uno dei primi giorni qua a sydney, zona(ccia) kings cross, dove ho vissuto le prime due settimane.
fatico a controllare la velocità, la discesa è ripida e i sacchetti pesano; pochi metri davanti a me un ragazzo con una maglietta rossa, scritta bianca sul coppino, cammina all'europea. una scritta familiare. www.ildeboscio.com
ecco, cominciamo bene. "scusa"
il giovane non fa in tempo a girarsi che ci accorgiamo che c'è qualcosa di strano. entrambi non ci ricordiamo il nome dell'altro. vittorio. ah ecco, vittorio
risparmio i poverissimi "non ci credo" o cose così. beh vittorio non lo conosco bene, non mi ricordavo neanche che si chiamasse vittorio. uno simpatico, con cui scambiavo volentieri ogni tanto, o ogni poco, 2 parole per 3 parole nell'anno di nostro signore 2002. 2003?
vittorio è ancora simpatico, la maglietta VIUULEENZAA mi ha deluso un po'
dice che ha provato a farsi assumere ma non l'han preso da nessuna parte, è qua da 3 settimane. un paio più di me. domani parte e va a raccogliere la frutta nelle fattorie lontane da sydney. fruit-picking. pagano bene, tra un po' la sua ragazza lo raggiunge. gli ho mandato una mail ma non mi ha risposto ancora, probabilmente non ha ancora trovato una connessione internet laggiù, o altrettanto probabilmente non avrà avuto voglia tempo per rispondermi. in bocca al lupo e pacca sulla spalla
ieri sera cammino per il lungospiaggia di bondi, dove io e thomas ci siamo sistemati pochi giorni fa. l'ostello qua è un po' più pulito e la zona più sclusiva; la stanza è a due piani di scale dall'oceano; ci sono più italiani qua che mosche nella city.
ero detto, cammino, ma poi mi fermo
mi fermo come tante volte a leggere la carta di uno degli innumerabili ristoranti asiatici. questo è un vietnamita. viet, si chiama.
la vetrata che dà sul locale si affaccia su una coppia che non mi interessa osservare; però colla coda dell'occhio noto dai gesti che loro sì, che sono interessati. oddio, avrò fatto qualcosa che non va? saranno passati ormai più di 30 secondi dall'ultima volta che ho renzato, e poi no dai c'è un vetro tra noi 2. 3. il ragazzo si alza, mi decido a guardarlo in faccia. è beppe. ma pensa te, beppe, l'amico di tommi, abbiamo anche fatto il fantacalcio insieme un anno. 2002. 2003? qua il "non ci creedoo" è molto più enfatico, come il viet, come i viet, come i gialli. beppe accenna un abbraccio, ma beppe tutto sommato mi stava sul cazzo. però va beh chissene, accetto volentieri l'invito a disturbarli per 5 minuti. mentre ci stiamo sedendo al tavolo beppe mi spiega che è stata la ragazza a riconoscermi, e io non faccio finta di ricordarmi chi sia, mi presento. stamattina ho capito che è anche una che mi piaceva quando studiavo in via necchi. beppe è entusiasta di bondi, che sarà anche piena di italiani, però oh "noi italiani mica siamo scemi". mi dà un paio di dritte su compagnie di cathering che pare paghino bene, mi spiega che è qua per studiare inglese, inizia a mangiare la sua insalata vietcong.
nct: "sei la seconda persona che conosco che incontro totalmente casualmente da quando sono qua. pensa che l'altro giorno a kings crosso vedo uno colla maglietta del deboscio ch.." beppe diventa una smorfia, si mette le mani in faccia come per dire "madonna quelli del deboscio". avrà conosciuto riccardo, penso io, per fare sta smorfia. e gliel'avrà presentato una delle sue amiche di necchi.
prima o poi rivedrò beppe. quello del fantacalcio, uno che ti fa venir voglia di scrivere un saggio "101 modi per evitare di salutare una persona". e di metterci anche una ghost track, tipo 2 pagine del libro appositamente incollate con scritti 2 ghost modi per evitare di salutare una persona.
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