Van Gogh o di Bethoven, di qualsiasi altro genio del cazzo. In un articolo si diceva che se un tempo ci fossero stati gli psichiatri, non avremmo avuto i meravigliosi dipinti di Gauguin. Lo so che suona sciocco, e certo preferisco essere ricco che povero e via dicendo, ma il dolore, no, il dolore preferirei non provarlo...L'ignoranza è una benedizione o qualcosa di simile.

John Lennon non era affatto un genio, come non lo era Maradona o Marylin Monroe.
John Lennon aveva la predisposizione a fare certe cose, ma il saper fare certe cose non vuol dire capire il complesso delle cose.
Proprio la stessa ignoranza che lui riteneva di non avere, lo proteggeva e lo instradava a fare solo le cose che sapeva far e non capire il complesso delle cose.
Sapere, conoscere l’inanità di ogni cosa, porta alla paralisi?

L’uomo che sapeva tutto

Venerdì, dicembre, durante la mia pausa pranzo di inappetente, guardavo i muratori giocare a carte.
Qualunque fascista classista letterato inappetente come Leopardi il sabato o D’Annunzio a settembre, il Candido di Voltaire, giù giù fino a Marilù Manzini o un banchiere con troppi problemi, avrebbe pensato beati muratori, che giocano a carte, come vorrei essere spensierato come loro, il cui unico pensiero è il settebello, ma io valgo di più e ho più responsabilità, io sono migliore di loro, ma loro sono felici perché l'ignoranza è una benedizione o qualcosa di simile.
Questo pensiero vale (niente) come il pensiero di John Lennon, perché visto dalla Luna ogni problema ha lo stesso peso, e i problemi di ognuno sono davvero i veri problemi di ognuno, se per il mondo non sei nessuno per qualcuno puoi essere il mondo, e la ragione per avere amori & figli è proprio essere diverso, unico e speciale, degno di essere amato, specialmente verso sera.

Perché ogni attività, dall’essere banchiere, 10 dell’Argentina o il miglior giocatore di scopone dei muratori, si compone di tre fattori:
- formazione (studi, apprendistato, esperienza);
- predisposizione (intelligenza pura e creativa, ovvero conoscere il mondo);
- applicazione (impegnarsi in quello che si fa).

Il banchiere e il muratore che cala l’asso sono le facce della stessa moneta, solo che quello che fa il banchiere ora è ripagato con più moneta, anche se poi alla fine tutto è importante ed inutile allo stesso modo.
Di fronte all’inanità del tutto, di fronte all’assenza di peso che ha ogni cosa vista dalla Luna, ha senso fare le cose perché questa è la nostra natura, perché se l’universo non è stato fatto a nostra misura, ma tutto tende a qualcos’altro come l’universo si espande e tende all’infinito, e se anche in questo respiro che non ci appartiene i nostri respiri si perdono, comunque questa vita è l’unica cosa che abbiamo, e se non avessi questa vita morirei.

Ognuno ha la sua vita, e deve fatturare tutti i giorni della sua vita, ha assunto i giorni con contratto a tempo determinato (un giorno, appunto), e vorrebbe fare progetti belli, che gli portino sempre ricavi maggiori dei costi, sempre valore > 0, con valore = felicità * tempo.
Solo che poi non si trovano sempre progetti belli, con margine favorevole, e però si hanno comunque i giorni che sono stati assunti che sono un costo e bisogna farli fatturare, e allora invece che uscire sempre con le ragazze che si amano si esce anche con le ragazze che boh, giusto per non stare a casa e non andare in perdita.
Ed ecco quindi che poi ci sono quelli che bene che vada sono comunque in perdita, felicità * tempo =< 0, gli handicappati i malati i vecchi, e comunque anche loro vanno avanti e cercano di limitare i danni, perché appunto l’unica cosa che hanno è appunto questa vita, e chiudere equivale sempre al fallimento.

Non si pensi che la felicità stia soltanto nel godimento, nella soddisfazione immediata, ma la si concepisca come la capacità di vittoria, nell’accrescersi e superare l'ostacolo. Se si intendesse la felicità soltanto in termini di fruizione, se ne perderebbe il più alto messaggio, per cui nella felicità può esserci il dolore, il dolore del protendersi all'estremo.
La felicità pigra non è la felicità vera, che consiste nel tendersi, e in cui entra la stessa sofferenza. Il tempo, in quanto movimento, sviluppa un protendersi lineare.

Salvatore Natoli, La felicità

La felicità allora è, empaticamente con la tendenza all’estensione che è propria dell’Universo, la tensione a una serie di desideri progressivi che si realizzano, non troppo in fretta, ma prima o poi, non mai, margini crescenti nel tempo di felicità * tempo.
E + ci penso + mi accorgo che è così.

venerdì 2 dicembre 2005

Genova Lisbona

Rodrigo Leão & Ludovico Einaudi in concerto

A Lisbona, questa sera, Rodrigo Leão e Ludovico Einaudi, nella sala concerti della Società di Geografia.
Non si ha idea di cosa sia Rodrigo Leão fino a che non si ascolta Ave Mundi Luminar.

The children of Uranium

A Genova, fino al 18 dicembre a Villa Croce, I Figli dell'Uranio: Newton, Smith, Maria Curie, Einstein, Oppenheimer, Krushev, Gorbaciov, Bush.

Un progetto di musica teatro e installazione di Peter Greenaway, Saskia Boddeke & Andrea Liberovici.

100 anni dalla prima dichiarazione della relatività di Einstein
50 anni dalla morte di Einstein
60 anni dal lancio della bomba di Hiroshima
92 elementi della tavola periodica
8 responsabili della fissione nucleare e del suo impiego politico
da 1 all'uranio.

Isaac Newton, fondatore della scienza moderna;
Joseph Smith, fondatore dei Mormoni, che ha cercato e scavato per trovare l'oro e ha infine trovato il più grande tesoro americano, che si è rivelato l'uranio;
Madame Curie, vittima dei poteri delle radiazioni;
Einstein, profeta della relatività;
Oppenheimer, costruttore pentito della bomba atomica, punito per la sua coscienza e compassione da un sistema anticomunista e da un'opinione pubblica xenofoba;
Krushev, leader sovietico durante la guerra fredda;
Gorbaciov, l'ultimo leader comunista della Russia sovietica che distese i rapporti tra Est e Ovest e disinnescò la bomba;
George W. Bush, attuale Presidente degli Stati Uniti.

Non si può ignorare il sapere; dobbiamo assumerci le responsabilità che derivano dalla conoscenza, per quanto esse possano essere sgradevoli. I personaggi discutono, litigano, dibattono e dichiarano le loro responsabilità a riguardo, in quello che potremmo definire il primo capitolo della storia dell'uranio: dalla sua scoperta in Occidente, a Moab, nello Utah, il piccolo regno di Joseph Smith, fino al grande regno dell'influenza politica mondiale del Presidente Bush.

giovedì 1 dicembre 2005

Magazzini Generali

ai magazzini sono stato qualche sabato fa, una ressa tremenda, anzi una rella tremenda.

la scena che ricordo con più gusto era quella di due figuri che pippavano in mezzo alla pista (completamente piena) avendo sapientemente steso su una carta d'identità in mano a uno dei due. e nel frattempo ballavano.

due saltimbanchi. mancava solo la scimmietta legata.

poi un tizio a un'altra serata aveva avuto da discutere con un altro, è uscito, ha preso in macchina una mazza da golf, è tornato dentro e ha spaccato la mandibola al povero malcapitato.
poi è stato fermato.

un tizio completamente strafatto è salito in macchina e ha investito dei buttafuori, ma era talmente incosciente che è rimasto in macchina. a quel punto c'è stata una rivolta, 30-40 persone intorno alla macchina. hanno spaccato i vetri, lo hanno tirato fuori e poi il seguito ve lo immaginate.

un tizio è stato scaraventato giù dalla balconata che c'è fuori, con schizzi di cocktail da tutte le parti. sembrava dovesse cadere di testa, poi non ho visto, perché la folla copriva la mia visuale. nessuno ci badava e tutti continuavano a parlare, a fumare, ecc. ecc.

poi sabato sera ai magazzini c'è stata la più grande rissa che si sia mai vista.
hanno picchiato anche i buttafuori. hanno dovuto chiudere i cancelli.

infatti adesso al mercoledì entri solo con il tesserino universitario.
così adesso debauched è l'unico mercoledì bello a milano.
ogni secondo mercoledì del mese.


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domenica 27 novembre 2005

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mercoledì 23 novembre 2005

Houellebecq & La Possibilità di un'Isola

Michel Houellebecq è uno scrittore nella cui visione del mondo e dell’uomo si fondono abbastanza bizzarramente Schopenhauer e il Positivismo, la consapevolezza dell’infelicità del genere umano come dato di fatto strutturale e biologico e l’idea che la scienza possa essere lo strumento per evadere da questa condizione.
Un pessimismo cosmico con via d’uscita – apparente.
I personaggi di Houellebecq vivono come ogni forma animale nel tormento dei desideri (la Wille di Schopenhauer che spinge il mondo a perpetuarsi), il sesso rappresenta per loro l’unica possibilità affrancamento, per quanto effimero.

