Il video in cui celentano si scaglia contro i suoi tre nemici mortali: dio, aldo grasso e l'italiano
La lista dei 10 cattivi + facili del momento
1. Famiglia Cristiana
2. L'Avvenire
3. I Banchieri
4. I Tedeschi
5. Le agenzie di rating
6. I Fabbricanti d'armi
7. I Fabbricanti di semafori
8. I funzionari RAI
9. I tizi della RAI che ti aspettano sotto casa per chiederti se hai la tv e invitarti a pagare il canone
10. I finanzieri che approfittano degli scontrini x farsi capodanno a Cortina, sabato in corso como, il festival e magari vanno pure a Londra x le olimpiadi
Gori Report
Gianni Morandi pare un malato terminale di tutto tenuto in piedi con l’elettricità, una passata di colla vinilica e la parrucca chemioterapica.
Dolcenera mi piaceva quando faceva il ragnetto scoleotico e procionato sul piano, mo’ pare una sciura uscita dalla palestra che dice alle amiche che tanto la doccia se la fa a casa e poi col cazzo. Strano, visto che a Music Farm fu l’unica che non scoreggiò mai (insieme a Marco Armani).
Introdotta da You Really Got Me dei Kinks, Noemi si vanta che la canzone che porta gliel’ha scritta Fabrizio Moro, quello di Pensa. E’ come vantarsi che l’angioplastica te la eseguirà Zagor (persona squisita, però…).
Rocco Papaleo si sente fuori luogo e lo è, ma l’album capolavoro che fece uscire nel ’97 (“Che non si sappia in giro”) dovrebbero ascoltarlo tutti, anche i celiaci.
Samuele Bersani si traveste da sé stesso a Sanremo per farsi riconoscere e porta una canzone non sua ma di Samuele Bersani. Risultato: Austin Powers che canta una filastrocca di Claudio de L’Albero Azzurro.
Francesco Renga è l’anello mancante fra l’orso Teddy Ruspin e il metereologo Guido Caroselli. La canzone gli viene, al solito, precisa precisa per imbarcare vecchie signore del Rotari.
Chiara Civello è qui solo perché è la protetta del direttore Mazza, che la tiene d’occhio dal 2009 e forse se la spolpa nottetempo. Canzone mediocre, ma musicalmente la cosa più bella che ho mai ascoltato da quando sono nato (massì). Voto finale: 6
Irene Fornaciari ha la faccia di una col peggior alito al mondo. Forse dopo Celine Dion.
Adriano Celentano ok. Ma Renato Pozzetto dov’è?
Pupo in platea s’alza in piedi, sbraita contro il Molleggiato e simula il bello della diretta. Un po’ come il Betto vestito da donna al teatro di Tegoleto alla festa dei bambini a carnevale.
Celentano viene pagato la bellezza di 11.000 (undicimila!) euro per 40 minuti di monologo. Praticamente un intero anno di lavoro per un’operaia Lebole. Vergogna.
Elisabetta Canalis ha la faccia di una che lascia il gabinetto olfattivamente infrequentabile e ti fa: “Non entrarci, ché il tizio che c’è andato prima di me… mammamia…”.
Celentano, per spazzare via ogni polemica, dichiara che devolverà il suo intero cachét in favore di un’industria bellica.
Emma Marrone mi ha sempre fatto specie per come abbia voluto tenersi un cognome che richiama, immediatamente, la cosa più sporca, bassa e batterica che ci sia: la terra.
Il reuccio Claudio Villa, passato a miglior vita venticinque anni fa, torna a sorpresa con “Follia positana”, una canzone dedicata ai panini dell’autogrill. Bravo.
Cristiano Godano dei Marlene Kuntz canta una canzone per il figlio, ovvero il nadir senza ritorno di ogni percorso artistico. E una cosa così non è che la risolvi con la barba.
Belen Rodriguez canta con Elisabetta Canalis. La prima rivolge alla seconda quel sorriso inamidato come a pensare: “Il tizio prima di te eh? Come no”.
Se Eugenio Finardi fosse un lottatore di Street Fighter II, vista la conformazione fisica, sarebbe lento ma granitico. Se lo fosse di Fatal Fury sarebbe a sorpresa scattante ma con poco affondo. Questo perché la NeoGeo ha sempre cercato di sgombrare il tavolo della situazione picchiaduristica dai soliti cliché.
La Berté sembra Miss Scarlett di Cluedo a 70 anni. Gigi D’Alessio pare aver appena strangolato la noia e sciolto una ciliegia in una vasca d’acido.
Nina Zilli, come prevedibile, tira fuori la consueta annisessantanza con una canzone che non fa disdoro e con un occhio alla lobby dei gay.
Pierdavide Carone, terz’ultimo cantante in gara e inizio a chiedermi: com’è che anche quest’anno non c’è una ballata sul tema delle piante carnivore? Sarà un caso, ma è da sessantatre edizioni che tutti ci girano attorno.
Non è vero che Andrea Mingardi è più peloso di Lucio Dalla. A Milano Marittima c’ero vicino d’ombrellone (Bagno Moderno) e non è che fosse così ipertricotico, lo ero più io.
Arisa, normalizzatasi dopo X-Factor, cerca di proporre una canzone vintage stile la Zilli ma il risultato è una canzone anziana tipo Rosanna Fratello nelle compilation di Mediashopping.
Fra i Matia Bazar è rientrata la transfuga Silvia Mezzanotte, i cui dischi solisti esordivano direttamente nel cestone offerte dell’autogrill fra i Papetti e i Giganti. Il pezzo è molto Mediashopping.
Problemi tecnici col televoto e il pubblico insorge. Come in Inception, questa puntata viene declassata a effetto ottico.
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