So che questa foto vi avrà procurato qualche scompenso, ma la sua presenza è a ragion veduta. Rappresenta le famose Fettuccine Alfredo, celeberrimo piatto italoamericano (più America che Italia, a dire il vero).
Le Fettuccine con la “f” maiuscola sono state inventate da Alfredo alla Scrofa, sono fettuccine all’uovo fatte in casa, mantecate (l’espressione non potrebbe essere più adatta) con un’imponente salsa a base di grandi quantità di burro e parmigiano. Un piatto gradevole e gustoso, tenendo presente che si tratta di pasta al burro e parmigiano. Ma è pur sempre la sublimazione di pasta burro e parmigiano, il grado zero. Niente a che vedere coi pastrocchi americani con panna e liquidi vari come quello ripreso in foto. Se volete la completezza del quadro storico, almeno una volta dovete provarle. Ribadisco, per una questione di completezza storica, e per far mente locale sul fenomeno di un piatto che, trapiantato oltreoceano con ingredienti e purtroppo risultati culinari ben diversi dall’originale, ha cessato di essere una semplice pietanza per mutarsi in una vera e propria sotto-cultura.
Le fettuccine all’Alfredo, cosa diversa dalle americane fettuccine Alfredo.
Le fettuccine all’Alfredo, cosa diversa dalle americane fettuccine Alfredo.
Un lungo preambolo per raccontare un piccolo episodio capitatomi ieri a pranzo, alla già recensita Matricianella di via del Leone, che tra parentesi si è confermata approdo affidabilissimo (e di prezzo oltremodo onesto) anche per sgranocchiare un paio di bucce di patata fritte (provatele assolutamente) e un bombolotto alla gricia.
Subito dopo il mio ingresso nel locale, in un tavolino vengono fatti accomodare due turisti stranieri. La coppia è giovane, parla una lingua ignota (la mia fidanzata ci ravvisa un accento arabo, ma i due sono chiaramente occidentali) e ha in mano alcune buste di negozi d’abbigliamento. La ragazza, mi fa notare ancora la fidanzata, ha al collo un ciondolo di Chanel grande come una mano.
I due vengono solertemente serviti dell’acqua da un bravissimo cameriere, che si occuperà anche di noi e che si distinguerà per il sangue freddo e per la professionalità assoluta. Al momento di prendere le ordinazioni, ecco la scena madre. Dopo un breve conciliabolo col compagno, la signora prende un piatto di penne all’arrabbiata. Lui invece vuole le fettuccine. All’inizio, in inglese, dice di voler fettuccine bianche. Il cameriere pensa che voglia pasta senza condimento. Dopo qualche spiegazione, si appura che lui vorrebbe le fettuccine all’Alfredo. Naturalmente, alla Matricianella non hanno questo piatto in carta. Nessun ristorante italiano ha questo piatto in carta, eccezion fatta per i due Alfredi che ho nominato (e che hanno la versione originale, senz’altro più sobria del pastrocchio broccolino nonostante il “doppio, triplo burro” di cui parlò Vincenzo Buonassisi). Il tizio sembra un poco contrariato, non pare molto commosso dalla lista di primi che indica gricia, carbonara (presa dalla mia fidanzata, una volta di più buonissima, stavolta cotta alla perfezione, con un gran buon guanciale), fettuccine ai funghi e cicoria, pasta all’amatriciana: come dire, la quintessenza della tradizione romana. Lui no: vuole le fettuccine “with cream sauce”. Alla fine, spiegato con calma che quel piatto non è disponibile, si orienta su un piatto di semplici fettuccine al pomodoro e basilico.
