mercoledì 23 gennaio 2008
e posso dire la mia su fiorella mannoia
la cifra stilistica di un uomo italiano è l'essere terrone.
la cifra stilistica di una donna italiana è l'essere allo stesso troia e vergine.
il traduttore di questo impasto di sangue, pizza e furberia è ligabue: dall'elettrorock a sex and the city, il turbinio della serendipity compresso nel cervello di un telefonino, con un riff di chitarra, proprio quello che si ascolta sotto, sempre quello, come a dire, ecco è ligabue.
io posso dire la mia sugli uomini
Qualche giorno è molto meglio
qualche giorno non mi sbaglio
vedo chiaramente quel che c’è
le colline, le vetrine
la mia stanza da imbiancare
la + bella canzone di fiorella mannoia l'ha scritta enrico ruggeri, si chiamava quello che le donne non dicono.
enrico ruggeri adesso non c'è +, non ha + i capelli, non ha + gli occhiali, non è + senza pancia, paga l'affitto.
non è morto quando doveva, come avrebbe dovuto morire tardelli subito dopo il gol dell'82, o chiambretti subito dopo il divano in piazza.
la vita si trascina, e ligabue è qui a dircelo: prende la + bella canzone di ruggeri, cantata dalla + bella cantante italiana, e gliela riscrive uguale, ma peggio, e il meta fortissimo è:
edoardo, i giorni sono passati, e quelli che sono rimasti sono proiezioni di rivivere di ricordi di un passato inventato.
ma posso dire la mia sugli uomini
davanti a una tazza di latte
con una coperta di troppo
tutti dobbiamo pagare l'affitto, ruggeri in tv, ligabue lo fa scrivendo senza ritegno: la tazza di latte, una coperta di troppo, le amiche che ridono, serena dandini, le foto delle vacanze, un marocchino tenebroso, una notte a puerto escondido.
là dove c'è l'uomo, là è l'imbarazzo: questo è ciò che resterà della nostra presenza nell'universo.
Qualche giorno è proprio meglio
ogni minimo dettaglio
sento chiaramente quel che c’è
le risate, le sirene,
le sorprese di un aprile
questo cuore che va bene già com’è
e profumi e odori
le notti di maggio che diventano le sorprese d'aprile, il cielo d'irlanda che diventano le colline e profumi e odori, il caffè nero bollente che diventa una tazza di latte e una coperta di troppo: tutto il tempo sbiadisce e nella copia di ligabue svanisce.
solo una cosa, monolitica, enorme, colossale: la fica di fiorella mannoia, che passando il tempo diventa milf monumentale, come kylie minogue, + di lei, + di qualunque cosa.
la pornografia sentimentale di questa canzone che risveglia il terronico maschio ancestrale, che torna a casa sporco di carbone e possiede violentemente fiorella nella cucina anche lei sporca di carbone, questa cucina che va a carbone e fiorella che spadella cantando questa canzone e il maschio terronico italiano che la stantuffa e dice che minchia dici, che minchia di canzone canti, e gode vedendo la donna finalmente ridotta a oggetto e la donna che gode dell'essere oggetto, al tempo stesso troia e vergine nel suo essere donna d'aprile indecisa e risoluta, nuda in un maglione troppo grande di lui, il superterrone.
Le mie amiche sanno stare
dalla parte dell’amore
tanto ognuna sa comunque
quel che sa.
Io posso dire la mia sugli uomini
qualcuno l’ho conosciuto
qualcuno mi è solo sembrato
qualcuno l’ho proprio sbagliato
e qualcuno lo sbaglierò
ma posso dire la mia sugli uomini
la tazza di latte che scotta
e quella coperta di troppo
appena finisce la notte
qualcosa mi inventerò.
ecco, stiamo bene come stiamo, io con i milioni e voi coglioni, dice luciano.
chisse se la vita è venuta, è passata, e tu dai vetri, e tu che non hai capito un cazzo, ti abbiamo impiegato da unieuro e quindi hai vissuto, stasera in un pub siamo tutti scarlett o'hara, nel prendersi e nel lasciarsi la legittimità di essere parte degli esseri umani.
non è così, davvero, ma le canzoni sono accomodanti, al contrario della vita, finiscono prima.
E posso dire la mia sugli uomini
qualcuno l’ho conosciuto
qualcuno mi è solo sembrato
qualcuno l’ho proprio sbagliato
e qualcuno lo sbaglierò
ma posso dire la mia sugli uomini
davanti a una tazza di latte
con una coperta di troppo
appena finisce la notte
qualcosa mi inventerò.
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