Fossi Telly Savalas nella sporca dozzina appena entrato avrei chiesto se c’è una sala da pranzo senza negri o almeno senza quarantenni in baccaglio, ma ogni cosa che si scrive o si dice è sempre scritta o detta tale non per chi la pensa, ma per chi la ascolta o legge, perché vige un conversation code come un dress code e al panino giusto di porta ticinese c’è questo conversation code che i quarantenni in baccaglio parlano di come le cose le avrebbero fatte bene anche se finora non sono andate bene e anche chi scrive scrive leggi dico che non mi piace la gente per piacere a certa gente.
Sì, siamo usciti insieme e ti scateno la technique, ti racconto per filo e per segno oppure ogni tanto infilo la battuta, ti racconto di politica ed economia, dell’economia in germania, che viene voglia di andare davvero in germania a prendere un panino giusto, e fare il drill-down dell’universo, calcolare quanto costa il pane e la farina del panino e capire come si è arrivati alla farina e e poi è aumentato il costo con l’euro perché c’è stata la rivolta tipo come se fosse leggi: ho fatto il classico di manzoniana memoria, e poi davvero capire se è meglio il comunismo o il libero mercato, che la risposta già la sappiamo, che in un mondo perfetto non ci sarebbe il consumismo, ma poi gli uomini per andare avanti hanno bisogno della paura di cadere, del desiderio di schiacciare, e allora ogni forma di razzismo è legittima, contro i negri i brutti gli stupidi gli storpi, e questo più che nazismo è comunismo, come se il nazismo non fosse nato come un bisogno delle persone per la sicurezza di non essere proprio gli ultimi dell’universo (lo diceva gene hackman in missisipi burning, se non sei meglio di [negro / storpio / ebreo / italiano / chissà cosa sarà schifato in futuro], di chi sei meglio?(pensa paradossalmente gene hackman in quel film diceva le cose per scopare, ma in realtà qualsiasi attore e qualsiasi cosa si dica la si dice per mangiare, quindi il cinema non è finzione, ma come dentro un film mi vedrai arrivare un giorno, perchè la vita è un film in cui ognuno ha una parte, però perlopiù da comprimario e allora i film aiutano a vivere meglio questa condizione di chi non riuscirà mai ad arrivare anche se la speranza è l’ultima a morire e l’ultima cosa che un uomo vorrebbe fare è appunto l’ultima cosa che un uomo fa, appunto morire come diceva buffalo bill nel film di altman che non c’era dustin hoffman ma c’era paul newman), sì l’universo dicevamo di questo drill-down, pensa a un pugno di farina nella tua mano e vertiginosa l’escalation del pensiero all’universo che si espande senza sosta dopo il big-bang, ecco io mi chiedo:
ma ci pensi a quanto costa questo sospiro dell’universo?
Se vuoi, se sei un quarantenne in baccaglio, potresti dire (ma vale anche per un bambino di 4 anni con gli occhiali correttivi di plastica, perché quel che conta è immaginare di vedere, oppure vedere davvero e non la montatura, anche se poi la differenza tra vivere bene e vivere male è la montatura, come tra peripatetico e peripatetica è una vocale) che c’è lo spreco di questo respiro enorme infinito dell’universo che si espande, che ha un costo enorme, un debito che viene pagato con il dolore di chi lo deve pagare, e allora c’è questo riporto d’amore che tutti dobbiamo sacrificare per il respiro, e allora la vita degli uomini è infelice perché è loro destino vivere ed esistere solo all’interno di questo respiro ed essere appena il combustibile e la percezione di essere questo pulviscolo di respiro è la cosa più insopportabile, e allora c’è questa gente che è felice che non ha fatto il classico [leggi: ho fatto il classico] che ignora totalmente le dinamiche dell’universo, anzi in realtà le dinamiche dell’universo nessuno le conosce, oppure guarda le conoscevano già, pensa a copernico che non aveva niente a disposizione e aveva già capito (e quindi il nichilismo è quando hai capito solo a metà e pensi che valga buttar via la vita, che comunque è l’unica cosa che hai, e allora la tieni e la sopporti anche se non va bene, perché comunque hai solo quella), e cosa gli serviva aver capito se poi magari non l’aiutava a essere felice, o pensa a giordano bruno che ingaggiava la sua battaglia di astuzia con il tribunale pontificio e poi è morto bruciato, oppure bruno giordano che invece ha giocato con maradona e non vede dio in ogni cosa ma comunque il suo mondo è un pallone.
