lunedì 30 luglio 2012
sabato 28 luglio 2012
giovedì 26 luglio 2012
mercoledì 25 luglio 2012
Io sono una persona seria, lavoro dalla mattina alla sera e non ho tempo per scrivere cazzate.
Caro Roberto so che tu hai semplicemente ripreso L'Espresso, pero' ti chiedo cortesemente di rettificare così come lo chiederò a L'Espresso. Io non twitto. Non ho twitter e a malapena so cos'è. Le frasi che avrei twittato sono in realtà citazioni dal mio libro "Hanno tutti ragione". Estrapolate dal racconto. Che ha tirato fuori qualcuno, non io. Io sono una persona seria, lavoro dalla mattina alla sera e non ho tempo per scrivere cazzate.
Ti abbraccio. Paolo Sorrentino
Ti abbraccio. Paolo Sorrentino
martedì 24 luglio 2012
l'élite val bene una massa
Pietrangelo Buttafuoco per "la Repubblica"
C'è tutta una virtù accorta nel fare le nozze del glamour coi fichi secchi del consenso. È il salto che dalla nicchia porta alla massa. E tra gli irrinunciabili gadget di società non ci sono - pop a parte - solo le scarpe Camper ai piedi di più piedi, o gli accessori Muji, le carabattole giapponesi di cartoleria.
PIETRANGELO BUTTAFUOCO GIULIANO FERRARA
Nella famiglia allargata del sentire comune, nel magma della contaminazione "alto-basso", ci sono, ovviamente, i libri. Gli Adelphi, innanzitutto, che si trovano perfino fotografati nei cataloghi dei mobili - foss'anche Aiazzone - a far bella mostra tra le mensole e le scansie del rateale è solo il libro Fabula, dall'ineffabile allure dell'editore più signorile.
APPLE
C'è un quid di fattura molto esclusiva ma di gran consumo. A dettare lo Spirito del Tempo, anche in un senso più generale, è dunque l'inavvicinabile di massa: l'elitismo dato in aspersione alla moltitudine. Per dirla con gli iniziati, ad andare a ruba è l'esoterico: un patto di comunione plastica tra mente e oggetto, l'attesa eucaristia tra voga e orgoglio, qualcosa di più della Jacuzzi in leasing: il prontuario di affabulazione a uso di commercio, pensiero e ficaggine. E quel che realizza Adelphi - pop a parte - è un benemerito opificio di identità culturale in un'Italia da troppo tempo digiuna di umanesimo, figurarsi di Rinascimento.
TERRENCE MALICK
Manco l'incomodo della soggezione, dunque, e ci si affatica di buon grado per imparare correttamente la pronuncia altrimenti ostica del nome di Wislawa Szymborska. La poesia, solitamente dimenticata nella periferia degli scaffali, è solo con lei che scala la classifica dei titoli più venduti. Adelphi discende dal proprio Olimpo di eccellenza per accomodarsi tra gli Inferi dei grandi numeri. Senza peraltro dismettere di qualità, anzi.
Adelphi è infatti un marchio che dà titolo ai titoli. Noi italiani leggiamo meno, ma molto bene. Ed è una caratteristica propria di questo catalogo riuscire a restituire il successo ad autori dimenticati e orbi di gloria altrove, come Curzio Malaparte e altri dannati. È il caso di Martin Heidegger, l'oracolo della Foresta Nera; e di Cristina Campo, che al fianco di monsignor Lefebvre fu la voce più potente della tradizione cattolica contro il Vaticano II; e di Henry Corbin, ancora oggi venerato a Teheran come il più santo tra i filosofi cari a Ruhollah Khomeini.
HARLEY DAVIDSON
Abili anche nell'operazione inversa, prendere libri di basso consesso e farne un blasone (ieri con Simenon, oggi con Fleming e la saga di 007), all'Adelphi sanno modellare a proprio capriccio quella misteriosa borsa degli intellettuali le cui quotazioni oscillano in modo imprevedibile e misterioso. La battuta d'obbligo: sono pagine da scuotere, non da shakerare - come il Martini di Bond. Ed è un contrassegno, quello di Adelphi - pop a parte - uguale al Papa: inavvicinabile, appunto, ma di massa.
