venerdì 21 dicembre 2012

l'individuo eccezionale

Al mondo sono sempre esistiti e continuano ad esistere individui molto speciali (figure geniali, mistici, tiranni e vari altri soggetti) in grado di lasciare il segno con il loro talento e le loro inclinazioni. La tensione all’eccezionalità è una disposizione inevitabile dell’animo umano e il desiderio di pensarsi un individuo eccezionale non è affatto raro. Ambire alla gloria è voler conquistare l’amore di uomini che non si conoscono e che non si conosceranno mai e, di conseguenza, non è una colpa volere il successo e essere noto agli uomini con il cinema o con i libri o con altro. La questione è pertanto molto complessa.

(...)

Se ripensa a quelle circostanze e a come si è sempre impegolato nelle relazioni amorose, ha la certezza di aver agito con un corpo che non gli apparteneva o, peggio ancora, con un corpo che un dio predatore (somigliante a lui in modo perfetto) gli aveva sottratto senza che egli se ne rendesse conto, per il gusto di farsi passare per lui.Il risultato era però insopportabile e la sola forza che gli restava era di urlare in faccia al mondo (anche lui come Artaud segregato a Rodez e non più padrone di sé) che, a forza di morire giorno dopo giorno, in fondo all’animo doveva aver raggiunto un tangibile grado di immortalità.

(...)

La raffinata capacità intuitiva gli ha fin qui consentito elevata responsabilità nella relazione amorosa ma poca vera passione. Ora, la lettura a voce alta delle lettere di una donna che lo ha profondamente amato, sottraendolo al soliloquio, gli sta indicando la strada da far fare al suo corpo per trovare vitalità attraverso il linguaggio. Se ancora si ostina a ribellarsi è perché vorrebbe essere ciò che non è: un monaco medievale attratto all’afanisi - la carenza di desiderio - e affascinato dal misticismo.

(...)

Pregando, l’uomo ha capito che l’idea di compiere un’opera eccezionale è una trappola dell’infatuazione, un pensiero accecante e mercantile che, dietro il velo di un prodotto sublime e unico, nasconde la fine di tutto. La preghiera (pur senza un preciso destinatario) è la rete invisibile e straordinaria che sempre può tessere sotto di sé per proteggersi dallo sconforto.

(...)

Lo ritrovo dopo una settimana inferocito contro il dio bastardo che lo incita a fare cose che gli costano sforzi immensi di pensiero. Fosse per lui vivrebbe nell’ozio indefinitamente e invece si sente costretto a studiare, leggere, approfondire e, se un libro lo affascina, fosse smpre per lui, lo abbandonerebbe subito cedendo al comito che il piacere della conoscenza gli suscita.Dentro, infatti, il dio serpente lo incita a cercare il perché della sua esistenza e lui, fedele invece al dio dell’inerzia, resiste alla pressione cercando il disgusto per potersi negare ogni curiosità che lo apra sul nuovo e sull’ignoto. Il dioperfido invece vuole la sua disobbedienza e contro il disgusto e il vomito vuole ch’egli assapori il frutto dell’albero proibito. Ma più gli anni passano, egli si rende conto di poter fare a meno di quel dio multiforme che abita il suo intimo. Ora non lo teme più come invece lo ha temuto per molto tempo a partire dall’infanzia.Lo considera un soggetto esigente e brontolone che da lui pretende sempre l’impresa eccezionale ma, se non ci riesce, fa niente: basta aver provato e, quindi, se lo chiama bastardo e perfido seprente è perché non teme ritorsioni quando sente di provare odio per lui.

(...)

Se, prima d’ora, non me ne ha mai parlato è perché dice sempre meno di quanto vorrebbe pur immaginando di dire molto di più di qanto dica così che lo scarto tra ciò che la sua coscienza riesce a esplicitare e il potere della sua immaginazione, già profondo in partenza, diventa incolmabile. Finora la sua mente, soggetta agli attacchi visionari che la colpivano senza preavviso, è stata altrove, passando capricciosa da un posto all’altro senza mai fermarsi. Ora, la paura di dover morire è più reale di prima ma lo inquieta meno di quanto aveva a lungo immaginato.

(...)

“Al pari della creazione, anche la morte del sistema solare avverrà con maestoso splendore”
 (Blaise Pascal)

 Il pensiero, attribuito a Pascal, che introduce il mio film “Apocalisse nel deserto” in realtà è inventato. Mi piace fare queste cose, io sono un narratore e non un documentarista tradizionale. Questa citazione pseudo pascaliana ti guida fin dall’inizio verso un universo poetico - indipendentemente dal fatto che lo spettatore sappia o meno che si tratta di un falso - e che inevitabilmente tocca corde più profofonde che un mero reportage. È qualcosa di cui sono orgoglioso e non mi sento di avere ingannato lo spettatore. D’altronde Pascal non avrebbe potuto scriverlo meglio. Dopo la citazione, la voce off afferma “maestose catene di montagne, nubi, la terra avvolta nella foschìa”. In realtà ho filmato cumuli di polvere e terra formatisi dal passaggio degli autocarri. Queste “catene di montagne” erano poco di più di qualche centimetro”. (Herzog on Herzog, Faber & Faber, Londra, 2002)

TRATTO DA UN LIBRO DI 68 PAGINE

Nessun commento:

Posta un commento