NelLa Possibilità di un'Isola, Daniel1, un francese di mezza età cinico e depresso attraversa il mondo con fastidio crescente e, dopo le pause senza illusioni di un paio di storie d’amore, lo scopre deserto e privo di interesse. Ma c’è un via d’uscita, una porta aperta sulla fantascienza: il francese depresso di mezza età scopre una setta (nel libro sono chiamati elohimiti, ma sono tali e quali ai raeliani) che è impegnata in un gigantesco programma di ricerca indirizzato alla ri-creazione di individui umani a partire dalle strutture del DNA. Quella immortalità che le altre religioni offrono al prezzo del rispetto di norme morali, gli elohimiti la offrono senza contropartite morali e in forma sensibile: è la vita eterna, ma la vita dei sensi così come la conosciamo adesso. E questo è solo il primo passo degli studi elohimiti. Il secondo – e, come ci informano i capitoli scritti da Daniel24 e Daniel25 duemila anni dopo il loro predecessore Daniel1, ci vorranno secoli – è costruire una nuova razza, i neoumani, privi di quei tratti biologici e psicologici che costringevano gli umani a vivere nel dolore: primo tra tutti il desiderio, di sesso, di potere, si soldi etc. I cloni atarassici vivono in unità abitative separate e collegate da una rete informatica, in un mondo devastato da un conflitto nucleare e da cataclismi naturali. E, nella loro esistenza tranquilla e priva di grosse delusioni (non hanno grossi desideri), hanno come compito di scrivere il commento al racconto di vita del loro predecessore. Così Daniel24 e Daniel25 vengono a conoscenza della vita del capostipite Daniel1 e ne commentano gli episodi in appositi capitoli. Ma naturalmente leggere delle disgrazie dei loro predecessori, delle loro esistenze convulse, delle loro passioni rovinose, fa sì che i cloni a poco a poco si stanchino del loro nirvana tecnologico e routinario. Avvengono delle defezioni. Alcuni scelgono di lasciare la quiete delle loro superprotette unità abitative per affrontare i rischi del mondo esterno, abitato da tribù di selvaggi postumani feroci e primitive. Così fa l’ultimo discendente del nostro Daniel1, che si avventura per una Spagna devastata in compagnia del suo fido cane Fox vagando privo di una meta finché non raggiunge quello che un tempo si chiamava mare. E questo – una bella nuotata - è l’epilogo del libro.
Ernesto Aloia, Maltese Narrazioni

lunedì 21 novembre 2005

Intervista a Matteo Galiazzo

Anversa - foto di Matteo Galiazzo

Perchè si scrive, cosa si scrive, perchè (si deve) smettere di scrivere.
Intervistare Matteo Galiazzo è il punto + alto che potesse raggiungere questo blog, per questo lo ringrazio per aver risposto alle mie domande.

Anversa - foto di Matteo Galiazzo

Matteo Galiazzo è nato nel 1970 a Padova, ma da sempre vive a Genova, dove lavora come informatico.
Nel 1992 entra a far parte del Maltese Narrazioni.
Nel 1996 partecipa alle antologie Gioventù cannibale (Einaudi, 1996) e Anticorpi (Einaudi 1997).
Nel 1997 pubblica la raccolta di racconti Una particolare forma di anestesia chiamata morte(Einaudi) .
Nel 1999 esce il romanzo Cargo (Einaudi).
Nel gennaio del 2002 esce il romanzo Il Mondo è posteggiato in discesa (Einaudi).
A maggio del 2003 esce sul numero 32 del Maltese Narrazioni il racconto La casa in Vico Gattagà.
Poi, più niente.

Anversa - foto di Matteo Galiazzo

DEZZYBOY: Cosa stai facendo?

MATTEO GALIAZZO: Forse vuoi sapere se scrivo ancora narrativa, no, non scrivo più da due o tre anni. Non scrivo più per vari motivi, li avevo anche spiegati sul forum del Maltese, vediamo se me li ricordo. In sostanza il motivo credo che fosse che ero contento così com'ero, mi avevano pubblicato e quindi non avevo la spinta del genio incompreso, anzi soffrivo di un eccesso di comprensione da parte di tutti. Poi avevo trovato un lavoro che mi piaceva e che all'inizio assorbiva anche tutto il mio tempo libero. In sostanza penso che se uno è contento non ci pensa minimamente a mettersi a scrivere, perché la letteratura è fondamentalmente lagnarsi di qualcosa attraverso delle alterazioni simulate del paesaggio esterno.

Anversa - foto di Matteo Galiazzo

DEZZYBOY: Sul sito dell’Einaudi fai una concettualizzazione per me fondamentale, ovvero la (non) distinzione che dovrebbe sussistere tra letteratura e manualistica.
Io lì ci ho visto che, come la fisica spiega il funzionamento del mondo, la letteratura è la fisica sociale che dovrebbe spiegare funzione / funzionamento dell’umanità, la vera teosofia.
Invece la letteratura contemporanea è perlopiù teratologia, elenchi compiaciuti di catalogazione / descrizione di stranezze / idee bislacche, dalle papere di Central Park del Giovane Holden allo scopare & scorreggiare di Palahniuk & Wallace, arrivando in Italia ai cannibali, come i ragazzini in gita scolastica si compiacciono dei loro scherzi sordidi all’interno del pullman-acquario, mentre la vita/verità resta là fuori, oltre i vetri, inconosciuta.
Tu intanto non scrivi più, perché fai l’informatico, ma in realtà stai scrivendo, perché l’informatica è l’epistemologia della letteratura, tutto è riconducibile a un’architettura tre livelli, l’universo è un database di eventi, che noi leggiamo attraverso l’application server che contiene le logiche della nostra conoscenza attuale, e poi c’è la lett eratura che è l’interfaccia utente di tutto questo, l’Explorer.
Ecco, mi sembra che la letteratura attuale, si limiti a essere un compiaciuto e inutile scriptino java per giocare a pong, e nulla di quello che dovrebbe essere.


MATTEO GALIAZZO: Ah, la tua architettura a tre livelli mi ricorda abbastanza la mia, solo che la mia ne ha solo due, e la letteratura non c'entra una mazza. Io credo nella Gestalt, che è una teoria della neurologia della percezione visiva, che però diventa un'analogia con la quale puoi spiegare praticamente la vita l'universo e tutto quanto, limitatamente alla prospettiva umana. In pratica c'è la realtà oggettiva, che è lì fuori, che è piena di fatti discordanti, caotici, infiniti, ed è una massa assolutamente inconoscibile. Poi c'è l'osservatore che deve sopravvivere. Allora lui ha questo strumento, che è la percezione, che è un atto costruttivo, che prende questo materiale caotico e si inventa delle spiegazioni sulla realtà, queste spiegazioni possono essere sensate o meno dal punto di vista logico, l'importante è che siano utili alla sopravvivenza, dato che vengono selezionate dalla legge darwiniana. La percezione cancella cose, altera, filtra, ne crea altre che non esistono. E noi vediamo le cose attraverso questo strumento, che non è semplicemente deformante, ma è una vera e propria jointventure Hollywood-Tubinga personale. La realtà oggettiva potrebbe anche non esserci (questa è la degenerazione solipsistica della teoria), io credo che se esiste è qualcosa di completamente diverso, o comunque assolutamente insensato dal punto di vista schiettamente umano.
In tutto questo la letteratura non c'entra un ficus seccus, come vedi, la Gestalt è solo una religione neurologica. Non ci possono essere prove che le cose siano effettivamente così, è una spiegazione delle spiegazioni e se la applichi a se stessa viene fuori che è semplicemente una costruzione mentale per spiegarsi la spiegazione. A me sta bene così.
La letteratura. Bah, sembra che tu attribuisca un grande significato alla letteratura, per me non è così. C'è gente che balla il liscio, gente che suona, gente che costruisce navi in bottiglia, gente che racconta barzellette, e c'è gente che scrive. Se uno sceglie la letteratura per capire il mondo affari suoi, è un modo come un altro. Ma ugualmente può scegliere i telegiornali o le navi in bottiglia, e a me sta bene lo stesso.
Il discorso sulla distinzione tra manualistica e narrativa, la mia idea era abbastanza semplice, molta letteratura è sempre stata piena di riferimenti ad altra letteratura, e a me questo sembrava assurdo. Che uno nel duemila per scrivere un romanzo debba impostare il linguaggio in modo ottocentesco, col passato remoto, usando termini che non si usano altro che nei romanzi, cose così, e che lo faccia volontariamente, senza che nessuno lo costringa, boh, io non capisco. É come quando triti la carne e continui a tritare la carne buttando dentro la carne macinata che hai appena tritato, che cacchio serve, dopo un po' sarebbe meglio aggiungere altra carne fresca non macinata, no? Cioè, a me piace che chi scrive abbia anche una vita esterna alla letteratura, che ne so, faccia un lavoro interessante, faccia dei viaggi, oppure almeno si legga qualcosa che non sia altra letteratura. E per quanto mi riguarda notavo che i libri che, a mio avviso, più hanno disappannato la mia visione dell'esterno non sono di narrativa. Ma avrebbero anche potuto esserlo, solo che è difficile trovare quella roba nella narrativa, a parte in Greg Egan. O in PKDick. O in Pat Cadigan. Generalmente quindi in cose di fantascienza che indaghino il rapporto soggetto/realtà.
Quindi, ecco, ero partito pensando di dire che non ha senso lamentarsi della letteratura attuale perché è troppo generico, ma guarda guarda mi sto lamentando anch'io. Però a me non sembra una cosa così tragica. Escono un sacco di libri, e sono diversi tra loro. Se cerchi qua e là trovi anche chi scrive la letteratura che secondo te spiega il mondo. Sarebbe infantile e poco democratico però pretendere che tutti si mettano a scrivere come piace a te.
Se poi è un discorso programmatico, cioè è una dichiarazione di intenti del tipo 'Io voglio scrivere la letteratura che manca in questo modo' allora va bene, ma secondo me per chi scrive è meglio non stare a pensarci troppo su, è meglio scrivere e basta, in maniera istintiva, e pensarci il meno possibile. E' come quando uno si interessa ai movimenti che fa con le gambe e improvvisamente vuole essere consapevole di tutti movimenti che fa scendendo le scale, perché uno di solito scende le scale senza pensarci e ti assicuro che funziona molto meglio così, senza pensarci, perché se ti metti a pensarci succede un gran casino e tutto si blocca a metà dello scalino e lo scalino dopo te lo ritrovi nei denti. Idem per chi suona il pianoforte.
E per finire: Explorer è il peggior browser che si possa usare in questo momento: non ha i tab e non visualizza correttamente la trasparenza nelle png. Quelli scritti in java non sono script ma programmi, dato che devono essere compilati. Il pong non è per niente inutile, così come il tetris.

