mercoledì 23 novembre 2011

Grandi vini: Madonna Nera

Madonna Nera

La prima operazione risale al 2007, quando Borgogni acquista una tenuta agricola a Montalcino. Cola gli suggerisce di chiedere un finanziamento alla sua banca svizzera depositando a garanzia una cifra analoga; basterà poi non restituire la cifra (dovrebbero essere 600 mila euro) e la banca procederà a incamerare il deposito. Nel 2009, però, Borgogni ha l’esigenza di ingrandire il vigneto e comprare nuove attrezzature. Gli occorrono altri 800 mila euro. Cola anticiperà di tasca sua i primi 200 mila euro; altri 600 mila li metterà il compiacente Iannilli. Il trucco è raffinato: tra Borgogni e Iannilli si firma un finto compromesso e subito Borgogni intasca 600 mila euro di caparra. Ma siccome è inteso che l’atto di vendita non sarà mai perfezionato davanti a un notaio, la caparra resterà nelle tasche di Borgogni. Ma di sicuro Iannilli non ci rimette: a questo servivano le tre fatture false da 800 mila euro ammesse ieri, a far sborsare i soldi da Selex.

Il vino del G8
Per la cronaca, i cinque ettari di vigneto del signor Borgogni producono un eccellente brunello, il «Madonna Nera», che fu selezionato unico vino non abruzzese - per le tavole del G8 dell’Aquila, molto apprezzato dagli illustri commensali, celebrato dalla stampa di settore e venduto da due anni a scatola chiusa in tutto il mondo.


http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/431252/

Nel Giro del vino molti erano a conoscenza della storia del Madonna Nera...

Domenica scorsa su Il Giornale Paolo Marchi firmava un articolo bello e commovente sull’amore per Montalcino e la Toscana, osannando un vino bevuto da tutti i big del mondo al G8: Madonna Nera, “affascinante” supertuscan di sangiovese, merlot e cabernet.

Se volete credere alla favole, quello è un misterioso e buonissimo supertuscan made in Montalcino per mano di un grande winemaker. Oppure, se volete la verità, a noi pare un modo parecchio cool di declassare un po’ di Brunello taroccato.

Ci è anche capitato di degustarlo, nemmeno tre mesi fa, e sapendo pure con buona certezza da quale azienda “misteriosa” provenga ci stupiamo che il vino arrivi a malapena a 76 punti.

Molto meglio allora il BelNero di Banfi [83], altra etichetta comparsa in tempi più che sospetti, che si lascia bere con certa soddisfazione, anche se disturba che il vino venga presentato come “espressione del forte ed indissolubile legame dell’azienda con il terroir del Brunello”.

Insomma piano piano il mercato si sta riempiendo dei famosi Brunello declassati a IGT. Voi quanti ne avete assaggiati? E se foste un produttore ilcinese, come vendereste le casse di vino che non potete più etichettare come Brunello di Montalcino?


http://www.intravino.com/assaggi/il-nero-a-montalcino-come-ti-declasso-con-stile-il-brunello/

Mentre invece il Giornale ne tesseva le lodi, ignorando il Produttore...

Si sprecano nel mondo cristiano le statue e le icone che celebrano la Madonna Nera, da quella di Loreto nelle Marche a quella polacca di Czestochowa, fino alla Madonna Nera che non ti aspetti e che tutti abbiamo scoperto grazie al recente G8 dell'Aquila.
E, attenti, non è affatto un oggetto di culto (e se lo diventerà sarà di natura pagana), bensì di meditato e consapevole consumo. La Madonna Nera offerta ai capi di stato nel vertice abruzzese è un vino, un rosso che arriva dalla Toscana, da una Montalcino che, fatte le debite proporzioni, ha vissuto anch'essa le sue traversie legate alla terra, a quel Brunello che il disciplinare impone di sola uva Sangiovese e che alcuni produttori hanno mischiato a uve cosiddette internazionali per renderlo più appetibile sul mercato americano.
La Madonna Nera nasce nella perla del Senese ma non è un Brunello, tutt'altro e tutto dichiarato. Il millesimo servito meno di un mese fa, il 2007, si pavoneggia di un 60 per cento di Sangiovese, di un 30 di Merlot e del restante 10 di Cabernet, un Supertuscan per chi ancora ama questo abusatissimo termine che abbraccia tutti quei rossi nati lontano dai territori del Chianti e del Brunello, anche se ormai sono così tanti da non sortire più l'effetto di un tempo.
Piuttosto è singolare notare come del Madonna Nera, proposto in Abruzzo accanto a mostro sacri come le bollicine trentine del Ferrari e il Barolo di Giacosa sui quali la letteratura si spreca, si sa ben poco. Nemmeno il nome del titolare della cantina da cui esce. Arcistranoto invece il suo papà, quel Carlo Ferrini che è enologo, nato a Firenze 55 anni fa, un paio di simpatici baffi su un viso sincero. Noi italiani, grazie al Gambero Rosso, lo abbiamo incoronato «enologo dell'anno» nel 2000, gli statunitensi ovvero il mondo hanno fatto altrettanto con Wine Enthusiast due anni fa.
I suoi clienti hanno blasoni luccicanti come l'oro al sole. Alcuni perché hanno antiche radici in vigna, come Donatella Cinelli Colombini, la Barone Ricasoli e il Castello di Fonterutoli in Toscana, Tasca d'Almerita e Donnafugata in Sicilia fino al sublime San Leonardo dei Marchesi Guerrieri Gonzaga in Trentino, altri perché a un certo punto della vita si regalano la cantina ultimo grido come, a certi livelli, si fa come le ville e i maxi-yacht. Ecco così il Pollenza del petroliere Aldo Brachetti Peretti e la Tenuta degli Dei (la modestia...) di Tommaso Cavalli, figlio dello stilita Roberto.
La Madonna Nera appartiene al secondo caso, ma non si va oltre i si dice. La certezza è una sola: è un vino di Ferrini, uno che fa le fortune di tanti e la cui fatica è ancora lontana dall'essere compiuta perché la tenuta misteriosa, nata tre anni fa dalla somma di due piccole aziende, ha un'estenzione di appena 4 ettari che nel 2012 daranno vita anche a un Brunello. Parliamo di alcune migliaia di bottiglie, a un prezzo da affare: 11 euro.
Ha detto Ferrini: «Di certo non spaventa, è un prezzo onesto che garantisce un reddito che copre le spese. Chi ha voluto Madonna Nera non cerca il guadagno. Bisogna distinguere tra chi è nel vino da generazioni e chi arriva come novizio. Con il primo è più facile lavorare perché conosce questo mondo, però in genere è chiuso ai consigli. Il personaggio nuovo, forte dei soldi fatti in altri settori, ha fretta di arrivare, mentre in vigna bisogna avere calma. Quando mi avvicina un neofita l'avviso subito che la prima bottiglia arriverà dopo sette anni, cinque per avere l'uva e due perché diventi vino. Non è una birra o una mozzarella che si consumano subito». E, infine, l'anonimato della proprietà in un'epoca dove tutti vogliono apparire: «Lo trovo un tratto affascinante, sparire per non apparire. Io stesso tendo a far parlare i miei vini».


http://www.ilgiornale.it/gastronomia/madonna_nera_g8_tavola_dellestate/vino-enoteca-madonna_nera-montalcino-carlo_ferrini-sangiovese/03-08-2009/articolo-id=371609-page=0-comments=1

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