Punk può essere tutto e lo è
allo stesso tempo è niente e lo è
è il nostro punto di partenza e di arrivo
NO FUTURE
NO FUTURE
NO FUTURE
Se dobbiamo avere dei conti in sospeso, non è con il rock&roll ma con la storia europea. non è un problema di canzonette, anche se è difficile credere in qualcosa che sia più grande di un 33 giri.
PUNK NON E' UN GENERE MUSICALE
Se comincia tramite la musica, se si manifesta nelle canzoni è solo perché altri canali sono diventati impraticabili. Che forza d'impatto e che dignità hanno negli gli anni '80 l'arte, la politica, la filosofia?
E la teologia?
PUNK NON GARANTISCE NIENTE ALLA VISTA
E' come l'abito che fa il monaco all'apparenza, ma tutti sapevano quando i monaci esistevano che "l'abito non fa il monaco" anche se serve per fare un monaco magari solo per distinguerlo dai laici.
PUNK NON E' UNA QUESTIONE ECONOMICA
Un disco non è punk perché costa mille lire, anche se in questo momento un disco che costa mille lire è un disco punk perché lo fanno solo i punk (se qualche istituzione regalasse sarebbe per questo punk?)
Fare i conti con la realtà pensando che sia solo questione di soldi gioca brutti scherzi nella ricchezza come nella miseria. Non perché tutti adorano il denaro e si rovinano la vita disprezzarlo la salva.
PUNK NON E' UNA QUESTIONE POLITICO-IDEOLOGICA
anche se ha fatto dell'anarchia un credo ideologico per poter sopravvivere. L'ideologia anarchica, come quella comunista, ha fatto il suo tempo, anzi, rimanendo storia e non riuscendo mai a trasformarsi in realtà ha dimostrato un difetto congenito: quello di perdere sempre.
L'ideologia comunista trasformata in socialismo reale ci ha reso due favori di cui non possiamo non essere riconoscenti: a) ha trasformato la condizione umana liberandone le potenzialità (che la maggior parte della gente non ne approfitti non ci riguarda, al momento); b) ci ha liberato dall'esigenza di fare la rivoluzione. Basta la loro, per tutti.
Il problema adesso è un altro, anche se non sappiamo bene quale.
PUNK NON E' UNA QUESTIONE RELIGIOSA
nemmeno in negativo
PUNK NON E' AZIONE SOCIALE
anche se ne fa uso. Occupare le case sfitte a volte è giusto. Una casa non è buona perché è occupata, ma per la gente che vi abita, occupante, affittuaria o padrona che sia.
Questo però non vuole essere un ritornello per gli sciocchi: non è questo non è quello non è questo non è quello non è questo non è quello.
IL PUNK E' MORTO! IL PUNK NON E' ANCORA NATO! LUNGA VITA AL PUNK!
Punto primo: Quando l'America indica la luna, gli idioti guardano l'America.
Dallas, Los Angeles, New York, Miami, San Francisco, che altro?
Andate a Ovest, ragazzi!
Un piccolo sforzo e la pianura padana diventa il Texas, palcoscenico di lusso per le nostre sfighe comuni. Uno sforzo ancora e la costa adriatica è la California. Desidéri? Morire di look, morire con lo stereo a tutto volume.
Che altro? Idioti di tutto il mondo, divertitevi!
Punto secondo: Che futuro per un'Europa sempre più in disparte, tenuta come avamposto dall'ingratitudine di un impero da lei stessa generato e favorito? Quando si è in prima linea diventa necessità vitale fare di tutte le frontiere un muro. Di qua il bene, discutibile, però bene. Di là il male, non discutibile, perché male.
Un paraocchi troppo stretto limita la vista anche nelle vicinanze, così i muri invisibili che separano tra loro i tedeschi dell'Ovest sono più alti di quello, visibile, che separa Berlino da Pankow. Ed è una presunzione da miseri a farci supporre che Berlino Est sia al di là di un muro, quando, al contrario, è Berlino Ovest a esserne contenuto.
Punk in Mosca, punk in Varsavia, punk in Praga, punk in Pankow.
Che futuro per la cultura europea?
L'Oro del Reno è in mani sicure
L'Inno alla Gioia ha troppe note stonate
La Quadriga di Brandemburgo volta la schiena all'Ovest
E allora?
Allora Live in Mosca, Live in Budapest, Live in Varsavia, Live in Sofia, Live in Praga, Live in Pankow.
Perché non voler ammettere l'esistenza di altre possibilità, perché tacere, perché non volere?