Si è eletti in forza di una qualità, di una virtù o di un privilegio. Ed è una vicenda tutta italiana, quella di rinvigorire il languente mercato editoriale con operazioni ad alto tasso culturale. In principio fu Roberto D'Agostino, che, nel 1985, dai divani de "Quelli della notte", grazie a un tormentone in forma di recensione fece dell'adelphiano L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera il libro "dell'edonismo reaganiano".
ZAHA HADID
Giochi di sovrapposizione, forse. O, più propriamente, un dannunzianesimo della post modernità, di cui Adelphi è il cuore che ha arricchito il bagaglio dell'italiano medio col
Siddharta di Hesse e il new age sofisticato di autori come Fritjof Capria (Il Tao della fisica)
o Robert Pirsig con tanto di manutenzione di motocicletta e zen. Pure gli italiani alle vongole corrono a comprare libri di Joseph Roth o i vari Alla ricerca del predatore Alfa di David Quammen.
Siddharta di Hesse e il new age sofisticato di autori come Fritjof Capria (Il Tao della fisica)
o Robert Pirsig con tanto di manutenzione di motocicletta e zen. Pure gli italiani alle vongole corrono a comprare libri di Joseph Roth o i vari Alla ricerca del predatore Alfa di David Quammen.
Ed è un'estetica tutta italiana quella dell'elitismo moltiplicato nella massa. Che ci farebbero allora qui, dunque, nel tascapane dell'italiano medio, tutti i taccuini Moleskine, feticci che quasi disegnano l'anima a chi li compra, nel solco di Bruce Chatwin, adelphiano va da sé?
CASINO-ROYALE ADELPHI
Ci sono cosette, cosine e concetti nel disegno continuo del mondo. Tutto è Apple e non c'è altra Grande Mela che l'oggetto luminosissimo del desiderio. Adesso è perfino uscita una versione in forma di guaina della Moleskine per contenere l'iPad, e se questo non è cortocircuito, tra i pezzetti di realtà che fanno l'immaginario dello Zeitgeist, è certamente una contaminazione solida.
E commerciabile. Se solo ci fosse una Corazzata Potemkin, oggi Fantozzi, guardando il film dal proprio iPhone, ne apprezzerebbe la visione con sussiego. Lars von Trier è tanto difficilissimo quanto conosciutissimo con Melancholia e può capitare - com'è capitato, senza meraviglia, in un cinema di Bologna - che L'Albero della Vita, il film, di Terence Malick sia stato proiettato per un mese intero invertendo il secondo con il primo tempo senza che nessuno se ne avvedesse. Fu il contemporaneo del vestito nuovo dell'Imperatore. Nessuno vedeva che era nudo.
E nel progetto della contemporaneità ci sono cose perfette da cosare. L'esempio è giusto il coccodrillo di Lacoste: scappa dai toraci tonici dei tennisti e finisce sui rigonfi mammari di bolsi bagnanti. Harley Davidson dice tutto già nel suo slogan ufficiale, e il rombo per le strade delle numerose moto completa il quadro: "Una Harley-Davidson è molto più accessibile di quanto pensi".
ROBERTO CALASSO
L'unico assunto del carisma irresistibile dell'idolo, il mistero del marketing, è quello di pervertire l'avanguardia. E siccome a diventare moda è solo l'anti pop, non sorprenda che all'Auditorium, a Roma, la musica classica per tutti e gli annessi eventi di cultura raffinata ed elitaria per tutti abbiano raggiunto la totalità del pallottoliere. Il jazz, genere un tempo considerato elitario, viene proposto in innumerevoli jazz-festival; Giovanni Allevi, annusato quale prodotto pregiato, veste di qualità la propria musica e va incontro al largo pubblico di bocca buona illudendolo di aver guadagnato il traguardo dello chic.