Ma non è finita. Il cameriere porta sul tavolo il cestino del pane, contenente fette di casereccio davvero ottimo nell’equilibrio tra il croccante e il soffice. La signorina chiede se hanno il garlic bread. Cos’è il garlic bread? E’ un’altra mistificazione americanizzante, sorta di versione stracciona della bruschetta: crostini all’aglio, sicuramente più facili da trovare nella confezione industriale in sacchetto, piuttosto che in ristoranti e panetterie (magari in qualche pizzeria li beccate, ma provengono sicuramente dai sacchetti di cui sopra). Inutile dire che molti americani (e molti altri) credono che sia un abituale accompagnamento della tavola italica: in questo sito, per esempio, si legge che questo crostino “will complement any Italian meal”. Ma dove? Comunque, il cameriere ha risposto alla cliente che no, non hanno il pane all’aglio. Al che, la signora ha chiesto: “Is this an Italian restaurant?”. Il cameriere, manifestando un sangue freddo ammirevole, risponde: “Yes, ma’am”.
A me, francamente, una ma’am così mi avrebbe fatto girare le scatole. Credevo che i luoghi comuni turistici sul mangiare italiano fossero ormai al tramonto, specialmente tra i più giovani. Evidentemente, non è così.
Subito dopo il mio ingresso nel locale, in un tavolino vengono fatti accomodare due turisti stranieri. La coppia è giovane, parla una lingua ignota (la mia fidanzata ci ravvisa un accento arabo, ma i due sono chiaramente occidentali) e ha in mano alcune buste di negozi d’abbigliamento. La ragazza, mi fa notare ancora la fidanzata, ha al collo un ciondolo di Chanel grande come una mano.
I due vengono solertemente serviti dell’acqua da un bravissimo cameriere, che si occuperà anche di noi e che si distinguerà per il sangue freddo e per la professionalità assoluta. Al momento di prendere le ordinazioni, ecco la scena madre. Dopo un breve conciliabolo col compagno, la signora prende un piatto di penne all’arrabbiata. Lui invece vuole le fettuccine. All’inizio, in inglese, dice di voler fettuccine bianche. Il cameriere pensa che voglia pasta senza condimento. Dopo qualche spiegazione, si appura che lui vorrebbe le fettuccine all’Alfredo. Naturalmente, alla Matricianella non hanno questo piatto in carta. Nessun ristorante italiano ha questo piatto in carta, eccezion fatta per i due Alfredi che ho nominato (e che hanno la versione originale, senz’altro più sobria del pastrocchio broccolino nonostante il “doppio, triplo burro” di cui parlò Vincenzo Buonassisi). Il tizio sembra un poco contrariato, non pare molto commosso dalla lista di primi che indica gricia, carbonara (presa dalla mia fidanzata, una volta di più buonissima, stavolta cotta alla perfezione, con un gran buon guanciale), fettuccine ai funghi e cicoria, pasta all’amatriciana: come dire, la quintessenza della tradizione romana. Lui no: vuole le fettuccine “with cream sauce”. Alla fine, spiegato con calma che quel piatto non è disponibile, si orienta su un piatto di semplici fettuccine al pomodoro e basilico.
Ma non è finita. Il cameriere porta sul tavolo il cestino del pane, contenente fette di casereccio davvero ottimo nell’equilibrio tra il croccante e il soffice. La signorina chiede se hanno il garlic bread. Cos’è il garlic bread? E’ un’altra mistificazione americanizzante, sorta di versione stracciona della bruschetta: crostini all’aglio, sicuramente più facili da trovare nella confezione industriale in sacchetto, piuttosto che in ristoranti e panetterie (magari in qualche pizzeria li beccate, ma provengono sicuramente dai sacchetti di cui sopra). Inutile dire che molti americani (e molti altri) credono che sia un abituale accompagnamento della tavola italica: in questo sito, per esempio, si legge che questo crostino “will complement any Italian meal”. Ma dove? Comunque, il cameriere ha risposto alla cliente che no, non hanno il pane all’aglio. Al che, la signora ha chiesto: “Is this an Italian restaurant?”. Il cameriere, manifestando un sangue freddo ammirevole, risponde: “Yes, ma’am”.
A me, francamente, una ma’am così mi avrebbe fatto girare le scatole. Credevo che i luoghi comuni turistici sul mangiare italiano fossero ormai al tramonto, specialmente tra i più giovani. Evidentemente, non è così.
