martedì 31 maggio 2011
sabato 28 maggio 2011
venerdì 27 maggio 2011
giovedì 26 maggio 2011
La coup des Dardennes
C’era grande attesa per il ritorno a Cannes dei fratelli Dardenne, che al Festival hanno partecipato numerose volte ottenendo i riconoscimenti più importanti, tra cui ben due Palme d’Oro per «Rosetta» nel 1999 e per «L’enfant» nel 2005. Anche quest’anno sono sulla Croisette con la loro ultima fatica, «La Coup des Dardennes», tradotto impropriamente in Italia come «La colpa dei Dardenne». E in effetti si tratta di un’opera più scritta e narrativamente articolata di altre dei due registi, che non rinunciano però neanche stavolta al loro sguardo lucido e al loro stile essenziale, scarno e rigoroso, concentrato sui personaggi e sui loro drammi.
La storia narra di una coppia di coniugi albanesi che vive in un misero appartamento alla periferia di Liegi. Lui, muratore in nero sottopagato, obnubilato dal peso del lavoro, non ha tempo di riflettere sulla condizione di totale emarginazione mentre lei, disoccupata, diviene la coscienza critica della coppia e vorrebbe cercare di penetrare una società che li sfrutta respingendoli.
Un giorno, in metropolitana, legge su Le Soir la critica entusiastica dell’ultimo film dei Dardenne, decide di convincere il marito a vederlo, per finalmente elevare la loro condizione sottoproletaria attraverso l’autocoscienza del loro stato, e per procurarsi i soldi dei biglietti non pesando sul bilancio familiare si prostituisce al capomastro del cantiere, all’insaputa del compagno, come già aveva fatto per ottenere il passaggio dagli scafisti ed entrare in Belgio.
Ottenuti i biglietti, come nel caso dell’immigrazione clandestina, lo scontro con la realtà è ancora una volta deludente: il film per i due è deprimente, incomprensibile, inconcludente, che senso ha andare al cinema a vedere film simili? Perché il sistema li promuove, a chi piacciono? Che senso ha lavorare per poi al sabato sera andare a vedere bidoni simili?
La donna piange nella notte, sola più che mai nella sua sconfitta, ma la caduta è ancora più rovinosa: poco dopo scopre di essere rimasta incinta, il capomastro le chiede di abortire altrimenti licenzierà il marito, che informato della vicenda cerca vendetta contro la causa di tutte le sue disgrazie, i maledetti Dardenne.
Intraprende un viaggio fino a Bruxelles per conoscere il recensore di Le Soir, e così si rende conto di come tutto il sistema di cultura capitalistica di sinistra si basi su una concezione fideistica: nessun recensore de Le Soir ha visto il film, il giornale si è limitato a pubblicare quanto giratogli dall’ufficio stampa, il successo dei Dardenne è alimentato dalla lobby radical-chic cui servono per autoalimentarsi, ma non esiste nessun valore sottostante.
Così Bruno intraprende l’ultimo viaggio per tornare a casa e conoscere i registi che sono causa della sua disgrazia: si presenta loro, racconta la sua storia, e l’ultima scena ritrae i due fratelli registi, con tanto di telecamera spalla, questa volta spenta, che parlano con Bruno in bar di quella periferia di Liegi che tante volte hanno ripreso, senza che si capisca se cercheranno di aiutarlo o utilizzeranno il prosieguo della sua storia per un ennesimo film, lasciando anche questa volta in sospeso la risoluzione dei conflitti.
http://yyellow.com/site/2011/05/18/la-coup-des-dardennes/
La storia narra di una coppia di coniugi albanesi che vive in un misero appartamento alla periferia di Liegi. Lui, muratore in nero sottopagato, obnubilato dal peso del lavoro, non ha tempo di riflettere sulla condizione di totale emarginazione mentre lei, disoccupata, diviene la coscienza critica della coppia e vorrebbe cercare di penetrare una società che li sfrutta respingendoli.
Un giorno, in metropolitana, legge su Le Soir la critica entusiastica dell’ultimo film dei Dardenne, decide di convincere il marito a vederlo, per finalmente elevare la loro condizione sottoproletaria attraverso l’autocoscienza del loro stato, e per procurarsi i soldi dei biglietti non pesando sul bilancio familiare si prostituisce al capomastro del cantiere, all’insaputa del compagno, come già aveva fatto per ottenere il passaggio dagli scafisti ed entrare in Belgio.
Ottenuti i biglietti, come nel caso dell’immigrazione clandestina, lo scontro con la realtà è ancora una volta deludente: il film per i due è deprimente, incomprensibile, inconcludente, che senso ha andare al cinema a vedere film simili? Perché il sistema li promuove, a chi piacciono? Che senso ha lavorare per poi al sabato sera andare a vedere bidoni simili?
