Durante la mia permanenza in Germania ho conosciuto due slovacche. Entrambe erano belle ragazze e per fortuna, perché la mia idea della Slovacchia come posto così così ma che produce femmine bellissime è un punto fermo.
Una si chiamava Zuzka, come a dire Susi in italiano, ed era una bellezza particolare. Per esempio la china del naso non scendeva regolare, ma aveva un'ammaccatura a metà. Però chi se ne importa del naso, non io almeno, in genere. La prima cosa che saltava all'occhio erano le sopracciglia che le davano un'espressione un po' ammiccante e un po' interrogativa; lei poi se le pitturava con un colore a forte contrasto con i capelli ossigenati, anzi pitturava proprio la pelle sotto le sopracciglia, e ne accentuava quella forma bizzarra. Parlava molto e con una voce stridula che se lei non fosse stata così bella avrei definito fastidiosa, invece anche quella era particolare. Studiava le culture anglosassoni, era fissata con la storia degli Stati Uniti e Malcolm X nello specifico, e forse per quello ma forse no si vestiva come una ragazza del Bronx negli anni ottanta-novanta. Di corporatura esile e piuttosto piatta davanti, aveva una propensione per maglie kitsch trasparenti o dalle ampie scollature (si poteva spesso leggere una frase in latino a proposito di raccogliere le rose, dal significato simile a carpe diem, tatuata sul fianco ad altezza seno), per i leggings usati come pantaloni perché poteva permetterseli, e come bonus un giubbottino di un'università americana inesistente. Come ho già detto, parlava a raffica cambiando argomento repentinamente ma senza scendere troppo in profondità, le piaceva lo stile del ghetto e in più indulgeva alla duckface, che un osservatore distratto o una femmina gelosa avrebbe potuto pensare che era stupida. Ma invece no.
E poi aveva questo modo di fare da gattona. Per esempio io ad un certo punto, abbastanza sul tardi devo dire, ero diventato suo amico. Non avevo neanche mai pensato a lei come conquista perché mi sembrava troppo in là, ed ecco che comincia a trattarmi bene, a cercarmi, più di una volta mi saluta con dei baci sulle labbra, mi invita a casa sua e mi apre la porta indossando solo quel giacchettino, che era appena uscita dalla doccia, ma tenendolo socchiuso a mano senza curarsi di tirare su la zip. Io a quel punto arrivavo a momenti di sovraccarico in cui sentivo la fusione nucleare e la luce blu delle supergiganti dentro di me, e a quel punto la scelta era tra il diventare una supernova e prenderla con la forza di mille soli e trascendere strozzandola o mordendole la faccia a sangue nel mentre, oppure pensare a mia nonna morta. Non l'ho mai presa, con la forza di mille o di quattro soli che sia, però non l'ha presa nessuno e questo basta al mio equilibrio interiore. C'era anche un nostro giovane amico, tra l'altro un bel ragazzo, in cui intuivo la stessa luce blu della fusione nucleare, probabilmente aveva sbirciato anche lui nelle ampie scollature ed era stato salutato con dei baci sulle labbra; lui ci metteva più impegno di me, ma niente.
Una notte Zuzka fece dei sogni bagnati a proposito di un altro amico, un inglese che a me non sembrava una gran bellezza con la sua faccia da inglese, e da quel momento aveva cominciato a nutrire interesse verso di lui. Interesse che culminò forse in un bacio ed in una notte abbracciata all'inglese, il quale quando si liberò un letto verso l'alba vi migrò per dormire alle larghe. Ancora non riesco a credere che questa vamp dai modi così invitanti se ne sia tornata al suo paese senza aver ricevuto gli onori che si meritava.
L'altra slovacca si chiamava Anna, come a dire Anna in italiano, ed era all'opposto. Bella ma semplice che più non si poteva: bionda naturale tendente al rame, un viso molto regolare e truccato poco o niente, abbigliamento a volte fin troppo sobrio. Era leggermente sovrappeso, ma lo celava facilmente con quei vestiti accollati, tanto che io me ne accorsi dopo almeno tre mesi. Anzi, mi dispiace dire anche sovrappeso: diciamo che aveva più carne dell'altra attaccata alle ossa, e anche un paio di mammelle ragguardevoli di cui si vergognava. Parlava poco e a bassa voce, le sue frasi cominciavano piano e poi il volume si abbassava e finivano in niente, spesso in gesti che la gente doveva interpretare. Si animava a volte quando beveva, lei lo sapeva e beveva per animarsi. Quando era animata non si capiva un cazzo comunque di quello che voleva dire. Però anche lei non era affatto stupida.
