mercoledì 11 maggio 2011

La caduta di Berlino



La caduta di Berlino
Un film di Mikhail Chiaureli. Con Mikheil Gelovani, Boris Andreyev, Marina Kovalyova, Vladimir Lyubimov, Fyodor Blazhevich, Andrei Abrikosov, Oleg Frelikh, Viktor Stanitsyn Titolo originale Padeniye Berlina. Guerra, durata 166 min. - URSS 1949.

Uno stakanovista (Boris Andreev) fidanzato con una maestra (M. Kovaleva) e decorato da Stalin (Michail Gelovani) dopo l'aggressione hitleriana, partecipa alla battaglia di Stalingrado II. Nel corso della campagna di Germania ritrova la fidanzata, ch'era stata deportata, poi, mentre Hitler (V. Stanicvn) muore suicida, partecipa alla presa di Berlino, mentre i popoli liberati festeggiano la vittoria di Stalin e la caduta del nazismo. Il film segnò il culmine del culto della personalità. I drammatici avvenimenti del 1941-1945 vi sono visti, nello stile di Cavalcata attraverso le vicende d'una "tipica" famiglia russa, ma il protagonista Aleksej Ivanov (Boris Andreev) altro non è che un buon colosso disciplinato e un po' ottuso. Alle violente scene di battaglia, alle caricature piuttosto spinte di Hitler, dei nazisti (e anche di Churchill) s'oppone la calma olimpica d'uno Stalin installato nelle maestose sale del Cremlino, che decide la vittoria segnando su una carta geografica con un dito geniale il punto strategico chiave a un gruppo di generali sull'attenti. Per la realizzazione di quest'epopea "monumentale" furono impiegati mezzi colossali, paragonabili a quelli di Cecil B. De Mille. Il film non è certo privo di meriti, e le sue miniature hanno a volte le dimensioni d'un grande affresco, dotato di un buon senso plastico, soprattutto nell'apoteosi finale, con le danze sulle rovine del Reichstag. Sequenze notevoli: le bombe degli aggressori hitleriani che scoppiano in campi fioriti di papaveri, la liberazione dei deportati, il suicidio di Hitler e di Eva Braun nel bunker della Cancelleria. Ma nel suo complesso e nell'impostazione è un'opera di deteriore agiografia, ricca solo di adulazione e retorica e segna uno dei momenti più neri del cinema sovietico.
Da Dizionario dei film, Firenze, Sansoni, 1968

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