La donna piange nella notte, sola più che mai nella sua sconfitta, ma la caduta è ancora più rovinosa: poco dopo scopre di essere rimasta incinta, il capomastro le chiede di abortire altrimenti licenzierà il marito, che informato della vicenda cerca vendetta contro la causa di tutte le sue disgrazie, i maledetti Dardenne.
Intraprende un viaggio fino a Bruxelles per conoscere il recensore di Le Soir, e così si rende conto di come tutto il sistema di cultura capitalistica di sinistra si basi su una concezione fideistica: nessun recensore de Le Soir ha visto il film, il giornale si è limitato a pubblicare quanto giratogli dall’ufficio stampa, il successo dei Dardenne è alimentato dalla lobby radical-chic cui servono per autoalimentarsi, ma non esiste nessun valore sottostante.
Così Bruno intraprende l’ultimo viaggio per tornare a casa e conoscere i registi che sono causa della sua disgrazia: si presenta loro, racconta la sua storia, e l’ultima scena ritrae i due fratelli registi, con tanto di telecamera spalla, questa volta spenta, che parlano con Bruno in bar di quella periferia di Liegi che tante volte hanno ripreso, senza che si capisca se cercheranno di aiutarlo o utilizzeranno il prosieguo della sua storia per un ennesimo film, lasciando anche questa volta in sospeso la risoluzione dei conflitti.
http://yyellow.com/site/2011/05/18/la-coup-des-dardennes/
mercoledì 25 maggio 2011
martedì 24 maggio 2011
lunedì 23 maggio 2011
sabato 21 maggio 2011
venerdì 20 maggio 2011
Apple causes ‘religious’ reaction in brains of fans, say neuroscientists
In a recently screened BBC documentary, UK neuroscientists suggested that the brains of Apple devotees are stimulated by Apple imagery in the same way that the brains of religious people are stimulated by religious imagery.
People have often talked about “the cult of Apple”, and if a recent BBC TV documentary is to be believed, there could be something in it.
The program, Secrets of the Superbrands, looks at why technology megabrands such as Apple, Facebook and Twitter have become so popular and such a big part of many people’s lives.
In the first episode, presenter Alex Riley decided to take a look at Apple. He wanted to discover what it is about the company that makes people so emotional. Footage of the opening of the Cupertino company’s Covent Garden store in central London last year showed hordes of Apple devotees lining up outside overnight, while the staff whipped up customers (and themselves) into something of an evangelical frenzy. This religious-like fervor got Riley thinking – he decided to take a closer look at the inside of the head of an Apple fanatic to see what on earth was going on in there.
Riley contacted the editor of World of Apple, Alex Brooks, an Apple worshipper who claims to think about Apple 24 hours a day, which is possibly 23 hours too many for most regular people. A team of neuroscientists studied Brooks’ brain while undergoing an MRI scan, to see how it reacted to images of Apple products and (heaven forbid) non-Apple products.
According to the neuroscientists, the scan revealed that there were marked differences in Brooks’ reactions to the different products. Previously, the scientists had studied the brains of those of religious faith, and they found that, as Riley puts it: “The Apple products are triggering the same bits of brain as religious imagery triggers in a person of faith.”
“This suggests that the big tech brands have harnessed, or exploit, the brain areas that have evolved to process religion,” one of the scientists says. A meeting with the Bishop of Buckingham, who reads the Bible using his Apple iPad, appeared to back up this assertion. He pointed out how the Apple store in, for example, Covent Garden has a lot of religious imagery built into it, with its stone floors, abundance of arches, and little altars (on which the products are displayed). And of course, the documentary doesn’t fail to give Steve Jobs a mention, calling him “the Messiah”.
Secrets of the Superbrands also looks at the likes of Facebook, which has enjoyed phenomenal success in just a few years. “Like Apple, mobile phones and social networks offer an opportunity for us to express our basic human need to communicate. And it’s by tapping into our basic needs, like gossip, religion or sex that these brands are taking over our world at such lightning speed,” Riley says. He concludes: “That’s not to say that clever marketing and brilliant technical innovation aren’t also crucial, but it seems that if you’re not providing a service which is of potential interest to every one of the 6.9 billion human beings on the planet, the chances are you’re never going to become a technology superbrand.”
giovedì 19 maggio 2011
Morgan da Vittorio Sgarbi - ...ci tocca anche Vittorio Sgarbi - 18/05/2011
meno male che morgan è sempre + sfondato così vittorio può insultarlo, che senza sgarbi non funziona
martedì 17 maggio 2011
venerdì 13 maggio 2011
giovedì 12 maggio 2011
Io allora me ne sono andato a puttane
Mi chiamo Michele Collura, ho ventisette anni (h 1.74, peso 80 chili, dell'Inter) e non me ne frega un cazzo di questa storia di questi libri che ci sono adesso.