KUNDERA
Come la mistica dell'archistar, con Zaha Hadid che dà forma sensoriale alla massa, con tutti quei praticelli, al MAXXI, coltivati su pedane a forma di gobbe mobili da far scivolare qua e là, manco fosse un passatempo di lusso enfatico e costoso buono per risaliti. E lo stesso vale per la filosofia e per la letteratura, cui ormai ogni città italiana dedica opportuno festival.
Forse è solo un'estasi da gonzi quella dell'acculturarsi. Di sicuro è la prosecuzione del marketing con le armi del traguardo esistenziale. E lo chic, alla portata di tutti, è risolto nel trucco di fare delle cosette, delle cosine e dei concetti il cui design elitario accarezzi l'anima. E come il semi-vip ritratto nella rivista Parioli Pocket insegue la celebrity, così ecco fiorire i campi da tennis sui pontili delle navi da crociera, tutte a poco prezzo, tutte pronte all'inchino, e per trovare qualcosa che costi tanto ma che vogliono tutti bisogna andare da Martinetti & Grom, a Torino come a New York, dove fanno gelati che sono idee di gelato, uno squisito blasone di qualità.
DAGO A QUELLI DELLA NOTTE
Sono servizi di massa che, come Groupon - il sito di acquisto collettivo in rete - , nell'offrire a pochi euro tagli di capelli o manicure culturali riducono il pathos della distanza, ribaltano la bellezza tracagnotta della tivù in una fonte di charme degna di Ines de La Fressange, offrendo a tutte l'approdo sociale esclusivo con la vertigine del consumo.
DANNUNZIO BROOKSR
L'élite val bene una massa. Ed è anche così che l'eletto viene letto. Certo, quando è troppo letto lo scrittore eletto diventa subito reietto. Anche Guido da Verona, epigono di D'Annunzio, venne molto letto ma subito consumato e dimenticato, mentre il Vate, invece, smozzicato nelle citazioni, se ne muore dolcemente. Ecco, pop a parte, non sarebbe il caso che Adelphi lo ripubblicasse?
lunedì 23 luglio 2012
la sera dell'addio al nubilato di maura
la sera dell'addio al nubilato di Maura non avevo comprato nulla per prepararmi cena a casa perché pensavo di andare a mangiare all'hawaiian party le pennette alla vodka di cui sono diventato addicted per il film di sorrentino, che poi è anche il menu che minaccio sempre a Maura:
sta di fatto che l'hawaiian party era solo ieri e quindi sono andato ai tre bicchieri a prendere un negroni, dove c'era un tipo che raccontava l'aneddoto definitivo di quando si prende l'ape con la gafi, che era: "praticamente mi telefona la coppia di filippini che tengo nella casa che ho a [località di mare] tutta spaventata perché [evento naturale] . loro in filippinia non avevano mai visto [evento naturale], [risata grassissima]."
e dunque io ero lì che dopo ennemila sabati non ero con Maura e bevevo il negroni.
il mio addio al celibato non era stato un momento di solitudine, perché era stato troppo il piacere di cenare con michele, riccardo, stefano, alberto, e vivere l'assenza di nico, perché appunto il discorso assenza / presenza è una cosa che poi voglio approfondire più avanti, insomma, al mio addio al celibato mi aveva fatto piacere essere con gli amici che stimo e quindi non era stato un momento di solitudine, l'ultimo momento di solitudine prima di vivere per sempre con una persona, ma forse l'addio a qualcosa dovrebbe essere un momento di solitudine.
Sta di fatto che mentre ero lì ai tre bicchieri sono passati due miei compagni di classe del liceo, che in qualunque altra occasione avrei chiamato e salutato e con cui avremmo scherzato insieme, ma ho fatto quella cosa che solo i piemontesi sanno fare, ovvero cambiare anche strada per semplicemente non salutare persone che anche avrebbero piacere di incontrare, un po' come fa Pessoa nella Tabaccheria quando incontra Esteves.
