lunedì 5 marzo 2012

Una separazione

una separazione


Nel giorno in cui in Iran vincono i clericali, è da vedere assolutamente il film più bello degli ultimi dieci anni, Una separazione di Asghar Farhadi, un film spietatamente perfetto.

Gli spietati dicono giustamente che Farhadi non ha bisogno di ricorrere a stratagemmi per aggirare la censura,  pur facendo un film eminentemente politico: le aporie del sistema iraniano anziché essere additate sono parte integrante e inscindibile di un dramma borghese che si fa tragedia dipanando per progressivi aggiustamenti delle angolazioni la lettura metaforica di un complesso scenario umano e sociale squadernato che mostra un Iran dilaniato al suo stesso interno dallo scontro sociale e culturale e da questo immobilizzato, la generazione di mezzo, relativamente agiata e di buoni studi, impantanata tra desideri di fuga e attaccamento alla tradizione, impossibilitata a disfarsi del corpo muto e ingombrante dei padri, proiettante ansie di modernità e rovelli etici sulla generazione dei figli, le derive quasi kafkiane della giustizia in uno stato confessionale, la forza ineludibile dei condizionamenti religiosi.

Una separazione si presenta come paradigma di complessità e di trasparenza allo stesso tempo, l'essere umano,  è  fulcro delle più nefaste strategie e delle conseguenze che ne derivano, si pone ancora superstite incapace di riallacciarsi ai suoi simili, inconsapevole testimone del proprio fallimento, che osserva le desolanti rovine di una società incatenata e schiava della parola e del proprio senso di colpa. E' l'Iran del qui-e-adesso, ma è anche un riflesso accecante, una discesa nell'universalità dell'incomprensione tra gli esseri umani.

Il film riesce anche ad essere profondamente antifemminista e pertanto sottilmente tradizionalista, le donne mentono per giustificarsi, gli uomini per ristabilire la verità, a metà tra rashomon per il dodecaedro di punti di vista e il divo per il concetto di fare il male per ottenere il bene.

La verità ha un timing che deve essere rispettato, bisogna essere sempre eternamente giusti, non si può mai mancare una sola volta, perché poi si cadrà in tutta una serie di sforzi per ristabilire la rettitudine che aprirà una voragine, coinvolgerà gli altri e li danneggerà, fino all'impossibilità di ricomporre la situazione.

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