Era estremamente sensibile: una volta per combinazione sia lei che l'altra indossavano qualcosa di leopardato; io e un altro italiano facemmo notare che in Italia era una caratteristica delle tardone: ebbene Zuzka ne rise, Anna andò in camera sua a piangere.
Per mesi si impuntò che io ero cattivo con lei, se ne lamentò con un sacco di persone che poi venivano a sgridarmi, nonostante io le dedicassi molte attenzioni. Poi non so che accadde, ne parlammo, e da dopo Natale andò meglio. A febbraio ero diventato il suo migliore amico, anche perché nel frattempo si era convinta che tutti gli altri la detestassero per qualche motivo. A me questa cosa faceva tenerezza, assieme al fatto che non le piacesse particolarmente quello che faceva nella vita, che cercasse solo di stare a galla, che ritenesse il sesso sopravvalutato e anzi che i genitali e la copula la disgustassero un poco. Per molti versi eravamo molto simili, ma non entrerò nello specifico.
Dopo che Zuzka le parlò di quel sogno si interessò anche lei all'inglese, ma al contempo provò risentimento verso di lui perché non ci aveva mai provato quando ne avrebbe avuto l'occasione. Anche quando l'inglese, evento raro o unico, manifestò interesse per lei con un sms ammiccante, lei si arrabbiò perché era già avvenuto il supposto bacio con quell'altra: non voleva essere la seconda scelta. Non ho mai capito se io le piacessi o no, perché nonostante l'imperterrito corteggiamento parallelo all'amicizia a cui la sottoposi il suo primo problema con me era che anche io avevo avuto un'altra prima scelta; il piacere o non piacere veniva dopo. Comunque penso di no.
Ad oggi Anna aspetta di essere la prima scelta di qualcuno; a differenza di Zuzka rimarrà più a lungo in Germania, e così l'inglese.
Io le amai un po' tutte e due. Anzi tutti e tre, contando l'inglese, che invero era uno dei miei migliori amici e quando non c'era domandavo sempre dove fosse fino a quando gli altri cominciarono a dire che lo amavo, e io non smentii mai.
Una volta io ed Anna uscimmo con lui a bere e poi ci fermammo a dormire a casa sua, ubriachi. Mentre Anna era in bagno lui si cambiò per la notte e io gli vidi il pene, questo mi pone davanti alle slovacche nella classifica. Seconda Zuzka che forse l'ha baciato e forse no, terza Anna ma solo per ora.
Una si chiamava Zuzka, come a dire Susi in italiano, ed era una bellezza particolare. Per esempio la china del naso non scendeva regolare, ma aveva un'ammaccatura a metà. Però chi se ne importa del naso, non io almeno, in genere. La prima cosa che saltava all'occhio erano le sopracciglia che le davano un'espressione un po' ammiccante e un po' interrogativa; lei poi se le pitturava con un colore a forte contrasto con i capelli ossigenati, anzi pitturava proprio la pelle sotto le sopracciglia, e ne accentuava quella forma bizzarra. Parlava molto e con una voce stridula che se lei non fosse stata così bella avrei definito fastidiosa, invece anche quella era particolare. Studiava le culture anglosassoni, era fissata con la storia degli Stati Uniti e Malcolm X nello specifico, e forse per quello ma forse no si vestiva come una ragazza del Bronx negli anni ottanta-novanta. Di corporatura esile e piuttosto piatta davanti, aveva una propensione per maglie kitsch trasparenti o dalle ampie scollature (si poteva spesso leggere una frase in latino a proposito di raccogliere le rose, dal significato simile a carpe diem, tatuata sul fianco ad altezza seno), per i leggings usati come pantaloni perché poteva permetterseli, e come bonus un giubbottino di un'università americana inesistente. Come ho già detto, parlava a raffica cambiando argomento repentinamente ma senza scendere troppo in profondità, le piaceva lo stile del ghetto e in più indulgeva alla duckface, che un osservatore distratto o una femmina gelosa avrebbe potuto pensare che era stupida. Ma invece no.
