lunedì 26 dicembre 2011
shirley temple
Durante il punto più profondo della Grande Depressione, i film di Shirley Temple portavano nella popolazione, afflitta dalla catastrofe economica, speranza ed ottimismo, al punto che il presidente Franklin D. Roosevelt in persona proclamò: "finché il nostro Paese avrà Shirley Temple, noi staremo bene" ("as long as our country has Shirley Temple, we will be all right.").
Sempre Rooselvelt sollecitò l'attenzione del governo nei confronti delle produzioni cinematografiche, denotandone l'importanza allo scopo di creare un'atmosfera favorevole alla ripresa ("è meraviglioso" disse "che per pochi centesimi ogni americano possa entrare in un cinema e vedere il sorriso di una bimba che gli ridarà la forza di andare avanti").
In 16 dei 20 film che Temple fece per la Fox, interpretò personaggi con almeno un genitore morto. Ciò faceva parte della formula dei suoi film, che incoraggiavano il pubblico adulto ad identificarsi con il suo genitore.
Nel 1937 il romanziere Graham Greene scrisse una recensione sulla rivista Night and Day sulla sua apparizione nel film "Alle frontiere dell'India" (Wee Willie Winkie, ispirato ad un racconto di Rudyard Kipling) in cui, riprendendo anche il giudizio di diversi critici precedenti, accusa deliberatamente gli ammiratori della Temple di pedofilia:
"Il caso della signorina Temple, credo, ha un suo interesse peculiare: l'infanzia è solo il suo travestimento, il suo appeal è più segreto e più adulto. Già due anni fa era una cosina totalmente inventata (l'infanzia per lei, io credo, si è già conclusa con La piccola ribelle). In Capitan Gennaio indossa i pantaloni con la matura coscienza di una Dietrich: il suo culetto elegante e già ben sviluppato va su e giù nella danza di tip-tap, i suoi occhi ti cercano con maliziosa civetteria. Ora, in Alle Frontiere dell'India, indossando un gonnellino corto, è davvero uno schianto! Guardala mentre corre tra le baracche indiane; ascolta il sussulto di eccitazione del suo anziano pubblico quando stringe la mano del sergente; guarda il modo con cui misura un uomo con un agile studio degli occhi, con fossettine di depravazione. Emozioni adulte, e amore e angoscia attraverso la maschera dell'infanzia, un'infanzia solo di facciata. È furbo, ma non può arrivare a conclusione. I suoi ammiratori - uomini anziani e preti - rispondono alla sua ambigua civetteria, alla vista del suo corpicino ben fatto e desiderabile, colmo di enorme vitalità, solo perché la cortina di sicurezza della storia e del dialogo cade tra la loro intelligenza ed il loro desiderio".
Già negli anni precedenti Greene aveva recensito i film della Temple, talvolta lodandola ("non aspettavo una così tremenda energia, che manca totalmente alle sue colleghe") ma notando anche che "Shirley temple danza con grande vigore e capacità, ma gran parte del suo successo le deriva da quella civetteria matura quasi quanto quella di Miss Colbert e da quel corpo stranamente sviluppato, così voluttuoso in pantaloni di flanella grigia come quello di Miss Dietrich"[7]. Stavolta, però, i toni usati furono talmente eccessivi da causare un vero e proprio scandalo: la madre di Shirley Temple e la casa produttrice lo denunciarono per diffamazione, e Greene fu accusato di perversione. La cosa ebbe notevole risalto sui giornali, costringendo Greene a fuggire dagli Stati Uniti, recandosi in Messico. La rivista Night and Day chiuse.
L'accusa di "lolitismo" ante-litteram però fece scuola, al punto che Vladimir Nabokov, dopo l'uscita del suo celebre romanzo, notò sarcasticamente che lui e la Temple erano "nati nello stesso giorno"
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