Quindi l'addio al nubilato di Maura è stato un po' il mio addio all'idea di vivere da solo, e mentre ci pensavo mi veniva la sensazione di quando, dopo sei anni che lavoravo, mi arrivò la comunicazione dall'Ordine degli Avvocati che ero decaduto dall'iscrizione all'Albo: la constatazione di qualcosa che era già avvenuto e di cui non mi interessava più, sempre quel discorso di assenza / presenza che abbiamo detto voglio sviluppare più avanti.
Quindi, praticamente, come avrebbe detto il tizio che prendeva l'ape ai tre bicchieri con le gafi, il giorno dell'addio al nubilato di Maura, mi sono reso conto che già da tempo era impensabile vivere senza Maura, e che ormai anche l'assenza di Maura è vissuta in funzione della sua presenza, che poi la differenza tra assenza e presenza è un po' la differenza tra innamoramento e amore che abbiamo detto voglio approfondire più avanti.
sta di fatto che l'hawaiian party era solo ieri e quindi sono andato ai tre bicchieri a prendere un negroni, dove c'era un tipo che raccontava l'aneddoto definitivo di quando si prende l'ape con la gafi, che era: "praticamente mi telefona la coppia di filippini che tengo nella casa che ho a [località di mare] tutta spaventata perché [evento naturale] . loro in filippinia non avevano mai visto [evento naturale], [risata grassissima]."
e dunque io ero lì che dopo ennemila sabati non ero con Maura e bevevo il negroni.
il mio addio al celibato non era stato un momento di solitudine, perché era stato troppo il piacere di cenare con michele, riccardo, stefano, alberto, e vivere l'assenza di nico, perché appunto il discorso assenza / presenza è una cosa che poi voglio approfondire più avanti, insomma, al mio addio al celibato mi aveva fatto piacere essere con gli amici che stimo e quindi non era stato un momento di solitudine, l'ultimo momento di solitudine prima di vivere per sempre con una persona, ma forse l'addio a qualcosa dovrebbe essere un momento di solitudine.
Sta di fatto che mentre ero lì ai tre bicchieri sono passati due miei compagni di classe del liceo, che in qualunque altra occasione avrei chiamato e salutato e con cui avremmo scherzato insieme, ma ho fatto quella cosa che solo i piemontesi sanno fare, ovvero cambiare anche strada per semplicemente non salutare persone che anche avrebbero piacere di incontrare, un po' come fa Pessoa nella Tabaccheria quando incontra Esteves.
Quindi l'addio al nubilato di Maura è stato un po' il mio addio all'idea di vivere da solo, e mentre ci pensavo mi veniva la sensazione di quando, dopo sei anni che lavoravo, mi arrivò la comunicazione dall'Ordine degli Avvocati che ero decaduto dall'iscrizione all'Albo: la constatazione di qualcosa che era già avvenuto e di cui non mi interessava più, sempre quel discorso di assenza / presenza che abbiamo detto voglio sviluppare più avanti.
Quindi, praticamente, come avrebbe detto il tizio che prendeva l'ape ai tre bicchieri con le gafi, il giorno dell'addio al nubilato di Maura, mi sono reso conto che già da tempo era impensabile vivere senza Maura, e che ormai anche l'assenza di Maura è vissuta in funzione della sua presenza, che poi la differenza tra assenza e presenza è un po' la differenza tra innamoramento e amore che abbiamo detto voglio approfondire più avanti.
domenica 22 luglio 2012
la strage di denver
I ragazzi americani (non solo loro, ovviamente) crescono attraversando una misteriosa fase di adattamento alla "normalità" adulta, nel corso della quale si possono produrre pericolosi cortocircuiti.
E' una terra di nessuno che si analizza con disagio, perché, questa sì, ci coinvolge tutti - genitori, educatori, comunicatori. Si arriva presto alla riflessione sui meccanismi di esclusione che regolano la sfida competitiva a cui sono sottoposti i giovani. Che riguarda in particolare quanti dispongano di opportunità - un'educazione completa, per esempio - in coincidenza col periodo dello studio e della formazione e col posizionamento nella mappa del proprio ambiente sociale e professionale.
