mercoledì 6 luglio 2011

la solitudine dei negri primi

a volte frequento una biblioteca, che ultimamente non frequento perchè ci sono i maleducati, ma ora molti sono andati in vacanza. oggi ci sono tornato, e avevo vicino un negro stravagante che me ne ha ricordato un altro che incontravo quest'inverno.

quel negro sorrideva sempre, o sembrava sorridesse magari era una smorfia che faceva. camminava sempre piano. un giorno arrivò con una bottiglietta di plastica della cocacola e un bicchiere (chi mai prende il bicchiere per bere dalla bottiglietta di plastica? figuriamoci un negro), si sedette davanti a me e aprì la bottiglietta. forse l'aveva agitata prima, tanto che nell'aprirla uscì della schiuma e sporcò il tavolo. ecco porco dio, penso io, adesso mi macchia i quaderni oppure va via lasciando tutto sporco. e infatti è tranquillo, si versa la coca nel bicchiere e la sorseggia piano come a degustarla, è così tranquillo che non riesco a smettere di sbirciare, perchè mi incuriosisce. chissà poi perchè cazzo è venuto a bere qui non poteva stare da un'altra parte che magari era anche più comodo? forse fuori aveva freddo. poi a un certo punto si alza e torna con della carta igienica, l'avevo malgiudicato. pulisce la macchia, poi ripiega la carta, pulisce di nuovo, ripiega, pulisce. è tanto meticoloso che mi ipnotizza.
poi inizia a guardare gli scaffali. siamo alla biblioteca internazionale, e i libri sono tutti in straniero. ritorna con un romanzo di montalbano, in inglese o francese. va che bravo: sto cambiando opinione su di lui, forse vuole farsi una cultura o imparare una lingua, chissà. intanto osserva il libro, con calma, la copertina, la quarta di copertina, lo sfoglia un po'. poi si alza e ne prende un altro, e poi un altro, però non li legge, li guarda solo. e sorride

tempo dopo lo ribecco in biblioteca, lui è lì già da prima del mio arrivo. anzi, è già tardi perchè prima ero a studiare in un'altra biblioteca che chiude alle sette. non ha la cocacola però ha una piccola scorta di pocket coffee - negro goloso - ed anche una certa riserva di libri. come al solito non legge niente, li sfoglia, dà loro un'occhiata, poi magari ne sceglie altri. ogni tanto va a farsi una passeggiata, sorride. poi la biblioteca chiude e lui andandosene dice compiaciuto: "arrivederci a tutti", come fossimo una squadra e avessimo lavorato insieme tutto il pomeriggio. con quel saluto si sta congratulando con gli altri ma anche con sè stesso.

oggi per un po' ho sospettato che fosse lo stesso negro, non ricordo le facce e quello si aggirava con la stessa calma. però non sorrideva, non accumulava libri, non aveva spuntini o bibite. aveva solo un quadernetto, due matite consumate a metà, una vecchia bic colore blu senza tappo e un temperino di quelli col serbatoio, che rispetto agli altri articoli di cancelleria mi sembrava quasi di lusso.
stava a capotavola - dove non si siede mai nessuno perchè si ruba lo spazio a quelli seduti sul lato lungo - seduto per traverso e scriveva con la matita sul quadernetto, fitto fitto. non ho mai visto nessuno scrivere e basta, a quel ritmo poi, se non durante i temi in classe a scuola. le varie ipotesi che formulo sono:
- sta tenendo un diario
- sta scrivendo un libro: non è che siccome è negro non può scrivere libri. sarà un intellettuale in esilio e sta scrivendo un libro di pregio. è l'ipotesi che preferisco.
- è un matematico e sta svolgendo complicatissime formule. questa invece non mi convince, mai sentito parlare di negri matematici.
poi mi dico così per ridere: stai a vedere che sta scrivendo tutti i numeri.

dopo un po' si libera il posto in parte a me e lui si mette lì, forse per stare più comodo. purtroppo continua a restare di traverso, e mi ostruisce la visuale. solo ogni tanto riesco a sbirciare: sta davvero scrivendo numeri. pagine e pagine di numeri di tre cifre, solo una manciata all'inizio è composta da due cifre e in un'occhiata che dura un secondo mi sembra di capire che sono tutti multipli di tre. però forse non tutti. e mi sembra di capire che non sono nemmeno in ordine rigorosamente crescente. pur non capendoci un cazzo mi sento abbastanza sicuro nell'escludere che si tratti di operazioni matematiche, non ci sono segni od operatori, solo numeri in fila più o meno ordinata. per un attimo penso a quelle cose dei numeri primi, però numeri primi non sono, e sono anche numeri vicini tra di loro. vorrei saperne di più ma quel negro maledetto continua a muoversi e non riesco a vedere niente.
a un certo punto riceve una telefonata, e risponde senza uscire. in altre situazioni mi sarei molto infastidito, ma ben venga la telefonata, perchè riesco a sentire anche l'interlocutore che può darmi indizi sull'identità del misterioso negro. all'altro capo della conversazione c'è una giovane donna dall'accento parmigiano, gli ricorda che il giorno dopo deve essere presente da qualche parte, forse un appuntamento, poi lei lo risentirà per sapere come è andata.
io concludo che è una specie di assistente sociale, che lui è proprio uno svitato, e che domani deve andare da qualche dottore della testa. poi torno a studiare, e penso che da domani tornerò nell'altra biblioteca, in cui non ci sono fittissimi misteri di negri da dipanare.

pacciani

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