Anversa - foto di Matteo Galiazzo

DEZZYBOY: La ragione per cui uno scrive è sé stesso, perché esiste, per darsi una volontà di senso.
Poi fa leggere le sue cose alle persone che gli piacciono, per conquistare delle tipe, e lì è la volontà di piacere.
Poi cerca di pubblicare, per vivere di quello che scrive, perché la letteratura è ricerca (come tutte le altre attività, dall’avvocato al meccanico) così da avere tempo per continuare a ricercare, mentre se fai un altro lavoro hai meno tempo. Per vivere di quello che si scrive e acquisire prestigio sociale, e questa è la volontà di potere.
Tu scrivi ancora? Solo per te stesso? La letteratura ti è servita per bekkare delle tipe, per conquistare prestigio sociale (mi ricordo quando eri in prima fila nella puntata di Fenomeni su Genova)?


MATTEO GALIAZZO: Io non scrivo più da circa tre anni. Non scrivo per me stesso perché per me la scrittura è sempre stata una cosa destinata agli altri. O meglio, mi divertiva di più scrivere pensando di stare comunicando a qualcun altro. O meglio mi piaceva scrivere usando un protocollo condiviso, così, come regola autoimposta (un po' come X nei sistemi Unix, che ha un'architettura client-server, anche se nel caso più normale client e server girano nella stessa macchina).
Quindi sì, la scrittura per me è sempre stata una cosa sociale: credo che fosse perché io non parlo molto, e quindi mi sembrava che ci fosse un deficit nella portata di comunicazione da me agli altri. Però scrivere è un'attività bella di per sé, per moltissimi motivi, anche se poi nessuno legge quello che scrivi (e nella maggior parte dei casi in effetti nessuno legge quello che scrivi).
Eh, scrivere di come uno scrive è un gran casino. Se io penso a uno che scrive per sé stesso, mi viene l'immagine di una sregolatezza totale, cioè uno che scrive così, senza preoccuparsi se gli altri capirebbero o meno quello che sta scrivendo. Io mi sa che raramente ho scritto in questo modo, mi immaginavo sempre di stare parlando a qualcuno o cose così, per mantenere la costruzione all'interno di una cornice condivisa con il resto dell'umanità, anche se potrei accettare benissimo di scrivere una cosa sapendo già che non la leggerà nessuno, ma lo farei comunque atteggiandomi dentro di me a comunicatore. Comunque la consapevolezza di essere letti è molto gratificante, anche se io dal punto non ci vedo grandi motivi per gongolarsi.
E soprattutto tutto questo non è molto importante, a causa di una cosa che ti dirò. Secondo me la cosa importante è il lettore, non lo scrittore. É l'osservatore che crea la realtà, e quindi è il lettore che crea il romanzo, fondamentalmente. Tu gli devi semplicemente fornire delle cose che funzionino da attivatori, o che passino il filtro, o che facciano girare la girandola. E' imprevedibile quello che succede al lettore. Per lo più si annoierà, perché le cose che il tuo filtro ha lasciato passare magari vengono filtrare dal suo filtro, e quindi alla fine non passa niente. Se uno magari ha un filtro con i buchi esattamente uguali ai tuoi passa tutto, ma magari si annoia lo stesso perché dice Ehi, ma queste cose io le vedo tutti i giorni, che me le leggo a fare. E poi ci sono tutte le gradazioni intermedie, che son le più interessanti per il lettore.
Per dirti come la penso sull'arte in generale. L'arte in generale è dentro chi guarda, chi l'ha prodotta non ha quasi nessun ruolo nel processo. Certi quadri astratti che a me piacciono un casino, per quanto mi riguarda potrebbero anche essere fotografie di macchie di umidità in uno scantinato di Omsk. A me piacciono. Chiunque le abbia fatte. Mi piacciono a un livello mentale. Non me ne frega un cazzo che venga lì l'autore, o il critico, e che si metta a blaterare su quello che voleva esprimere l'artista, la critica alla società e tutte 'ste puttanate. A me i quadri astratti piacciono (o non piacciono) dal punto di vista squisitamente estetico, mi piacciono (o non mi piacciono) istantaneamente guardandoli, prima di sapere qualsiasi altra cosa di contorno.
Per dirti, l'anno scorso mi hanno chiamato ad Anversa per una manifestazione: mettevano insieme uno scrittore e un artista e gli facevano fare delle cose. Io siccome non volevo scrivere sono andato ad Anversa con una macchinetta fotografica e ho fatto seicento foto di Anversa, poi ho fatto uno scriptino (questo sì che era uno scriptino bash) che ritagliava più o meno a caso pezzi di foto e li disponeva uno dopo l'altro. Random art. Secondo me la random art va bene, perché non è importante che ci sia un artista dietro, l'importante è che sia un osservatore.
Poi abbiamo presto 'ste minchia di foto tagliate a caso e le abbiamo appiccicate a degli scatoloni virtuali usando povray (Persistence Of Vision RAYtracer, un motore di rendering 3d) con un altro scriptino, e il risultato mi piaceva, perché era imprevedibile. Quanto c'era di mio e quanto c'era di casuale? Boh, chissenefrega. Io preferivo che ci fosse di mio il meno possibile, in modo da poter essere io stesso spettatore sorpreso. Al limite io ero semplicemente un meta-artista, che costruiva le regole all'interno delle quali doveva agire la casualità. Che poi non è che siano granché, ma per me è stato interessante, gli esempi li vedi qui.
La letteratura mi è servita a bekkare delle tipe? Mah, mi sarebbe servita se io fossi uno predisposto a beccare delle tipe, allora uno sfrutta la cosa, ma se fossi stato uno predisposto avrei beccato le tipe anche senza letteratura. Ma se uno è predisposto di solito non si mette a scrivere, perché tra i vari motivi che spingono uno a cominciare a scrivere il più tipico è che le ragazze non ti si filano manco di sbieco.

Anversa - foto di Matteo Galiazzo

DEZZYBOY: Noto sempre una certa diffidenza tra il gruppo di chi scrive e il gruppo di chi non scrive. Sul lavoro, credo che qualcuno ti considererà “originale” perché sei uno scrittore. Al tempo stesso, gli scrittori mi sembra disprezzino i lavoratori senza tanti fronzoli che i libri non li leggono, non li scrivono, la sera si guardano un pezzo di inter e un pezzo di zelig, e sono soddisfatti di non avere tanti grilli per la testa, anche se poi soffrono d’amore o di nostalgia come tutti gli altri, chiaramente. Del resto ognuno è gratificato nel fare le cose che gli riescono bene, ma queste cose devono anche avere valore per il progresso della società, se il muratore con 5 figli dopo aver letto i libri di Galiazzo si fissasse di diventare scrittore senza averne i mezzi e quando lo capisce si ammazza, è poi la società che deve pagare per mantenere i figli.
Allora è sempre la discriminante economica quella giusta, quanto ti pagano (in soldi, in attenzione, in amore) per quello che fai, e quindi in base a quello bisogna decidere se fare / non fare le cose? Dunque viviamo nel migliore dei mondi possibili?


