venerdì 14 dicembre 2007

Ognuno cancella di sé le debolezze che riconosce, con l' astio dell' orfano, del povero, del calamitato, di chi è colpito dalla malattia. Teme l' assalto delle frane che non si attende, delle crepe che si possono aprire (si apriranno!) preparando l' interludio di una fine nella propria vita. La fine di un amore, la fine degli anni amati, la fine definitiva... E arranca dietro quella lotta di sutura, per rimuovere gli strappi certi, consolidati, per evitarne la suppurazione. E' una lotta senza dignità o bellezza, la lotta di acrobati fallimentari, che non si preoccupano più della bellezza dell' esercizio: cercano solo di arrivare alla sponda opposta sani e salvi.

Giuseppe Genna, Catrame

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande citazione! Anche se i libri stanno a me come la sachertorte ad un diabetico, sto leggendo Dies Irae, di Giuseppe Genna, e mi sta piacendo da matti. Diabolico, apocalittico e terragno.

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