E pensa, se tu fossi un quarantenne in baccaglio avresti affrontato le origini dell’universo solo per scopare stasera (ma non a caso diresti, se avessi fatto il classico e storia dell’arte, perché c’è un quadro che si intitola l’origine del mondo e sembra che l’ha dipinto schicchi), ma invece questa sera io sono tutta la gente di tutte le parti, non sono solo uno ma sono anche bino, mentre gli altri parlano io mi metto qui in disparte a scrivere una poesia su un tovagliolino, ho un giubbotto aspesi e pinketts non è nemmeno troppo lontano, attraversata la strada c’è il trottoir con tutta la gente strana che si presuppone, si richiede che ci sia in quel locale e dica quelle cose ad alta voce perché ci suonano i the dragons con il cantante rockabilly basettone, e allora proprio te la scrivo una poesia su milano, che le parole fanno male, ma non fanno morire, anche se poi magari viene un mal di stomaco incredibile appena vedo quella persona particolare e la delusione ti porta a perdere e ti lascia abbandonare fino davvero a morire, ma questo è un’altra storia e forse è davvero un po’ cremonini, e invece io ti scrivo sul tovagliolino di questa poesia su milano che sembro anche un po’ niccolò fabi che vive a roma come vincenzo, che poi alberto lo odiava ed è venuto a milano, e ha scritto milano e vincenzo e io invece ti scrivo solo
milano:
sei il centro
per cui si deve passare
sei il piacere
del viaggio da fare
la delusione
dell’arrivare
sei l’emozione
della scoperta
nella prima adolescenza
sei l’ansietà
e l’importanza
del vedersi vivere
nella parte cruciale
dell’esistenza
sei il dolore
di un amore
e comunque
il piacere sottile
in tanto soffrire
di amare
nell’età della ragione
il tempo di fare
quello che tutti si aspettano
tu debba fare
sei il declino
la stanchezza
il continuare a vivere
l’unica cosa
rimasta possibile
nonostante
insopportabile
sei il desiderio di costruire
il doversi sporcare
il compromesso di lavorare
la necessità di prevaricare
l’ammissione dell’imperfezione
la delusione del fallire
l’impossibilità di abbandonarsi
sulle rotaie della metropolitana
la multa che arriva a casa
per chi intralcia il traffico
nel suicidarsi
nel lasciarsi andare
sei il poter far tutto
e desiderare
quel che non si può fare
non far niente
sei il posto da cui fuggire
sei la casa che non è casa
per nessuno
filippino
albanese ivoriano
cingalese
il provvisorio il sopportare
lo stare male
lo stringere i denti
fingere di sorridere
costretti a guardare
quello che si diventa
e non si è voluto
ma ormai è stato
il baratro sempre aperto
il futuro interinale
che ti fa accontentare
l’ostentazione che colma il vuoto
il dolore superato
con il dolore provocato
sei figli e cani
cresciuti dai filippini
l’esternalizzazione degli affetti
come clienti paganti
mai contenti
nel riporto
che si fa di questo amore
che perde nel trasporto
dell’iva il suo valore
sei tutto malgrado tutto
sei niente indifferente
sei il premio di un lavoro fatto bene
l’ostentazione della plusvalenza
costruita sulla sofferenza
la necessità di lavorare
iscrizione alla società civile
pagarsi il mangiare
di materia immateriale
l’aperitivo per la cena
la colazione per il pranzo
la cucina a microonde
gli amori a microonde
lavoro duro
basta che fatturo
non ho tempo per arrivare
dove non ho voglia di andare
l’equilibrio dell’espansione
sulla capacità di sopportazione
l’orgoglio di restare aggrappati
a questo tram che ha per forza motrice
la combustione delle speranze
delle tipe fighe a pagamento
ogni tre mesi una settimana
il divertimento come lavoro
il lavoro finto come divertimento
sei le cose come sono
sei il tempo che viviamo
sei la vita che siamo
il bisogno di amore
e nonostante tutto
non ti amo.
Facci caso: le tipe con le gambe belle anche se sudate i piedi non gli puzzano di sudore, c’è una logica sesquipedale che adesso sarebbe sesquipedale andarti a spiegare, e infatti brad pitt non te la spiegherebbe, però prenderebbe l’apecar e andrebbe al tutti giù per terra vestito male, avvicinerebbe le ragazze e direbbe loro “at veni a fè un giro with me nella zona industriale e poi fermuma e vat sburambuca” e riempirebbe il rimorchio dell’apecar di tipe vogliose che non sanno leggere i dolci e puri sentimenti dei bravi ragazzi che vivono nell’illusione di avere sentimenti più belli di brad pitt e più degni di essere amati come tutti pensano di essere degni amati, verso sera, e quindi io te l’ho spiegata con le parole e brad te l’ha spiegata con l’azione, proprio come secondo comunismo dà il suo apporto in base alle proprie competenze, e allora il comunismo esiste già.
Facci caso: pessoa diceva che se avesse sposato la figlia della sua lavandaia sarebbe stato felice, e dicendolo si riteneva al tempo stesso meglio e peggio della figlia della lavandaia (in realtà sperava che la figlia della lavandaia le leggesse e lo sposasse, ma leggi, la figlia della lavandaia non faceva il classico e ognuno fa le cose per fare altre cose però bisogna farle bene, e invece così pessoa è morto solo e con i vestiti sporchi [di vomito], ma come jimi hendrix, allora se il microcosmo è diverso il macrocosmo è tutto uguale, e serse di fronte all’esercito si mise a piangere perché di lì a cento anni sarebbero tutti morti, e io poi avrei fatto il classico), come ognuno sempre si sopra/sotto/valuta, perché la cosa più difficile è accettarsi, ma che poi è la cosa che tutti fanno, e infatti accettano l’invecchiamento, la solitudine, e anzi sono contenti perché almeno non ne hanno più paura, come le amputazioni fa più impressione vederle che subirle, e infatti poi corrono alle paraolimpiadi e invece io non sopporto e mi fa impressione e cambio canale, perché mi imbarazza troppo, però anch’io ho la passione per le cose imbarazzanti tipo questa cosa che sto scrivendo che stai leggendo.
5 commenti:
Non ci ho capito niente e ho fatto il classico, 40anni e studiavo alla Statale di Milano ai tempi del panino giusto.
Alessandra
Rileggerò il tutto con calma.
Mi tocca.
ma no, è come con gli occhiali da sole, non c'è niente da capire, il solito raccontino che cerca la scorrettezza a tutti i costi
a me i versi sono piaciuti parecchio (miic)
molto bello
...
Posta un commento