MATTEO GALIAZZO: La discriminante giusta secondo me è la contentezza individuale. Se uno è contento con tanti soldi è giusto che cerchi di fare tanti soldi. Se uno è contento guardando Zelig o l'Inter è giusto che guardi l'Inter e nessuno gli deve rompere i coglioni, se lui non li rompe agli altri. Se uno è contento scrivendo è giusto che scriva, che sia bravo o meno, che gli altri leggano o meno. Se lo scrittore è snob e non vuole guardare Zelig ma poi si sente isolato perché tutti i suoi colleghi parlano di Zelig e lui non l'ha visto, se lui è contento ad essere snob e in questo isolamento si compiace è giusto che continui a fare così e nessuno gli deve rompere i coglioni.
Purtroppo quello che spesso manca a questo perfetto modulo sociale è che la gente tende continuamente a rompersi i coglioni a vicenda.
Io non so come sia per gli altri, e probabilmente io nella mia vita ho avuto tutte le fortune perché da un certo punto in poi ho sempre trovato il modo di essere soddisfatto facendo quello che stavo facendo. Quindi non ho molta esperienza di come e perché uno non sia contento, ma secondo me uno dovrebbe sempre essere guidato dalla ricerca della felicità e basta, o se proprio non si può essere felici, almeno dalla ricerca della serenità.
Se uno pensa di essere felice scrivendo benvenuto. È meglio che sappia in anticipo però che la cosa non gli darà mai da vivere. Se pensa di vivere di quello che scrive è meglio che si dedichi al superenalotto, perché ci sono molte più probabilità di sistemarsi. E questa forse è anche la misura più giusta dell'utilità di quello che uno scrittore produce. Io sono stato molto fortunato perché ho trovato un lavoro (il programmatore) che è più o meno come scrivere, ma ci sono innumerevoli vantaggi: c'è un compilatore che ti dice se stai scrivendo cazzate incomprensibili, e questo fa molto bene all'ego. Una volta che il programma ha compilato lo fai girare e anche lì è abbastanza immediato vedere se funziona o no, mentre con la narrativa è molto ma molto più complicato capire se la cosa funziona o no, perché a molta gente non fa piacere dirti in faccia che le cose che hai scritto fanno cagare. Poi ti pagano regolarmente abbastanza da sopravvivere, e questo sì, ti fa sentire più socialmente utile: se qualcuno è disposto a sottrarsi del denaro, cazzo, stai facendo qualcosa che vale. E poi lavori in mezzo a dei tizi che parlano di cose molto interessanti, la ricorsività, la logica booleana, tutte cose affascinanti e astratte, ma ne parlano non come di cose immateriali, pure e ideali, ma come di utensili concreti per costruire concreti meccanismi sporchi di grasso e utili al cliente.
Sulla discriminante economica ci sarebbe da scrivere a lungo. In Italia non c'è un gran mercato letterario, la gente non legge, non c'è un'industria editoriale forte spinta dal mercato. Gli editori pubblicano una parte del catalogo in perdita, fuori mercato e questo ha aspetti positivi e negativi. Se si esce dal mercato la scelta editoriale diventa arbitraria e guidata dall'estetica di qualcuno, il che può andarmi bene o male. Il mercato invece è democratico, nei limiti di quanto è uniformemente sparsa tra la popolazione la ricchezza, quindi magari appiattisce culturalmente l'offerta, ma raggiunge il maggior numero di persone possibili. Questo va bene per la maggior parte di persone che avranno così prodotti alla loro portata, ma va male per gli stronzetti snob che devono distinguersi dalla massa e che pretendono qualcosa di aristocraticamente diverso. Secondo me la narrativa italiana oggi è per la maggior parte fuori dal mercato, e gli snob non hanno nessun diritto di lamentarsi. C'è un best seller in cima alla classifica, ma poi ci sono migliaia di libri che continuano a uscire tutti i giorni e che non compra nessuno e che comunque continuano a uscire per tradizione, per politica, per amicizia, per ragioni extraeconomiche.
Se ci fosse il mercato cosa succederebbe? Si pubblicherebbero meno titoli, molti sarebbero di comici e conduttori televisivi e calciatori, molti sarebbero di barzellette, poi ci sarebbe più narrativa di intrattenimento, il che secondo me non sarebbe affatto male. Tra gli scrittori di narrativa di intrattenimento ci sarebbe qualcuno (pochi, pochissimi) in grado, mantenendosi all'interno dei paletti degli obblighi intrattenitivi, di costruire qualcosa di indubitabilmente bello e intelligente anche per gli snob. Un po' quello che succede col cinema. Fare cinema costa un casino, e quindi il mercato seleziona molto di più che non nella narrativa, che praticamente costa zero. Ma non vuol dire che tutti i film siano brutti. Ci sono film che hanno successo e sono lo stesso belli. Che ne so, Il meraviglioso mondo di Amelie, Kill Bill, Le invasioni barbariche, Goodbye Lenin, ce ne sono che riescono almeno a comparire sul mercato e la gente può andarli a vedere. Io penso che succederebbe lo stesso con la narrativa, e il mercato sarebbe un cambiamento, una specie di rivoluzione francese, tagliare la testa ai nobili e far andare gli straccioni al potere. Come in tutte le rivoluzioni cambierebbe pochissimo, ma chissenefrega, tanto, per quello che vale la letteratura.
Cioè, non bisogna vedere il mercato come una forma di selezione culturale, perché la maggioranza dei clienti sceglierà sempre di leggere delle (dal mio elevato punto di vista) puttanante galattiche. Però ci sarebbero sempre degli interstizi, degli spazi in cui infilarsi.
Il mercato non impedisce a nessuno di fare le cose per bene, entro certi limiti. E molto spesso sono i limiti che rendono interessante fare le cose. Prendi certi spot pubblicitari, che ne so, i vecchi spot della Nike, o della Diesel, per me sono arte al 100%, eppure sono stati progettati dall'inizio alla fine dentro il mercato.
Io so di non essere uno spettatore medio, e non voglio imporre alla maggioranza quello che piace a me.
Se invece vuoi un esempio negativo basta guardare la televisione. La televisione italiana è completamente di mercato. La televisione degli anni sessanta era culturalmente meravigliosa rispetto a quella di oggi, cazzo, c'erano gli sceneggiati di Dostojevsky che adesso chi si sogna di farli più. C'era il teatro, l'Orlando Furioso di Ronconi, cose che oggi non si vedono manco più nei teatri stessi. A me è ovvio che piaceva più la televisione degli anni sessanta, ma d'altra parte devo riconoscere che era televisione molto arbitraria, molto poco democratica, aveva uno scopo didattico perduto in partenza. Oggi è difficile per uno snob del cazzo come me guardare la televisione, c'è solo La7 che si eleva un gradino più in là degli altri (a parte Biscardi), per il resto la televisione mi serve solamente come periferica del lettore dvd, oppure per vedermi film videoregistrati a notte fonda, oppure per guardarmi i video musicali indiani sul satellite.
Per dirti però perché a me il mercato non fa così puzza, pensa a Dostojevsky. Pensaci. Io considero Dostojevsky il più grande scrittore di tutti i tempi. Eppure Dostojevsky nel corso della sua vita non è mai riuscito a scrivere come avrebbe voluto, perché era dentro il mercato, perché scriveva per vivere, e siccome aveva un sacco di debiti ha dovuto scrivere un casino, molto più di quanto avrebbe voluto, e siccome pubblicava i suoi romanzi a puntate nelle riviste ha dovuto scrivere seguendo certe regole, che magari lui considerava meschine regole del cazzo, tipo inserire colpi di scena alla fine di ogni capitolo, coinvolgere emotivamente il lettore, rimanere sulla terraferma, rimanere in contatto, parlare d'amore, di donne, di soldi. E' stata una fortuna incredibile per la letteratura universale (o almeno è stata una fortuna per me) che Dostojevsky abbia avuto una vita così di merda, e soprattuto che la sua sopravvivenza economica fosse legata allo scrivere, perché in questo modo ha scritto non i libri che sarebbero piaciuti a lui, ma quelli che piacciono a me. Tolstoj probabilmente ha sempre scritto quello che ha voluto, essendo ricco, e infatti Tolstoj te lo lascio tutto intero.

Anversa - foto di Matteo Galiazzo

DEZZYBOY: Il tuo futuro e cosa ci dobbiamo aspettare da te, e cosa ti aspetti da noi.

MATTEO GALIAZZO: Al futuro non ci penso molto. Sono ipocondriaco e di solito penso di avere ancora pochi giorni di vita davanti a me. Questo è deresponsabilizzante. D'altra parte sono consapevole di essere ipocondriaco, quindi in qualche modo credo che tutto sia frutto della mia immaginazione e in conseguenza credo anche di essere immortale.
Da voi, e in generale dagli altri, non mi aspetto niente, e tutto quello che viene mi stupirà piacevolmente.