Attenzione, avvisa il canone americano: se si resta indietro, se si perdono colpi, se si tradisce la norma, se si dirazza, se si viene individuati come anelli deboli, si va incontro al fallimento. Lì capita s'inneschino rabbia e disperazione, si ecciti la solitudine, il senso di persecuzione, il desiderio di vendetta. E in quei paraggi si sistemano le biografie di buona parte dei titolari delle stragi "giovani" degli ultimi anni. Burnout, a volte visibili, ma più spesso latenti o nascosti. Ragazzi convinti di non avercela fatta - con una geografia di colpe e rivendicazioni da sanare. E' possibile che in queste psicologie il mondo cambi tinte e distorca le proprie forme.
venerdì 20 luglio 2012
una modesta proposta sulla cooperazione e i cooperatori
il ritorno di rossella urru ci riempie di gioia, soprattutto pensando che invece di andare a fare compagnia agli anziani in un quartiere un po' malandato della sua città era fondamentale che si recasse nel sud dell'algeria ad aiutare le bimbe a pettinare le bambole.
ora, visto che per la sua liberazione sono stati pagati 15 milioni di euro, a cui possiamo aggiungere tranquillamente due milioni di spese varie tra affitto elicotteri, catering, feluche della farnesina, ecc. , e considerato che tra silvie varie, giuliane sgrene, attentatori di emergency ecc. si può quantificare un esborso annuo medio per lo stato italiano di circa 20 milioni euro, la mia proposta sarebbe che ogni cooperatore che chiede l'espatrio per andare a cooperare riceva dallo Stato 10.000 euro una tantum per desistere.
Ipotizzando che ogni anno in Italia ci siano 500 nuovi cooperatori anime pie, che sicuramente raddoppierebbero una volta che si diffondesse la notizia del bonus da 10k anticooperazione, si può quantificare l'esborso dello stato in dieci milioni di euro, che vorrebbe dire dimezzare i costi di tutta la storia della cooperazione: un piccolo ma significativo saving, e soprattutto un ulteriore passo sulla via del buon senso.
la crisi come intercalare
usare la crisi come intercalare, la crisi al posto della mezza stagione.
se in discoteca non ci sono le cubiste dare la colpa alla crisi, se c'è traffico ad andare in centro dire e poi dicono che c'è la crisi.
non si sposa + nessuno, 5-10 anni fa c'erano ancora le donne, adesso non ci sono più perché c'è la crisi.
non nascono più bambini? è la crisi. baby-boom? è la gente che cerca di dimenticare la crisi.
l'euro perde rispetto al dollaro? è la crisi.
l'euro si apprezza rispetto al dollaro? sono loro che svalutano per continuare a vendere perché c'è la crisi.
c'è anche crisi della politica, anche grillo è già in crisi.
se in discoteca non ci sono le cubiste dare la colpa alla crisi, se c'è traffico ad andare in centro dire e poi dicono che c'è la crisi.
non si sposa + nessuno, 5-10 anni fa c'erano ancora le donne, adesso non ci sono più perché c'è la crisi.
non nascono più bambini? è la crisi. baby-boom? è la gente che cerca di dimenticare la crisi.
l'euro perde rispetto al dollaro? è la crisi.
l'euro si apprezza rispetto al dollaro? sono loro che svalutano per continuare a vendere perché c'è la crisi.
c'è anche crisi della politica, anche grillo è già in crisi.
il futuro è l'unico posto dove possiamo andare
il futuro è l'unico posto dove possiamo andare
renzo piano
renzo piano
giovedì 19 luglio 2012
l'unica vera moda
C'è una sola grande moda: la giovinezza.
Leo Longanesi, Milano, 23 novembre 1949
E pensare che non mi sono mai piaciuti gli orfani.
La figlia di Longanesi, al funerale del padre
Leo Longanesi, Milano, 23 novembre 1949
E pensare che non mi sono mai piaciuti gli orfani.