E poi aveva questo modo di fare da gattona. Per esempio io ad un certo punto, abbastanza sul tardi devo dire, ero diventato suo amico. Non avevo neanche mai pensato a lei come conquista perché mi sembrava troppo in là, ed ecco che comincia a trattarmi bene, a cercarmi, più di una volta mi saluta con dei baci sulle labbra, mi invita a casa sua e mi apre la porta indossando solo quel giacchettino, che era appena uscita dalla doccia, ma tenendolo socchiuso a mano senza curarsi di tirare su la zip. Io a quel punto arrivavo a momenti di sovraccarico in cui sentivo la fusione nucleare e la luce blu delle supergiganti dentro di me, e a quel punto la scelta era tra il diventare una supernova e prenderla con la forza di mille soli e trascendere strozzandola o mordendole la faccia a sangue nel mentre, oppure pensare a mia nonna morta. Non l'ho mai presa, con la forza di mille o di quattro soli che sia, però non l'ha presa nessuno e questo basta al mio equilibrio interiore. C'era anche un nostro giovane amico, tra l'altro un bel ragazzo, in cui intuivo la stessa luce blu della fusione nucleare, probabilmente aveva sbirciato anche lui nelle ampie scollature ed era stato salutato con dei baci sulle labbra; lui ci metteva più impegno di me, ma niente.
Una notte Zuzka fece dei sogni bagnati a proposito di un altro amico, un inglese che a me non sembrava una gran bellezza con la sua faccia da inglese, e da quel momento aveva cominciato a nutrire interesse verso di lui. Interesse che culminò forse in un bacio ed in una notte abbracciata all'inglese, il quale quando si liberò un letto verso l'alba vi migrò per dormire alle larghe. Ancora non riesco a credere che questa vamp dai modi così invitanti se ne sia tornata al suo paese senza aver ricevuto gli onori che si meritava.
L'altra slovacca si chiamava Anna, come a dire Anna in italiano, ed era all'opposto. Bella ma semplice che più non si poteva: bionda naturale tendente al rame, un viso molto regolare e truccato poco o niente, abbigliamento a volte fin troppo sobrio. Era leggermente sovrappeso, ma lo celava facilmente con quei vestiti accollati, tanto che io me ne accorsi dopo almeno tre mesi. Anzi, mi dispiace dire anche sovrappeso: diciamo che aveva più carne dell'altra attaccata alle ossa, e anche un paio di mammelle ragguardevoli di cui si vergognava. Parlava poco e a bassa voce, le sue frasi cominciavano piano e poi il volume si abbassava e finivano in niente, spesso in gesti che la gente doveva interpretare. Si animava a volte quando beveva, lei lo sapeva e beveva per animarsi. Quando era animata non si capiva un cazzo comunque di quello che voleva dire. Però anche lei non era affatto stupida.
Era estremamente sensibile: una volta per combinazione sia lei che l'altra indossavano qualcosa di leopardato; io e un altro italiano facemmo notare che in Italia era una caratteristica delle tardone: ebbene Zuzka ne rise, Anna andò in camera sua a piangere.
Per mesi si impuntò che io ero cattivo con lei, se ne lamentò con un sacco di persone che poi venivano a sgridarmi, nonostante io le dedicassi molte attenzioni. Poi non so che accadde, ne parlammo, e da dopo Natale andò meglio. A febbraio ero diventato il suo migliore amico, anche perché nel frattempo si era convinta che tutti gli altri la detestassero per qualche motivo. A me questa cosa faceva tenerezza, assieme al fatto che non le piacesse particolarmente quello che faceva nella vita, che cercasse solo di stare a galla, che ritenesse il sesso sopravvalutato e anzi che i genitali e la copula la disgustassero un poco. Per molti versi eravamo molto simili, ma non entrerò nello specifico.
Dopo che Zuzka le parlò di quel sogno si interessò anche lei all'inglese, ma al contempo provò risentimento verso di lui perché non ci aveva mai provato quando ne avrebbe avuto l'occasione. Anche quando l'inglese, evento raro o unico, manifestò interesse per lei con un sms ammiccante, lei si arrabbiò perché era già avvenuto il supposto bacio con quell'altra: non voleva essere la seconda scelta. Non ho mai capito se io le piacessi o no, perché nonostante l'imperterrito corteggiamento parallelo all'amicizia a cui la sottoposi il suo primo problema con me era che anche io avevo avuto un'altra prima scelta; il piacere o non piacere veniva dopo. Comunque penso di no.
Ad oggi Anna aspetta di essere la prima scelta di qualcuno; a differenza di Zuzka rimarrà più a lungo in Germania, e così l'inglese.
Io le amai un po' tutte e due. Anzi tutti e tre, contando l'inglese, che invero era uno dei miei migliori amici e quando non c'era domandavo sempre dove fosse fino a quando gli altri cominciarono a dire che lo amavo, e io non smentii mai.
Una volta io ed Anna uscimmo con lui a bere e poi ci fermammo a dormire a casa sua, ubriachi. Mentre Anna era in bagno lui si cambiò per la notte e io gli vidi il pene, questo mi pone davanti alle slovacche nella classifica. Seconda Zuzka che forse l'ha baciato e forse no, terza Anna ma solo per ora.
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