Anversa - foto di Matteo Galiazzo

lunedì 14 novembre 2005

LOVE remix

LOVE LOVE LOVE di Andrea Malabaila, tratto da Essere Magri in Italia, Coniglio Editore, remixed by bj dezzy

quell'estate al mare tutti i ragazzi e tutte le ragazze indossavano lo stesso modello di jeans: larghi, vita bassa ed un enorme RICH scritto sul sedere. Per stare sul culo a così tanta gente, questo Rich doveva averlo combinata davvero grossa.

quell'estate al mare noialtri vecchi bevevamo quasi esclusivamente un cocktail chiamato Monica Lewinsky:vodka più chinotto. ci sembrava il cocktail perfetto, e per quanto mi riguarda lo era davvero perchè mi faceva dimenticare lei e quella dannata canzone.

mi presentai con una risma sotto il braccio e qualcuno rise pensando che volessi darmi un'aria da giovane scrittore.
non ci mise molto ad accorgersi che tutti i fogli, proprio come i jeans dei ragazzini, erano identici e con la stessa scritta: ELISA TI VORREI CONOSCERE.
se credete nell'amore, oggi Elisa è mia moglie e viviamo felici e contenti.
se non ci credete, lei è partita il giorno dopo e non l'ho mai più vista.

domenica 13 novembre 2005

Orbetello

Tu sei nel mio cuore dal torneo di Orbetello
Quando è libecciato e non si è giocato
E la laguna sembrava volesse coprire il promontorio
Dopo la pioggia non si poteva continuare
Tu avevi tutti i tuoi costumi ad asciugare
Quando hai deciso di affidarti a una profumeria del centro
Un giocatore è diverso da tutti gli altri passanti
Ma anche una donna alta non è mai banale
Sarà per lo sguardo necessariamente superiore

Ci sono dei rapporti tra le nostre amicizie
Tra Piazza Euclide e la primissima Toscana
E grazie a questo dopo cena io proverò a chiamarti
E te che giri in macchina la notte che ti telefono e nessuno mi risponde
Credo che ci pensiamo con lo stesso interesse
E c'è un appuntamento che nessuno ha stabilito
E non c'è un obbligo ma una buona forza di rispettarlo
E tu sei sotto il sole del turno dopo
Quando il panorama si è raddolcito
E il pubblico numeroso commenta la competizione
E te che giri in macchina la notte che ti telefono e nessuno mi risponde

Flavio Giurato, Orbetello
website Flavio Giurato

falso in bilancio

curiosità / malcelato disprezzo / compiacimento che sostituisce un po' d'invidia: sentimenti piemontesi / borghesi dopo la caduta di fassio, florio & gippy.
l'onestà o è virtù o è perchè nessuno ti vuole comprare, ma non è questo il punto: come si diceva e si ridiceva, c'è la via giusta, e poi, per chi non può / non sa percorrerla, c'è la strada delle anomalie.
perchè se hai 52 anni e ti metti con una di 27, è anomalo, e se hai 27 anni e ti metti con uno di 52 e tiri in salotto, anche in quel caso è anomalo.
poi chiaramente c'è quel che non ha governo nè mai ce l'avrà, quel che non ha vergogna nè mai ce l'avrà, quel che non ha giudizio, che con certezza sta nella natura nella bellezza, quel che non ha ragione nè mai ce l'avrà, quel che non ha rimedio nè mai ce l'avrà, quel che non ha misura.
la morale americana del politico che deve avere la moglie e 2,3 figli è giusta, perchè tendenzialmente sarà meno portato a fare cose sbagliate, come inducono a fare le scelte deviate: per ridurre i rischi di rimanere fregati bisogna scegliere i prodotti di marca, i telefonini nokia, le auto fatte in giappone, i partner bisogna guardargli in bocca, che i denti non siano guasti e nemmeno le cose che dicono.

Soundtrack:
Fiorella Mannoia, oh che sarà
Chico Buarque de Hollanda, o que serà

sabato 12 novembre 2005

giorgio bocca nel mucchio

tutti avremo affrontato un lungo viaggio in treno. tutti ci saremo rotti i coglioni affrontando un lungo viaggio in treno. ultimamente ne sto affrontando sin troppi. il rompimento di coglioni aumenta anche in considerazione del fatto che ho clamorosamente cappellato gli ultimi acquisti in libreria (vedi alla voce "ragazze che dovresti conoscere" einaudi big stile libero, 12,50€ è un libro di merda). mi restano solo giornali e riviste. martedì mattina affronto un lungo viaggio in treno: completata la lettura del quotidiano locale passo a "la repubblica". sono cinque-sei anni che compro "repubblica" (ché sono un giovane progressista yeye) e puntualmente salto gli articoli di giorgio bocca. il nostro amico cuneese è la risposta di sinistra alla fallaci. due vecchi sul viale del tramonto, rincoglioniti. i vecchi rincoglioniti non li ascolta nessuno e loro lo sanno, quindi cercano sempre di spararla grossa (ok, la fallaci è più scassacazzi, ma è donna, teniamolo sempre presente) affinché qualcuno li possa ancora cagare.
lo scoglionamento sul treno mi spinge a leggere l'articolo di bocca (martedì 8 novembre, pagine dei commenti) sull'alta velocità, l'argomento mi interessa abbastanza.
bocca esordisce così gli abitanti della val susa che si oppongono alla costruzione del megatunnel per l'altà velocità ferroviaria hanno ragione sia in linea teorica che in linea pratica ma temiamo che saranno sconfitti perché le follie e le illusioni dello sviluppo sono irresistibili. cominciamo subito male giorgino, i valsusini rompono il cazzo, beccheranno soldi e staranno zitti, do you remember malpensa? ma andiamo avanti.
la pianura padana tra torino e novara è stata squarciata, devastata, cementata dalla linea ferroviaria dell'altà velocità. giorgetto, porcozio, ma che cazzo dici? hanno costruito una linea ferroviaria parallela alla striscia d'asfalto che collega torino a milano, l'unica cosa su cui dovresti rompere il cazzo è che il pedaggio autostradale non sia cambiato nonostante i disagi, ma su questo stai zitto, caro giorgino. che poi che cazzo c'è da devastare? è una merda la pianura tra novara e torino, dai. seguono altre parole a caso altamente trascurabili poi bocca conclude.
le rivolte delle periferie parigine come, in piccolo, la resistenza della val susa all'altà velocità, dicono che bisogna anche occuparsi del consenso. ma il buon senso conta nella storia umana.
massì dai, buttiamoci dentro anche le banlieus e abbiamo fatto il nostro bell'articoletto pieno di stronzate, demagogia e quel pizzico di protervia che non guasta mai. bravo, passiamo ad altro senza rimpianti.

giovedì mattina mi accingo a compiere un altro lungo viaggio in treno, il ritorno. i quotidiani sono in sciopero, fanculo e "ragazze che dovresti conoscere" continua ad essere un libro che fa cagare, rifanculo. compriamo una rivista musicale ma una alternativa ché, ricordiamolo, sono un giovane progressista yeye.
- ha il "mucchio"? la rivista musicale.
- sì, eccolo.
- figa, cinque euro. grazie.
leggiamo il mucchio (figa, cinque euro), in copertina c'è la guzzanti e vabbeh (però, figa, cinque euro), leggiamo l'editoriale sul numero di settembre abbiamo pubblicizzato l'appello a ciampi per la concessione della carica di senatore a vita ai giornalisti enzo biagi e giorgio bocca. abbiamo fatto i necessari comunicati stampa alle varie agenzie, tipo ansa, e a tutti i mezzi d'informazione possibili e immaginabili. [...] credo che abbiamo battuto un record e stiamo contattando il guinness. nessuno, dico nessuno, ha pubblicato tre righe sulla questione. manco si fossero messi tutti d'accordo.
e han fatto bene, cazzo, hanno ben rotto le palle 'sti vecchi giornalisti, poi dice che c'è la crisi delle grandi firme. pensate a scrivere bene di musica (figa, cinque euro) e lasciate a cuneo giorgio bocca e le sue minchiate. adesso basta inalberamenti civili e facciamo i ragazzi yeye, leggo il mucchio (figa, cinque euro) e faccio finta di conoscere tutti i nomi indie delle band che cita. che fa tanto giovane yeye.

Matteo Galiazzo -2

Io sono un mistero (anche per me stessa voglio dire ( sono un mistero perchè sono una donna (non so come si è formato il mio essere donna (me lo chiedo spesso (non so come si formi l'essere donna in generale (da cosa nasce questa asimmetria (perchè noi donne anche se siamo belle dobbiamo innamorarci degli uomini brutti (e perchè gli uomini belli non si innamorano mai delle donne brutte (perchè i ragazzi brutti soffrono per noi ragazze belle e ci dicono che stiamo sbagliando ad andare con quello lì che è uno stronzo (mentre dovremmo andare con lui che è brutto ma è tanto dolce (come mai se ne sono così convinti non vanno con una brutta (ma tanto dolce (perchè tocca sempre a noi essere quelle profonde quelle non superficiali quelle che badano ai sentimenti (perchè a noi non è concesso essere semplici e lineari come i maschi (tutte le azioni finalizzate a festeggiare con lo sperma (perchè le nostre azioni non possono essere altrettanto dirette e semplicemente guidate dalla nostra voglia di cazzo?)))))))))))))))))