La figlia di Longanesi, al funerale del padre
mercoledì 18 luglio 2012
la casa di bofill
In 1973 Ricardo Bofill discovered a cement factory, part of an industrial complex from the turn of the century, comprising over 30 silos, underground galleries and huge engine rooms. He decided to transform it into his head office. Remodelling work lasted two years. The factory, abandoned and partially in ruins, was a compendium of surrealist elements—stairs that climbed up to nowhere, mighty reinforced concrete structures that sustained nothing, pieces of iron hanging in the air; in short, huge empty spaces filled nonetheless with magic. The transformation process began with the demolition of part of the old structure, laying previously concealed forms bare, as if the concrete had been sculpted. Once the spaces had been defined, cleaned of cement and enhanced with surrounding, newly-planted greenery, the process began of adaptating the site to the new programme.
martedì 17 luglio 2012
san hollande
invece di abolire il 100% di auto blu, doveva imporre i bidet e l'uso della doccia, che d'estate i francesi si sentono lontano cento metri.
i peggiori aforismi del momento
se è gratis vuol dire che il prodotto sei tu
chi striscia non inciampa
beppe grillo
chi striscia non inciampa
beppe grillo
lunedì 16 luglio 2012
domenica 15 luglio 2012
la forma dopo la rottura
Quando le cose si rompono non è la rottura a impedir loro di tornare intere. È il piccolo pezzo che si perde - le due estremità non potrebbero più combaciare neanche se volessero. L'intera forma è cambiata.
John Green
John Green
sabato 14 luglio 2012
venerdì 13 luglio 2012
scrittori ed editori a pagamento
gli italiani sono tutti allenatori di calcio e scrittori, e vorrebbero tutti diventare presidenti del consiglio ed editori a pagamento
non sempre i buoni vincono, i fighi sì
Tiéni duro anche tu, e ricòrdati che a questo mondo non sempre i buoni vincono, ma i fighi sì
giovedì 12 luglio 2012
mercoledì 11 luglio 2012
le rivoluzioni
Gli inferiori si ribellano per poter essere pari agli altri e coloro che sono pari per poter essere superiori agli altri: questa è la molla di tutte le rivoluzioni.
Aristotele
Aristotele
martedì 10 luglio 2012
La struttura della realtà
Sappiamo che esiste una struttura della realtà (anche se tutti lo negano fortemente, per ovvi motivi) che ci governa e che è prevedibile nelle sue emanazioni. In questi anni abbiamo visto come si possa prevedere con un ottimo grado di approssimazione quali saranno le ambizioni e i gusti di una persona che risponda a particolari caratteristiche sociali o anche semplicemente geografiche.
lunedì 9 luglio 2012
nuok summer 2012
Nuok è un magazine online che si occupa di viaggio, cibo, arte, cultura, chiavi usb nei muri, prati fatti crescere dentro gli appartamenti e palazzi restaurati con i mattoncini lego.
Imprescindibile per l’estate 2012 è l'ebook nuok summer 2012 con i consigli sui posti + hip da visitare.
Imprescindibile per l’estate 2012 è l'ebook nuok summer 2012 con i consigli sui posti + hip da visitare.
Secoli di poesia e siamo sempre al punto di partenza
Secoli di poesia e siamo sempre al punto di partenza
Charles Bukowski
giovedì 5 luglio 2012
lele mora, le mie prigioni, la mia sardegna
Lele Mora per "Chi"
DA CHI CERA UNA VOLTA LA COSTA SMERALDA NEI RICORDI DI LELE MORA
Sono tre anni, ormai, che sono assente dalla Costa Smeralda, ma il calore della Sardegna continua ad avvolgermi ancora oggi e vi spiego il motivo. I miei angeli custodi, ovvero gli agenti di polizia penitenziaria, sono quasi tutti sardi. Ed è proprio I miei angeli custodi il titolo del libro che scriverò, quando riassaporerò la libertà. Costoro come mi rendono meno amare le giornate? Semplice: mi raccontano la storia di quella terra magica, chiamata Sardegna. E allora parliamo della Costa Smeralda.
