sabato 14 aprile 2012

Storia segreta del capitalismo italiano

Tratto dal libro di Cesare Romiti con Paolo Madron “Storia segreta del capitalismo italiano” (Longanesi)
romiti-madron_Storia segreta del capitalismo italianoROMITI-MADRON_STORIA SEGRETA DEL CAPITALISMO ITALIANO
1- FRATELLI COLTELLI
Sulla designazione di John Elkann a erede, Umberto Agnelli si risentı` molto col fratello anche per la nomina a erede di John Elkann.
L'erede designato, Giovannino, il primogenito di Umberto, fu tragicamente portato via da una crudele malattia. John Elkann, il figlio di Margherita, allora era gia` in azienda. La regola era che per entrare nel consiglio d'amministrazione della Fiat ci dovesse essere l'approvazione dei soci dell'Accomandita, la cassaforte di famiglia. Ma l'Avvocato poteva prendere le decisioni anche senza tenerne conto.
DISEGNO DI FABIO SIRONI - CESARE ROMITI GIANNI AGNELLI ENRICO CUCCIA E DE BENEDETTIDISEGNO DI FABIO SIRONI - CESARE ROMITI GIANNI AGNELLI ENRICO CUCCIA E DE BENEDETTI
Come poi in effetti fece. Inizialmente Agnelli non voleva usare questo suo potere. E io spingevo perche´ convocasse il consiglio dell'Accomandita, cosa che fece, ricordo, una domenica. Di questo consiglio anche io facevo parte. Umberto arrivo` in ritardo e parlo` per ultimo. « Gianni », disse, « tu ci hai convocato oggi per decidere della designazione di John. In realta` voglio venga messo agli atti che e` esclusivamente una tua decisione. » Io dissi che era una convinzione di tutti i presenti. Umberto replico`: « No, caro Romiti, questa e` una decisione dell'Avvocato ».
Umberto voleva che la designazione toccasse all'altro suo figlio Andrea, che di tutta la famiglia e` l'unico maschio rimasto a portare il nome Agnelli. E `per questo che l'Avvocato voleva adottare John, per dargli il suo nome. Ci voleva il benestare della moglie e dei figli, ma Edoardo si oppose.
I giovanissimi Andrea agnelli col padre Umberto e John Elkann col nonno GianniI GIOVANISSIMI ANDREA AGNELLI COL PADRE UMBERTO E JOHN ELKANN COL NONNO GIANNI
2- CUCCIA CHE CONSIDERA ANDREOTTI IL MANDANTE DELL'OMICIDIO AMBROSOLI 
Andreotti, ovvero il cinismo al potere travestito da democristiana santita`. Che idea si era fatto di lui?
All'epoca proteggeva Sindona, e questo basta a far capire perche´ i suoi rapporti con Cuccia siano stati pessimi. Vorrei raccontarle un episodio. Una volta Andreotti da presi- dente del Consiglio mando` a chiamare Cuccia, che come e` noto non andava mai da nessun politico.
agnelli enrico cucciaAGNELLI ENRICO CUCCIA
Ma se negli ultimi anni ando` persino a prendere il te` da D'Alema, allora presidente del Consiglio. Sı`, lo so. Di solito usava sempre intermediari. Si vede che in quell'occasione la sua presenza diretta era indispensabile, non bastava quella di Alfio Marchini, che organizzo` l'incontro.
Cosa voleva Andreotti da Cuccia? Cuccia mi racconto` che parlarono del piu` e del meno, e che a un certo punto Andreotti lo tempesto` di domande sull'economia, l'industria, il Paese. Poi, a bruciapelo, gli chiese: «Ma lei crede veramente che io sia corresponsabile dell'uccisione di Ambrosoli? » E Cuccia cosa rispose? Diciamo che dopo la risposta di Cuccia il colloquio termino`.
3- QUANDO D'ALEMA SCOPRÌ DI ESSERE DIVENTATO IMPORTANTE NEL PCI
Com'erano i suoi rapporti con D'Alema, che in fondo non e` mai stato molto amico della Fiat?
Anche se non ci ha mai avversato per partito preso, io di D'Alema mi fidavo poco e ancora oggi mi fido poco per questo suo modo strano di intendere il potere. Una volta, in un incontro, mi disse: « Sa quando io ho capito di essere diventato importante nel Partito comunista? Quando una notte vennero a prelevarmi a casa alcuni compagni perche´ temevano che ci fosse un colpo di Stato e volevano salvaguardare i membri importanti del partito. Ecco, fu allora che mi accorsi che nel Pci contavo qualcosa, perche´ ero stato incluso nel piccolo gruppo, una decina non di piu`, di persone che il partito riteneva di dover salvaguardare in caso di golpe ».
MASSIMO D ALEMA E SILVIO BERLUSCONIMASSIMO D ALEMA E SILVIO BERLUSCONIGiovanni Spadolini, marella e Susanna Agnelli, Marco Benedetto, Cesare RomitiGIOVANNI SPADOLINI, MARELLA E SUSANNA AGNELLI, MARCO BENEDETTO, CESARE ROMITI
4- COSÌ GERONZI CONTROLLAVA L'AGENDA DI FAZIO
Che tipo di influenza esercitava Geronzi su Fazio? 
Per farle capire le racconto di un episodio che mi ha riferito Fabrizio Palenzona, l'attuale vicepresidente di Unicredit. Un giorno Palenzona ando` in Banca d'Italia per un appuntamento con Fazio. A un certo punto, durante l'incontro, la segretaria del governatore si avvicino` a Fazio pregandolo di uscire un momento perche´ era arrivata una telefonata. Lui uscı`, stette fuori per un po', poi rientro` e continuarono a parlare. In quello stesso giorno Palenzona aveva un successivo appuntamento con Geronzi che, appena lo vide, gli disse ridendo: « Dottor Palenzona, che cosa grave mi ha combinato! Si e` dimenticato di avvertirmi che prima di me lei doveva incontrare Fazio ». E Palenzona: « Come fa a saperlo? » «Ma scusi, quando lei era da Fazio non e` arrivata una telefonata? Bene, ero io ».