Un muro di 2 metri, grigio, prefabbricato, serve da ostacolo alla vista e all'immaginazione; al di là non c'è niente, niente che valga la pena di intuire o conoscere; al di là del muro esiste una moltitudine non meglio definita che fa uso di ridicole automobili e di sapone ordinario, che si nutre di patate anziché di Fast Food, nostalgica di un paradiso perduto.
Che futuro per un'Europa che non può ammettere che Pankow, Varsavia, Praga sono state e sono città europee a tutti gli effetti? Quaranta anni di dopoguerra sono sufficienti per rimuovere l'imbarazzo e con lui secoli di storia.
Non avrai altro mondo all'infuori di me; comodo, ma falso. Ai tanti che hanno scoperto l'America con cinquecento anni di ritardo, le nostre felicitazioni. Ognuno ha l'immaginario che si merita.
Di conseguenza scegliamo l'est, e non tanto per ragioni politiche, quanto etiche ed estetiche. All'effimero occidentale preferiamo il duraturo, alla plastica l'acciaio, alla freddezza il calore, ma al calore la freddezza.
Ognuno ha l'immaginario che si merita.
Alle discoteche preferiamo i mausolei, alla Break Dance il cambio della guardia; al cuore non si comanda, e anche l'occhio vuole la sua parte. Necessità di virtù: troppi spettri si aggirano per l'Europa. Lasciamo senza rimpianti agli eroi maledetti da piazza e da osteria la loro infelicità senza desideri. Esiste una condizione umana ed una possibilità di realismo inquieto nel viverla; e se vivere facendo solo ciò che spiace è follia, è tempo ormai di abbassare la maschera.
caro Mauro Rostagno,
tutta la confusione che la tua vita ha involontariamente creato in me si è dissolta.
"ci sono delle morti che pesano come una montagna" perché è la morte che serve la vita, la rende possibile e piacevolissimamente tollerabile.
Strane storie di vita nel mondo. Chi per anni fa propaganda, anche senza volerlo, all'uso delle droghe, muore per difendere la unicità e la complessità della vita umana contro la semplificazione e la massificazione della vita drogata.
Muore perché coscientemente combatte il diffondersi della droga e cerca di arginare la rovina che l'accompagna. Chi per anni decreta e sbandiera la morte di Dio e la liberazione degli uomini, si ritrova ad indagare l'eternità di Dio e la miseria degli uomini.
caro Mauro, compagno di vita e fratello nella morte, ci siamo/siamo stati fregati perché siamo stupidi, siamo sostenibilmente leggeri, legati alle vanità della vita non alla condizione umana per quello che ci è dato di conoscere.
caro Mauro, noi siamo stati una delle pretenziose avanguardie dell'uomo nuovo, quello che sperimenta il nuovo in sé -"allargare l'area della coscienza"- sorretti da intelligenza, slancio, cultura e conoscenza, abbastanza padroni delle cose, delle esperienze da non diventarne schiavi. Noi? Altri con intelligenza meno lucida e cultura più accomodante non ce l'hanno fatta. Pagano anche la nostra arroganza e le nostre capacità. Anche questa è stupidità, la nostra.
Siamo tutti uguali, non ce ne sono due che si somigliano: a qualcuno basta guardarsi i piedi per accorgersi della complessità della vita, a qualcun altro una erezione improvvisa semplifica di colpo il mondo e c'è anche chi riesce a traversare indenne i campi di sterminio, ma sono pochi e non provano soddisfazione.
Chi arriva alla droga facendo uso del libero arbitrio fa gli affari suoi, quelli socialmente destinati alla droga sono affari di tutti. Un nome, un esempio: Zona Espansione Nord a Palermo, ZEN, che bella parola per un europeo colto. Tu sao che prospettiva -ZEN- per un sottoproletario siciliano.
caro Mauro, non avrei potuto scrivere tre frasi oneste sulla droga senza tirarti in ballo, nel male e nel bene; si tratta di affetto, di stima, so di certo che tu non me ne vorrai, riposa in pace.
Non c'è risoluzione al problema droga in questo mondo moderno, nell'apparenza e nella sostanza, poche palle, perché non c'era soluzione al problema della schiavitù nel mondo classico.
E' un problema di struttura economica e sociale, è un problema di reazione individuale suggerita, se non imposta.
C'è di peggio. Tutto ciò viene fatto dai mezzi di comunicazione di massa con clamore, volontà di capire, spiegarsi; perfino opporsi diventa il mezzo di diffusione principale della droga che poi fa rendere economicamente e dà risultati socialmente evidenti.
Dopo aver in parte creato e in parte essersi ritrovato un mondo di singoli individui liberi (senza storia senza memoria asserviti all'imperativo -arricchitevi di soldi e di piaceri, questa è la vita-) resta il probelma di fornire una conoscenza/informazione dettagliata sulle sostanze presenti sul mercato.
