sabato 31 dicembre 2005
I love you till the end of the world / year / marginal
Le feste rispondono al ritmo circadiano del lavoro onesto / riposo in famiglia, per cui chi non rientra / riesce a rientrare in questa vita standard le nega / rifiuta, allo stesso modo del 17enne magro con gli occhiali che alle feste di classe si mette di profilo alla finestra criticando / negando la necessità di piacere proprio per piacere a chi tendenzialmente è a margine, proprio perché sa che non può piacere in maniera standard, ma solo marginalmente.
Perché da quando esiste il mondo tutto è cambiato, ma il bisogno di mangiare dormire scopare pensare è rimasto uguale, e tecnologicamente in queste funzioni che sono primordiali / essenziali non c’è stato né ci sarà mai nessun miglioramento, mangiare al massimo si è arrivati a cuocere, dormire al massimo è arrivato al materasso, scopare al massimo si è arrivati al profilattico o a farlo sul materasso, pensare si è arrivati a scrivere i pensieri, e si scrivono ancora adesso come li scriveva Omero.
Io percorro la strada Marginale lungo il fiume Tago partendo da Praça do Commercio come quando Ulisse secondo Omero fondò Lisbona, la Marginale che attraversa Estoril e chissà quanti fari, la casa di Re Umberto II e la biblioteca di Cascais del Conde de Castro Guimaraes, dove Pessoa aveva fatto domanda per diventare bibliotecario ma non fu preso e allora morì di miseria in una tabaccheria che descrisse nella Tabaccheria, e poi la Marginale prosegue e arriva fino al Cabo da Roca il punto più occidentale d’occidente, ed è un immenso drive-in di gente che si ferma al ciglio della strada a guardare il mare.
Perché dopo essersi consumata a lavorare la gente non sa come passare il tempo, e allora tutto si riduce ad andare a mangiare fuori o andare al cinema o al massimo a scopare, e non c’è nient’altro da fare, oppure leggere una poesia tipo la Tabaccheria di Pessoa che descrive come non ci sia nient’altro da fare che guardarsi passare, e di come tutto quello che è il mondo un tempo non ci sarà più, e però ci saranno altri mondi dove altri esseri simili alla gente faranno cose simili a mangiare dormire scopare pensare scrivere.
E infatti percorrendo la Marginale mi sento come il protagonista delle Particelle Elementari di Houellebecq quando va a vivere in Irlanda, e ho scoperto che qui in Portogallo di Houllebecq non hanno tradotto estensione del dominio della lotta né nessun altro libro, ma solo le Particelle Elementari, perché difatti tutti i libri di Houellebecq sono uguali, e sono uguali a tutti i libri di Pessoa dal libro dell’inquetudine alla Tabaccheria, e a tutti i libri di Leopardi, che poi Pessoa, Houellebecq e Leopardi quando li invitavano alle feste di classe avevano diciassette anni e gli occhiali e si mettevano di profilo alla finestra considerando quanto tutto è un misero gioco di piacere proprio perché sapevano di essere marginali, e così speravano di piacere a chi rimaneva marginale.
Poi ad Houellebecq è riuscito meglio che a Leopardi e Pessoa, ma questo rimane comunque marginale se si contempla solo il fatto che comunque questa presenza che è la nostra essenza è comunque solo passare.
Ed ovviamente tutto quanto detto e scritto corrisponde a questo stesso detto e scritto, come Leopardi fa gli auguri al venditore di almanacchi, e ognuno conoscendo in fondo bene sé stesso, comunque si aspetta sempre qualcosa di meglio e di diverso dal suo futuro, ed eppure non rinuncerebbe mai al proprio passato, per quanto disgraziato sia stato, essendo il non essere stato come il non essere più, e tutto un eterno presente dove quello che è ora è l’unica cosa importante.
E c’è il dire tutto questo, che è / sarebbe il compito della Letteratura, che sarebbe appunto la traduzione del pensiero in maniera che possa rimanere, e dovrebbe essere la cosa più alta di tutte le cose.
Che se c’è bisogno di dirlo allora la Letteratura dovrebbe dire questo, e se invece è sottinteso, allora comunque la Letteratura dovrebbe dire questo come lettura per passare il tempo quando si fa il drive-in davanti all’oceano.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
tutto abbastanza vero, dezzy, anche se inizi a ripeterti. :)
e cmq mettersi alla finestra in disparte di profilo ecc non era una strategia. la tua lo era?
lo zanna ricorda per-fet-ta-men-te il se stesso 17enne ancora vergine di lingua (come dicevano gli addicted) che si metteva in disparte con la precisa sensazione dell'impossibilità di piacere. e basta. una semplice constatazione che diveniva enunciato. e certo schifava le bruttine con gli occhiali in disparte cui non ambiva per nulla.
poi ai 19, senza alcuna strategia, invitando amici maschi a ballare, si era alzata lei e non loro, e l'enunciato aveva palesato una falla nella propria teoria.
Z
ma Bret Easton Ellis smentisce quello che dici... lui a 17 era bellissimo, biondo, abbronzato, ricco, chiavava a destra e a manca, ma lo stesso era già uno scrittore tra i più grandi.
francesca
Posta un commento