giovedì 9 maggio 2013

reddito di cittadinanza: quanto costa e come finanziarlo (?)


Reddito minimo di cittadinanza. Intervista all’economista Andrea Fumagalli


Luchino Galli, blogger e mediattivista, intervista Andrea Fumagalli, professore associato di economia politica all’Università di Pavia.
Andrea, tra gli economisti italiani sei uno dei maggiori esperti di reddito minimo garantito; sei anche vicepresidente di BIN Italia. Di cosa si occupa e perché è nata quest’associazione?
Il Bin (Basic Income Network Italia) è costituito da sociologi, economisti, filosofi, giuristi, ricercatori, liberi pensatori che da anni si occupano di studiare, progettare e promuovere interventi indirizzati a sostenere l’introduzione di un reddito garantito in Italia. A tal fine è stato ideato un sito come strumento per l’aggregazione delle idee. Ne è risultato un network di competenze diverse che muovono però nella medesima direzione, sotto un «logo comune», quello del “BIN Italia”, perché comune è l’obiettivo: giungere all’introduzione di un Basic Income per tutti.
Il confronto nazionale ed internazionale sul reddito di cittadinanza (Basic income) ha conosciuto un vibrante sviluppo ed al tempo stesso uno straordinario arricchimento. Il ragionamento collettivo sul tema ha trovato ulteriori connotazioni negli anni nei quali sono divenute egemoni condizioni e modalità produttive che in genere vengono riassunte nell’espressione “biocapitalismo cognitivo” o, più generalmente, “post-fordismo”. Il Basic income è diventato, in questo modo, il fulcro attorno al quale diveniva possibile ridisegnare il nuovo statuto delle garanzie non solo del lavoro, ma della cittadinanza. Il reddito di esistenza, come è stato spesso definito il Basic Income, pone la questione centrale su cosa siano oggi, a fronte delle trasformazioni sociali e globali, i diritti sociali; cosa significa garanzia di un livello socialmente decoroso di esistenza e della possibilità di scelta e di autodeterminazione dei soggetti sociali. Il dibattito italiano ha goduto di una forte varietà di riferimenti e di ottiche di lettura che bene fa comprendere la sua originalità e ricchezza. È stata centrale, in questo dibattito, proprio l’analisi delle trasformazioni produttive degli ultimi decenni, in particolare l’emergere della condizione precaria come condizione generale del lavoro, la cui indagine rappresenta il contributo forse più interessante che il dibattito italiano può offrire al contesto internazionale.
Cosa si intende per reddito minimo garantito? È possibile darne una definizione? Qual è la tua idea di reddito minimo garantito per il nostro Paese?
Il reddito minimo garantito è un reddito di base incondizionato (RBI), dato a livello individuale, ai residenti (e non solo ai cittadini), incondizionato (ovvero non sottoposto a nessun obbligo), pagato dalla fiscalità generale e non dai contributi sociali. Non è una misura assistenziale, in quanto è reddito primario, cioè è reddito che remunera un’attività produttiva di valore, che è l’attività di vita, che solo in parte oggi, sulla base delle leggi vigenti, è certificata come lavoro e quindi remunerata. Il RBI remunera quella parte di vita produttiva che non viene considerata tale (apprendimento, formazione, mobilità/trasporto, riproduzione, consumo). È una misura di welfare (sicurezza sociale) che parzialmente esiste in tutti i paesi dell’Unione europea eccetto Italia e Grecia: un sostegno economico alle persone con un lavoro intermittente o disoccupate.
Varia da poche centinaia di euro ai 1.200 al mese della Danimarca e Lussemburgo. In Italia dovrebbe essere come minimo di 720 euro al mese (20% in più della soglia di povertà relativa). Oggi, ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o il sussidio di disoccupazione sono riservati a chi ha perso un lavoro a tempo indeterminato e determinato; il RBI invece dovrebbe essere dato a tutte le persone che hanno un reddito inferiore ai 720 euro/mese, per esempio ai precari tra un contratto e l’altro, ai disoccupati e ai lavoratori/trici che pur impiegati/e guadagno salari da fame, inferiori ai 720 euro/mese, in modo incondizionato, ovvero slegato sia dal tipo di contratto precedente che dall’obbligo di accettare qualsiasi impiego proposto o i programmi di inserimento lavorativo.