-non c'è arricchimento più veloce del trafficare in droga
-non c'è piacere fisico più a portata di mano della droga
Al di là e al di qua poche cose, a volte unite, a volte no, che valgono davvero: l'amore verso gli uomini, l'amore verso Dio, l'amore. Non c'è altro.
Questo mondo moderno è una truffa per i poveri e una beffa per i sapienti. Splende di tecniche, standard di vita, libertà del singolo, libertà del denaro, ma brucia di tutt'altro.
brucia di schiavitù nella droga
brucia di schiavitù nuove, scientifiche
(nell'indifferenza e nel preteso guadagno acquisito la desacralizzazione dell'uomo è completa, il corpo umano si regala, si vende, si compra a pezzi e questa che 10 anni fa era una metafora è già realtà. auguri)
brucia di sfruttamento del lavoro altrui, così fuori moda e così insopprimibile.
brucia nell'indifferenza per il dolore altrui e nell'incapacità di affrontare il proprio.
Due passi indietro, per andare avanti. Dicevamo che chi arriva alla droga facendo uso del libero arbitrio fa gli affari suoi.
Si può pensare che è triste e sbagliato, qualcuno farà di tutto per opporsi e farà bene, ma non sposterà di granché la situazione.
L'uomo ha la reale possibilità di scegliere e può scegliere il male e anche il peggio, e può addirittura favorire il male convinto di operare bene. A scavare appena, poi, si scoprono relazioni complesse e torbide.
C'è nel mondo della tossicodipendenza anche intelligenza, lucidità e qualcosa che assomiglia... come l'onda lunga decaduta del misticismo cattolico europeo, qualcosa che tende ad annullarsi in un abbraccio totalizzante non più con la sostanza dell'universo, ma con una sottosostanzadroga e nell'assoluta indifferenza del resto. Quasi una vendetta sarcastica, a volte perfino umoristica contro un razionalismo positivista così pieno di progresso infinito, di piaceri diffusi, di soli dell'avvenire contro il buio dei secoli bui. Se ci fosse interesse vero ad affrontare il "problemadroga" qui ci si darebbe da fare.
Occorre ridare dignità vera, pubblica e privata, al bisogno di divino che percuote l'uomo, bisogna aiutare e favorire ciò che tende all'alto, non costringere a scendere sempre più in basso chi ha reali motivi di insoddisfazione. Ma tant'è, è più facile menarsela con gli errori degli altri, sono l'occasione necessaria per aumentare il potere, il controllo, la boria e la stupidità, che in un ciclo bisognerà pure interrompere, alimenta smisuratamente il problema che si pretende di risolvere.
Enrico Berlinguer
segretario del partito
Non avremmo potuto scriverle in vita, non c'era il tempo per ascoltarla e non la si poteva capire; non ci resta che renderle omaggio ora, dopo la morte.
Umani siamo, donne e uomini, carne, e difficilmente qualcosa di più; umani, conosciamo il fascino delle piccolezze e sappiamo misurare la grandezza solo a funerali avvenuti. Quale morte oggi potrebbe suscitare la stessa sensazione di unità, di "popolo", le stesse lacrime? Quale la domanda "e adesso?" Quale artista, politico, stilista, sportivo, industriale, osannato in vita, lo sarebbe altrettanto in morte?
Tanti forse, perché le condoglianze sono, come gli auguri, gratis.
L'organo del suo partito, allora, riferendosi alle presenze al suo funerale intolava "TUTTI". Ed era vero, assolutamente vero.
La ricordo in una foto con stretta di mano a Fidel Catro. Lui: barba-baffi-cappello-divisa militare-cinturone-pistola-sorriso ironico. Lei "ristretto"-completo azzurrino-camicia bianca, soverchiato dalla possenza "espansa" di Castro. Come avrebbe potuto attirarmi? Eppure mi attraeva. In tempi passionali, rivoltosi, lei riusciva a fornirmi la dose per il mio fabbisogno -illimitato- di umanità, Lei, a disagio su un palco o davanti alle telecamere, quasi schiacciato dal peso del cappottone grigio, bollato per triste, serio, misurato. Avrei fatto la Rivoluzione (mi perdoni...) per consegnarla a Lei e vederla finalmente Sorridere.
Bastava molto meno, ma allora non lo potevo sapere.
Se forte era il fascino dell'uomo, inadeguata ci sembrava l'idea politica; per chi, come noi, aveva bisogno di assoluti terreni, che richiamo potevano avere "Compromesso Storico", "Austerità"?
