lunedì 19 gennaio 2004

Linguaforza

Quando avevo 18 anni mi capitava di incontrare nelle discoteche della mia zona un coetaneo soprannominato J., gi� all'epoca caratterizzato da una fedina penale sporca, che precocemente palesava l'ingegno e la rozzezza propri dell'uomo di malaffare nella pratica che definiva "lingua a forza".
"Lingua a forza" consisteva nell'iniziare una conversazione con una ragazza e, dopo 1-2 minuti non di pi�, provare a metterle la lingua in bocca, sperando che ci stesse.
Come in molti comportamenti primitivi derivati dall'istinto, anche "lingua a forza", a volerla analizzare oggi con mezzi scientifici, sfruttando magari le vette del pensiero occidentale da Pareto in poi, dimostrava una conoscenza della realt� umana non banale: basandosi sul presupposto che se una donna ci deve stare ci sta, ne estremizzava le conseguenze e ottimizzava i tempi dei convenevoli, in una sorta di just-in-time del corteggiamento.
Se una donna ci deve stare ci sta (e se non ci vuole stare non vi sar� assedio che la far� cadere e, se anche cadesse, che umiliazione prendere qualcuno per fame): adattando l'aurea regola paretiana che funziona sempre, ponendo 100 la durata di un corteggiamento medio, l'80% delle donne ci star� nel primo 20% del periodo di corteggiamento.

Se vogliamo pertanto ipotizzare la fine della seconda uscita come il 20% del periodo di corteggiamento, sar� giusto ipotizzare che l'80% delle tipe, se ci vorranno stare, ci saranno state.
Dopo la seconda uscita la tipa potrebbe essere del 20% che ci sta solo dopo, ma anche, pi� probabilmente (forza dei numeri!) dell'80% che con voi non ci star�

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