Soundtrack: Audio Bullys, I'm in love

venerdì 11 novembre 2005

Matteo Galiazzo -3

E' notte sugli universi. Un'immensa palpebra chiude la luce sopra le città. I coni d'ombra sembrano cappellini da aspirante stregone. E' carnevale. Ogni pianeta ne indossa uno. La terra dà la schiena, al sole, per abbronzarsi si gira.
Oppure.
Un pianeta, se visto da abbastanza vicino, diventa una città. Una città diventa l'interno di una casa. Una donna che dorme e sogna nel suo letto, se la guardate bene, diventa Betta.
questa volta mi sa che il ligure ce lo siamo proprio giocati.
è un peccato, perchè era una di quelle cose che rendevano giustamente famoso il nome di asti in giro, purtroppo era nell'aria da tempo.
meno male ke hanno aperto il nuovo ospedale ke è molto sciccoso e adesso, non dico x l'ape & il cappuccio, ma x i value added services si andrà lì.

martedì 8 novembre 2005

Nct Aussie #2 - ildebondi

uno dei primi giorni qua a sydney, zona(ccia) kings cross, dove ho vissuto le prime due settimane.
fatico a controllare la velocità, la discesa è ripida e i sacchetti pesano; pochi metri davanti a me un ragazzo con una maglietta rossa, scritta bianca sul coppino, cammina all'europea. una scritta familiare. www.ildeboscio.com
ecco, cominciamo bene. "scusa"
il giovane non fa in tempo a girarsi che ci accorgiamo che c'è qualcosa di strano. entrambi non ci ricordiamo il nome dell'altro. vittorio. ah ecco, vittorio
risparmio i poverissimi "non ci credo" o cose così. beh vittorio non lo conosco bene, non mi ricordavo neanche che si chiamasse vittorio. uno simpatico, con cui scambiavo volentieri ogni tanto, o ogni poco, 2 parole per 3 parole nell'anno di nostro signore 2002. 2003?
vittorio è ancora simpatico, la maglietta VIUULEENZAA mi ha deluso un po'
dice che ha provato a farsi assumere ma non l'han preso da nessuna parte, è qua da 3 settimane. un paio più di me. domani parte e va a raccogliere la frutta nelle fattorie lontane da sydney. fruit-picking. pagano bene, tra un po' la sua ragazza lo raggiunge. gli ho mandato una mail ma non mi ha risposto ancora, probabilmente non ha ancora trovato una connessione internet laggiù, o altrettanto probabilmente non avrà avuto voglia tempo per rispondermi. in bocca al lupo e pacca sulla spalla

ieri sera cammino per il lungospiaggia di bondi, dove io e thomas ci siamo sistemati pochi giorni fa. l'ostello qua è un po' più pulito e la zona più sclusiva; la stanza è a due piani di scale dall'oceano; ci sono più italiani qua che mosche nella city.
ero detto, cammino, ma poi mi fermo
mi fermo come tante volte a leggere la carta di uno degli innumerabili ristoranti asiatici. questo è un vietnamita. viet, si chiama.
la vetrata che dà sul locale si affaccia su una coppia che non mi interessa osservare; però colla coda dell'occhio noto dai gesti che loro sì, che sono interessati. oddio, avrò fatto qualcosa che non va? saranno passati ormai più di 30 secondi dall'ultima volta che ho renzato, e poi no dai c'è un vetro tra noi 2. 3. il ragazzo si alza, mi decido a guardarlo in faccia. è beppe. ma pensa te, beppe, l'amico di tommi, abbiamo anche fatto il fantacalcio insieme un anno. 2002. 2003? qua il "non ci creedoo" è molto più enfatico, come il viet, come i viet, come i gialli. beppe accenna un abbraccio, ma beppe tutto sommato mi stava sul cazzo. però va beh chissene, accetto volentieri l'invito a disturbarli per 5 minuti. mentre ci stiamo sedendo al tavolo beppe mi spiega che è stata la ragazza a riconoscermi, e io non faccio finta di ricordarmi chi sia, mi presento. stamattina ho capito che è anche una che mi piaceva quando studiavo in via necchi. beppe è entusiasta di bondi, che sarà anche piena di italiani, però oh "noi italiani mica siamo scemi". mi dà un paio di dritte su compagnie di cathering che pare paghino bene, mi spiega che è qua per studiare inglese, inizia a mangiare la sua insalata vietcong.
nct: "sei la seconda persona che conosco che incontro totalmente casualmente da quando sono qua. pensa che l'altro giorno a kings crosso vedo uno colla maglietta del deboscio ch.." beppe diventa una smorfia, si mette le mani in faccia come per dire "madonna quelli del deboscio". avrà conosciuto riccardo, penso io, per fare sta smorfia. e gliel'avrà presentato una delle sue amiche di necchi.
prima o poi rivedrò beppe. quello del fantacalcio, uno che ti fa venir voglia di scrivere un saggio "101 modi per evitare di salutare una persona". e di metterci anche una ghost track, tipo 2 pagine del libro appositamente incollate con scritti 2 ghost modi per evitare di salutare una persona.

lunedì 7 novembre 2005

Ho finito la roba

Cocaina: presi i fornitori dell'Asti bene

Adesso al Ligure il caffè lo prendiamo amaro.

domenica 6 novembre 2005

tutti vogliono il meglio, e i migliori ce l'hanno

venerdì 4 novembre 2005

Ema Lisboa 2005

Lisboa, o Tejo

La città,
la chiamano Lisbona,
è la città dell'acqua,
l'acqua è verità,
va dove vuole andare,
e niente la può fermare.
Lisbona è la città,
la città dell'acqua,
la città dove ho scelto di nascere
millenni di anni fa.


Soundtrack: Madredeus, O Tejo

giovedì 3 novembre 2005

Non sono così superficiale da giudicare le persone in base alla loro interiorità

mercoledì 2 novembre 2005

Que vida el ghira

Qui giace Massimo Testa De Andres
caporalmaggiore del tercio de extranjeros
era un soldato valoroso, un bravo cocinero
il sabato preparava per tutti i cannelloni
la domenica giocava la Roma, la squadra del cuore,
e aspettava notizie dall'Italia,
la sua canzone preferita,
el novio de la muerte,
nada importa su vida anterior,

ora ha un amore qui a Melilla
vive in una casa in collina
e guarda lontano il mare
quello che hai fatto prima non conta
conta solo e sempre quello che sei adesso
se sei riuscito ad arrivare fino a qui...

L'estate è già un ricordo sfumato nel parco del Circeo
appena arrivati ci sedemmo nel giardino a chiaccherare,
eravamo ragazzi simpatici, le macchine erano veloci
le ragazze erano interessate, il riscatto sociale,
Rosaria non aveva nemmeno finito le medie
viveva con i genitori malati in due stanze, povera gente
io avevo una casa tutta per me
i poster di Hitler e Mussolini, i libri di Evola
il liceo Giulio Cesare, la mia fazione,
il crimine come mezzo di affermazione sociale,
poi l'estate è finita male
ho cambiato casa, quasi ogni sera,
e poi sono partito per l'Argentina,
grazie all'Internazionale nera
e poi l'Africa, l'enclave di Melilla...
I miei amici, Izzo era complessato
povero sottodotato
e Giampietro Parboni Arquati
le nostre teorie sulla società divisa in classi
i dominanti, i poveri cristi, i pidocchiosi
e poi Viva la muerte, l'enclave in Marocco
sono Massimo Testa De Andres
caporalmaggiore del tercio de extranjeros
un soldato valoroso, un bravo cocinero
ora ho un amore qui a Melilla
vivo in una casa in collina
e guardo lontano il mare
quello che hai fatto prima non conta
conta solo e sempre quello che sei adesso
se sei riuscito ad arrivare fino a qui...

martedì 1 novembre 2005

Legione Straniera

Costituita il 10 Marzo 1831 su ordinanza del Re di Francia Luigi Filippo, La Legione è appunto detta "Straniera" per il fatto che le sue fila sono composte da uomini di nazionalità diverse, che hanno fatto della Legione la loro nuova Patria, da qui il motto "LEGIO PATRIA NOSTRA"

La bandiera della Legione ha la particolarità di aver scritto sopra Camerone.
La scritta indica il più glorioso combattimento della Legione avvenuto il 30 Aprile 1863 in Messico, quando 62 Legionari resistettero a oltre 2000 militi Messicani.
Nel luogo di quel combattimento ora si erge un monumento al quale le truppe messicane prestano sempre il saluto.
I nomi degli eroi di quella battaglia sono incisi a lettere d'oro sull'Hotels des Invalides a Parigi, dove giace Napoleone Bonaparte.
La Legione ha parecipato ha tutti gli avvenimenti bellici più importanti, e non solo nelle 2 Guerre Mondiali.