Si narra che il principe Karim Aga Khan abbia notato la Costa Smeralda sorvolandola. Lo stesso ho fatto io. Sono atterrato a Olbia con l'aereo privato di un mio amico ricco, che possedeva già la casa a Cala di Volpe (una delle zone più belle). Erano gli Anni 80. Ricordo il profumo, il venticello e l'energia positiva che si percepiva nell'aria. Ho pensato: «Altro che Maldive, qui si sta divinamente e siamo a un'ora e mezzo da Milano». Ho subito deciso di trovarmi una villetta per trascorrervi le vacanze. Ho trovato una casa non grande, ma con la vista sul Pevero, località Pantogia. La villa si chiamava villa Paradiso, nome perfetto.
DA CHI CERA UNA VOLTA LA COSTA SMERALDA NEI RICORDI DI LELE MORA
Il colore del mare era proprio smeraldo. In quel posto provavo una sensazione di libertà e serenità. Ho capito subito che quell'isola doveva diventare un punto di riferimento per lavoro, divertimento e relax. Io venivo da un paesino del Polesine, in Veneto. Un posto duro e povero, dove la cosa più bella e libera erano le zanzare.
Il proprietario della mia villa era un po' rozzo, ma con un gran cuore. Gli ho suscitato simpatia e, per affittare la dimora quattro mesi all'anno, mi faceva un buon prezzo. Da villa Paradiso vedevo un panorama che ancora oggi, dietro le sbarre, ho davanti agli occhi: un lembo di terra vergine, bagnato da una baia di un verde che non esiste in nessun altro Paese al mondo.
Quell'anno ho trascorso un'estate con pochi amici. Volevo capire come trasformare i soggiorni in Sardegna in vacanza, lavoro e business. Era evidente che in Costa Smeralda la stagione era molto corta, soprattutto per i prezzi altissimi che imponeva Porto Cervo. Ma la mia mente viaggiava veloce. Ho pensato che, con eventi, feste e spettacoli, si poteva lanciare questa terra ancora vergine e renderla famosa.
DA CHI CERA UNA VOLTA LA COSTA SMERALDA NEI RICORDI DI LELE MORA
Il primo passo l'ho fatto la stagione successiva con l'evento Moda Mare Porto Cervo. Poi sono venuti i tornei di calcetto, di pallavolo, di tennis con i più grandi nomi dello sport, della tv, del cinema e del giornalismo, che in breve hanno riempito le pagine dei giornali. Ai tempi non c'erano tanti fotografi. Solo due avevano capito il business, Salvo La Fata e Riccardo Frezza, che io chiamavo il gatto e la volpe.
DA CHI CERA UNA VOLTA LA COSTA SMERALDA NEI RICORDI DI LELE MORA
In quegli anni non c'era la crisi di adesso e molte aziende ci tenevano a pubblicizzare i loro marchi. Ecco perché sponsorizzavano i miei party. Mancavano, però, le discoteche. C'erano solo tre locali: lo storico Sottovento, il Pevero e il Ritual, un locale scavato nella roccia. Umberto Smaila aveva aperto da poco il suo primo Smaila's, a Poltu Quatu. Umberto era come il pifferaio magico: tutte le sere, per vent'anni, ha riempito il suo locale. Tutti cantavano e si divertivano da lui, poveri e ricchi, ma Smaila tre anni fa ha lasciato la Costa Smeralda. Un giorno capirete il vero motivo.
Intanto l'afflusso di gente aumentava, c'era la coda di chilometri per raggiungere Porto Cervo. Al Sottovento, i primi tempi, andavano solo i ricchi, i volti illustri, i grandi capitalisti. Al Pevero era ospite fisso Fiorello, reduce dal grande successo del Karaoke e mio caro amico. In quel periodo nessuno sapeva chi fosse Lele Mora e dovevo dire che era una sensazione bellissima. Maledetta popolarità. Mancava, però, una discoteca, dicevo, un vero e proprio punto di riferimento. Così è arrivata l'era del Billionaire, inventato dal mio amico Flavio Briatore.