Il ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera ha dichiarato: “Se non si guarda solo ai disoccupati ma anche a chi non cerca più il lavoro o chi ha un lavoro, ma un reddito insufficiente, parliamo di 6-7 milioni di persone, e con i familiari forse si arriva alla metà del nostro Paese”. Chi potrebbe beneficiare del reddito minimo garantito e come trovare le risorse per finanziarlo?
In realtà, secondo le indagini statistiche condotte dalla Caritas e dalla Commissione Parlamentare contro la povertà e l’esclusione sociale, coloro che si trovano nel 2011 ad avere un reddito individuale al di sotto della soglia di povertà relativa ammontano a circa 8 milioni e mezzo di persone.
Secondo i nostri calcoli, una misura di RBI di 720 euro/mese, necessita poco meno di 35 miliardi. Al netto dei sussidi oggi esistenti di uguale entità (pensioni sociali e di invalidità, sussidi di disoccupazione, indennità e casse integrazioni), le risorse da aggiungere sono pari a 15,7 miliardi. Una cifra abbordabile che dovrebbe essere a carico della collettività (e non finanziata dai contributi sociali dell’Inps, come avviene oggi). I dati sono contenuti nei Quaderni di San Precario e sul sito Bin.
Il sistema fiscale si basa sulla tassazione dei fattori produttivi. Oggi si tassano solo il lavoro dipendente (tanto), la proprietà delle macchine (poco) e il consumo (molto). Ma ci sono ben altri fattori produttivi: la finanziarizzazione, la conoscenza, lo spazio. Si potrebbero tassare le transazioni finanziarie, anche solo per lo 0,01%; i diritti di proprietà intellettuale; i grandi patrimoni immobiliari che lucrano sugli spazi delle città. Ma anche l’uso delle forme contrattuali atipiche: ad esempio, introducendo l’Iva sull’intermediazione di lavoro effettuato dalle agenzie interinali. E poi ci sono le spese da sopprimere come gli aerei da guerra F35 che la Difesa sta acquistando per 15 miliardi di euro.
Si parla molto di patrimoniale. Una sua introduzione porterebbe da sola nelle casse dello Stato più di 10 miliardi. In altre parole, la questione non è di fattibilità ma di volontà politica. E non abbiamo nemmeno citato l'evasione fiscale... Comunque, per un approfondimento del tema fiscale e per un’analisi delle possibili proposte in materia, rimando al n. 3 dei Quaderni di San Precario che esce proprio in questi giorni e al sito del Bin - Italia.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

è pazzo, un TSO per il fumagalli, qui, presto.

Marco Giannini ha detto...

http://spread-politica-economia-massoneria.blogspot.it/2013/05/redditominimogarantito.html questo mio pezzo è ispirato al Saggio di Bronzini

TrancioToscano ha detto...

Dimezzare stipendi ai parlamentari e dimezzare anche i parlamentari stessi (sarebbe meglio ammazarli ma non si può!),eliminare pensioni statali super (rubate),limitare spreco militare,limitare sprechi assurdi in PA dove è pieno di donne nullafacenti e fancazziste:le donne in italia sono presenti in uffici pubblici(e non)al 90%,ogni volta che telefoni per delucidazioni su qualcosa non capiscono mai un caxxo e non alzano quei culi dalle sedie neppure se preghi altrimenti si stancano!Prefetture e tribunali: il dolce far niente!!! ecc ecc ecc Proporre il turismo come futuro (7000 km di coste facendo il calcolo di cale e isole,monti,fiumi,laghi e il 70% dell'arte mondiale...ci vuole impegno per mandare a puxxane una nazione del genere!!!)e l'Italia vive di rendita con lavoro e reddito nazionale garantito per tutti!

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