Per quanto riguarda il Legionario, fisicamente parlando, si può dire che si arruola celibe, con caratteristiche psicofisiche idonee anche per poter prestare servizio oltremare, e il matrimonio può essere autorizzato solo dal Comando.
La durata del primo contratto è di 5 anni, nei quali si apprendono tutte le nozioni di base per essere considerato Legionario.
Il candidato può essere scelto anche senza svelare la propria identità, ma con un'identià fittizia, e questo può mette al sicuro il Legionario da qualunque ingerenza sul suo passato.

Per Ultimo, la Lgione è formata da 10 Reggimenti, 7 dislocati in Francia e 3 oltremare, rispettivamente in Guyana Francese, Gibuti e Isole Comore.

P.S.
Il pagamento, calcolato in base agli anni di servizio, dislocamento e grado, può arrivare anche a 5318 Euro.

lunedì 24 ottobre 2005

Il fascino seduttivo, quando lo è, della vittoria, impresa, conquista, sta proprio nella sublimazione del confine tra involontarietà e velleitarietà, spropositato conato al meglio, accettazione passiva dell’evento e ricerca affannosamente propositiva dell’affermazione.
Quando le due cose si fondono, fluidificano fino ad essere indistinguibili, la vittoria diviene fascinosa (in sé) e affascinante (per sé).


Sushi&Champagne

domenica 23 ottobre 2005

ROMA

A Roma salutavo gli amici. Dove vai? Vado in Perù. Ma che sei matto?
Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle...
Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione...
Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti...
Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini...
Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Romacaput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell'Università di Roma, quella Roma sempre con il sole – estate e inverno – quella Roma che è meglio di Milano...
Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella Roma del "core de Roma"...
Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de’ Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei "che c’hai una sigaretta?", "imprestami cento lire", quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio!

...e poi ce so' tornato!


Remo Remotti

venerdì 21 ottobre 2005

The Creatrix

The Creatrix - Marc Ryden

giovedì 20 ottobre 2005

Un vecchio consulente, ormai trasparente

Perchè sono trasparente come l'acqua, e tutto come l'acqua mi è trasparente.
Perchè l'acqua va dove le pare e niente la può fermare, oppure prende la forma che le si vuole dare.
Perchè tutto segue il suo corso, e l'acqua ha una sua memoria.

Infatti, dopo un anno, un anno esatto, torno dove avevo conosciuto quel vecchio consulente.
Tutto era/è già chiaro, come lo è sempre da sempre, l'eterno, le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei, ecc. ecc.
E come fanno le persone, come cadono le persone in depressione, in fondo per sopravvalutazione, del non accorgersi che in fondo siamo comunque niente, mi raccontano che iniziò a non dormire più, i tranquillanti, appunto la depressione, poi appunto come fanno le persone con le persone, lo affiancarono, lo sostituirono, lo trasferirono, a Milano, giusto per sfondarlo definitivamente, e così alla fine è andato in pensione.
Cosa resta? Resta quel che si era detto, la memoria dell'acqua.

Un vecchio consulente

Splendore inconsumato
di tutto l'universo Fiat,
punto fermo del sud Piemonte,
terra desolata.
Qualcuno ci lancia sul progetto,
training on the job:
anche quello di un povero consulente
che nel tempo stesso
apre gli occhi rabbrividendo
al pc,
che gli ghigna attorno,
Erp, e-business suite.
Un vecchio consulente,
anche la sua coscienza
getta sull'applicativo
dolori e sofferenza.
Gli occhi che gli dolgono,
la moglie pazza,
e quanto gliene viene
dal fatto che è un dirigente
e fattura per la società.
Un giorno amò
ora si fa il back-up,
sognando il re che sarebbe stato.
Mentre il pensiero di te,
si unisce a quel che penso.
E i cicli del mondo si susseguono.
Issami su corde per vie canoniche
ascendendo e discendendo.
Non fate crescere niente
su questa terra.

Soundtrack: Battiato, Un vecchio cameriere

mercoledì 19 ottobre 2005

Giuliano Ferrara: - I raeliani dicono cose ridicole
Michel Houellebecq: - Non mi pare che gli alieni siano più ridicoli della gente che muore e torna in vita

giovedì 13 ottobre 2005

produci consuma crepa reloaded

Come se il produci-consuma-crepa, come se le sovrastrutture fossero qualcosa che opprimono l'uomo essendo altro da lui, e invece non fossero in realtà la sua natura stessa, e come se qualunque ribelle non fosse un conformista cui non piace la gente per piacere a certa gente.
Come se la quotazione in borsa di un'azienda non fosse la nostra vita quotidiana, di hype e speranze, di sopravvalutazioni e comunicati trionfalistici e crisi e fallimenti, come il ciclo di vita di un prodotto non fosse il ciclo di vita di una persona, e una persona un prodotto, su cui investire a fondo perduto nella giovinezza, gestire fino al massimo splendore nell'età adulta, e poi trarre il profitto che è giusto nella vecchiaia, poi abbandonare alla morte per prendergli ciò che aveva e investire in figli nipoti e nuove speranze.
Come se il Candido di Voltaire non dicesse davvero che viviamo nel migliore dei mondi possibili, dove nelle case belle ci sono le persone belle con le cose belle gli angoli non sono consumati e le mani sono curate con dita delicate e capelli biondi pettinati, gli amori belli della gioventù bella rispetto agli amori a microonde dopo cene col microonde in case sgaruppate con gli angoli smusssati con i piatti sporchi che si accumulano in un vecchio lavabo dove gocciola un vecchio lavandino tenuto insieme da una vecchia valvola recuperata in un vecchio negozio, è tutto è sbagliato e sono cose che non funzionano e ripararne una non serve, come se risolto un problema non tornassero tutti gli altri che lo avevano generato, come se non capitasse che per risolverne uno se ne creano sempre altri, per cui il ragazzo ciccione escluso da tutto cercherà alla fine una ragazza cicciona esclusa da tutto per moltiplicare i propri problemi in figli ciccioni esclusi da tutto.
Come se ogni cosa avesse più chiavi di lettura, e non fosse esattamente com'è nel momento in cui è, per cui telecom oggi vale 7 e domani vale 10, perché davvero oggi valeva 7 e domani vale 10, come se davvero quello che fai o quello che sogni non valesse da un giorno all'altro 7 invece che 10, e in fondo valesse più per quanto lo sognavi che per quanto valesse, ma il sogno è l'opzione reale che è implicita in ogni giorno che vuoi sperare, per cui quel giorno perduto vale sempre meno, a meno che si avveri quella speranza sempre più perduta, che poi è la natura dell'invecchiare, il costo-opportunità del tempo e il valore della vita.
Come se queste cose ci fosse bisogno di scriverle o pensarle, e non fossero già così ogni giorno, come è il Sole ogni giorno, a parte il bisogno di negarle, l'educazione che è la convenzione di non dirle, fingere/illudere di essere sempre un po di + / sempre un po' di - per la vergogna di essere esattamente quello che siamo, l'esaltazione che è l'autocommiserazione, il sentirsi speciali per sentirsi uguali, abbattere le sovrastrutture per crearne nuove personali, nuove in realtà uguali a quelle precedenti, perchè siamo sempre noi, ovunque siamo, sempre.

Soundtrack: Nyman, Time Lapse

martedì 11 ottobre 2005

La vuoi una poesia su Genova?

Genova, Genova,
con i tuoi colori e le tue luci
mi hai stupito e confuso,
l'odore del porto e il sole
mi hanno stupito,
Genova, Genova,
città dai mille contrasti
perchè i vicoli sono bui e malfrequentati,
ma in collina ci sono delle abitazioni unifamiliari molto pregiate,
Genova, Genova,
sono stato all'acquario bello e lungo da visitare
e poi via, una focaccia molto buona che sa di olio di oliva e un bicchiere di vino bianco,
Genova, Genova,
la zuppa di pesce tipica del luogo è molto buona
soprattutto se mangiata in locali tipici e dal prezzo contenuto,
Genova, Genova,
il porto ha cambiato faccia da quando ci ha messo le mani il grande architetto Renzo Piano,
che Repubblica delle Donne dice che è il migliore architetto del mondo e secondo me ha ragione,
Genova, Genova,
passeggiare nei vicoli e scorgere le cimase mi fa sembrare di stare nei versi di Montale
di cui ho letto Ossi di seppia e l'ho trovato molto evocativo,
Genova, Genova,
e mi piace anche che sembra di essere nelle canzoni di De Andrè
di cui ho il cofanetto acquistato in nice price,
Genova, Genova,
sei una città davvero particolare e speciale dalle luci e le ombre
una città addirittura di labirinti!!!
Genova, Genova,
ci sono stato solo un pomeriggio con il mio amico Franco che fa il meccanico
ma mi è bastato uno sguardo per conoscerti approfonditamente e capire molte cose
Genova, Genova,
adesso torno nella più grigia Bergamo che forse non ha il tuo fascino da lupo di mare
ma la sento casa mia perchè qui gioco senza problemi a biglie per strada,
Genova, Genova,
per fortuna in autostrada c'era sciopero e non abbiamo pagato il pedaggio
così abbiamo potuto con i soldi avanzati mangiare una pizza e un birrino piccolo,
Genova, Genova,
mi sei piaciuta molto,
Ciao cara Genova, mi mancherai, ma la settimana prossima vado al Minitalia che è anche più vicino.

lunedì 10 ottobre 2005

Loser Shop

Napoleone non faceva che esprimere, in modo chiaro e preciso, quell'intima sensazione e brama di una vita più piena, che i deboli mortali sentono, ma devono forzatamente dissimulare.