Abituati a ben altre parole d'ordine, l'idea di alleanze non poteva non esserci ostile. "Austerità? Ma se lui ha un'isola in Sardegna!". Già, l'isola... Grande come il salotto dei suoi detrattori, finalmente un appiglio per chi non riusciva a trovare più succose incoerenze nel suo personaggio. Austerità? Volevamo tutto e subito e ce l'hanno dato. Vestivamo di colori e suoni, per esorcizzare un futuro di soprammobili e casette a schiera, ma non è bastato.
Avevamo abolito il Tempo, per ritrovarci con due orologi al polso ed essere sempre in ritardo. Ed è tutto ciò che ci resta, l'Austerità, non per salvare il mondo, ma la nostra condizione di essere umani, noi, Europei, privilegiati nel mondo. E se la Austerità come indicazione politica (di Grande Politica: quella che si occupa-preoccupa dei rapporti tra gli uomini, la collettività, i paesi) è stata osteggiata soprattutto da chi doveva sostenerla, come INDICAZIONE CONCRETA DI VITA è l'unica praticabile qui, adesso.
Qui è l'Europa che vorrebbe parlare di sè, ma non ha più le parole, avendole sprecate e alcuni di noi si ritrovano soli davanti all'istituzione che ha inventato l'Europa, l'ha straziata, resa invivibile, poi persa. I peccati più praticati al sommo della chiesa e a cui papa Giovanni e papa Paolo ci avevano coraggiosamente e con dolore disabituati sono l'arroganza verso Dio e la poca misericordia verso gli uomini, non i potenti. Sembra che tutto stia tornando come prima ma non può essere vero. Non si torna indietro.
Sua Santità Paolo VI
grande è la sofferenza che voi vi siete accollata e il dovere di esserci a costo di essere frainteso e ridicolizzato -"uomini e donne delle B.R."- parole di papa contro lo scandalo della politica e l'impossibilità di richiamarsi a un concetto diverso della "umanità" dell'essere uomini e donne. -"il diavolo esiste"-
parole di papa contro lo scandalo dei credenti che adorano le loro ragioni invece di adorare Dio e che per non sfigurare con la razionalità dei laici nascondono e dimenticano la millenaria razionalità dei credenti.
Sua Santità Paolo, grande è la miseria in cui ci avete lasciato soli, e ancor più grande è la miseria di non poter vedere chiaro chi ci avete lasciato.
CCCP è la sigla in caratteri cirillici di "Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche" non è un nome facile e leggero da portarsi dietro di questi tempi ma è il nostro. Un anno fa quando decidemmo di usare questo nome ci muoveva solo la voglia di riportare un po' di equilibrio in un'Europa sempre più e sempre solo filoamericana. Si badi bene il discorso non è mai politico, se non per conseguenza, è estetico ed etico. Siamo filosovietici non perché siamo di sinistra, se mai lo siamo stati, ma perché siamo legati all'esperienza umana da interessi che non esistono non sono contemplati nell'impero americano e quindi piano piano a volte con disappunto e sempre in maniera imprevedibile come solo le cose vissute realmente possono essere ci siamo lasciati affascinare dall'impero sovietico.
Al di là delle nostre voglie, nella realtà, il mondo si presenta diviso in tre grandi imperi USA URSS CINA l'Europa che ha contribuito in misura enorme a questo assetto è attualmente tagliata fuori e forse era ora. La Cina è troppo lontana, e non sono i chilometri, per avere nei suoi confronti un atteggiamento che sia più che di interesse e di ammirazione: il loro mondo è più antico del nostro e si è sviluppato in altre direzioni ha dimostrato nell'ultimo secolo un coraggio umano e storico incredibile ma è un'altra cosa da noi.
L'impero sovietico ci riguarda, invece, è anche la nostra storia la nostra cultura, il nostro rapporto con il mondo.
FEDELI ALLA LINEA perché la linea non c'è più e quindi il gioco è aperto! Un grande reale impero a due passi da casa, serio, nato da una utopia che ha sbattuto ripetutamente tutto il mondo per secoli, erede di una tradizione euroasiatica che è la nostra.
PUNK FILOSOVIETICO MUSICA MELODICA EMILIANA.
I CCCP fanno musica, solo musica, hanno scelto la musica quale pretesto per organizzare e determinare la propria vita.
PUNK perché il punk ha riportato "l'umano" al centro, perché ha riportato la vita in un mondo musicale asfittico determinato solo dalla quantità di soldi investiti in attrezzi musicali sempre più raffinati e in campagne pubblicitarie sempre più martellanti. A - "questa è la vostra razione di merda, mangiatela e siate felici" - il punk ha risposto: - "no future, quindi decido io la qualità nonché la quantità di merda necessaria alla sopravvivenza" - ed è finito, rivelandosi. D'altra parte l'esperienza del "negativo" che in larga misura ha contribuito all'evolversi della cultura europea è conclusa.