DELLAVALLE GERONZIDELLAVALLE GERONZI
Perfetto, meglio di qualsiasi editoriale su capitalismo di relazioni e conflitto di interesse. 
Morale, io penso che Fazio sia una persona onesta e competente. Ma penso anche che forse in un certo momento della sua attivita` abbia perso quel senso di imparzialita` che dovrebbe sempre contraddistinguere un governatore della Banca d'Italia.
montezemolo dellavalleMONTEZEMOLO DELLAVALLE
5- IL TRADIMENTO DI DELLA VALLE 
E di Cesare Geronzi cosa pensava Cuccia?
Al tempo in cui si affaccio` l'ipotesi di unire Comit e Banca di Roma io avevo un ottimo rapporto con Geronzi. Cuccia, che lo sapeva, mi disse: « D'accordo, proviamo anche a metterli insieme. Ma cosa troveremo dentro Banca di Roma? ».
Uno dei grandi oppositori delle nozze fu Diego Della Valle. 
Della Valle un giorno mi venne a trovare. Mi disse che aveva un po' di soldi da parte e che gli sarebbe piaciuto investirli. Ne parlai con Cuccia, che volle subito vederlo. Gli propose di investire il suo denaro nella Comit, cosa che accadde consentendo all'imprenditore di entrare anche nel consiglio d'amministrazione. Furono soldi che poi si riprese con grandi guadagni.
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Il giorno in cui fu portato al consiglio di Comit il progetto del matrimonio con la Banca di Roma, Della Valle fece una scena madre. Non solo. Vi si oppose a mezzo stampa rilasciando un paio di interviste violentissime contro Cuccia e Maranghi. Cuc- cia ci rimase molto male, e pure io, che Della Valle gliel'avevo presentato. Fu allora che rompemmo i rapporti.
umberto agnelli MONTEZEMOLOUMBERTO AGNELLI MONTEZEMOLO
Se non ricordo male lo insulto` pubblicamente. 
Eravamo con un gruppo di imprenditori e gli dissi: «Come scarparo sei un imprenditore che desta ammirazione, ma come uomo fai solo schifo ». Da allora non ci siamo piu` parlati, fino a un anno fa, quando e` morta sua madre e gli ho scritto dicendo che conosco il dolore di chi perde un genitore. Lui mi ha telefonato e mi ha detto che mai avrebbe immaginato il mio gesto.
6- L'ASTIO VERSO MONTEZEMOLO 
Da dove nasce questo suo astio verso Montezemolo? 
Nessun astio. Perche´ se e` vero che una volta dovette uscire dalla Fiat, non fui io a licenziarlo.
montezemolo agnelliMONTEZEMOLO AGNELLI
Chi fu a licenziarlo? Fu Agnelli che volle allontanarlo dalla Fiat.
Se e` vero quello che mi dice, perche´ mai, dopo la parentesi a Italia 90, Montezemolo fu riassunto in Rcs, casa editrice di cui Fiat era il primo azionista? Fu sempre Agnelli a chiedermelo. Mi chiamo` e mi disse: « Senta Romiti, vorrei ricuperare Montezemolo. Perche´ non ne parla con Cuccia? » La reazione del banchiere fu stizzita, quasi mi mando` al diavolo. Allora gli dissi che ero imbarazzato, ma ero latore di una richiesta dell'Avvocato.
Morale, lo prendemmo in Rcs, dove curo` la parte cinema e video insieme a Paolo Glisenti. Fu un grande insuccesso, tanto che dopo solo un anno lascio`
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7- CRAXI INDICANDO IL CAVALIERE E MONTEZEMOLO, DISSE: « SENTA ROMITI, LEI MI DEVE DIRE UNA COSA: MA TRA QUESTI DUE CHI E` IL PIU` BUGIARDO? 
Craxi fu anche determinante per l'ascesa imprenditoriale di Berlusconi, fu quello che riaccese i ripetitori delle sue televisioni che i pretori avevano spento. Berlusconi riuscı` quasi subito a entrare nelle grazie di Craxi. Le racconto un episodio. Bettino era molto amico della cantante, poi discografica, Caterina Caselli, donna intelligente e molto simpatica. Una volta lei e il marito, l'industriale discografico Piero Sugar, ci invitarono a casa loro. C'eravamo io, Craxi, Berlusconi e Montezemolo. Craxi era gia` potente e mi ricordo che Berlusconi, allora completamente fuori dalla politica, aveva appena ultimato Milano 2 e iniziava ad avere qualche timido interesse per la televisione. Il segretario socialista, che aveva voglia di scherzare, a un certo punto rivolgendosi a me, ma indicando il Cavaliere e Montezemolo, disse: « Senta Romiti, lei mi deve dire una cosa: ma tra questi due chi e` il piu` bugiardo? Perche´ che siano bugiardi si sa, ma lei che li conosce meglio di me forse puo` aiutarmi a risolvere il dubbio ».
Bettino CraxiBETTINO CRAXI
Per lei un dubbio amletico. 
Mi colse di sorpresa, poi me la cavai con una battuta: « Concordo con lei che sono due grandi bugiardi, ma se proviamo a tirare una moneta in aria, sono sicuro che cadendo rimarrebbe dritta ».

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