L'amore è il male. Codesto turbamento che vi rapisce, codesta serietà e codesto silenzio sono una meditazione del genio della specie. L'adolescente pronto a morire per colei che ama e il cui fiero sguardo non ha che lampi di generosità; la vergine che avanza circonfusa della sua grazia come di un'aurora rivestita di bellezza che fa mormorare tra loro come cicale i vecchi e cadere in ginocchio chiunque abbia un cuore umano, sono due macchine nelle mani di questo genio imperioso. Esso non ha che un pensiero, un pensiero positivo e senza poesia: la durata del genere umano.
Ammirate, se volete, i suoi procedimenti; ma non dimenticate che esso non pensa che a colmare vuoti, a riparare brecce, a mantenere l'equilibrio tra le provviste e la spesa, a tenere sempre abbondantemente popolata la stalla in cui il dolore e la morte recluteranno le loro vittime.

Schopenhauer non ebbe madre, né moglie, né figli, né famiglia, né patria. Fu assolutamente solo, senza neppure un amico; e tra uno e nessuno si stende l'infinito.

Gli bastarono due camere presso una pensione, e là visse gli ultimi trent'anni della sua vita, senz'altra compagnia che quella di un cane, prendeva i suoi pasti generalmente al Ristorante Inglese.

Schopenhauer sfogava i suoi istinti sessuali frequentando le case di piacere, a conferma della sua concezione pessimistica che la procreazione sia un male, in quanto mette al mondo uomini destinati all'infelicità.

L'attacco della scienza contro la teologia, l'accusa dei socialisti contro la miseria e la guerra, l'importanza biologica nella lotta per l'esistenza, tutti questi fattori aiutarono a elevare finalmente Schopenhauer alla fama.
Era ancora in tempo per poter gioire della sua popolarità: leggeva con avidità tutti gli articoli che apparivano su di lui; chiedeva che gli mandassero qualunque brano di commento stampato, offrendo di pagare le spese postali. Così il grande pessimista divenne, nei suoi ultimi anni, quasi ottimista: suonava assiduamente il flauto e ringraziava il tempo di averlo liberato dagli ardori della gioventù.

mercoledì 5 ottobre 2005

INOLVIDABLE PRESENCIA

Ernesto Che Guevara
Per preservare il processo rivoluzionario dalla sclerosi, ogni stato di equilibrio, appena raggiunto, è da destabilizzare per raggiungerne un altro, a uno stadio superiore.
Creare due, tre, molti Vietnam.

lunedì 3 ottobre 2005

1 W33K 1N M1L4N

coming back home

Michel Houellebecq & Elisabetta Sgarbi

John Richmond

Ori Richmond

domenica 2 ottobre 2005

Agosto

Perchè poi i moti umani e i sentimenti sono precisi e sempre uguali, apparentemente liberi ma rigidamente vincolati.
In discoteca da solo, lo sfigato che non ha amici, e il figo che già le tipe aspettano.
Tutti gli altri non se lo possono permettere, devono andarci con la kumpa, che non sono abbastanza fighi ma non vogliono sembrare così sfigati, le 2 code della gaussiana.
Così, lo sfigato senza prospettive rimane a casa d'agosto, oppure chi si può permettere di andare in vacanza sempre, perchè fa quello che vuole: gli altri devono andare in vacanza, perchè non tutti si possono permettere di non fare le vacanze.
Ad Agosto finisce l'anno e si tirano le somme: i vecchi si suicidano, il Gatti uccide gli zii perchè lo conoscono e, seppur senza fargli notare nulla, sono testimoni silenziosi del suo fallimento.
Ad Agosto si abbandonano i vecchi (cani) e a settembre se ne avranno nuovi; a settembre ci sarà nuovo anno scolastico, nuovo campionato, avremo nuovi lavori vicini a nuovi amori.
Chi sa già che non sarà amato, rimane a casa in anticipo, l'autoesclusione dell'escluso, e cerca di trovare una via alternativa alla felicità dei +, una via alternativa che in realtà mira a nient'altro che a quella stessa felicità così comune e banale che disprezza: nerd/crumb che scrive romanzi x dimostrare quanto è + degno di essere amato del capitano della squadra di football, da dedicare alla + bella delle ragazze pon-pon, e quindi al contrario di tutto quanto finge di pensare e x cui motiva il suo scrivere romanzi, si riconosce nel medesimo value set di valori del capitano.
Andare in vacanza ad agosto perchè non si può fare diversamente; sposarsi e avere figli perchè è giusto farlo, perchè questo è il template di vita che la società ha preparato, nel migliore dei mondi possibili.
Chi si discosta dalla strada tracciata della vita modellata, attraverso vie più impervie su sentieri di montagna, spinto dalla voglia di arrivare più lontano come rivalsa, ma in realtà con il rischio morire di freddo congelati lungo la traversata, perchè chi è figo è figo ovunque, e non c'è città o società, e chi è sfigato è sfigato ovunque.

soundtrack: Bliss, Sleep Will Come

venerdì 30 settembre 2005

JP II Santo Subito fa Hattrick su Ogame

Giovanni Paolo II Santo Subito perché rockstar, ke fece concerti con rockstar.
Il Marketing della Chiesa Cattolica (dalle indulgenze alle elezioni del Papa, strumento per ricreare periodicamente attenzione attorno alla Chiesa) celebra concerti, messe pagane, dove vige infallibilità della rockstar nell’esercizio delle funzioni, come l’infallibilità papale. Rockstar agnello di Dio, vittima sacrificale della Società che adora le rapide ascese e gode delle subitanee cadute: rockstar live fast love hard die young e non ha più nulla da desiderare, non può crearsi finti obiettivi progressivi quando sono tutti già raggiunti (come cercare l’amore andando a puttane), e allora finisce per darsi la morte (Janis Joplin, Jimi Hendrix, Elvis Presley, Dave Gahan dei Depeche Mode, Michael Hutchence) perchè non educata a sopportare la vita, finisce schiantata come Icaro dall’eccesso di luce.
Solo un’educazione adeguatamente dura prepara ad affrontare la vita, e in questo si evidenzia la necessità degli obiettivi progressivi.
Gli eterni trentenni italiani non si sposano, perchè non ritrovano nella moglie ciò che gli dà la madre. Ma la non crescita è sempre una sconfitta. Essere giovani vuol dire poter pensare di Essere Tutto.
Diventare adulti è accettare di essere solo qualcosa di quel tutto, e convivere con l'infinita tristezza che dà abbandonare parti di sè nell'aut-aut della vita.
Gli eterni trentenni preferiscono continuare a Essere Niente, per poter ancora sperare di essere quel Tutto che non saranno mai.
Nell’inanità si allarga la forbice tra quello che si è e quello che si vorrebbe essere, per cui è impossibile recuperare il tempo perduto, a meno di un miracolo: essere famosi senza merito, diventare Santo Subito come una rockstar partecipando al Grande Fratello.
Ma l’essenza della Vita è nella progressione.
L’essere giovani, l’ansia di scoperta nel fare le cose per la prima volta e constatarne gli effetti, lo struggimento e la nostalgia di vedersi crescere e cambiare, la percezione di come il peggio di un sogno è che si avveri per la sensazione di vuoto che pervade ogni raggiungimento, la consapevolezza del fatto che fermarsi a contemplarsi è condannarsi all'infelicità, perché il mondo sempre uguale allo stesso modo ama essere nuovo ogni giorno.
E come il sentimento (il passaggio) è sempre lo stesso, l’Arte che lo descrive è sempre uguale ma apparentemente sempre nuova. Non basta la musica (o la letteratura o o la pornografia) del passato, da un concetto di bello oggettivo cristallizzato nel tempo, i vari luoghi comuni artistici devono essere ripresi e rivisitati alla luce dello spirito del tempo. I romanzi di formazione (da L’Educazione Sentimentale a Jack Frusciante è uscito dal gruppo), le canzoni (da Omero a Notte prima degli esami), i film (Quella sporca dozzina, Rocky) fino ora ai videogiochi (Caesar, www.hattrick.org, www.ogame.it): l’uomo trae piacere dal rivivere / simulare la preparazione e l’attesa della Vita, e cerca di duplicare tale piacere nell’espressione artistica / nel divertimento.
Il piacere di tale duplicazione affetta anche Il Grande Fratello, di cui si susseguono le edizioni, ma rimane arte deteriore, perché è un passaggio senza progresso, fine a sè stesso, un sesso di prostituzione (anche come sesso praticato dai concorrenti davanti alle telecamere) che lascia il vuoto dell’insoddisfazione.