giovedì 13 ottobre 2005

produci consuma crepa reloaded

Come se il produci-consuma-crepa, come se le sovrastrutture fossero qualcosa che opprimono l'uomo essendo altro da lui, e invece non fossero in realtà la sua natura stessa, e come se qualunque ribelle non fosse un conformista cui non piace la gente per piacere a certa gente.
Come se la quotazione in borsa di un'azienda non fosse la nostra vita quotidiana, di hype e speranze, di sopravvalutazioni e comunicati trionfalistici e crisi e fallimenti, come il ciclo di vita di un prodotto non fosse il ciclo di vita di una persona, e una persona un prodotto, su cui investire a fondo perduto nella giovinezza, gestire fino al massimo splendore nell'età adulta, e poi trarre il profitto che è giusto nella vecchiaia, poi abbandonare alla morte per prendergli ciò che aveva e investire in figli nipoti e nuove speranze.
Come se il Candido di Voltaire non dicesse davvero che viviamo nel migliore dei mondi possibili, dove nelle case belle ci sono le persone belle con le cose belle gli angoli non sono consumati e le mani sono curate con dita delicate e capelli biondi pettinati, gli amori belli della gioventù bella rispetto agli amori a microonde dopo cene col microonde in case sgaruppate con gli angoli smusssati con i piatti sporchi che si accumulano in un vecchio lavabo dove gocciola un vecchio lavandino tenuto insieme da una vecchia valvola recuperata in un vecchio negozio, è tutto è sbagliato e sono cose che non funzionano e ripararne una non serve, come se risolto un problema non tornassero tutti gli altri che lo avevano generato, come se non capitasse che per risolverne uno se ne creano sempre altri, per cui il ragazzo ciccione escluso da tutto cercherà alla fine una ragazza cicciona esclusa da tutto per moltiplicare i propri problemi in figli ciccioni esclusi da tutto.
Come se ogni cosa avesse più chiavi di lettura, e non fosse esattamente com'è nel momento in cui è, per cui telecom oggi vale 7 e domani vale 10, perché davvero oggi valeva 7 e domani vale 10, come se davvero quello che fai o quello che sogni non valesse da un giorno all'altro 7 invece che 10, e in fondo valesse più per quanto lo sognavi che per quanto valesse, ma il sogno è l'opzione reale che è implicita in ogni giorno che vuoi sperare, per cui quel giorno perduto vale sempre meno, a meno che si avveri quella speranza sempre più perduta, che poi è la natura dell'invecchiare, il costo-opportunità del tempo e il valore della vita.
Come se queste cose ci fosse bisogno di scriverle o pensarle, e non fossero già così ogni giorno, come è il Sole ogni giorno, a parte il bisogno di negarle, l'educazione che è la convenzione di non dirle, fingere/illudere di essere sempre un po di + / sempre un po' di - per la vergogna di essere esattamente quello che siamo, l'esaltazione che è l'autocommiserazione, il sentirsi speciali per sentirsi uguali, abbattere le sovrastrutture per crearne nuove personali, nuove in realtà uguali a quelle precedenti, perchè siamo sempre noi, ovunque siamo, sempre.

Soundtrack: Nyman, Time Lapse

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Un po' come dire "the dead cat is on the table."

Anonimo ha detto...

Siamo come diamanti, gioielli di immenso valore, dalle mille sfaccettature... miniera ancora da scoprire o elaborati in bella mostra nelle vetrine...

Liz

William Bottin ha detto...

a me pare tutta bigiotteria

Anonimo ha detto...

La bigiotteria è di gran lunga la migliore...

Liz

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