Il "negativo" è esperienza reale massificata suggerita se non imposta per chi si accontenta, per chi è alla ricerca è tempo di affrontare il "positivo". Il punk è finito anche perché è necessario troppo cattivo gusto per accettare il ruolo dell'Anticristo in un mondo che finalmente si sta liberando dal Cristianesimo. A noi non serve l'Anticristo, né la sua brutta copia e allora punk per rivendicarne l'autenticità, la necessità, ma filosovietico.
FILOSOVIETICO perché confonde le idee e obbliga a pensare, ma anche per motivi squisitamente musicali: detestiamo il rock non ne possiamo più della sua vacuità della sua onnipotenza del suo essere la musica dei giovani stupidi, dei giovani sfigati, dei giovani ribelli, dei giovani. Non ne possiamo più della disco, del funky, del rap, delle luci colorate, dei fumi, dei lustrini delle paillettes, degli specchi per le allodole, sempre un po' nuovi e sempre uguali.
Non ne possiamo più delle onde-non onde-no onde e di questa mania di classificare, catalogare, dividere, unire che non serve alla musica ma a dare possibilità di parola agli ignoranti e un po' di fama ai critici e ai giornalisti che la inventano. Non ne possiamo più del jazz, del reggae, del blues perché non abbiamo nessuna negritudine da rivalutare nessuna nuova Sion da edificare, siamo bianchi europei colti, abbiamo responsabilità storiche, accettiamo i sensi di colpa, ma questa non è la nostra musica è la musica di altri, spesso ci piace se la fa chi può e deve farla, spesso no.
Facciamo musica moderna europea, aperta alle influenze arabe asiatiche perché sono le culture a noi vicine perché la cultura europea si scontra e incontra con queste due civiltà da sempre, perché questo è il nostro retroterra culturale e fisico, facciamo quindi del punk filosovietico.
La musica dei CCCP FEDELI ALLA LINEA è la storia dei nostri sentimenti è tra l'altro una dichiarazione d'amore, la nostra, a chi si sente a disagio e non si accontenta di riconoscerlo. Se vi sentite baciati sulla fronte da qualche dio, se vi sieti accorti che esiste una condizione umana ed una possibilità di realismo inquieto nel viverla, se sapete leggere quello che i giornali non scrivono, se non vi intendete come noi di musica ma non per questo ascoltate i critici, ma anche se non avete mai pensato niente di tutto ciò perché la vostra intelligenza non arriva a 70 fatevi coraggio il mondo è vostro la situazione è eccellente CCCP è con voi.
Dati tecnico-musicali
Quando non facevamo musica ne parlavamo volentieri, da quando la facciamo ci riesce più difficile parlarne. Abbiamo cominciato a suonare due anni fa perché la musica era rimasta l'unico legame possibile con il mondo, non avevamo niente di meglio da fare. L'esperimento ha funzionato: siamo sopravvissuti e bene. L'unico nostro interesse in questi due anni è stato suonare, suonare per noi per il nostro piacere, suonare fino ad essere soddisfatti della nostra musica suonare nei posti che ci interessavano per la gente che ci interessava.
Concerti a Carpi, che e l'estrema periferia di Berlino, prima al mattatoio poi al Tuwat, concerti per Antenna 1 di Fiorano, un concerto a Reggio alla Galileo, poi Parma, Modena, Bologna, Castelvetro, S. Cesario tre concerti-comizio a Sant'Arcangelo durante il festival del teatro, tre concerti-comizio a Castelnuovo Monti, Felina e Villa Minozzo il primo maggio con gli strumenti su un camion. Poi concerti in Europa del Nord, Berlino: 25/11/83 Kukuk-26/11/83 Spectrum-2/12/83 K.O.B.-4/12/83 Pankehallen; nella rassegna di musica d'avanguardia Atonal Amburgo 9/12/83 Bar Centrale; Amsterdam 15/12/83 Paradiso; 16/12/83 De Verguide Koevet.
In modo irripetibile per densità emotiva e fisica questo primo ciclo dell'esistenza dei CCCP FEDELI ALLA LINEA è finito la notte di capodanno con un concerto per l'unica aristocrazia emiliana: punk di Carpi al Tuwat. A risentirci.
http://rudepravda.tripod.com/cccp/stampalt/stampalt.html
http://rudepravda.tripod.com/cccp/stampalt/stampalt2.html
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