Io, credo che questa minchia di new age è meglio di finirla.
Io una volta sono andato in un posto in campagna un agriturismo pieno di new age dove dei cretini stavano tutto il giorno chiusi in casa a guardare i film della campagna, io le ho detto cazzo state tutto il giorno in casa a guardare i film della campagna se fuori c'è la campagna?
Quelli mi hanno detto che era una dimensione interiore i ciaccra, puttanate, io gli ho detto guarda che tu sei un esaurito, voi siete peggio dei preti, vi siete bolliti la scatola cranica con la profezia di Cielestino, quelli mi hanno detto che ero violento perchè era evidente che io mangiavo troppa carne e che la carne fa diventare violenti, io le ho detto che i vegetariani sono dei pirla, che voglio vedere se preferiscono mangiare un finocchio al posto di un kingbecon se preferiscono un cazzo di sedano invece di un doppio cheese, quelli mi hanno detto di stare zitto, che rovinavo tipo l'aura, che facevo vibrazioni negative hanno spruzzato una cagata all'orzo aromatizzato non so una specie di sprai new age. dopo hanno respirato tutti profondo hanno iniziato a ballare una cosa tipo Battiato sempre uguale.
Io me ne sono andato a puttane.
La new age è Eleonora brigliadori che beve la piscia al Costanzo, ora voglio dire a me piace certa pornografia, certi video che ho comperato dove si pisciano in bocca, delle troie bellissime e specialmente quella negra là che faceva i gargarismi di piscia e sborra, ma perchè eleonora Brigliadori non dice che è una amante di questo bellissimo fenomeno che è il sesso, invece di New age!?
Eleonora Brigliadori, è bella.
Viva la pornografia!
Viva Le ore!!!!!!!
Abbasso la new Age!
Aldo Nove
da Il fagiano jonathan livingston - Manifesto contro la new age, minimum fax 1998.
Io, credo che questa minchia di new age è meglio di finirla.
Io una volta sono andato in un posto in campagna un agriturismo pieno di new age dove dei cretini stavano tutto il giorno chiusi in casa a guardare i film della campagna, io le ho detto cazzo state tutto il giorno in casa a guardare i film della campagna se fuori c'è la campagna?
Quelli mi hanno detto che era una dimensione interiore i ciaccra, puttanate, io gli ho detto guarda che tu sei un esaurito, voi siete peggio dei preti, vi siete bolliti la scatola cranica con la profezia di Cielestino, quelli mi hanno detto che ero violento perchè era evidente che io mangiavo troppa carne e che la carne fa diventare violenti, io le ho detto che i vegetariani sono dei pirla, che voglio vedere se preferiscono mangiare un finocchio al posto di un kingbecon se preferiscono un cazzo di sedano invece di un doppio cheese, quelli mi hanno detto di stare zitto, che rovinavo tipo l'aura, che facevo vibrazioni negative hanno spruzzato una cagata all'orzo aromatizzato non so una specie di sprai new age. dopo hanno respirato tutti profondo hanno iniziato a ballare una cosa tipo Battiato sempre uguale.
Io me ne sono andato a puttane.
La new age è Eleonora brigliadori che beve la piscia al Costanzo, ora voglio dire a me piace certa pornografia, certi video che ho comperato dove si pisciano in bocca, delle troie bellissime e specialmente quella negra là che faceva i gargarismi di piscia e sborra, ma perchè eleonora Brigliadori non dice che è una amante di questo bellissimo fenomeno che è il sesso, invece di New age!?
Eleonora Brigliadori, è bella.
Viva la pornografia!
Viva Le ore!!!!!!!
Abbasso la new Age!
Aldo Nove
da Il fagiano jonathan livingston - Manifesto contro la new age, minimum fax 1998.
mercoledì 11 maggio 2011
La caduta di Berlino
La caduta di Berlino
Un film di Mikhail Chiaureli. Con Mikheil Gelovani, Boris Andreyev, Marina Kovalyova, Vladimir Lyubimov, Fyodor Blazhevich, Andrei Abrikosov, Oleg Frelikh, Viktor Stanitsyn Titolo originale Padeniye Berlina. Guerra, durata 166 min. - URSS 1949.
