Il principio alla base dell’Universo è il Progresso: ciò che era nulla è diventato materia, cioè che era determinato si espande infinito.
L’aggregazione organizzata di cellule che è la Vita umana è una tappa del Progresso ed è al Progresso funzionale (1).
Il fine dell’Universo è il Progresso, mentre l’obiettivo della Vita umana è la Felicità: con il miraggio del raggiungimento della Felicità l’uomo persegue il Progresso, ma attraverso il Progresso e la consapevolezza della sua condizione la Felicità diviene irraggiungibile (2).
Siamo strumenti nelle mani del Progresso, e la Vita umana ne è solo un caso, l’Universo non è stato costruito per noi: l’evoluzione delle conoscenze porta la consapevolezza della finalità della nostra esistenza ad altri fini.
Al termine del Tempo, al culmine del Progresso, vi è la Verità: per cui l’uomo arriva all’immortalità non attraverso mondi ultraterreni, ma attraverso sé e il proprio Progresso (3).
Ma una volta raggiunta l’immortalità, la noia di una vita infinita, senza la possibilità di felicità che gli è preclusa dall’aver raggiunto consapevolezza della sua condizione, sarà insopportabile, per cui è ipotizzabile che allora l’uomo si darà volontariamente la morte.
Il Progresso esercita un controllo sulle forze che suscita, e se da un lato aveva modellato l’uomo per non vivere più di 120 anni (3), nel momento in cui l’uomo riuscisse a superare questa barriera, non avrebbe più alcun obiettivo da perseguire, la sua vita sarebbe inutile, e quindi si autodistruggerebbe, in questo modo adempiendo al controllo del Progresso sulle forze che suscita.
Il Progresso è la religione dell’Universo, e le religioni degli uomini ne sono mutuate, ma solo in parte, per indirizzare chi crede sulla strada del Progresso, ma senza gettarli nello sconforto: per questo il Valore della Vita di chi crede in una religione è maggiore di quello di chi non crede.
L’introduzione del concetto di vita ultraterrena, comune alla maggior parte delle religioni, permette di sostenere comportamenti funzionali al Progresso, che se l’uomo considerasse la sua vita soltanto terrena non avrebbero ragione di esistere: sessualità / aborto / suicidio / eutanasia liberi renderebbero meno dolorosa la vita delle singole persone e ne accrescerebbero il Valore, ma ridurrebbero quella serie di sacrifici legati a sforzi di cui non vedremo i risultati, che sono alla base del Progresso.
1: La concezione della Vita umana come tappa intermedia nell’opera di un demiurgo è ipotizzata da Hume (l’abbozzo rudimentale di un dio infantile, che lo abbandonò a metà dell’opera, vergognandosi della sua esecuzione deficiente, come citato nell’introduzione dell’Enciclopedia dei Siti Porno)
2: Se per Leopardi l’ignoranza della propria condizione è base della felicità, per noi l’ignoranza è data da tempo * gioia, e della gioia componente è l’ignoranza.
3: Un vincolo alla durata della vita umana ad un massimo di 120 anni è dato dal patrimonio genetico, ma modificandolo (e in questa direzione tende lo sviluppo) anche tale vincolo è superabile
4 commenti:
Sei noioso, però...Dania
ti confermo che essere immortali è oltremodo noioso. heidi666.
è vero, il decimilionesimo cubalibre inizia a rompere i coglioni.
senzaidee
http://nonalzarsidalletto.splinder.com
Mojito, grazie
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