DA CHI CERA UNA VOLTA LA COSTA SMERALDA NEI RICORDI DI LELE MORA
I clienti che facevano ore e ore di fila per entrare nel suo locale, ma la selezione all'ingresso era ferrea: niente ciabatte, niente canotte, solo abiti eleganti e gente di grande spessore. Chi non poteva entrare, guardava da fuori. Briatore sapeva come fare business e come far divertire la gente. E io ero accanto a lui. I più grandi artisti internazionali e nazionali frequentavano il Billionaire. L'inaugurazione della stagione era quasi come la prima della Scala: essere lì significava contare, essere qualcuno. Se non c'eri, non eri nessuno.
Era il posto dove nascevano le carriere e gli amori. Una sera ho conosciuto una stilista di nome Roberta, che voleva lanciare un marchio. Mi aveva scelto per organizzare una festa a Porto Rotondo. Detto fatto. Ho portato la gente più bella del mondo al suo party: Monica Vitti, Alberto Sordi, Johnny Dorelli. Siamo finiti sulle prime pagine di tutti i quotidiani. Il giorno dopo un suo amico voleva una festa come la sua.
LELE MORA
Anzi, la voleva ancora più bella. Era Roberto Cavalli. Roberto era molto gentile, ma ancora più gentile era la moglie Eva. Gentile non solo nel porgersi, ma anche nell'anima. Al party erano presenti tremila persone: Naomi Campbell, Zucchero, Sabrina Ferilli, Mara Venier, Simona Ventura, Valeria Marini, celebrità internazionali. Insomma, una serata memorabile.
La festa era diventata un evento, che organizzavamo di anno in anno. Stampa e tv di tutto il mondo riprendevano e raccontavano la Costa Smeralda. Erano gli Anni 90, gli alberghi erano strapieni, gli yacht più belli arrivavano da tutto il mondo.
LELE MORA
C'è stato un anno che non scorderò mai. Insieme con i miei collaboratori ho pensato: "E se facessi nevicare in Sardegna?". Et voilà. Era l'8 agosto e casa mia sembrava Cortina d'Ampezzo. Ma non mi bastava, volevo di più. L'anno successivo ho trasformato le mie ville in un grande bordello parigino.
All'ingresso cento ragazze in perizoma e cento toy boy a petto nudo ricevevano gli ospiti. E per contorno drag queen arrivate da Parigi con costumi meravigliosi. C'erano, per citare i primi che mi vengono in mente, Lenny Kravitz, Gigi D'Alessio e Mike Tyson, che si divertiva come un pazzo. Una festa che ancora oggi la Costa Smeralda ricorda.
LELE MORA
Per non parlare, poi, dell'appuntamento a Liscia Ruja, in spiaggia, sempre a Porto Cervo, per la festa di Ferragosto, cui partecipavano circa diecimila persone. Si faceva la gara con i fucili ad acqua, mentre io regalavo alla folla tutto il materiale che ricevevo dagli sponsor. Circa 5 o 6 mila fucili ad acqua, magliette, cappellini, infradito. Offrivo da bere e tagliavo anguria per tutti.
LELE MORA
Ma alla fine ero stanco, di quella vita e dell'invidia. L'invidia rovina sempre tutto: vieni criticato, odiato, a volte accusato di cose che non esistono. Lele Mora era il male della Costa Smeralda. Mi definivano il re del trash. Il "lelemorismo" rovinava tutto, ma io davo da lavorare a tantissima gente, regalando sogni. Stanco di essere sempre attaccato e criticato, ho deciso di staccare la spina, lasciando a malincuore il Billionaire. Ma prometto che presto tornerò e rifarò con grande gioia, stile e amore, tutto il necessario per riportare la Costa Smeralda ai fasti di un tempo.
Iscriviti a:
Post (Atom)