venerdì 11 novembre 2011

Ibrahimovic, Moggi e Mino Raiola

Portarmi a Torino non sarebbe stato semplice. Io e Mino Raiola riuscimmo a incontrare Moggi in segreto una mezz’ora a Montecarlo, durante il Gran Premio di Monaco di Formula Uno, suppongo fosse lì per affari. Dovevamo vederci in una saletta vip dell’aeroporto, ma c’era un traffico pazzesco e non riuscivamo ad avanzare con la macchina. Fummo costretti a scendere e a correre, e Mino non si può definire un grande atleta. È un ciccione. Ansimava ed era fradicio di sudore. Non si era certo fatto bello per l’incontro: indossava degli shorts hawaiani, una maglietta Nike e scarpe da jogging senza calze, e ormai era completamente zuppo. Arrivammo nella famosa saletta vip dell’aeroporto e lì dentro c’era fumo dappertutto. Luciano Moggi, in un completo elegantissimo, era alle prese con un grosso sigaro; si capiva subito che era un individuo di potere. Era abituato che la gente facesse come diceva lui. Fissò Mino: «Ma come ti sei conciato?». «Sei qui per dare consigli di stile o per parlare di affari?» sibilò Mino di rimando, e fu lì che tutto cominciò.

Ibra ripercorre parole, frasi e momenti che lo portarono a rompere il suo rapporto con Pepp Guardiola, nel corso della sua biografia di cui stanno uscendo della anticipazioni attraverso il principale quotidiano svedese Aftonbladet (che ha pubblicato in primo capitolo in esclusiva).

"Bollivo dentro, chiamavo i miei amici di Malmoe e qualcuno si era anche offerto di darmi una mano fisicamente, ma non era la soluzione migliore..." scherza Zlatan. Che attribuisce a Leo Messi la colpa dei suoi problemi con Pepp. A suo dire infatti le cose erano partite nel modo giusto. Poi però l'argentino "ha cominciato a parlare, chiedendo un altro ruolo, le cose sono cambiate e Guardiola ha preferito accontentare lui".

A quel punto lo svedese chiese un incontro in cui gli disse: "Sono una Ferrari, ma mi guidi come fossi una Fiat". Parole forti per cercare di fargli capire il suo disagio. Invece da quel momento il tecnico catalano non gli rivolse nemmeno più lo sguardo. Thierry Henry, che aveva capito, una volta gli chiede scherzando sull’allenatore: ”Ciao Zlatan, ti ha guardato oggi?”. Ibra risponde: ”No, ma l’ho visto da dietro”. Il francese chiude: ”Auguri, le cose stanno migliorando!”. Un rapporto che comunque era partito male anche quando al primo incontro il tecnico gli disse che "nel Barcellona bisogna rimanere coi piedi per terra" spiegando il fastidio nel vedere giocatori che vanno all'allenamento in Porsche o Ferrari. Lo spogliatoio del Barça? Composto da studenti che non osavano disubbidire: "Io invece sono un ragazzo a cui piacciono i tipi che passano col rosso. Là diventavo troppo buono".

Ibra si lascia andare anche a rivelazioni personali: ”Guido sempre come un pazzo. Ho guidato a 325 chilometri all’ora, lasciandomi dietro la polizia. Ho fatto così tante cazzate che non oso pensarci”,. Una volta in Spagna, dopo una nevicata, ammette di essere andato a sbattere contro un muro.

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