Uno stakanovista (Boris Andreev) fidanzato con una maestra (M. Kovaleva) e decorato da Stalin (Michail Gelovani) dopo l'aggressione hitleriana, partecipa alla battaglia di Stalingrado II. Nel corso della campagna di Germania ritrova la fidanzata, ch'era stata deportata, poi, mentre Hitler (V. Stanicvn) muore suicida, partecipa alla presa di Berlino, mentre i popoli liberati festeggiano la vittoria di Stalin e la caduta del nazismo. Il film segnò il culmine del culto della personalità. I drammatici avvenimenti del 1941-1945 vi sono visti, nello stile di Cavalcata attraverso le vicende d'una "tipica" famiglia russa, ma il protagonista Aleksej Ivanov (Boris Andreev) altro non è che un buon colosso disciplinato e un po' ottuso. Alle violente scene di battaglia, alle caricature piuttosto spinte di Hitler, dei nazisti (e anche di Churchill) s'oppone la calma olimpica d'uno Stalin installato nelle maestose sale del Cremlino, che decide la vittoria segnando su una carta geografica con un dito geniale il punto strategico chiave a un gruppo di generali sull'attenti. Per la realizzazione di quest'epopea "monumentale" furono impiegati mezzi colossali, paragonabili a quelli di Cecil B. De Mille. Il film non è certo privo di meriti, e le sue miniature hanno a volte le dimensioni d'un grande affresco, dotato di un buon senso plastico, soprattutto nell'apoteosi finale, con le danze sulle rovine del Reichstag. Sequenze notevoli: le bombe degli aggressori hitleriani che scoppiano in campi fioriti di papaveri, la liberazione dei deportati, il suicidio di Hitler e di Eva Braun nel bunker della Cancelleria. Ma nel suo complesso e nell'impostazione è un'opera di deteriore agiografia, ricca solo di adulazione e retorica e segna uno dei momenti più neri del cinema sovietico.
Da Dizionario dei film, Firenze, Sansoni, 1968
Silvio Berlusconi è un passerottino che svolazza nel cielo
Notevole anche il commento di lucaschiavoni:
CHIEDI A SVENTOLA(IL RICCHIONE...) PERCHè VUOLE A TUTTI I COSTI NAVI PIENE DI NEGRI... è FURBO LUI... VUOLE FARSI FARE IL "SERVIZIETTO" A DOMICILIO... TU TROVI UN VALIDO MOITIVO PER DIRE CHE I CLANDESTINI OPS I MIGRANTI DEVONO ESSERE PORTATI IN ITALIA A NOSTRE SPESE? APPENA UNA BARCHETTA VA A PICCO SUBITO URLA COME UN ISTERICO PER I NEGRI CHE VANNO IN PASTO AI PESCI...
martedì 10 maggio 2011
La mela di Berlusconi
Un signore si reca all’ufficio brevetti. Qui Berlusconi imita un gruppo di sfaccendati uscieri napoletani che indicano all’inventore “‘o cesso”. Ma il protagonista ha davvero un prodotto inimitabile. Arriva allo sportello giusto dove trova altri annoiati dipendenti. Che lo sottovalutano, lo prendono in giro, perdono un po’ di tempo. “Qual è la sua invenzione?”. “Una mela”, risponde con la vocina chioccia il Berlusconi-Archimede, suscitando le risate dei primi cittadini. Si può brevettare una mela? Altri secondi preziosi vengono usati per raccontare le beffe degli impiegati, il loro darsi di gomito. “Ma questa è una mela speciale”, insiste il signore parlando in falsetto. Speciale perché? “Perché sa di fica”. Pausa scenica, tempi comici da autodidatta. Siamo vicini al dunque. Un uomo dell’ufficio brevetti afferra la mela e la assaggia. Berlusconi mima il morso mentre con la destra tiene un frutto immaginario. Fa l’espressione schifata, poi la faccia di chi protesta: “Ma sa di culo”. Berlusconi allunga il braccio, ruota la mano che impugna la mela, arriva al finale usando il voi come si fa a Napoli: “E giratela”.
lunedì 9 maggio 2011
domenica 8 maggio 2011
venerdì 6 maggio 2011
giovedì 5 maggio 2011
Pizzeria Roxy 4/5 Alessandria
Pizzeria Roxy 4/5
Piazza S.M. di Castello 1
15121 Alessandria
0131 224557
La pizza migliore del mondo, la bio enorme sottilissima e leggerissima.
Clientela alterna tipo architetti, art-director (ad alessandria?) e fan di emergency.
Imprescindibile.
Voto: 8
Piazza S.M. di Castello 1
15121 Alessandria
0131 224557
La pizza migliore del mondo, la bio enorme sottilissima e leggerissima.
Clientela alterna tipo architetti, art-director (ad alessandria?) e fan di emergency.
Imprescindibile.
Voto: 8
mercoledì 4 maggio 2011
the masterplan
We dumped Bin Laden's moldering corpse into the ocean where it will mix with oil from the BP spill and radiation from Fukushima and we're going to have a radioactive zombie terrorist apocalypse
martedì 3 maggio 2011
lunedì 2 maggio 2011
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