PS: la signora, prima della pasta, si è anche fatta portare un gelato.
http://www.tommasofarina.com/2008/aruotalibera/501/pranzo-con-turisti-stranieri-alla-ricerca-dei-luoghi-comuni
2 commenti:
LA STORIA DI ALFREDO DI LELIO E DELLE SUE “FETTUCCINE ALL’ALFREDO” NOTE IN TUTTO IL MONDO
Siamo i nipoti di Alfredo Di Lelio, creatore delle “fettuccine all’Alfredo”. Vi raccontiamo la storia di nostro nonno.
Alfredo Di Lelio aprì il ristorante “Alfredo” nel 1914 in un locale nel centro di Roma, dopo aver lasciato il suo primo ristorante condotto con la madre Angelina a Piazza Rosa (piazza scomparsa nel 1910 a seguito della costruzione della Galleria Colonna/Sordi). In tale locale si diffuse la fama, prima a Roma e poi nel mondo, delle “fettuccine all’Alfredo”. Nel 1943, durante la guerra, Di Lelio cedette il ristorante a 2 suoi collaboratori.
Nel 1950 Alfredo Di Lelio decise di riaprire con il figlio Armando (Alfredo II) il suo ristorante a Piazza Augusto Imperatore n.30 “Il Vero Alfredo”, che è gestito oggi dal nipote Alfredo (lo stesso nome del nonno), con l’aiuto di sua sorella Ines (lo stesso nome della nonna, moglie di Alfredo Di Lelio, cui furono dedicate le fettuccine).
Il locale di Piazza Augusto Imperatore è, quindi, quello che segue la tradizione familiare di Alfredo Di Lelio e delle sue note fettuccine (cfr. anche il sito di “Il Vero Alfredo” http://www.alfredo-roma.it/).
Cordiali saluti Alfredo e Ines Di Lelio
complimenti al blog ed ho letto con molta attenzione i commenti lasciati dagli illustri predecessori.
Per amore di onestà mi permetto di invitarvi a vedere questo articolo :
http://www.brdconsulting.it/fr/actualites/43-Comunicati%20Stampa/530-le-fettucine-di-alfredoil-franchising-la-vera-storia-.html
nel frattempo Vi allego un piccolo sunto :
...Ma il vero THE ADDRESS ossia il luogo dove sono nate ossia Alfredo alla scrofa is the address e cioè via dell scrofa 104 con il know how originale ,le foto, gli elementi caratterizzanti il franchising la storia !!!
Anche l’Ufficio Statunitense si è occupato del marchio ALFREDO perché la Alfredo International Inc., aveva provato a opporsi al marchio depositato dall’originale di Via della Scrofa che poi ha perso.
Raccontata la vera storia è bene evidenziare che il mondo del franchising sta riconoscendo i meriti le capacità e la qualità del progetto Alfredo’s Gallery - la versione internazionale per esportare il marchio ed il know how ultracentenario -che nessun Alfredo puo’ avere attraverso un concept sia innovativo ( fettuccina bar) che tradizionale ( i ristoranti oltre al suo shop).
Ma è bene dire che il management del team , capitanato da Mario Mozzetti e con in staff Emanuele Montelione www.lexico.it , ha registrato il marchio nei maggiori Paesi.
Alfredo è un discorso storico , di valorizzazione del made in italy e l'obiettivo è quello di riportare sotto il giusto riconoscimento un piatto importante che ha una sua Italianità , che và difesa (non solamente per il business )e tutelata a vantaggio di tutti , compresi i "proprietari"!
questo discorso ovviamente non è solo per Alfredo : nel mondo ci sono altri importanti piatti Italiani , per es. la pasta all'Amatriciana (ieri c'era giustappunto la sagra ufficiale) di cui ci sono imitazioni e copie non ufficiali ed originali e poche strutture e persone che realmente difendano l'originalità ed il valore di queste "perle" culinarie
Chiedo quindi maggiore condivisione e difesa del nostro patrimonio e ciò gioverà a tutti ed a tutte le funzioni nell'ambito ristorativo e credo che il gentile moderatore del blog non potrà che condividere
grazie dell'attenzione e buona serata a tutti
Federico Fiorentini
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